21 Novembre 2025

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    Almawave, Almaviva sale al 79,38% dopo acquisti sul mercato

    (Teleborsa) – Almaviva ha acquistato, in data odierna, 12.500 azioni ordinarie di Almawave, rappresentative dello 0,04% del relativo capitale sociale. La comunicazione è arrivata in quanto la controllante ha deciso di promuovere un’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria sulla società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel campo dell’Intelligenza Artificiale (AI), dell’analisi del linguaggio naturale e dei servizi Big Data, finalizzata al delisting da Piazza Affari.Le operazioni sono state effettuate tramite Banca Akros – Gruppo Banco BPM. A seguito delle operazioni di acquisto, Almaviva risulta complessivamente titolare di 23.800.761 azioni ordinarie di Almawave, rappresentative del 79,38% del capitale.Le operazioni di acquisto sono state effettuate ad un prezzo unitario non superiore a 4,30 euro per azione, ovvero il corrispettivo offerto per ciascuna azione ordinaria Almawave nel contesto dell’OPA. LEGGI TUTTO

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    Cop 30, Pichetto: situazione difficile, ma lavoriamo per risultato

    (Teleborsa) – “La situazione è molto difficile. La Presidenza brasiliana sta lavorando senza sosta con lo spirito del ‘Mutirao’ come elemento di unione e sforzo collettivo che contraddistingue questa Conferenza”. Lo ha detto il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a margine della Plenaria Mutirao in corso a Belem.”Secondo noi questo spirito deve essere riflesso all’interno del pacchetto di decisioni che dovrà essere approvato qui a Belem da tutti e per questo stiamo lavorando costruttivamente anche all’intero del coordinamento europeo. È importante che vi sia un segnale politico che emerga da questa Cop per mantenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi alla nostra portata”, ha aggiunto il ministro. Per Pichetto “il paragrafo 28 della decisione del Global Stocktake concordata a Dubai rimane un punto di riferimento per il nostro lavoro. Da parte nostra, crediamo sia importante lavorare per creare un risultato capace di sostenere concretamente la transizione energetica, portando avanti tutti gli elementi del paragrafo 28 della decisione del Global Stocktake, che per noi va considerato come un pacchetto che include il progressivo abbandono delle fonti fossili ma anche l’uso di carburanti sostenibili”. “Siamo pronti a lavorare per ottenere un risultato positivo qui a Belem; un vero segnale politico del fatto che intendiamo andare avanti lungo la strada tracciata a Dubai”, ha evidenziato Pichetto.Per quanto riguarda la finanza per l’adattamento, “condividiamo che è un tema centrale e siamo pronti a fare la nostra parte nel contesto delle decisioni che abbiamo adottato lo scorso anno”. “L’Italia – ha concluso Pichetto – è arrivata a Bele’m con un contributo rafforzato alla finanza per il clima grazie alla mobilitazione congiunta di risorse pubbliche e private. È fondamentale che il supporto per l’adattamento sia posto in relazione alle condizioni abilitanti necessarie per far fluire le risorse finanziarie pubbliche e private nei paesi in via di sviluppo”. “È proprio per questo motivo che abbiamo lavorato insieme ai Brasiliani per lanciare l’Allenza per l’implementazione dei Piani di adattamento nazionali”. LEGGI TUTTO

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    A2A avvia piano buyback fino a 5 milioni

    (Teleborsa) – A2A ha avviato un programma di acquisto di azioni ordinarie proprie in seguito alla delibera dell’assemblea ordinaria dei soci tenutasi lo scorso 29 aprile 2025.Il programma, spiega una nota, approvato dal consiglio di amministrazione persegue le finalità di “dotare la società della provvista azionaria necessaria a dare attuazione al piano di azionariato diffuso 2025-2027 denominato ‘A2A Life Sharing’ e di gestione corrente (ivi incluso l’investimento e la gestione della liquidità) e progetti industriali coerenti con le linee strategiche che la società intende perseguire in relazione ai quali si concretizzi l’opportunità di scambi azionari”.Il numero massimo di azioni proprie complessivamente detenibili e’ fissato in 313.290.527, pari alla decima parte delle azioni che formano il capitale sociale. Nella nota si precisa che attualmente A2A detiene 2.004.291 azioni proprie, pari allo 0,064%, del capitale sociale della società.L’importo massimo di azioni acquistabili in esecuzione del programma e’ stato fissato per un controvalore pari a euro 5 milioni. L’autorizzazione all’acquisto e alla disposizione di azioni proprie non potra’ essere superiore a diciotto mesi a far data dalla delibera assembleare. LEGGI TUTTO

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    Amazon licenzia migliaia di ingegneri

