20 Agosto 2025

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    Xiaomi, utile netto adjusted lievita del 75% a 10,8 miliardi RMB nel 2° trimestre

    (Teleborsa) – Utili in forte crescita per Xiaomi, che ha chiuso il secondo trimestre con un fatturato di quasi 116 miliardi di Renminbi (RMB), pari a circa 13,9 miliardi di euro, in aumento del 30,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’utile operativo è più che raddoppiato (+128%) a circa 26 milioni RMB, mentre l’utile netto adjusted è salito del 75,4% a 10,8 miliardi di RMB. Risultati che sono stati sostenuti dall’implementazione della strategia “Human x Car x Home”, che ha visto progredire le tre divisioni core: smartphone, veicoli elettrici ed elettrodomestici smart. I ricavi derivanti dalla vendita degli smartphone hanno raggiunto i 45,5 miliardi di RMB per circa 42,4 milioni di unità consegnate a livello globale (+0,6%). La quota di mercato, rilevata da Canalys si è attestata al 14,7%, confermando l’azienda cinese sul podio a livello globaleIl segmento auto elettriche (smart EV) ha registrato ricavi per 21,3 miliardi di RMB, con una crescita del 234% rispetto all’anno precedente, con consegne per oltre 157mila unità. Sulla base di questi risultati, la business unit ha ridotto a perdita operativa a 300 milioni di RMB, aprendo ad una prospettiva di pareggio già nella seconda parte dell’anno. Infine, i ricavi della divisione elettrodomestici smart (IoT and lifestyle prducts) ha realizzato ricavi record per 38,7 miliardi RMB, in aumento del 44,7% rispetto all’anno prima. Il numero di devices connessi (esclusi smartphone, tablet e laptop) al 30 giugno 2025 aveva raggiunto 989,1 milioni di unità (+20,3%). LEGGI TUTTO

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    Wall Street in stand-by, frenano ancora i titoli tech

    (Teleborsa) – Nessuna variazione significativa per il listino USA, con il Dow Jones che si attesta sui valori della vigilia a 44.873 punti, mentre, al contrario, si muove al ribasso l’S&P-500, che perde lo 0,54%, scambiando a 6.377 punti.Variazioni negative per il Nasdaq 100 (-0,98%); sulla stessa linea, in ribasso l’S&P 100 (-0,7%).Nell’S&P 500, buona la performance dei comparti energia (+0,94%), beni di consumo per l’ufficio (+0,86%) e sanitario (+0,52%). Nella parte bassa della classifica del paniere S&P 500, sensibili ribassi si manifestano nei comparti informatica (-1,38%), beni di consumo secondari (-1,36%) e telecomunicazioni (-0,86%). LEGGI TUTTO

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    OPS MPS su Mediobanca, adesioni ancora ferme al 19,4%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di scambio (OPS) volontaria totalitaria promossa da Banca Monte dei Paschi di Siena sulle azioni ordinarie di Mediobanca, risulta che oggi 20 agosto 2025 sono state presentate 27.090 richieste di adesione. Pertanto, complessivamente le richieste di adesione sono a quota 161.830.384, pari al 19,4209% delle azioni oggetto dell’offerta (o al 19,0510% sulle eventuali massime 849.458.551 azioni oggetto di offerta emesse a favore dei beneficiari dei Piani di Incentivazione). LEGGI TUTTO

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    L’Oro risale a 3.344 dollari: snobba la pace in Ucraina e guarda a Jackson Hole

    (Teleborsa) – Torna a salire il prezzo dell’oro, sostenuto da una serie di fattori, dopo aver scontato ieri la probabilità di una soluzione della crisi in Ucraina. Il metallo prezioso oggi avanza dello 0,89% a 3.343,96 dollari l’oncia dopo aver ceduto ieri uno 0,5% a 3.314,35 dollari. UNa prezzo che è ancora lontano da record raggiunto a 3.439 USD e ben al di sotto delle stime degli analisti.La soluzione della guerra Russia Ucraina Ad esercitare pressioni sull’oro, negli ultimi giorni, hanno contribuito i colloqui di pace volti a risolvere il conflitto Russia-Ucraina, che si trascina ormai da tre anni. Dall’incontro in Alaska di Trump e Putin al vertice alla Casa Bianca: tutto sembra presupporre che sia la volta buona per giungere ad una pace duratura, anche se con Putin non è mai detta l’ultima parola. Di sicuro, l’effetto sul rpezzo dell’oro è depressivo, venendo meni il cosiddetto premio di guerra.L’attesa per il Simposio di Jackson HoleL’appuntamento clou della settimana è con il Simposio di Jackson Hole, in Wyoming. Un appuntamento di fine estate che riunisce le principali banche centrali e che, da qualche anno, è stato il trampolino di lancio per nuovi corsi della politica monetaria. Quest’anno, gli occhi sono puntati più che mai sul Presidente della Fed Jerome Powell, non solo per essere confortati circa un possibile taglio dei tassi a settembre, che il mercato già sconta con una probabilità dell’80%, ma anche per quello che concerne la successione alla Presidenza e la rosa dei candidati alla sua poltrona. Ovviamente, una politica monetaria più accomodante o meno restrittiva, favorita anche dal rientro dell’inflazione, avrebbe effetti positivi sull’oro a scapito del dollaro.UBS ha alzato le stime sul prezzo dell’oro Frattanto, la banca d’affari UBS ha alzato le stime sul prezzo dell’oro, alzandole di 100 dollari sino a marzo 2026 a 3.600 dollari l’oncia e di 200 dollari sino a giugno 2026 a 3.700 dollari l’oncia. Le previsioni a lungo termine sul prezzo reale dell’oro sono state alzate da 2.200 a 2.800 dollari l’oncia, il che implica prezzi nominali intorno ai 3.100 dollari entro il 2030, al netto dell’inflazione. La banca continua ad aspettarsi che l’oro raggiunga nuovi massimi nei prossimi trimestri, prima di rallentare verso la fine del prossimo anno o l’inizio del 2027. “I prezzi dovrebbero poi scendere, ma è improbabile che la correzione sia abbastanza ripida da riportare l’oro ai minimi del ciclo precedente”, hanno aggiunto gli esperti di UBS, che vedono uno “scenario in cui, dopo un periodo di moderazione e stabilizzazione, l’oro si assesta a livelli significativamente più alti rispetto ai cicli precedenti”.”In un contesto in cui il commercio globale e le relazioni politiche sono in continua evoluzione, i rischi macroeconomici sono elevati e i rischi geopolitici persistono, la diversificazione è più cruciale che mai”, spiega il team di UBS, aggiungendo “riteniamo che l’oro rappresenti per gli investitori uno dei modi più trasparenti per proteggersi da questi rischi”. LEGGI TUTTO

