29 Luglio 2025

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    Terna: Di Foggia, risultati solidi ci consentono di confermare la guidance

    (Teleborsa) – Terna ha chiuso il primo semestre 2025 “con risultati forti, nonostante il contesto macroeconomico e geopolitico sempre più complesso e sfidante” che “ci consentono di confermare la guidance per l’intero 2025”. Lo ha detto Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna, durante la presentazione dei risultati del primo semestre dell’anno che hanno mostrato investimenti record.Terna, ha aggiunto Di Foggia, è impegnata nell’esecuzione degli obiettivi del suo piano. Questo consentirà l’integrazione delle fonti rinnovabili, lo sviluppo della rete e il rafforzamento delle interconnessioni con i paesi esteri. “Questi sforzi miglioreranno la sicurezza e la resilienza del sistema elettrico, permettendo il raggiungimento degli obiettivi nazionali ed europei e garantendo la stabilità del sistema”. “Il sistema elettrico europeo è complesso, ha detto ancora la top manager rispondendo a una domanda sul rischio blackout come accaduto in Spagna, e l’Italia ne rappresenta una componente fondamentale. Sebbene non sia possibile eliminare completamente ogni rischio, la rete italiana è oggi decisamente più resiliente, grazie agli investimenti realizzati da Terna negli ultimi anni per rafforzarne la sicurezza”. LEGGI TUTTO

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    Accordo commerciale Ue-Usa, Scope Ratings: “Impatti sul settore bancario italiano saranno gestibili”

