(Teleborsa) – La fiscalità italiana nel mirino della Commissione europea. Bruxelles ha deciso di avviare due procedure di infrazione, inviando lettere di costituzione in mora all’Italia, per mancati adempimenti del nostro Paese sul trattamento fiscale, considerato discriminatorio, nei confronti di contribuenti (lavoratori autonomi e pensionati) con cittadinanza europea non residenti nel territorio italiano.
La prima messa in mora riguarda il mancato allineamento del regime fiscale forfettario italiano per le persone fisiche che esercitano un’attività imprenditoriale, artistica o professionale alla libertà di stabilimento (articolo 49 TFUE e articolo 31 dell’accordo SEE). “Sebbene tale regime fiscale sia applicabile ai contribuenti residenti che soddisfano condizioni prestabilite, i contribuenti residenti in altri Stati membri dell’Ue/del SEE – spiega la Commissione in una nota – sono esclusi dal relativo ambito di applicazione, salvo che almeno il 75% del loro reddito totale provenga dall’Italia. Di conseguenza, sono generalmente soggetti al regime dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), che comporta obblighi di conformità più onerosi e aliquote fiscali più elevate”.
Con la seconda procedura d’infrazione la Commissione invita l’Italia ad allineare al diritto dell’Ue la propria legislazione in materia di agevolazioni fiscali per i pensionati non residenti per quanto riguarda l’imposta municipale unica (Imu) e la tassa sui rifiuti (Tari). Al nostro Paese viene contestato il mancato allineamento della sua legislazione sui vantaggi fiscali Imu/Tari per i pensionati non residenti alla libera circolazione delle persone (articolo 21 TFUE e articolo 28 SEE), alla libera circolazione dei lavoratori (articolo 45 TFUE e articolo 28 SEE) e alla libertà di stabilimento (articolo 49 TFUE e articolo 31 SEE). “La legislazione italiana – evidenzia la Commissione Ue – prevede che i pensionati non residenti possano beneficiare dei vantaggi fiscali Imu/Tari solo a condizione che: risiedano nel paese estero che versa la pensione e abbiano contribuito sia al sistema previdenziale italiano che a un sistema di sicurezza sociale straniero con cui vige un accordo internazionale con l’Italia, che riguarda anche i pensionati non residenti che hanno contribuito ai sistemi di sicurezza sociale di organizzazioni internazionali. È quindi meno interessante per tali pensionati non residenti acquistare e/o mantenere beni immobili in Italia per il solo fatto di esercitare il loro diritto di trasferirsi in un altro Stato membro dell’Ue/SEE o di aver lavorato per un’organizzazione internazionale nel corso della loro carriera professionale”.
L’Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, quest’ultima potrà decidere di emettere un parere motivato.