More stories

  • in

    Visti H-1B e le nuove regole di Trump: panico tra le società finanziarie

    (Teleborsa) – La revisione del sistema H-1B da parte dell’amministrazione Trump potrebbe avere un impatto enorme sul settore finanziario, che rischia di affrontare difficoltà nelle assunzioni a seguito dell’imposizione della nuova tassa da 100.000 dollari.Le società finanziarie sono tra i principali utilizzatori dei visti H-1B, utilizzati per motivi di lavoro e assegnati tramite una lotteria annuale, sebbene il loro utilizzo sia nettamente inferiore rispetto alle aziende tecnologiche. Nel 2025, secondo dati governativi, le prime dieci società finanziarie statunitensi hanno ottenuto circa 12.000 visti H-1B, con JPMorgan in testa con ben 2.440 concessioni.Le banche rischiano un impatto maggiore rispetto alle aziende tecnologiche. “Le banche potrebbero incontrare l’ostacolo più grande da superare con i nuovi visti H-1B, poiché molte aziende tecnologiche registrano una redditività record, che le rende più protette da questo costo una tantum”, ha affermato David Wagner, responsabile azionario di Aptus Capital Advisors, che detiene partecipazioni in importanti banche statunitensi.La proposta di Trump di riformare il visto H-1B mira a favorire lavoratori più qualificati e meglio pagati e, limitarlo aprirebbe più posti di lavoro ai lavoratori tech statunitensi. Il programma era nato, invece, per attrarre professionisti stranieri altamente qualificati, ed ora è diventato centrale per le big tech americane. Ad oggi circa il 65% dei lavoratori informatici nel paese è composto da persone straniere dotate proprio di questo visto.Di fronte al caos che l’annuncio ha generato, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha chiarito e rettificato in parte la versione iniziale: la tassa non sarà annuale, ma una tantum e si applicherà solo alla richiesta iniziale. LEGGI TUTTO

  • in

    MEF, nuovi BTP a 5 e 10 anni nel quarto trimestre. Vita media debito a 6,95 anni

    (Teleborsa) – Il ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nel quarto trimestre del 2025 offrirà i nuovi BTP a 5 anni e a 10 anni. È quanto emerge dal nuovo programma trimestrale di emissione del Tesoro, dove viene spiegato che l’ammontare minimo è 10 miliardi di euro sia per il titolo con scadenza 01/02/2031 che per il titolo 01/02/2036. Nel corso del quarto trimestre, potranno anche essere emessi ulteriori nuovi titoli sulla base delle condizioni dei mercati finanziari.Sempre nel quarto trimestre del 2025, potranno essere offerte ulteriori tranche dei seguenti titoli in corso di emissione: BTP 27/06/2025 – 26/08/2027 con cedola 2,10%; BTP 15/07/2025 – 15/01/2029 con cedola 2,35%; BTP 09/09/2025 – 15/11/2032 con cedola 3,25%; BTP 02/05/2025 – 01/10/2035 con cedola 3,60%.Inoltre, in relazione alle condizioni di mercato, il MEF si riserva la facoltà di offrire ulteriori tranche di titoli nominali in corso di emissione con scadenza superiore ai 10 anni, CCTeu e indicizzati all’inflazione anche al fine di tenere conto di eventuali dislocazioni sul mercato secondario di detti titoli. Infine, il MEF potrà offrire ulteriori tranche di titoli a medio e lungo termine, nominali – a tasso fisso e variabile (CCTeu) – e indicizzati all’inflazione, non più in corso di emissione, per assicurare l’efficienza del mercato secondario.A fine agosto 2025, il MEF ha effettuato emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine per un importo nominale complessivo pari a circa 260 miliardi di euro. L’attività di funding, per lo stesso periodo, oltre a coprire il Fabbisogno del Settore Statale, ha consentito di rifinanziare titoli di Stato a medio-lungo termine in scadenza per un importo complessivo pari a circa 174 miliardi di euro. Per il resto dell’anno, dal 1° settembre al 31 dicembre, l’attività di funding dovrà tener conto delle scadenze di titoli di Stato a medio-lungo termine – nonché dei prestiti SURE – per un importo complessivo pari a circa 71 miliardi di euro, ai quali va aggiunta la quota di Fabbisogno del Settore Statale dei prossimi mesi.Tenuto conto delle disponibilità di cassa attuali, delle emissioni del mese di settembre effettuate e di quelle già annunciate che regolano entro il 30 settembre, pari a circa 35 miliardi di euro, per la restante parte del 2025, dal 1° ottobre al 31 dicembre, si stimano pertanto emissioni lorde di titoli a medio-lungo termine, in area 55-65 miliardi di euro. Questo importo non include eventuali ulteriori emissioni nell’ambito dell’operatività di liability management (concambi e buyback). Tale importo è anche al netto dei prestiti previsti del pacchetto NGEU per il 2025 nonché dell’attività di gestione delle disponibilità di cassa nel corso dell’anno. Considerate le scadenze, questo implica una stima di emissioni nette per circa 14-24 miliardi di euro nello stesso periodo.A fine agosto 2025, quindi, lo stato di avanzamento del programma di emissione per l’anno in corso si è attestato al 73%, percentuale che sale al 83% se si includono le emissioni effettuate e quelle già annunciate che regolano nel mese di settembre. La vita media del debito al 31 agosto è stata pari a 6,95 anni, in leggera riduzione rispetto al dato del 31 dicembre 2024. Il costo medio all’emissione fino a fine agosto 2025 è stato pari al 2,78% (contro il 3,41% del 31 dicembre 2024). LEGGI TUTTO