    (Teleborsa) – “Le banche italiane affrontano rischi relativamente bassi per la qualità degli attivi derivanti dai nuovi dazi statunitensi, sebbene gli effetti di secondo livello potrebbero influire sulla redditività. Prevediamo che l’accordo commerciale UE-USA avrà un impatto limitato sui profili creditizi delle banche italiane, sebbene possa potenzialmente avere ripercussioni significative su alcuni settori dell’economia italiana”. È quanto afferma Alessandro Boratti, lead analyst di Scope Ratings.Secondo il ministero degli Affari Esteri italiano, – si legge nell’analisi di Scope Ratings, elaborata dagli analisti del Financial Institutions Team – le esportazioni verso gli Stati Uniti ammontavano a 64,7 miliardi di euro nel 2024, pari a circa il 3% del PIL italiano. Oltre due terzi erano rappresentati da macchinari (20%), prodotti farmaceutici (16%), alimenti e bevande (12%), trasporti (incluso il settore automobilistico, 12%), prodotti chimici ed elettronici (4% ciascuno). I prodotti farmaceutici sono stati momentaneamente esclusi dall’accordo commerciale, il che implica che potrebbe essere applicata un’imposta più elevata, come lasciato intendere dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.L’esposizione delle grandi banche italiane ai settori più vulnerabili alle imposte statunitensi è limitata. Ciò – evidenzia Scope Ratings – riflette il grado di diversificazione settoriale dei loro portafogli di prestiti alle imprese. Infatti, i prestiti a questi settori rappresentano solo tra il 6% e il 10% dei prestiti lordi alla clientela per le sette banche del campione analizzato da Scope Ratings (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, BPER Banca, Credito Emiliano). “È irrealistico – evidenzia la ricerca – supporre che questi prestiti siano interamente concessi agli esportatori direttamente interessati dai nuovi dazi statunitensi, quindi i rischi sono contenuti”.Tuttavia, – prosegue l’analisi – i dazi potrebbero indurre un rallentamento economico, e questo potrebbe portare a un più ampio deterioramento della qualità del credito in vari segmenti dell’economia. Scope stima che l’Italia potrebbe affrontare una perdita di produzione a breve termine di 0,4 punti percentuali, aggiungendo pressione a una crescita già modesta. Oltre alle preoccupazioni sulla qualità degli attivi, il principale svantaggio per le banche italiane risiede nel potenziale impatto sulla generazione di ricavi. Le sfide alla crescita economica italiana potrebbero ridurre la già debole domanda di prestiti, che avrebbero un impatto negativo sul margine di interesse netto delle banche. La crescita dei prestiti in Italia è una delle più basse dell’area dell’euro, secondo i dati della BCE. A maggio 2025, la crescita annua dei prestiti a famiglie e imprese in Italia era quasi nulla, rispetto a una media di circa il 2% nell’area dell’euro.Una prospettiva economica più debole in Italia e in Europa, unita a un’inflazione più bassa, poiché paesi come la Cina si rivolgono all’UE per compensare le perdite commerciali con gli Stati Uniti, potrebbe indurre la BCE a tagliare i tassi più del previsto. Attualmente Scope prevede che il tasso sui depositi della BCE raggiungerà l’1,75% entro la fine del 2026, dall’attuale 2%. Uno scenario in cui la BCE taglia i tassi più o più rapidamente di quanto ipotizzato potrebbe erodere i margini delle banche e annullare parte dei recenti guadagni di redditività di cui le banche italiane hanno beneficiato grazie all’ampliamento dei margini di interesse.”Riteniamo – sottolinea Scope – che il nuovo accordo commerciale ridurrà l’incertezza, ma la mancanza di visibilità sulla politica commerciale statunitense potrebbe innescare volatilità del mercato. Ciò avrebbe effetti contrastanti sul settore bancario italiano. Fornirebbe un incremento dei ricavi agli istituti che operano su larga scala sui mercati dei capitali (ad esempio UniCredit), ma avrebbeun impatto negativo sulla vendita di prodotti di asset management e wealth management, riducendo così le commissioni legate alla performance”. A titolo di esempio, – spiega Scope – a maggio 2025 si è registrato un deflusso netto di asset in gestione pari a 2,4 miliardi di euro, secondo Assogestioni, che all’epoca ha posto fine a nove mesi di crescita.Le banche italiane sono ben posizionate per affrontare le sfide”Le banche italiane – rileva Scope – sono, tuttavia, ben posizionate per affrontare queste sfide. Dal punto di vista del rischio di credito, i loro bilanci sono i più solidi dalla crisi finanziaria globale, supportati da anni di de-risking e da una migliore gestione del rischio di credito”. A marzo 2025, il rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi a breve termine (NPL) del settore si attestava al 2,8%, in calo rispetto al 17,1%. Dall’inizio della pandemia, le banche hanno accumulato ingenti accantonamenti per perdite su crediti non assegnati, la maggior parte dei quali sono ancora intatti e forniscono un cuscinetto contro un deterioramento imprevisto della qualità dei prestiti. UniCredit (A/Stabile), Intesa (A/Stabile) e Banco BPM detengono sovrapposizioni pari a rispettivamente circa 40 pb, 20 pb e 15 pb di prestiti alla clientela. Forse ancora più importante, la redditività delle banche italiane è più che raddoppiata negli ultimi tre anni.I rendimenti delle attività ponderate per il rischio per le sette banche del campione analizzato nella ricerca sono stati in media del 3,1% nel 2024, in aumento rispetto all’1,2% del 2021, quindi, – evidenzia Scope – “sebbene i rischi siano orientati al ribasso, la solida base di partenza significa che le banche italiane possono sopportare una certa pressione sui ricavi prima di compromettere materialmente la loro capacità di assorbire le perdite su crediti attraverso la redditività operativa ordinaria”. Nel 2024, gli utili medi prima degli accantonamenti nel campione di banche esaminato erano 13 volte superiori agli accantonamenti per perdite su crediti, che – conclude Scope – è un fattore chiave per i nostri rating creditizi. LEGGI TUTTO

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    FMI alza le previsioni di crescita globale: 2025 +3%, 2026 +3,1%