    (Teleborsa) – Gli oltre 14.000 licenziamenti annunciati da Amazon il mese scorso hanno interessato quasi tutti i settori dell’azienda, dal cloud computing ai dispositivi, dalla pubblicità al retail fino ai negozi di alimentari, ma il peso maggiore è ricaduto sugli ingegneri.Secondo i documenti depositati in New York, California, New Jersey e Washington, circa il 40% dei 4.700 tagli in questi stati ha riguardato ruoli ingegneristici. L’azienda ha spiegato che la riallocazione delle risorse è finalizzata a investire maggiormente nell’intelligenza artificiale, tecnologia destinata a rimodellare la forza lavoro interna.Il CEO Andy Jassy aveva già anticipato a giugno che l’organico aziendale sarebbe stato ridotto nei prossimi anni, parallelamente ai guadagni di efficienza derivanti dall’adozione dell’AI. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, importante per banche integrare rischi idrogeologici nella valutazione del credito

    (Teleborsa) – Le inondazioni che hanno colpito Italia e Spagna tra il 2023 e il 2024 hanno mostrato come l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi metereologici estremi renda “sempre più importante l’integrazione di misure prospettiche del rischio fisico nei modelli di valutazione del credito e nei processi di allocazione del capitale adottati dalle banche”. Lo evidenzia la Banca d’Italia in un riquadro del Rapporto di Stabilità Finanziaria semestrale pubblicato oggi.Secondo Bankitalia, eventi idrogeologici di forte intensità possono infatti “incidere, anche in misura significativa, sui ricavi e sulla probabilità di fallimento delle imprese affidate”. Anche le informazioni sulle sedi operative delle imprese sono utili per la valutazione a livello locale dell’esposizione delle banche ai rischi fisici cui la loro clientela è soggetta.L’integrazione dei rischi idrogeologici nel sistema adottato dalla Banca d’Italia per la valutazione del rischio di credito dei prestiti conferiti a garanzia delle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, combinando informazioni su sedi operative, dati occupazionali e geolocalizzazione, consente di stimare l’aumento della probabilità di insolvenza (PI) delle imprese italiane associato ad alluvioni o frane. Per l’insieme delle imprese considerate, la media aritmetica della PI (pari al 2,8%) sale di appena un punto base a seguito dell’inclusione dei rischi fisici. Tra le imprese localizzate in aree a rischio elevato 6 (il 6% del totale delle aziende), l’incremento della PI media risulta tuttavia più marcato, pari a 9 punti base, con differenze territoriali significative. Inoltre, in uno scenario che ipotizza un aumento della frequenza e dell’intensità di alluvioni e frane in linea con le proiezioni climatiche più avverse elaborate da ISPRA, la PI media delle imprese situate nelle aree a rischio elevato sale di 32 punti base.L’esistenza di una copertura assicurativa sottoscritta dalle imprese attenua i rischi di credito, ma in Italia la sua diffusione è contenuta e non sembra correlata all’effettiva esposizione ai rischi fisici. L’obbligo assicurativo contro danni da eventi calamitosi introdotto per le imprese italiane dalla legge di bilancio per il 2024 mira a rafforzare la salvaguardia del tessuto produttivo.”Anche quando tali coperture sono presenti, peraltro, le banche le considerano solo marginalmente nella valutazione del merito di credito delle imprese affidate, a causa della difficoltà di integrare le relative informazioni nei loro modelli interni (dovuta almeno in parte alla mancanza di uniformità delle polizze proposte) e della scarsità dei dati disponibili – si legge nel rapporto – Queste carenze evidenziano l’esigenza da parte degli intermediari di avviare una raccolta sistematica di tali informazioni”. LEGGI TUTTO

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    Stablecoin, rischi di frammentazione regolamentare amplificati da schemi multiemittente

