(Teleborsa) – I drastici tagli alle esportazioni di gas naturale russo verso l’Europa nel corso del 2022 hanno ridotto la quota russa nell’approvvigionamento di gas dell’Europa nord-occidentale all’8%, dal precedente 26%, ma l’Europa non è riuscita a ridurre totalmente la sua dipendenza dal gas russo diversificando completamente verso altre fonti. Lo sostiene in una ricerca sul tema, facendo notare che i prezzi del gas e dell’elettricità da inizio anno rimangono rispettivamente del 123% e del 119% superiori alla media pre-crisi energetica.
Gli aumenti delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) non sono riusciti nemmeno lontanamente a compensare la perdita di gas russo, costringendo il mercato a bilanciarsi attraverso la distruzione della domanda, ma “questa situazione sta per cambiare“, dice Goldman Sachs.
“E non perché il gas russo proveniente dal gasdotto possa tornare a fluire verso l’Europa occidentale, cosa che riteniamo sia diventata meno probabile negli ultimi mesi, ma a causa di una maggiore offerta di GNL – ha sottolineato – Nello specifico, ci troviamo ora all’inizio di quella che prevediamo sarà la più grande ondata mai registrata di aumenti di capacità di esportazione globale di GNL“.
Goldman Sachs prevede un aumento della fornitura globale di GNL nel 2030 di oltre 200 mtpa, pari al 50% rispetto ai livelli del 2024. Questa ondata sarà trainata principalmente dagli Stati Uniti (50% del totale) e dal Qatar (27%), con l’83% della futura capacità di esportazione di GNL nel periodo che ha raggiunto una decisione finale di investimento per la costruzione. Viene stimato che il conseguente eccesso di offerta di gas porterà i prezzi del gas naturale europeo al di sotto della media storica di 19 EUR/MWh (6,25 dollari/mmBtu) a partire dal 2027 e probabilmente fino alla fine del decennio.
“Sebbene prezzi dell’energia così bassi contribuiranno a un rafforzamento dell’attività industriale europea, avvertiamo che è improbabile che la domanda industriale europea di gas naturale torni mai ai livelli pre-crisi, principalmente a causa delle chiusure di capacità industriali e dell’indebolimento delle esportazioni di beni verso la Cina – viene sottolineato – Questa brusca perdita di domanda potrebbe essere invertita in parte se l’Europa entrasse in un periodo di spesa sostenuta per la difesa e le infrastrutture, come sembra essere alle porte, ma questo resta da vedere”.