    (Teleborsa) – Il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita mondiale. L’istituzione di Washington, nell’ultimo aggiornamento del suo World Economic Outlook, prevede un più 3% del Pil globale quest’anno, cui dovrebbe seguire il più 3,1% nel 2026. Si tratta, rispettivamente, di 0,2 e 0,1 punti percentuali in più rispetto alle previsioni dello scorso aprile. Una revisione che riflette l’abbassamento dei dazi imposti dagli Stati Uniti rispetto a quanto era stato annunciato lo scorso aprile, il miglioramento delle condizioni finanziarie, anche grazie all’indebolimento del dollaro, e l’espansione di bilancio “in alcune giurisdizioni”.Nel dettaglio per gli Stati Uniti, il Fmi ha alzato le previsioni di 0,1 punti al più 1,9% quest’anno e di 0,3 punti, al più 2% il prossimo. Per l’area euro ha alzato di 0,2 punti la stima sul Pil 2025, al più 1%, prevalentemente a riflesso di dati migliori delle attese dall’Irlanda, e confermato al più 1,2% quella sul prossimo anno. Per l’Italia ha alzato di 0,1 punti la stima 2025, al più 0,5%, e confermato quella sul 2026 al più 0,8%. Per la Germania ha effettuato ritocchi analoghi con cui la crescita 2025 è indicata ora al più 0,1% (prima era a zero) e quella sul 2026 al più 0,9%. Confermate le previsioni sulla Francia, più 0,6% del Pil quest’anno e più 1% il prossimo, e sulla Spagna, più 2,5% quest’anno e più 1,8% il prossimo. Per il Giappone, il Fmi prevede una crescita dello 0,7% quest’anno e dello 0,5% il prossimo, nel primo caso ritoccata al rialzo di 0,1 punti nel secondo abbassata in misura analoga. Per la Cina il Fmi ha effettuato consistenti revisioni al rialzo (presumibilmente quelle a cui si riferisce nelle sovramenzionate espansioni di bilancio): 0,8 punti percentuali di crescita in più quest’anno al più 4,8% e 0,2 punti sul prossimo al più 4,2%. Ha invece nettamente tagliato, per 0,6 punti percentuali, la previsione di crescita di quest’anno della Russia, al più 0,9%, alzandola di 0,1 punti al più 1% sul 2026. “I rischi sulle prospettive sono sbilanciati verso il rallentamento, così com’era ad aprile. Un rimbalzo dei dazi effettivi potrebbe indebolire la crescita – avverte il Fmi nel sommario dello studio –. L’elevata incertezza potrebbe iniziare a pesare in maniera più vigorosa sull’attività economica, anche mentre i termini per le trattative sui dazi scadono senza progressi consistenti o accordi permanenti”. Secondo l’istituzione di Washington, le tensioni geopolitiche potrebbero danneggiare le catene di approvvigionamento globali e spingere al rialzo i prezzi delle materie prime. In questo quadro “deficit di bilancio più elevati o un aumento dell’avversione al rischio degli investitori potrebbero – si legge nel report – provocare aumenti dei tassi di interesse sul lungo termine e un inasprimento delle condizioni finanziarie globali”. Questo “combinato con le preoccupazioni sulla frammentazione, potrebbe reinnescare la volatilità dei mercati finanziari”. All’opposto, sul versante positivo la crescita economica potrebbe essere più sostenuta se i negoziati sul commercio dovessero portare a “un quadro prevedibile e a riduzioni dei dazi”, quello che si profilerebbe tra Usa e Ue con l’accordo politico appena raggiunto, che apparentemente non si è fatto in tempo a includere nelle stime. Il Fmi raccomanda alle politiche di “apportare fiducia, prevedibilità e sostenibilità, calmando le tensioni, preservando la stabilità dei prezzi e finanziaria e ripristinando margini di bilancio, attuando le riforme strutturali richieste da tanto tempo”.Le stime del Fmi avevano come presupposto uno scenario di base che vedeva dazi Usa “attorno al 17%”, quindi non lontani dai livelli effettivamente concordati: considerando i nuovi accordo le previsioni economiche appena diffuse non subirebbero grandi variazioni. “La situazione si sta evolvendo ma da quello che possiamo vedere in generale questi accordi commerciali – ha spiegato il capo economista del Fmi, Pierre Olivier Gourinchas nella conferenza stampa di presentazione del parziale aggiornamento al World Economic Outlook – porteranno i dazi effettivi degli Usa con altre regioni del mondo in prossimità a quanto assumevamo nel nostro scenario di base di questo aggiornamento di luglio. Per ora non vediamo grandi cambiamenti rispetto al 17% di dazi pronosticato, potrebbe essere un po’ sotto, un po’ sopra. Da questa prospettiva, le nostre previsioni di base restano molto dove le vedevamo 10 giorni fa”, quando sono state finalizzate le stime. C’è poi – ha aggiunto Gourinchas – “un aspetto rilevante degli accordi commerciali: se porteranno una certa dose di certezza sul commercio. Questo ci vorrà tempo per valutarlo, quindi la situazione ancora molto da definire”.La risalita di deficit di bilancio e debiti pubblici in diversi paesi avanzati sta facendo aumentare i tassi di interesse a lungo termine sui titoli di Stato, dato che si combina anche con manovre di inasprimento quantitativo da parte delle banche centrali. Il tutto crea pressioni sulle capacità di finanziamento anche per le economie in via di sviluppo, oltre che per le stesse economie avanzate. “In vari paesi – ha detto Gourinchas rispondendo ad una domanda sui debiti di Francia e Paesi africani – vediamo i debiti risalire assieme, ai deficit, questo crea nuovi problemi sulla gestione dei conti e contribuisce a mettere pressione sui tassi di lungo termine. Vediamo che stanno salendo mentre i mercati devono assorbire maggiori quantità di titoli di Stato”. E questo – ha proseguito – è ulteriormente accentuato dal fatto che “le banche centrali stanno facendo inasprimento quantitativo, cioè riducono le loro detenzioni di titoli di lungo termine. Tutto questo porta a tassi di lungo termine più alti in tutto il mondo e questo ha un impatto sulle condizioni di finanziamento nei Paesi emergenti. Questo – ha concluso – aggiunge pressione sul resto del mondo”. LEGGI TUTTO