    (Teleborsa) – Le stablecoins, all’interno dei mercati delle criptoattività, presentano “specifici profili di rischio per la stabilità finanziaria, legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante”. Lo evidenzia la Banca d’Italia in un riquadro del Rapporto di Stabilità Finanziaria semestrale pubblicato oggi.Di particolare rilievo c’è “la possibilità che venga meno la fiducia degli utenti nella capacità di questi strumenti di mantenere il proprio valore, con conseguente corsa ai rimborsi (redemption run) e liquidazione di consistenti volumi delle riserve sottostanti”. Queste dinamiche, secondo Banktalia, “possono generare fenomeni di contagio alimentati dalle interconnessioni sia all’interno dell’ecosistema delle criptoattività sia con il sistema finanziario”.Il valore di mercato delle criptoattività ha registrato un massimo di 4.200 miliardi di dollari all’inizio di ottobre, ma nelle ultime settimane si è registrata una marcata riduzione nel segmento unbacked. Il valore di mercato delle stablecoins è di circa 320 miliardi di dollari, con il comparto che continua a essere fortemente concentrato: alle maggiori due stablecoins (Tether e USDC), entrambe ancorate al dollaro, sono riconducibili quattro quinti della capitalizzazione complessiva.Secondo Banktalia, la frammentazione del contesto regolamentare rimane una “criticità rilevante”. Differenze di approccio emergono ad esempio nel confronto tra il regolamento europeo sui mercati delle criptoattività (Markets in Crypto-Assets Regulation, MiCAR) e il Genius Act promulgato negli Stati Uniti a luglio. Malgrado alcuni elementi di convergenza su aspetti di rilievo, come il riconoscimento del diritto di rimborso e l’imposizione di regole sulle attività detenibili come riserve a garanzia del valore dei tokens, ci sono divergenze significative su altri aspetti.Una prima marcata differenza riguarda l’ambito di applicazione. La disciplina statunitense è più circoscritta, in quanto si riferisce esclusivamente alle stablecoins “di pagamento” e si concentra sui soli emittenti. Il perimetro di riferimento di MiCAR è invece più ampio, sia perché ricomprende tutte le criptoattività non già disciplinate dalla legislazione finanziaria dell’Unione, sia perché si rivolge non solo agli emittenti, ma anche ai prestatori di servizi in criptoattività (crypto-asset service providers, CASP), come ad esempio i servizi di custodia e di scambio. Nel Genius Act, inoltre, non vengono specificati i requisiti di capitale e di liquidità degli emittenti, la cui definizione è demandata ai singoli supervisori, federali o statali.Per attenuare il rischio che le stablecoins possano affermarsi a livello sistemico come strumenti di riserva di valore, MiCAR prevede anche, sia per gli emittenti sia per i CASP, il divieto di corrispondere interessi; il Genius Act riferisce invece tale divieto esclusivamente agli emittenti, rendendo la proibizione aggirabile. Un’altra importante differenza riguarda le commissioni sulle operazioni di rimborso delle stablecoins da parte degli emittenti. Le commissioni sono infatti vietate da MiCAR ma consentite dal Genius Act; ciò rende le norme europee più tutelanti per i detentori di stablecoins. Ci sono infine differenze anche in relazione alla gestione delle crisi: MiCAR richiede agli emittenti di predisporre appositi piani di risanamento e rimborso, mentre il Genius Act si limita ad assegnare priorità di rimborso ai detentori di stablecoins rispetto agli altri creditori, nell’ambito delle procedure di insolvenza.Accanto alla frammentazione regolamentare, Bankitalia pone l’accento sugli schemi multiemittente, nei quali stablecoins tra loro fungibili sono emesse da più entità che possono avere sede legale in giurisdizioni diverse e che utilizzano la stessa denominazione commerciale. A causa delle loro peculiari caratteristiche, “questi schemi amplificano i rischi connessi con le asimmetrie normative, determinando potenziali ripercussioni sulla stabilità finanziaria”, viene sottolineato. In caso di compresenza di emittenti europei ed extra UE (ad esempio, statunitensi), il maggiore livello di tutela dei detentori accordato da MiCAR potrebbe incentivare gli utenti non residenti nell’Unione a richiedere il rimborso dei propri tokens agli emittenti europei. Inoltre, dal momento che anche gli utenti europei possono detenere i tokens emessi dagli emittenti extra UE, il volume dei tokens complessivamente in circolazione nell’Unione potrebbe essere significativamente maggiore rispetto a quello dei soli tokens emessi dagli emittenti europei. In entrambi i casi le riserve disponibili nella UE potrebbero non risultare sufficienti a soddisfare tutte le richieste di rimborso, rendendo necessario il trasferimento delle attività dagli emittenti extra UE. “Questi meccanismi transfrontalieri di ribilanciamento, previsti in base ad accordi contrattuali tra gli emittenti, possono a loro volta essere fonte di vulnerabilità poiché, soprattutto in situazioni di crisi, le autorità del paese terzo potrebbero limitare il trasferimento, esponendo gli emittenti europei a rischi di redemption run – viene aggiunto – Ulteriori complicazioni possono derivare dall’insufficienza dei dati sui trasferimenti di stablecoins e sulla distribuzione delle riserve tra giurisdizioni, insufficienza che può essere di ostacolo non solo per il monitoraggio dei rischi per la stabilità finanziaria, ma anche per le attività di sorveglianza sul sistema dei pagamenti”.(Foto: DrawKit Illustrations su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, andamento del credito ha risentito in misura limitata dei dazi statunitensi

