Luglio 2025

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    Dazi: in serata scambio Sefcovic-Greer, tecnici Ue in Usa

    (Teleborsa) – Il commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, ha avuto ieri una chiamata con l’omologo americano Howard Lutnik e questa sera sentirà il rappresentante Jamieson Greer. Intanto, il team tecnico Ue è diretto a Washington in queste ore, secondo un portavoce della Commissione europea, ribadendo che “il dialogo” tra le due sponde dell’Atlantico “prosegue”. E dalla Francia arrivano le parole del ministro per gli Affari europei e gli Affari esteri: “La minaccia degli Stati Uniti di applicare dazi doganali del 30% all’Unione Europea è un metodo scorretto che sembra un ricatto e non è all’altezza delle relazioni tra gli Usa e l’Ue. Ricordiamo che tali dazi doganali ridurrebbero drasticamente il potere d’acquisto della classe media americana, che sarebbe la prima vittima di una tale decisione”, ha detto Jean-Noël Barrot a Bruxelles.”Ricordiamo – ha aggiunto – che l’economia americana ha un bisogno vitale dell’economia europea per funzionare e che le grandi aziende digitali realizzano il 25% dei loro ricavi in Europa. Inoltre, l’eurozona finanzia l’economia e il deficit pubblico americano per un importo pari a 3.000 miliardi di euro al netto degli investimenti americani in Europa”.I dazi imposti dall’amministrazione Trump, se confermati e se resteranno in vigore per un periodo prolungato, “pongono ulteriori rischi per la stabilità finanziaria nell’Ue” con più imprese insolventi, la possibilità di correzioni brusche dei mercati e implicazioni per i bilanci delle banche: l’allarme arriva dal rapporto 2024 del Comitato europeo per i rischi sistemici (Esrb). Il Comitato che fa capo alla Bce, creato nel 2010 durante la grande crisi finanziaria, pone in cima alla classifica dei rischi sistemici, denotandoli come “gravi”, una situazione di “stress di bilancio” per le imprese e “una correzione disordinata dei mercati” innescata da “rischi geopolitici e macroeconomici”. LEGGI TUTTO

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    Standard Chartered lancia trading di asset digitali per clienti istituzionali

    (Teleborsa) – Standard Chartered, società finanziaria quotata a Londra ma con la maggior parte delle attività in Asia e Africa e Medio Oriente, ha lanciato un servizio di trading di asset digitali completamente integrato per clienti istituzionali. L’offerta include il trading spot di Bitcoin (XBT/USD) ed Ether (XET/USD) tramite la filiale nel Regno Unito e a breve introdurrà il trading di non-deliverable forward (NDF). Questo rende Standard Chartered la prima banca sistemicamente rilevante a livello globale a offrire il trading spot deliverable di criptovalute per clienti istituzionali, tra cui aziende, investitori e gestori patrimoniali.L’offerta di trading è completamente integrata con le piattaforme esistenti di Standard Chartered, consentendo ai clienti istituzionali di accedere e negoziare criptovalute tramite interfacce FX familiari. I clienti possono scegliere il depositario di loro scelta, incluse le soluzioni di custodia sicura di asset digitali di Standard Chartered.”Gli asset digitali sono un elemento fondamentale dell’evoluzione dei servizi finanziari – ha detto il CEO Bill Winters – Sono fondamentali per abilitare nuovi percorsi di innovazione, maggiore inclusione e crescita in tutto il settore. Con l’ulteriore accelerazione della domanda dei clienti, desideriamo offrire loro un percorso per effettuare transazioni, negoziare e gestire il rischio degli asset digitali in modo sicuro ed efficiente, nel rispetto dei requisiti normativi”. LEGGI TUTTO

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    Wells Fargo, utile secondo trimestre sale a 5,5 miliardi di dollari con ricavi da commissioni

