1 Ottobre 2025

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    PNRR, Foti: “Entro novembre sarà liquidata l’ottava rata”

    (Teleborsa) – “Ho ragione di ritenere, dalle interlocuzioni che ci sono state con la Commissione europea e segnatamente in primo luogo con la task force che segue il Pnrr per la commissione, che entro il mese di novembre anche l’ottava rata sarà liquidata”. È quanto ha affermato il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, riferendo alla Camera in merito alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Quanto alle risorse, attualmente sono stati erogati, in ragione degli obiettivi raggiunti, 140 miliardi di euro che rappresentano il 72% della dotazione del piano”.Con l’ottenimento della settima rata “gli obiettivi del Pnrr che abbiamo raggiunto sono 334, pari a 54% degli obiettivi determinati. In Europa la media rispetto agli obiettivi è pari al 38% – ha detto il ministro –. Sono oltre 447mila, esattamente 447.065, gli interventi che risultano finanziati: 294.597 gli interventi conclusi, 28.128 gli interventi in fase di conclusione e 106.214 i progetti in esecuzione. Se guardiamo tra interventi conclusi, interventi in via di conclusione e interventi in esecuzione, parliamo del 96% del numero degli interventi, pari a un impegnato di 148 miliardi di euro”. Quanto alla situazione della spesa, ha aggiunto Foti, “al 30 agosto 2026 la stessa è certificata in 86 miliardi, cui bisogna aggiungere quelli che sono gli investimenti e target relativi a strumenti finanziari e facility che, dopo questa riprogrammazione, saranno nell’ordine di circa 20 miliardi”. Il ministro ha ricordato a tal proposito che “fin dall’inizio il piano prevedeva questi strumenti, che noi abbiamo utilizzato in parte inferiore o comunque di poco superiore al 10%. L’unico piano assimilabile al nostro – ha sottolineato – è quello spagnolo che utilizza strumenti finanziari pari a 75 miliardi di euro, esattamente il 45% dell’intera dotazione. Sia noi che la Spagna abbiamo un mix tra fondi che non dobbiamo restituire, ma anche fondi che dobbiamo restituire: nel nostro caso sono 72 miliardi di grants e 122 miliardi di loans”.La revisione del Pnrr – ha assicurato Foti – “non intacca alcun piano che riguardi salute, cultura, istruzione e sport”. “Attualmente – ha spiegato il ministro – il ministero della Salute ha certificato spese per 6 miliardi e 155 milioni su una dotazione di 15,6 miliardi di euro che è la dotazione originaria, anzi a dire il vero questo governo l’ha implementata di 500 milioni sul foil e tramite il foil per far fronte all’aumento dei prezzi. Le misure di totalità di titolarità del ministero della Salute sono state rendicontate e sono pari al 70% dell’obiettivo”. LEGGI TUTTO

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    Oro e Bitcoin volano dopo inizio Shutdown: cosa aspettarsi

    (Teleborsa) – Lo Shutdown sta avendo riflessi evidenti sui mercati finanziari, colpendo negativamente il biglietto verde, che fa le spese dell’incertezza provocata dalla serrata degli uffici pubblici, ed innescando un’ondata di acquistisui cosiddetti beni rifugio, in primis l’Oro che è tradizionalmente la via di fuga preferita dagli investitori in fasi di incertezza, e poi anche il Bitcoin, diventato nell’ultimo anno o due un altro asset “alterativo” al mercato azionario e obbligazionario in periodi di incertezza e crisi. Fermi invece i rendimenti dei Treasury, in attesa di capire quanto durerà la serrata degli uffici federali, mentre il dollaro perde terreno sulle principali valute. Il dollar index cede lo 0,2% a 97,27 punti, mentre l’euro è lievitato sino a 1,172 dollari su un massimo di 1,178 USD.L’oro brilla più che mai Il prezzo spot dell’oro ha raggiunto nuovi record questa mattina, raggiungendo un valore di 3.893 dollari l’oncia, nuovo massimo storico per il metallo prezioso. Il Future per consegna dicembre quotato al Comex ha oltrepassato i 3.918 dollari. E mentre gli analisti di Bnp Paribas e Morningstar già guardano con più interesse al traguardo dei 4.000 dollari, che sino al qualche mese fa sembrava un’utopia, il mercato sconta l’impatto dello shutdown USA e soprattutto la sua estensione temporale, che avrà effetti economici importanti sull’economia USA. La serrata degli uffici pubblici condizionerà anche i dati statistici in agenda per i prossimi giorni, inclusi quelli del mercato del lavoro, lasciando la Federal Reserve al buio sul da farsi.Tutto questo si aggiunge ad una serie di altri fattori, quali i conflitti in Medioriente e in Ucraina, la crisi in Francia e gli effetti distorsivi della politica dei dazi annunciata da Donald Trump.Corre anche il Bitcoin Il Bitcoin, parallelamente, è schizzato al rialzo, confermandosi un asset alternativo rispetto ad impieghi più rischiosi come il mercato azionario, dopo che il legislatore statunitense non è riuscito a raggiungere un accordo sulla legge di bilancio.Bitcoin è salito del 2,7% a 116.494 dollari, poco sotto i 123mila dollari raggiunti a metà agosto, che rappresenta per il momento, il massimo storico per la criptovaluta. Quest’anno il Bitcoin è cresciuto di circa il 25%, sostenuto dagli acquisti degli istituzionali a Wall Street, che stanno iniziando a considerare questo asset un’allocazione di portafoglio affidabile in periodi come quello attuale.Rendimenti Treasury fermi Nel frattempo, i rendimenti dei Treasury risultano pressoché invariati, mentre gli investitori monitorano le conseguenze della chiusura delle attività governative. Il rendimento dei titoli decennali è rimasto sostanzialmente fermo al 4,14%, mentre quello a 2 anni ha perso appena 1 punto base, attestandosi al 3,594% ed il rendimento dei titoli a 30 anni, cui sono legati i mutui, è salito di poco più di un punto base, attestandosi al 4,7447%. Un andamento che testimonia l’incertezza del mercato, in attesa di capire quanto durerà la serrata e come potrebbe muoversi la Fed nel prossimo futuro. LEGGI TUTTO