    (Teleborsa) – L’andamento del credito ha finora risentito in misura limitata dell’innalzamento dei dazi statunitensi: dalla fine dello scorso anno la richiesta di finanziamenti da parte dei settori più esposti alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti è stata solo leggermente inferiore rispetto al resto dell’economia. È quanto emerge dal Rapporto di Stabilità Finanziaria semestrale pubblicato oggi dalla Banca d’Italia.Viene sottolineato che le imprese appartenenti a questi settori hanno domandato più credito a breve termine e meno finanziamenti con orizzonti temporali più lunghi, presumibilmente per il posticipo dei piani di investimento a fronte della forte incertezzaSecondo le stime di Bankitalia, coerenti con i dazi previsti dall’accordo commerciale di luglio concluso tra Stati Uniti e Unione europea, la quota del debito bancario attribuibile alle aziende più esposte rimarrebbe nel complesso contenuta: circa il 9% di quelle che esportano negli Stati Uniti subirebbe un calo del fatturato superiore al 5% e a queste sarebbe riconducibile meno del 2% dei prestiti bancari alle imprese.Le imprese più vulnerabili all’aumento dei dazi sono in genere di piccola dimensione e hanno un basso grado di diversificazione dei mercati di sbocco. Anche l’impatto delle tariffe sull’indotto delle aziende che esportano verso gli Stati Uniti si manterrebbe limitato, secondo il rapporto.Al di là dei dazi, Bankitalia spiega che le condizioni finanziarie delle imprese continuano a essere “mediamente buone, sostenute dalla redditività e da un indebitamento contenuto”.I debiti finanziari sono cresciuti dell’1,4% nel primo semestre, pur restando pressoché costanti in rapporto al PIL (al 59,1%, un valore molto inferiore a quello dei principali paesi europei). La leva finanziaria ha continuato a ridursi, scendendo al 30,7%; il calo è ascrivibile quasi interamente al rialzo dei corsi azionari.Il credito ha mostrato segnali di ripresa, con un incremento dello 0,7% a settembre su base annua, dopo una fase di contrazione iniziata nel 2023. L’espansione è stata trainata dalle grandi imprese, in particolare da quelle con bilanci più solidi; per le piccole aziende il calo si è attenuato (a -4,6%, da -6,8 di dicembre 2024), con una crescita degli impieghi tra quelle più sane. LEGGI TUTTO

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    BTP, continua a crescere la quota in mano agli investitori esteri. Sempre buona la liquidità

    (Teleborsa) – Nella prima metà del 2025 è proseguita la crescita (iniziata nel 2023) della quota di titoli di Stato italiani detenuta da investitori esteri; la quota si colloca tuttavia su livelli inferiori a quelli registrati nei principali paesi dell’area dell’euro. La percentuale detenuta dalle famiglie è rimasta sostanzialmente in linea con i livelli osservati nel 2024, così come quella delle banche; si sono invece ridotte quella delle assicurazioni e quelle detenute dalla Banca d’Italia e dall’Eurosistema nel loro insieme. Lo si legge nel Rapporto di Stabilità Finanziaria semestrale pubblicato oggi dalla Banca d’Italia.Sul mercato primario dei titoli di Stato l’attività di collocamento è proseguita in modo regolare, con quantitativi in aumento nel comparto a medio e a lungo termine; hanno contribuito due nuove emissioni collocate direttamente agli investitori al dettaglio (il BTP Italia a giugno e il BTP Valore in ottobre).Rispetto ad aprile, i rendimenti medi all’emissione dei BOT risultano in calo, analogamente a quelli degli altri titoli (per i quali si è tuttavia registrato un temporaneo incremento nel mese di settembre); il costo medio dei titoli in circolazione si è portato al 2,84%. Dal 2021 la vita media residua si è stabilizzata intorno a sette anni.Viene fatto notare che il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi ha continuato a contrarsi dalla scorsa primavera, per effetto della flessione dei rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e dell’aumento di quelli dei corrispondenti titoli tedeschi; lo spread è tornato così sui livelli osservati prima della crisi del debito sovrano. Anche sul mercato dei credit default swap (CDS) il premio per assicurarsi contro il rischio di insolvenza dell’emittente sovrano italiano è sceso ulteriormente, collocandosi sui valori minimi degli ultimi 16 anni.Le condizioni di liquidità sul mercato secondario dei titoli pubblici italiani sono rimaste distese, con volumi di negoziazione che hanno registrato nuovi massimi a giugno e si sono mantenuti elevati anche nei mesi estivi, nonostante il consueto calo stagionale. Il differenziale denaro-lettera dei BTP ha continuato a collocarsi su livelli contenuti e le quantità quotate dai market makers sono progressivamente aumentate.La volatilità infragiornaliera dei corsi obbligazionari governativi si è confermata moderata, riflettendo anche minori deterioramenti temporanei della liquidità del comparto rispetto a quelli verificatisi nel 2024 e nei primi mesi del 2025 in occasione della pubblicazione di dati macroeconomici rilevanti. Gli ordini di ammontare cospicuo hanno continuato a essere assorbiti senza produrre un impatto significativo sui prezzi. LEGGI TUTTO