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    USA, fiducia consumatori sale più delle attese a luglio

    (Teleborsa) – Aumenta più delle attese la fiducia dei consumatori americani. Il sondaggio del Conference Board degli Stati Uniti sul sentiment dei consumatori ha segnalato un incremento dell’indice a 97,2 punti, nel mese di luglio, rispetto ai 95,2 punti del mese di giugno (rivisto da un preliminare di 93 punti) e contro una salita fino a 95,9 punti attesa dal consensus. Nello stesso periodo l’indice sulla situazione presente scende di 1,5 punti e si porta a 131,5 punti, mentre l’indice sulle attese sale di 4,5 punti a 74,4 punti.Il sondaggio sulla fiducia dei consumatori è basato su un campione rappresentativo di 5.000 famiglie americane ed è condotto per il Conference Board dal NFO WorldGroup.(Foto: Alexander Kovacs on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Da posti lavoro a PIL, quale impatto da dazi al 15%?

    (Teleborsa) – Con l’accordo con gli Stati Uniti sui dazi al 15% c’è il rischio, comprendendo il settore farmaceutico, di una riduzione del Pil di 6,296 miliardi (-0,3%), di una diminuzione delle esportazioni di 8,627 miliardi (-14%) e un calo delle unità di lavoro di 103.892 (-0,4%). E’ la stima di Svimez che sottolinea come escludendo il settore farmaceutico si riduca l’impatto.Il Pil si ridurrebbe di 5,43 miliardi (-0,2%), le esportazioni di 7,44 miliardi (-12%) e i posti di lavoro di 89.645 unità (-0,34%). Per il Mezzogiorno si avrebbe una riduzione delle esportazioni di 705 milioni (-11%), del Pil di 482 milioni (-0,1%) e di 8.519 unità di lavoro (-0,12%). “So che chi ha la delega per farlo sta analizzando il tutto”, dice intanto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a margine del cda della società Stretto di Messina, in merito alla possibilità che si possa indennizzare le aziende che dovessero avere delle difficoltà legate ai dazi Usa.Per quanto riguarda gli impegni plurimiliardari di investimento Ue negli Usa (per 600 miliardi di dollari) e di acquisti di energia dagli Usa (per 750 miliardi in tre anni), “la Commissione Ue non può ordinare alle imprese cosa fare, ma può parlare con industrie e compagnie per capire le loro intenzioni sui prossimi anni. E quello he ci hanno detto e’ che prevedono di investire negli Usa, ci hanno fornito le loro intenzioni, i loro impegni”: è quanto chiarisce un portavoce della Commissione Ue, Olof Gill rispondendo ad una domanda sul come verra’ attuato questo aspetto dell’accordo politico sui dazi con gli Usa. “Non posiamo costringere ma possiamo parlare, recepire quello che le imprese ci dicono e trasmetterlo ai nostri partner americani, per fare funzionare al meglio il business”, ha ribadito. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare USA, prezzi case in frenata a maggio