    (Teleborsa) – Wells Fargo, la quarta più grande banca statunitense, ha chiuso il secondo trimestre del 2025 con un utile netto pari a 5,494 miliardi di dollari, o 1,60 dollari per azione, in crescita rispetto ai 4,910 miliardi di dollari, o 1,33 dollari per azione, dell’anno precedente. I ricavi totali sono stati pari a 20,822 miliardi di dollari, in aumento dai 20,689 di un anno fa.”I nostri risultati del secondo trimestre riflettono i progressi che stiamo compiendo per produrre costantemente risultati finanziari più solidi, con un utile netto e un utile per azione in aumento sia rispetto al primo trimestre che rispetto all’anno precedente – ha detto il CEO Charlie Scharf – I nostri sforzi per aumentare il reddito da commissioni hanno guidato la crescita dei ricavi e sia il reddito netto da interessi che il reddito non da interessi sono cresciuti rispetto al primo trimestre. Stiamo investendo nelle nostre attività, ma rimaniamo concentrati sulla gestione delle spese. Sebbene continuino a esserci rischi in futuro, i livelli di attività sono rimasti costanti e la nostra solida performance creditizia continua a indicare la solidità della posizione finanziaria dei nostri clienti commerciali e privati”.Il margine netto da interessi è diminuito del 2%, a causa dell’impatto dei bassi tassi di interesse sulle attività a tasso variabile e delle variazioni del mix di depositi, parzialmente compensato da minori finanziamenti di mercato e da prezzi di deposito più bassi. Il reddito non da interessi è aumentato del 4% e include l’utile associato all’acquisizione della joint venture per i servizi commerciali, un aumento delle commissioni basate sugli asset nella gestione patrimoniale e degli investimenti a causa delle maggiori valutazioni di mercato e maggiori commissioni di investment banking, parzialmente compensate da minori utili netti derivanti dal business Markets.Nel Corporate e Investment Banking, i ricavi sono diminuiti del 3%. Al suo interno, il Markets è sceso dell’1% a causa del calo dei ricavi azionari, poiché il secondo trimestre del 2024 includeva un guadagno di 122 milioni di dollari relativo a uno scambio di azioni ordinarie di Classe B di Visa, parzialmente compensato dall’aumento dei ricavi nei prodotti valutari e tassi.(Foto: Nick Sarvari su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Frodi creditizie: nel 2024 l’importo medio supera i 4.800 euro (+3,2%)

