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Stablecoin, rischi di frammentazione regolamentare amplificati da schemi multiemittente

(Teleborsa) – Le stablecoins, all’interno dei mercati delle criptoattività, presentano “specifici profili di rischio per la stabilità finanziaria, legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante”. Lo evidenzia la Banca d’Italia in un riquadro del Rapporto di Stabilità Finanziaria semestrale pubblicato oggi.

Di particolare rilievo c’è “la possibilità che venga meno la fiducia degli utenti nella capacità di questi strumenti di mantenere il proprio valore, con conseguente corsa ai rimborsi (redemption run) e liquidazione di consistenti volumi delle riserve sottostanti”. Queste dinamiche, secondo Banktalia, “possono generare fenomeni di contagio alimentati dalle interconnessioni sia all’interno dell’ecosistema delle criptoattività sia con il sistema finanziario”.

Il valore di mercato delle criptoattività ha registrato un massimo di 4.200 miliardi di dollari all’inizio di ottobre, ma nelle ultime settimane si è registrata una marcata riduzione nel segmento unbacked. Il valore di mercato delle stablecoins è di circa 320 miliardi di dollari, con il comparto che continua a essere fortemente concentrato: alle maggiori due stablecoins (Tether e USDC), entrambe ancorate al dollaro, sono riconducibili quattro quinti della capitalizzazione complessiva.

Secondo Banktalia, la frammentazione del contesto regolamentare rimane una “criticità rilevante“. Differenze di approccio emergono ad esempio nel confronto tra il regolamento europeo sui mercati delle criptoattività (Markets in Crypto-Assets Regulation, MiCAR) e il Genius Act promulgato negli Stati Uniti a luglio. Malgrado alcuni elementi di convergenza su aspetti di rilievo, come il riconoscimento del diritto di rimborso e l’imposizione di regole sulle attività detenibili come riserve a garanzia del valore dei tokens, ci sono divergenze significative su altri aspetti.

Una prima marcata differenza riguarda l’ambito di applicazione. La disciplina statunitense è più circoscritta, in quanto si riferisce esclusivamente alle stablecoins “di pagamento” e si concentra sui soli emittenti. Il perimetro di riferimento di MiCAR è invece più ampio, sia perché ricomprende tutte le criptoattività non già disciplinate dalla legislazione finanziaria dell’Unione, sia perché si rivolge non solo agli emittenti, ma anche ai prestatori di servizi in criptoattività (crypto-asset service providers, CASP), come ad esempio i servizi di custodia e di scambio. Nel Genius Act, inoltre, non vengono specificati i requisiti di capitale e di liquidità degli emittenti, la cui definizione è demandata ai singoli supervisori, federali o statali.

Per attenuare il rischio che le stablecoins possano affermarsi a livello sistemico come strumenti di riserva di valore, MiCAR prevede anche, sia per gli emittenti sia per i CASP, il divieto di corrispondere interessi; il Genius Act riferisce invece tale divieto esclusivamente agli emittenti, rendendo la proibizione aggirabile. Un’altra importante differenza riguarda le commissioni sulle operazioni di rimborso delle stablecoins da parte degli emittenti. Le commissioni sono infatti vietate da MiCAR ma consentite dal Genius Act; ciò rende le norme europee più tutelanti per i detentori di stablecoins. Ci sono infine differenze anche in relazione alla gestione delle crisi: MiCAR richiede agli emittenti di predisporre appositi piani di risanamento e rimborso, mentre il Genius Act si limita ad assegnare priorità di rimborso ai detentori di stablecoins rispetto agli altri creditori, nell’ambito delle procedure di insolvenza.

Accanto alla frammentazione regolamentare, Bankitalia pone l’accento sugli schemi multiemittente, nei quali stablecoins tra loro fungibili sono emesse da più entità che possono avere sede legale in giurisdizioni diverse e che utilizzano la stessa denominazione commerciale. A causa delle loro peculiari caratteristiche, “questi schemi amplificano i rischi connessi con le asimmetrie normative, determinando potenziali ripercussioni sulla stabilità finanziaria”, viene sottolineato. In caso di compresenza di emittenti europei ed extra UE (ad esempio, statunitensi), il maggiore livello di tutela dei detentori accordato da MiCAR potrebbe incentivare gli utenti non residenti nell’Unione a richiedere il rimborso dei propri tokens agli emittenti europei. Inoltre, dal momento che anche gli utenti europei possono detenere i tokens emessi dagli emittenti extra UE, il volume dei tokens complessivamente in circolazione nell’Unione potrebbe essere significativamente maggiore rispetto a quello dei soli tokens emessi dagli emittenti europei. In entrambi i casi le riserve disponibili nella UE potrebbero non risultare sufficienti a soddisfare tutte le richieste di rimborso, rendendo necessario il trasferimento delle attività dagli emittenti extra UE.

“Questi meccanismi transfrontalieri di ribilanciamento, previsti in base ad accordi contrattuali tra gli emittenti, possono a loro volta essere fonte di vulnerabilità poiché, soprattutto in situazioni di crisi, le autorità del paese terzo potrebbero limitare il trasferimento, esponendo gli emittenti europei a rischi di redemption run – viene aggiunto – Ulteriori complicazioni possono derivare dall’insufficienza dei dati sui trasferimenti di stablecoins e sulla distribuzione delle riserve tra giurisdizioni, insufficienza che può essere di ostacolo non solo per il monitoraggio dei rischi per la stabilità finanziaria, ma anche per le attività di sorveglianza sul sistema dei pagamenti”.

(Foto: DrawKit Illustrations su Unsplash)


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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