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    Avio, previsioni più bullish per il piano a 10 anni con focus sulla crescita in USA

    (Teleborsa) – Avio, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nella realizzazione e nello sviluppo di lanciatori spaziali e sistemi di propulsione, ha rilasciato indicazioni di crescita superiori a quanto indicato in precedenza e alle stime degli analisti, nell’ambito di una serie di incontri con la comunità finanziaria per l’aumento di capitale da 400 milioni di euro annunciato a settembre. La nuova presentazione della società menziona un obiettivo di CAGR dei ricavi 2025-2035 superiore al 10%, rispetto al precedente di circa il 10%, con il fatturato che dovrebbe superare 1 miliardo di euro entro il 2030 e 1,2 miliardi di euro nel 2035. Le proiezioni di ricavi a medio termine (inteso tra il 2029 e il 2031, dopo l’avvio dello stabilimento in USA) presuppongono la produzione di 35 booster per Ariane 6 dai 14 del 2025, il lancio di 6 razzi Vega C dai 3 del 2025 e un aumento di 7x della produzione di motori per la difesa (includendo l’espansione negli USA).Inoltre, l’obiettivo di CAGR dell’EBITDA 2025-2035 è nella fascia “High-Teens”, rispetto alla precedente indicazione di oltre il 15%. Viene però precisato che la crescita dell’EBITDA è prevista per oltre l’80% dopo il 2028 (ovvero quando lo stabilimento statunitense sarà operativo) e nel prossimo biennio sarà probabilmente stabile o in limitata crescita per i costi dell’avvio dell’attività in USA.I capex necessari per sviluppare il business della defence propulsion saranno di circa 500-650 milioni di euro, da realizzare nei prossimi 6 anni e con un picco nel 2027 (per costruire il nuovo stabilimento negli Stati Uniti e aumentare la capacità in Europa).La società di Colleferro menziona anche ulteriori opportunità di upside oltre al piano, come maggiore capacity/capability dell’impianto statunitense, maggiore integrazione verticale e un ulteriore aumento della capacità europea, sottolineando inoltre che l’impianto statunitense seguirà un approccio modulare per consentire una scalabilità a lungo termine.Il 12 settembre Avio ha annunciato un aumento di capitale in opzione fino a 400 milioni di euro per finanziare il nuovo piano industriale e rafforzare la capacità produttiva nei settori spazio e difesa. L’operazione, interamente garantita da un accordo di pre-underwriting con Jefferies e Morgan Stanley, sarà sottoposta all’approvazione dell’assemblea straordinaria convocata per il 23 ottobre, con la ricapitalizzazione che dovrebbe essere completata entro l’anno.Il titolo, oggi in flessione, si mantiene comunque vicino ai massimi storici (toccati ieri a 55,50 euro per azione), con una crescita del 275% da inizio anno e del 324% su 12 mesi. La valutazione di Borsa è in questo momento sconnessa dai fondamentali, con un rapporto prezzo/utili vicino a 240, tuttavia alcuni analisti la giustificano con i profili di crescita e lo scenario esterno. “Il contesto geopolitico mantiene alto l’interesse sui titoli con esposizione al settore difesa – sostiene Equita – I pochi comparable quotati sul mercato USA (sebbene con evidenti differenze rispetto ad Avio) trattano a multipli in grado di giustificare i prezzi attuali adottando una semplice multiple comparison, slegata da una pura analisi fondamentale”. LEGGI TUTTO