    (Teleborsa) – Le frodi creditizie basate sul furto di identità continuano purtroppo a rappresentare una minaccia significativa e in costante evoluzione nel mondo finanziario, con un impatto particolarmente rilevante nel settore del credito al consumo. L’ultima analisi dell’Osservatorio CRIF – Mister Credit sulle Frodi Creditizie evidenzia come nel 2024 in Italia siano stati registrati quasi 31mila casi, con un importo medio per frode superiore a 4.800 euro e un valore economico complessivo che sfiora i 150 milioni di euro. Rispetto al 2023 cresce l’importo medio frodato (+3,2%), mentre il valore complessivo dei danni causati rimane pressoché stabile, nonostante il leggero calo del numero di frodi rilevate (-4,6%), a conferma di una tendenza verso danni economici medi sempre più rilevanti.”La piccola contrazione dei casi di frodi non deve far abbassare la guardia perché la crescita dell’importo medio fa capire come i frodatori stiano affinando le loro tecniche, sfruttando tecnologie avanzate per aggirare i controlli di sicurezza e raggiungere fraudolentemente un valore economico sempre maggiore. Per contrastare efficacemente questo fenomeno, è indispensabile adottare un approccio integrato che combini strumenti tecnologici di prevenzione con programmi di educazione finanziaria e digitale, rivolti sia ai consumatori che agli operatori del settore” afferma Beatrice Rubini, executive director della linea Mister Credit di CRIF.”I player finanziari necessitano di sistemi di prevenzione costantemente all’avanguardia, che siano in grado di intercettare tentativi di frode che diventano ogni giorno più sofisticati, anche in conseguenza dello sviluppo dei canali digitali. L’utilizzo di tecnologie come l’Intelligenza Artificiale e i big data analytics, guidate da competenze specializzate, consentono di migliorare costantemente la capacità predittiva degli strumenti antifrode, garantendo al contempo una customer experience fluida come richiedono i clienti finali e in linea con le best practice dei processi di digital onboarding e lending” commenta Simone Capecchi, executive director di CRIF.Le caratteristiche delle frodi Nel 2024 l’Osservatorio CRIF – Mister Credit rileva una netta diminuzione dei casi di frode di piccolo importo: le frodi sotto i 1.500 euro rappresentano il 20,2% del totale, in calo del 30% rispetto all’anno precedente. Una tendenza che indica come i criminali mirino a valori sempre più consistenti. Infatti, crescono i casi nella fascia 1.500-3mila euro (+11,3%) e, soprattutto, si registra quasi un raddoppio (+92,7%) dei casi tra i 3mila e i 5mila euro, che giungono a rappresentare il 15,2% del totale. Al contrario, le frodi tra i 5mila e i 10mila euro sono in lieve calo (-6,2%), mentre aumentano sensibilmente anche quelle oltre i 10mila euro (+29,4%), a conferma di una polarizzazione verso importi medi e medio-alti. Solo le frodi sopra i 20mila euro mostrano una flessione (-12,1%), segno che i colpi più eclatanti restano meno frequenti, ma le perdite complessive restano ingenti.Le tipologie di finanziamento oggetto di frode: crescono di più i prestiti personaliIl prestito finalizzato si conferma la forma di finanziamento più colpita, anche se la sua incidenza continua a ridursi (34,4% dei casi, -23,8% rispetto al 2023). Tuttavia, l’importo medio delle frodi su prestiti finalizzati cresce in modo significativo (+16,7%), attestandosi a quasi 7mila euro. In forte crescita i casi di frode su prestiti personali (+65,9%), che ora rappresentano oltre un quarto del totale e hanno un importo medio superiore ai 16.600 euro, segno che i frodatori cercano prodotti finanziari più flessibili. Le frodi su carte di credito, incluse le revolving, sono in calo (-11,2%), mentre si conferma la crescita delle truffe legate alle formule “Buy Now, Pay Later” (BNPL) che, pur restando residuali (5,7% del totale), riflettono il boom dell’e-commerce e la sua maggiore esposizione ai rischi digitali.I beni acquistati con un finanziamento fraudolento: oltre il 10% riguardano spese per la casaGuardando ai beni acquistati tramite frode, gli elettrodomestici si confermano la categoria più colpita (28,7% dei casi) – una quota rilevante riguarda il comparto auto-moto (9,6%), elettronica/informatica/telefonia (5,4%), l’arredamento (5,2%) e immobili/ristrutturazione (5,0%) – per cui complessivamente le spese per la casa arrivano al 10,2%. Rispetto al 2023 si registra una sostanziale crescita delle frodi per la tipologia consumi (+64%), che includono anche abbigliamento sportivo e beni di lusso, e quelle sugli elettrodomestici (+8,7%). Al contrario, si registra una contrazione delle frodi su auto/moto (-14,6%), spese per la salute (-15%) e arredamento (-6%). Da segnalare il forte aumento delle frodi sulle spese professionali (+51,5%), che comprendono l’avvio di attività, corsi e formazione: un segnale che i frodatori stanno diversificando i propri obiettivi, puntando anche su segmenti meno tradizionali.Profilo delle vittime e mappa delle frodi in ItaliaLa maggioranza delle vittime continua a essere rappresentata dagli uomini, che costituiscono il 64,9% del totale. In lieve diminuzione invece i casi che colpiscono le donne (-3,6% rispetto al 2023), segno che il fenomeno, pur restando trasversale, tende a colpire maggiormente la componente maschile della popolazione. Analizzando la distribuzione per fasce d’età, i 41-50enni rimangono la fascia più colpita (22,1%), seguiti dai 31-40enni (20,7%). Tuttavia, il segmento che registra il maggior incremento percentuale è quello dei 51-60 anni (+2,2%), mentre diminuiscono i casi tra gli under 30 (-1,6%). Se osserviamo l’incidenza delle frodi rispetto al credito effettivamente erogato, sono i giovani tra i 18 e i 40 anni a risultare più vulnerabili, mentre gli over 50, pur beneficiando di un accesso al credito più ampio, mostrano una minore incidenza di frodi, a conferma di comportamenti generalmente più prudenti.A livello territoriale, Lombardia, Campania, Sicilia e Lazio si confermano le regioni con il maggior numero di casi, seguite da Puglia e Piemonte. La Lombardia, in particolare, registra una crescita significativa (+6,3%), consolidando la sua posizione di regione più colpita, mentre la Campania supera la Sicilia grazie a un incremento dell’1,9%. Le Marche si distinguono per il maggiore aumento percentuale (+28,9%), pur rappresentando ancora una quota limitata del totale, mentre Emilia-Romagna (+20,9%) e Umbria (+9,7%) mostrano anch’esse un trend in crescita. Al contrario, Valle d’Aosta, Basilicata e Calabria vedono una netta diminuzione dei casi, con cali superiori al 15%.Tempi di scoperta delle frodi da parte dei consumatori In linea con il trend iniziato lo scorso anno, i tempi di scoperta delle frodi si stanno polarizzando: i casi scoperti nei primi 6 mesi superano il 40%, mentre quelli entro l’anno sono in calo del -28,9% rispetto al 2023. In generale i tempi di scoperta più lunghi subiscono un aumento, infatti il 22,9% dei casi analizzati viene scoperto dopo 3 anni, di questi il 17,2% addirittura dopo oltre 5 anni.Analizzando per tipologia di prodotto è interessante evidenziare come i mutui abbiano dei tempi di scoperta particolarmente più lunghi; infatti, quasi la totalità dei casi viene scoperta dopo oltre 5 anni dal momento della richiesta.Al contrario, le frodi su carte di credito, BNPL e leasing auto hanno dei tempi di scoperta molto più ridotti; infatti, 3 casi su 4 emergono entro un anno dal momento della richiesta; a seguire prestiti personali e finalizzati, entrambi con oltre il 60% dei casi scoperto entro i 12 mesi.”Il quadro che emerge dal nostro osservatorio – conclude Rubini – evidenzia come il fenomeno delle frodi creditizie sia in costante evoluzione, non solo nei numeri ma anche nella scelta degli strumenti finanziari colpiti. Nell’ultimo anno l’attenzione dei frodatori si è concentrata sempre più sui prestiti personali, un canale percepito come più accessibile e potenzialmente redditizio. Questa tendenza, unita all’aumento dell’importo medio frodato e alla lieve contrazione dei casi totali, suggerisce un cambiamento nelle dinamiche operative delle frodi: meno episodi, ma più selezionati e ad alto impatto. La maggiore concentrazione di frodi a danno di questa tipologia di finanziamento evidenzia la necessità di affinare continuamente le strategie di monitoraggio per anticipare e prevenire le modalità di attacco criminale”. LEGGI TUTTO