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    Usa, Sony alza di 50 dollari il prezzo della Playstation 5 a causa dei dazi

    (Teleborsa) – A causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, Sony ha deciso di aumentare di 50 dollari i prezzi di tutti i modelli della sua console Playstation 5 in Usa. L’aggiornamento dei prezzi avverrà già a partire da domani. “Come molte aziende globali, continuiamo a navigare in un contesto economico difficile – ha spiegato in una nota la vicepresidente Global Marketing di Sony, Isabelle Tomatis – di conseguenza, abbiamo preso la difficile decisione di aumentare il prezzo di vendita consigliato per le console PlayStation 5 negli Stati Uniti a partire dal 21 agosto”. Sony ha sottolineato che “i prezzi di vendita consigliati per gli accessori per PlayStation 5 rimangono invariati e non abbiamo altre variazioni di prezzo da annunciare per altri mercati”. Il prezzo di vendita consigliato aggiornato passa da 499,99 a 549,99 dollari per la Playstation 5; da 459,99 a 499,99 dollari per la PlayStation 5 Digital Edition; da 699,99 a 749,99 dollari per la PlayStation 5 Pro. LEGGI TUTTO

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    INWIT, azioni proprie all’1,8% del capitale sociale

    (Teleborsa) – INWIT, nell’ambito della prima tranche di riacquisto di azioni proprie, ha comunicato di aver acquistato tra l’11 e il 15 agosto 2025, complessivamente 911.955 azioni ordinarie al prezzo medio unitario di 10,4058 euro, per un controvalore pari a 9.489.592,10 euro.Al 15 agosto, considerando le azioni proprie già in portafoglio, Infrastrutture Wireless Italiane detiene 17.098.690 azioni proprie pari a circa l’1,835% del capitale sociale.In Borsa, oggi, composto rialzo per la Società italiana che opera nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni elettroniche, che archivia la sessione con un guadagno dello 0,96%. LEGGI TUTTO

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    USA: scorte petrolio settimanali calano di 6,01 milioni di barili, molto più delle attese

    (Teleborsa) – Sono scese molto più delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stock di petrolio, negli ultimi sette giorni al 18 luglio 2025, sono calati di circa 6,01 milioni di barili a 420,7 MBG, contro attese per un decremento più contenuto, ovvero di 0,8 mlioni.Gli stock di distillati hanno registrato un aumento di 2,3 MBG, arrivando a 116 MBG, mentre le scorte di benzine hanno registrato un calo di 2,7 milioni a quota 223,6 MBG.Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 0,2 milioni a 403,4 MBG.(Foto: drpepperscott230 / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Titoli di Stato, le previsioni di Intesa Sanpaolo: nel 2026 emissioni Italia in aumento fino a 390 miliardi di euro

    (Teleborsa) – Secondo Intesa Sanpaolo nel 2026 le emissioni di titoli di Stato da parte dell’Italia ammonteranno a 380-390 miliardi di euro, più dei 348 miliardi attesi per il 2025. “In Italia, il prossimo anno l’obiettivo di fabbisognoapprovato nel DEF è pari al 5,3% del PIL, ovvero circa 124 miliardi di euro. Date scadenze di titoli pari a 284 miliardi (ex BOT), le emissioni lorde dovrebbero collocarsi l’anno prossimo intorno a 380-390 miliardi di euro rispetto 348 miliardi attesi nel 2025”, ha sottolineato la strategist dell’istituto di credito, Chiara Manenti, che ha curato un report dedicato alle stime sulle emissioni dei Titoli di Stato dell’Eurozona. “Se come da programmi, l’Italia incasserà le tranche finali di prestiti EU RRF (25 miliardi sull’intero anno), le emissioni nette scenderanno al di sotto di 100 miliardi di euro nel 2026”, ha aggiunto.Il rapporto ha evidenziato che nei primi sete mesi dell’anno le emissioni lorde italiane “sono state pari a 247 miliardi al netto dei BOT, pari a 93 miliardi netti”, mentre “il fabbisogno è stato finora in linea con la previsione annuale di 130 miliardi di euro”. “Da qui a fine anno – continua il report di Intesa Sanpaolo – l’Italia dovrebbe ricevere due tranche di fondi PNRR per circa 23 miliardi e le emissioni lorde dovrebbero essere pari a circa 100 miliardi lordi e 16 miliardi netti. Le emissioni nette di BOT saranno probabilmente negative negli ultimi mesi dell’anno”. Per quel che riguarda invece l’intera Eurozona, l’offerta netta di titoli governativi scenderà dai 404 miliardi realizzati tra gennaio e luglio 2025 a 123 miliardi di euro tra agosto a dicembre. LEGGI TUTTO