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    UE, BofA vede prezzo delle quote di emissione a 100 euro/t entro fine decennio

    (Teleborsa) – Le quote di emissione di CO2, denominate EUA (EU Allowances), hanno raggiunto il picco di 98 €/t nell’agosto 2022, con l’impennata dei prezzi del gas TTF dopo l’attacco a Nordstream. Hanno poi toccato il fondo all’inizio del 2024 a circa 50 €/t a causa del clima invernale e ad aprile 2025 si trovavano a 60 €/t a causa delle tensioni commerciali. Lo si legge in un’analisi di Bank of America (BofA) sul tema, dove viene evidenziato che – con l’aumento dell’offerta di GNL nei prossimi 18 mesi – i prezzi del gas europeo potrebbero continuare a scendere, ponendo rischi al ribasso per le EUA, che attualmente vengono scambiate a circa 76 €/t. La proposta di collegare le quote scontate del Regno Unito al carbonio europeo più costoso potrebbe avere un impatto negativo sui prezzi anche per le EUA. Tuttavia, la crescente domanda di permessi potrebbe sostenere le EUA per tre motivi: (1) dopo diversi anni di prezzi elevati, il recente calo dei prezzi del gas e del carbone potrebbe incoraggiare un maggiore utilizzo di combustibili termici; (2) la distruzione della domanda di energia elettrica europea nel 2022-24, unita a un aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, ha lasciato al settore elettrico europeo un’ampia capacità inutilizzata per far fronte alla rapida crescita della domanda di energia per l’intelligenza artificiale e i data center; (3) la prevista ampia espansione fiscale in Europa, focalizzata sulla difesa, dovrebbe stimolare l’attività industriale e quindi la domanda di energia.Sebbene i prezzi siano sostenuti, la volatilità dei prezzi delle quote di emissione europee potrebbe aumentare da qui in poi, secondo BofA. A partire da gennaio 2026, alcuni importatori dovranno acquistare certificati che tengano conto dell’impronta di carbonio dei prodotti che importano in Europa. Diversi settori ad alta intensità energetica, tra cui acciaio, alluminio, fertilizzanti, energia o cemento, saranno interessati. L’idea alla base del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) è quella di livellare il campo di gioco tra le aziende che producono beni in Europa e quelle che li importano. Un lento aumento del CBAM nel 2026 accelererà due anni dopo e dovrebbe consentire la completa eliminazione delle quote gratuite entro il 2035. Come esternalità, il CBAM sta incoraggiando lo sviluppo di un importante mercato delle quote in Cina. Tuttavia, Stati Uniti e Cina hanno visioni climatiche molto diverse e l’UE sta affrontando una guerra ai suoi confini, il che suggerisce che la polarizzazione politica potrebbe innescare gravi periodi di incertezza sulle politiche del carbonio nei prossimi 18 mesi.”Fin dal loro inizio nel 2005, i mercati del carbonio conformi sono stati come una scatola di cioccolatini: sempre pieni di sorprese – si legge nella ricerca – Cosa succederà ora? Con i tassi di interesse dell’UE che preparano il terreno per una curva relativamente ripida rispetto a quanto visto negli anni 2010, i mercati del carbonio indicano già un prezzo delle quote prossimo ai 90 €/t entro il 2030. Nonostante alcuni venti contrari a breve termine, intravediamo generalmente rischi al rialzo per i prezzi, sulla base della domanda incrementale di quote di carbonio da parte dell’industria, dei data center e del calo dei prezzi globali del gas naturale”. Pertanto, BofA ritiene che i prezzi EUA probabilmente si attesteranno a 100 €/t o superiori entro la fine del decennio. I deficit strutturali di carbonio e le temperature record fino al 2030 dovrebbero consolidare i prezzi, e in ultima analisi le politiche, su basi solide. Qualsiasi potenziale ritardo nell’attuazione della graduale eliminazione delle quote o del CBAM rappresenta un rischio al ribasso a breve termine. Tuttavia, qualsiasi ritardo a breve termine potrebbe spingere più in alto l’obiettivo di prezzo per il 2030. “Mentre il pianeta continua a riscaldarsi e il costo dell’abbattimento diminuisce, i venti politici torneranno alla fine a sostenere un aumento dei prezzi del carbonio”, viene sottolineato. LEGGI TUTTO