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    BofA, sentiment gestori ai massimi da febbraio. Short sul dollaro la posizione più affollata

    (Teleborsa) – L’attuale livello di sentiment dei fund manager a livello globale è al massimo da febbraio 2025, grazie al maggiore aumento dell’ottimismo sugli utili da luglio 2020 e all’aumento record della propensione al rischio negli ultimi 3 mesi. È quanto emerge dal consueto “Global Fund Manager Survey” di Bank of America (BofA). Al sondaggio per il mese di luglio hanno partecipato 175 operatori con asset under management (AUM) per 434 miliardi di dollari.I livelli di liquidità sono scesi al 3,9% a luglio, un minimo che ha innescato un “segnale di vendita” interno da parte degli strateghi della banca d’investimento statunitense. L’indagine ha mostrato che il sentiment stava diventando piuttosto esuberante, o “toppy”, ma che il posizionamento sovrappesato dei gestori in azioni non aveva ancora raggiunto livelli estremi e la volatilità del mercato obbligazionario rimaneva bassa. Inoltre, gli investitori saranno più propensi a seguire l’estate con “hedging e rotazione piuttosto che big shorts & retreat”.Le aspettative per l’economia globale si sono ulteriormente riprese a luglio, con il 31% netto dei partecipanti al sondaggio che prevede una crescita economica globale più debole, in aumento rispetto al -46% del mese scorso e all’82% di aprile. Le aspettative di recessione sono diminuite per il terzo mese consecutivo, attestandosi al 59% netto che afferma che una recessione globale è improbabile nei prossimi 12 mesi, il livello più basso da febbraio 2025, e in netto calo rispetto al 42% che affermava una recessione probabile ad aprile.Alla domanda su quale fosse l’esito più probabile per l’economia globale, il 65% ha risposto “soft landing” (in calo di solo 1 punto percentuale rispetto al 66% di giugno). Il 21% prevede un “no landing”, in aumento dal 16% al massimo da febbraio 2025. Solo il 9% prevede un “hard landing”, in calo dal 13% al minimo da febbraio 2025.Sugli utili del secondo trimestre negli Stati Uniti, il 42% degli investitori prevede che gli utili per azione (EPS) sorprenderanno al rialzo, il 30% si aspetta che i risultati soddisfino le aspettative e il 19% si aspetta che gli utili sorprendano al ribasso.Sugli aumenti di produttività dovuti all’intelligenza artificiale, il 42% degli investitori ritiene che l’intelligenza artificiale stia già aumentando la produttività, il 29% afferma di aspettarsi aumenti di produttività dopo il 2026 e il 21% nel 2026.Per quanto riguarda la Fed, l’88% degli investitori non prevede un taglio dei tassi al FOMC del 30 luglio, mentre l’11% prevede un taglio dei tassi alla prossima riunione. Il 47% degli investitori prevede che la Fed taglierà i tassi 2 volte nel 2025. Il 34% prevede un taglio, il 10% afferma che non ci saranno modifiche al tasso sui fondi federali, l’8% prevede 3 tagli e l’1% più di 3 tagli.Date le aspettative che Trump nomini un nuovo presidente della Fed nel secondo semestre del 2025 (il mandato dell’attuale presidente della Fed, Powell, termina a maggio 2026), BofA ha chiesto agli investitori chi si aspettano che sia il candidato. Il 26% ha risposto Scott Bessent, il 17% Kevin Warsh, il 14% Christopher Waller, il 7% Kevin Hassett.Alla domanda su quale sarà l’aliquota tariffaria finale che gli Stati Uniti imporranno sulle importazioni dal resto del mondo, gli investitori prevedono un’aliquota tariffaria del 14% (media ponderata delle risposte), in aumento rispetto al 12% di giugno. Secondo il 38% degli investitori (in calo rispetto al 47% di giugno), una guerra commerciale che potrebbe innescare una recessione globale è ancora considerata il “tail risk” principale. L’inflazione che impedisce i tagli dei tassi della Fed è il secondo “rischio estremo” principale (20%), mentre il 14% afferma che è il crollo del dollaro USA a causa della fuga di capitali.Per la prima volta nella storia, “Short US dollar” è la trade più affollata (secondo il 34% degli investitori), sostituendo “long gold” (n. 1 da aprile 2025 e giugno 2025), che a sua volta ha sostituito “long Magnificent 7” (n. 1 nell’operazione più affollata da aprile 2023 a marzo 2025). LEGGI TUTTO

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    Unicredit, Buch (BCE) su Banco BPM e Commerzbank: monitoriamo ciò che succede