    (Teleborsa) – Prezzi in frenata nell’immobiliare statunitense nel mese di maggio. L’indice S&P Case-Shiller, che misura l’andamento dei prezzi nelle principali venti aree metropolitane degli Stati Uniti, ha evidenziato un incremento su base annua del 2,8%, in frenata rispetto al +3,4% del mese precedente e al +2,9% atteso dal consensus.Su base mensile si registra un calo dello 0,3% come ad aprile. L’indice destagionalizzato ha riportato una salita dello 0,4% su base mensile, rispetto al +0,8% del mese precedente.Quotazioni in frenata anche secondo quanto rilevato dall’indice FHFA, elaborato dalla Federal Housing Finance Agency, che misura i prezzi delle abitazioni statunitensi, ha registrato un decremento mensile dello 0,2%, dopo la variazione negativa dello 0,3% registrata nel mese precedente (rivisto da un preliminare -0,4%). Le stime degli analisti erano per un decremento dello 0,1%.Su base annua l’indice, calcolato sui prezzi dichiarati degli immobili all’accensione del mutuo presso Fannie Mae e Freddie Mac, è salito del 2,8% meno del +3,2% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    ACBC cresce a doppia cifra: nel 2024 +23% rispetto all’anno precedente

    (Teleborsa) – ACBC (Anything Can Be Changed), azienda di consulenza leader nell’innovazione sostenibile nel settore fashion & lifestyle – dal 2025, parte del portafoglio del fondo svizzero Gyrus Capital – annuncia i risultati economici dell’anno 2024, confermando “un trend di crescita solido e costante, nonché una visione strategica proiettata verso l’internazionalizzazione e l’innovazione tecnologica”. Nel dettaglio, ACBC – fa sapere la società in una nota – chiude il 2024 con un fatturato pari a 16.200.840 euro, segnando un +23% rispetto all’anno precedente. Anche l’EBITDA registra una crescita del 15%, a conferma della solidità del modello di business e della crescente fiducia da parte dipartner e clienti.”La crescita di ACBC non è solo numerica, ma rappresenta un passo avanti concreto verso un’industria più sostenibile, trasparente e responsabile – dichiara Gio Giacobbe, CEO e Co-Founder di ACBC –. Abbiamo dimostrato che l’innovazione sostenibile puòessere anche economicamente vincente e ora siamo pronti ad accelerare ulteriormente”.Guardando al futuro, ACBC punta a rafforzare la propria posizione nel mercato globale. Entro dicembre 2025, infatti, è prevista l’attivazione di nuove procedure di deposito brevetti, in linea con l’impegno costante dell’azienda nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale. Parallelamente, l’azienda – si legge nella nota – conferma la volontà di espandere la propria presenza internazionale, con l’apertura di nuovi headquarters in Europa, rafforzando così la propria rete consulenziale e produttiva.”L’internazionalizzazione – continua Giacobbe – è un passaggio strategico per rendere l’impatto di ACBC ancora più globale. Vogliamo portare il nostro modello sostenibile e brevettato in mercati chiave dell’Unione Europea”. Novità per il 2025 è stato il lancio ufficiale di ACBC+, il progetto DEI (Diversity, Equity & Inclusion) che segna un’evoluzione nell’identità aziendale. “Con ACBC+ – conclude Giacobbe – vogliamo rafforzare il nostro impatto non solo sull’ambiente ma anche sulle persone. La sostenibilità sociale è il prossimo grande passo per un’azienda come la nostra”. LEGGI TUTTO

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    Banca Generali, Mossa: insurbanking motore della crescita. Intermonte mitiga effetti OPS