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    ING Monthly Investment Outlook Ottobre 2025: “Il taglio dei tassi della Fed dà nuovo slancio alle azioni”

    (Teleborsa) – “Con il tanto atteso taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana, la prospettiva di una fase di interessi più bassi si è trasformata in un potente motore per il rally delle Borse globali. Le preoccupazioni legate ai dazi sulle importazioni negli Stati Uniti sono state rapidamente messe da parte. E anche se il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento e l’inflazione resta elevata, i timori di una recessione restano limitati. Wall Street continua infatti a toccare nuovi massimi storici, spinta da utili solidi e prospettive incoraggianti, soprattutto dal settore tecnologico. È vero: la crescita degli utili e le aspettative su di essa sostengono la corsa, ma al tempo stesso le valutazioni azionarie sono salite sensibilmente. Questo rende il contesto più esigente e lascia poco margine a eventuali delusioni. Per questo la nostra posizione neutrale sull’azionario è stata portata a una leggera sovraesposizione”. È quanto afferma Bob Homan, chief investment officer di ING nel Monthly Investment Outlook di Ottobre 2025.Sentiment ancora equilibrato”Nonostante il rally, il sentiment degli investitori resta moderato. L’indice “Fear & Greed” – rileva Homan – è a 58, poco sopra la neutralità. Non ci sono segnali di euforia, e questo lascia margini a ulteriori rialzi. Una flessione di breve periodo resta possibile – e forse salutare – dato che molti indici sono su livelli già molto alti. Ma la storia dimostra che uscire ai massimi raramente paga: chi avesse venduto al primo record dell’anno avrebbe perso gran parte della ripresa. Restare investiti resta la strategia migliore”.Sovrappeso sull’azionario”Nel complesso, – si legge nell’analisi – in un’asset allocation tattica, consideriamo adeguata una leggera sovraesposizione azionaria. Non vediamo motivi per prendere profitto e tornare a un posizionamento neutrale. All’interno dell’azionario, restiamo orientati verso le società che beneficiano del boom dell’AI e mostrano solidi utili, in particolare nei settori IT, Servizi di Comunicazione e Finanziari, e nei Mercati Emergenti. Restiamo positivi anche sul real estate quotato e sulle small cap, anch’essi sostenuti dai tagli Fed”.Preferenza netta per le obbligazioni societarie”Nell’obbligazionario, restiamo neutrali come peso complessivo, ma – prosegue Homan – continuiamo a privilegiare le corporate bond rispetto ai titoli di Stato. Con flussi di cassa più prevedibili e minore esposizione ai rischi politici, le obbligazioni societarie stanno diventando un rifugio per gli investitori, come dimostrano i forti afflussi sul segmento investment grade. La qualità del credito è migliorata, sostenuta da utili solidi, e gli spread restano ancora interessanti”.Curve dei rendimenti più inclinate “Nei titoli governativi, le scadenze molto lunghe restano sotto pressione per i timori sulla sostenibilità dei conti pubblici. I rendimenti decennali – evidenzia il rapporto – sono calati leggermente, trainati dalle attese di rallentamento economico, mentre quelli a due anni beneficiano dei tagli (effettivi e attesi) delle banche centrali. Questo irripidimento della curva dei rendimenti favorisce i margini d’interesse delle banche e la loro redditività”.Sintesi del posizionamento obbligazionarioSovrappeso su corporate bond investment grade; sottopeso sui titoli di Stato; posizione neutrale su high yield e debito emergente.L’AI traina i mercati, Cina in ascesa, Europa in ritardo”Uno dei fattori chiave del rally azionario è la crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale (AI). Le ultime notizie confermano che non si tratta di una moda passeggera. Oracle, ad esempio, – rileva Homan – ha registrato un aumento straordinario del portafoglio ordini e prevede che i ricavi legati all’infrastruttura AI cresceranno di 14 volte entro il 2030. La notizia ha spinto il titolo del 36%. Anche Nvidia ha annunciato un piano di investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI, sviluppatore di ChatGPT, che utilizzerà i chip AI di Nvidia per alimentare almeno dieci nuovi data center”.”Gli investimenti miliardari nell’infrastruttura AI non accennano a fermarsi. Che possano o meno essere recuperati in futuro è incerto, ma per le big tech – prosegue l’analista – il rischio di restare indietro è troppo alto. I titoli legati all’AI, in particolare i produttori di chip, continuano a correre. Nvidia ha raggiunto questa settimana una capitalizzazione di mercato di 4.380 miliardi di dollari – quasi quanto il PIL della Germania. I rialzi tecnologici hanno spinto gli indici azionari statunitensi a nuovi massimi storici. Dall’altra parte del mondo, nonostante le restrizioni alle esportazioni imposte dagli USA, i giganti tecnologici cinesi come Alibaba e Baidu stanno investendo pesantemente in AI e sviluppando chip proprietari. Gli investitori – conclude lo studio – premiano queste mosse: il titolo Alibaba è salito di oltre il 110% da inizio anno. A beneficiarne è anche il mercato cinese: l’indice MSCI China è cresciuto del 33% in yuan e del 19% in euro nel 2025. L’Europa, invece, paga la mancanza di grandi player tecnologici quotati e resta indietro rispetto al trend”. LEGGI TUTTO