    (Teleborsa) – Claudia Buch, presidente del ramo di Vigilanza bancaria della Banca Centrale Europea, ha fatto sapere che Francoforte sta monitorando le operazioni di Unicredit. Interrogata nel corso di un’audizione al Parlamento europeo, per quanto riguarda l’offerta per Banco BPM, Buch ha dichiarato che la vigilanza bancaria della Bce “osserva molto attentamente” ma non prende posizione sui rilievi mossi dalla Commissione europea all’Italia, riguardo all’utilizzo del cosiddetto “Golden Power” sui casi di aggregazioni bancarie. “Ovviamente stiamo monitorando attentamente quello che sta succedendo. Qui è importante ricordare che noi e la Commissione abbiamo ruoli diversi”, ha sottolineato. “La Commissione Ue ha un dialogo con le autorità italiane relativamente alla concorrenza e alla libertà di movimento dei capitali e non voglio interferire con queste valutazioni”, mentre la Bce guarda ai requisiti di solidità prudenziale delle banche. “Ma ovviamente monitoriamo”, ha ribadito.La Commissione europea ha inviato una lettera all’Italia in cui esprime il suo parere preliminare secondo cui il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2025, che impone determinati obblighi all’entità risultante dalla fusione derivanti dall’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit, “potrebbe costituire una violazione dell’articolo 21 del Regolamento UE sulle concentrazioni (EUMR) e di altre disposizioni del diritto dell’UE”.In merito alla vicenda Commerzbank, Buch ha voluto evidenziare che nella vigilanza bancaria Bce “non interpretiamo le fusioni nazionali e transfrontaliere in modo diverso in alcun modo”. “Ovviamente, non parlo mai di casi individuali. Ovviamente noi monitoriamo attentamente ciò che sta accadendo”, ha aggiunto. “Il nostro ruolo quando prendiamo decisioni sulle fusioni è ovviamente legato ai poteri che ci vengono conferiti dalla regolamentazione appropriata per valutare le implicazioni prudenziali delle fusioni”, ha ribadito. LEGGI TUTTO

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    Bonus pensioni, busta paga più ricca con incentivi esentasse

    Francesca Secci Giornalista Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica. Il governo ha confermato e rafforzato il bonus per chi decide di rinviare la pensione: un incentivo economico immediato, esentasse e più generoso rispetto al passato, pensato per contenere i costi previdenziali e premiare chi resta al lavoro […] LEGGI TUTTO

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    Nissan interromperà la produzione nello stabilimento di Oppama entro marzo 2028

    (Teleborsa) – Nissan Motor, casa automobilistica giapponese, ha annunciato che, nell’ambito della ristrutturazione della produzione globale prevista dal piano di rilancio Re:Nissan, cesserà la produzione di veicoli nello stabilimento di Oppama in Giappone entro marzo 2028 e trasferirà le operazioni alla fabbrica nella prefettura meridionale di Fukuoka.”Oggi Nissan ha preso una decisione difficile ma necessaria – ha commentato il CEO Ivan Espinosa – Non è stato facile, né per me né per l’azienda, ma credo che sia un passo fondamentale per superare le nostre attuali sfide e costruire un futuro sostenibile. Lo stabilimento di Oppama è un elemento di orgoglio della nostra storia e la sua eredità durerà per sempre”.Per quanto riguarda il futuro utilizzo dello stabilimento di Oppama dopo la fine della produzione, Nissan esplorerà un’ampia gamma di opzioni per determinare il percorso più appropriato, si legge in una nota.Con Re:Nissan, Nissan punta a ridurre la sua capacità produttiva globale da 3,5 milioni di unità (esclusa la Cina) a 2,5 milioni di unità, mantenendo un tasso di utilizzo degli impianti pari a circa il 100%. Per raggiungere questo obiettivo, l’azienda ha valutato la possibilità di accorpare i siti produttivi da 17 a 10. LEGGI TUTTO