    (Teleborsa) – “Il 26 giugno il consiglio di amministrazione ha approvato il Piano Strategico 2026-2028, sviluppato su base stand-alone. Un pilastro della strategia è la partnership instaurata con il Gruppo Generali per lo sviluppo di una nuova collaborazione nel settore dell’insurbanking”. Lo ha detto l’AD di Banca Generali, Gian Maria Mossa, durante la call sui conti del secondo trimestre 2025.”Abbiamo iniziato a svilupparlo – ha spiegato – C’è stato l’annuncio al network 17 luglio 2025, ci sarà la convention di lancio al network il 9 ottobre 2025, mentre il lancio a livello nazionale sarà a partire da novembre di quest’anno. L’insurbanking è il motore della crescita futura”.Il 30 giugno 2025, Banca Generali e Alleanza hanno firmato l’accordo che getta le basi per una collaborazione ad ampio raggio. Alleanza Assicurazioni è controllata al 100% da Generali Italia. Dispone di una rete diretta proprietaria composta da 400 agenzie e 10.000 consulenti assicurativi al servizio di 1,9 milioni di clienti in Italia.”Banca Generali rimane pienamente impegnata a creare valore a lungo termine per tutti i suoi stakeholder – in questo senso l’integrazione di Intermonte sta andando molto meglio del previsto e l’intelligenza artificiale è in fase di implementazione – mantenendo un focus strategico chiave senza essere distratta dall’imminente offerta pubblica di scambio volontaria” di Mediobanca, ha sottolineato.”Si tratta della prima volta che abbiamo lanciato un piano con Alleanza per la distribuzione, è un network performante che ci permetterà di accrescere il cross-selling – ha detto Mossa – Loro sono 10 mila, in modo conservativo prevediamo di portarne a bordo circa il 20%, ovvero 2.000, entro la fine del prossimo anno”.L’AD ha fatto notare che l’insurbanking “è un progetto già lanciato da altri competitor”, citando Zurich, Allianz e Unipol, e “l’industria bancaria sta entrando nel business assicurativo, quindi è anche una mossa difensiva sui clienti attuali”.Rispondendo alle domande degli analisti, preoccupati per gli effetti dell’offerta pendente di Mediobanca, ha detto che “l’M&A con Intermonte è stato un game changer e sta funzionando molto bene anche per il reclutamento, ma molte delle persone con cui parliamo stanno chiedendo e aspettando i risultati dell’offerta pubblica. Abbiamo anche candidati disponibili a entrare a prescindere dalla transazione, ma sono una minoranza, ed è un comportamento comprensibile. Nonostante queste incertezze, sono impressionato dal reclutamento e dall’interesse per Intermonte, quindi ribadisco che l’integrazione sta andando meglio delle attese. Ci saranno nuovi afflussi e un’accelerazione del recruiting appena l’offerta sarà conclusa”.Banca Generali ha registrato nuove assunzioni senior nel primo semestre del 2025 per 46 professionisti, di cui 27 nel primo trimestre e 19 nel secondo trimestre (-24% trimestre su trimestre).Banca Generali ha confermato gli obiettivi prefissati per il 2025 in termini di crescita costante, profittevole e remunerativa, ovvero: raccolta netta di 6 miliardi di euro nel 2025, di cui oltre 3,5 miliardi di euro in Asset under Investments e mix; margine di interesse netto medio (NIM yield) di 200 bps per il 2025; management fee margin nel range di 140-142 bps nel secondo semestre del 2025.L’utile netto nel primo semestre ha evidenziato una migliore qualità su base ricorrente, sebbene il dato headline sia stato in calo a causa della riduzione delle commissioni variabili (-55% a/a) e dell’aumento dell’aliquota fiscale (+1,6 punti percentuali a/a).Il totale attivo nel primo semestre è arrivato al nuovo picco di 106,5 miliardi di euro (+8% su base annua), sostenuto da un solido trend commerciale e da una continua ripresa dopo il calo di marzo-aprile. Le attività investite si sono assestate a 71,1 miliardi di euro (+7% su base annua), con una crescita alimentata da una raccolta netta resiliente che ha controbilanciato con successo la volatilità del mercato. I prodotti in-house sono arrivati a 24,9 miliardi di euro (+10% su base annua) e continuano ad attrarre clienti grazie al loro approccio personalizzato e al lancio di strategie di investimento innovative introdotte nel secondo trimestre del 2025.Secondo Mossa, “è possibile osservare il miglioramento della qualità della raccolta netta totale nel primo semestre 2025”, a 3 miliardi di euro, “pienamente in linea con le previsioni per l’esercizio 2025, sebbene alcune opportunità commerciali siano in stand-by legate all’attuale offerta pubblica di acquisto”. LEGGI TUTTO