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    Brunello Cucinelli, Pertento Partners riduce leggermente lo short

    (Teleborsa) – Nuovi movimenti nelle posizioni nette corte (PNC) rilevanti su Brunello Cucinelli, casa di moda quotata su Euronext Milan.Secondo l’aggiornamento CONSOB, risultano sopra la soglia dello 0,5% del capitale JP Morgan Asset Management UK Limited (con lo 0,78%), AQR Capital Management (0,81%), Kintbury Capital (0,71%), Pertento Partners (0,67%) e Helikon Long Short Equity Fund Master ICAV (0,61%).Per Pertento Partners si tratta di un leggero decremento dall’ultimo aggiornamento (0,67% da 0,72%). L’operazione è datata 29 settembre.La percentuale fornita dalla CONSOB è il rapporto percentuale fra il numero di azioni che compongono la PNC e il capitale sociale dell’emittente. Bisogna ricordare che sono oggetto di pubblicazione da parte di CONSOB le posizioni nette corte che: sono di entità pari o superiore allo 0,5% del capitale sociale della società quotata considerata; oppure hanno raggiunto la soglia dello 0,5% e sono state quindi pubblicate, ma successivamente sono diminuite al di sotto della soglia dello 0,5% (queste PNC sono pubblicate un’ultima volta con l’indicazione dell’ultimo valore disponibile sotto lo 0,5%).(Foto: © TEA / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Lottomatica, JPMorgan riduce partecipazione al 2,87%

    (Teleborsa) – JP Morgan Chase & Co ha una partecipazione pari al 2,866% in Lottomatica, gruppo quotato su Euronext Milan e il maggiore operatore del mercato italiano dei giochi. È quanto emerge dalle comunicazioni della CONSOB relative alle partecipazioni rilevanti, dove viene segnalato che l’operazione risale al 25 settembre 2025. In precedenza, al 23 settembre 2025, la quota era del 3,231%. LEGGI TUTTO

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    Var Energi acquista la quota di TotalEnergies nel giacimento norvegese Ekofisk PPF

    (Teleborsa) – Var Energi, società energetica quotata a Oslo e controllata da Eni, ha acquisito la quota di partecipazione di TotalEnergies nel giacimento petrolifero norvegese Ekofisk PPF nella licenza PL018F. Il progetto Ekofisk PPF si trova nella Greater Ekofisk Area della Norwegian Continental Shelf (NCS). Il progetto estenderà la vita produttiva dell’area di Ekofisk. La riqualificazione consentirà una migliore esposizione del giacimento e tassi di produzione, con conseguente aumento significativo delle risorse recuperabili, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie di completamento e di pozzi orizzontali.L’operazione aumenterà la quota di partecipazione di Var Energi nel progetto PPF nella licenza PL018F dal 12,388% al 52,284%, rafforzando la sua posizione nella Greater Ekofisk Area. L’operazione aggiungerà riserve nette certe e probabili stimate di 38 milioni di barili di petrolio equivalente (mmboe), con bassi costi operativi per barile e potenziale di ulteriore crescita. La decisione finale di investimento dovrebbe essere presa nel quarto trimestre di quest’anno, con l’avvio della produzione del progetto previsto per la fine del 2028.”Il progetto Ekofisk PPF è uno sviluppo strategico che supporta le nostre ambizioni di mantenere un livello di produzione compreso tra 350 e 400.000 barili di petrolio equivalente (kboepd) entro il 2030 e oltre – ha detto il CEO Nick Walker – L’operazione supporta anche la nostra strategia di hub, aumentando la nostra presenza in un’area in cui siamo già presenti e aggiungendo riserve a basso costo con un significativo potenziale di crescita”.A seguito dell’operazione, i titolari della licenza PL018F sono ConocoPhillips (35,112%, operatore), con Var Energi ASA (52,284%), DNO (7,604%) e Petoro (5%) come partner. LEGGI TUTTO