  • in

    Veicoli elettrici, Sogei: incentivi al via a metà ottobre

    (Teleborsa) – Al via da metà ottobre le domande di incentivi per i veicoli elettrici. I cittadini, informa Sogei, potranno presentare direttamente le richieste sulla nuova “Piattaforma bonus veicoli elettrici”, realizzata per conto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.Ieri invece ha preso il via la prima fase operativa che riguarda le registrazioni sul sistema degli esercenti. La piattaforma, spiega Sogei, garantisce “trasparenza, tracciabilità e semplicità nella gestione degli incentivi” agevolando “la registrazione e l’autenticazione degli esercenti, grazie a un processo di censimento dei punti vendita aderenti e alla pubblicazione online di un elenco consultabile”.Inoltre, a supporto degli operatori, “la piattaforma include un’area riservata con manuali operativi e una sezione Faq, strumenti utili per orientarsi nell’utilizzo dell’applicativo e gestire al meglio le richieste”. Il lancio della nuova piattaforma, conclude Sogei in un comunicato, “rappresenta un passo concreto a sostegno degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione e della promozione di una mobilità a basse emissioni”. LEGGI TUTTO

  • in

    Confagricoltura, Giansanti: “La nuova Pac è da cancellare”

    (Teleborsa) – “L’attuale proposta della Pac, per come è stata impostata, non esiste più. Non è più una politica agricola comune, ma diventa una politica agricola nazionale. Più in generale la proposta è molto modesta, sia dal punto di vista del budget, sia dal punto di vista della visione. “L’agricoltura italiana ed europea si trovano a un punto di svolta e le decisioni che le istituzioni della UE dovranno prendere nei prossimi mesi plasmeranno in modo decisivo il nostro modello agricolo e determineranno il futuro del settore”. È quanto afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e del COPA.”Abbiamo bisogno di una politica agricola ambiziosa, che – prosegue Giansanti – metta al centro la produttività, la competitività, e una semplificazione amministrativa necessaria e fondamentale. Sull’aspetto produttivo, in questi giorni stiamo ad esempio chiedendo un’accelerazione sul tema delle NGT (le nuove tecniche genomiche), che è fermo da troppo tempo e dimostra quanto la burocrazia amministrativa di Bruxelles talvolta soffochi il progresso, la scienza e la ricerca”.”Sessanta anni fa – spiega Giansanti – l’agricoltura e l’acciaio hanno fatto nascere l’Unione europea; sessanta anni dopo prendiamo atto che l’agricoltura, secondo la presidente della Commissione UE von der Leyen, non è più strategica, anche se nel frattempo è diventata una delle principali attività di impresa sostenuta e sovvenzionata dai singoli Stati. Per esempio, la Russia sta investendo in maniera massiccia sull’agricoltura. Poter garantire l’autosufficienza alimentare, non dipendere quindi dalle importazioni da altri Paesi, vuol dire investire nella produzione del settore primario. Si pensi al tema del costo del carrello della spesa: nei Paesi del Nord è un tema di discussione di portata nazionale e si sta cercando di abbassare il costo della spesa perché le persone non ce la fanno. Immaginate cosa vuol dire, sotto questo punto di vista, dipendere dalle importazioni”.”Questa proposta della Pac – conclude Giansanti – non guarda neanche al sostegno agli agricoltori e al giusto prezzo per i consumatori. Per questo è totalmente da cancellare”. LEGGI TUTTO

  • in

    Sondaggio Fed: CFO segnalano crescente ottimismo, ma vedono aumento prezzi da dazi

    (Teleborsa) – Le prospettive per l’economia statunitense tra i decisori finanziari sono leggermente migliorate nel terzo trimestre del 2025, con il calo dell’incertezza. Tuttavia, le preoccupazioni per l’impatto dei dazi sui prezzi e sulle performance aziendali hanno continuato a gravare sulle aziende, secondo il CFO Survey, una collaborazione tra la Fuqua School of Business della Duke University e le Federal Reserve Bank di Richmond e Atlanta.L’incertezza rimane una delle principali preoccupazioni dei decisori finanziari, ma la sua importanza è scesa dal secondo posto più alto nel secondo trimestre al settimo nel terzo trimestre.”Probabilmente, è stata la diminuzione dell’incertezza a contribuire a rafforzare l’ottimismo nel terzo trimestre – ha affermato Sonya Ravindranath Waddell, vicepresidente ed economista della Federal Reserve Bank di Richmond – Il ritorno dell’ottimismo e delle aspettative sul PIL a livelli più in linea con l’inizio del 2024 è rassicurante. Ma la preoccupazione per i dazi è reale e impattante per molti CFO intervistati”.Per il terzo trimestre consecutivo, i dazi e la politica commerciale sono stati la principale preoccupazione tra gli intervistati, seguiti dalla politica monetaria e dall’inflazione. Le aziende che hanno indicato i dazi come principale preoccupazione si sono dimostrate notevolmente più pessimiste riguardo all’economia e alla propria azienda. Nello specifico, queste aziende: erano meno ottimiste sull’economia statunitense (59,9 per il gruppo interessato dai dazi contro 64,3 per quelli non interessati), prevedevano una crescita inferiore del PIL reale per l’anno a venire (1,6% contro 2,0%), avevano aspettative di crescita del fatturato e dell’occupazione inferiori per il 2025, prevedevano una crescita dei costi di input notevolmente più elevata nel 2025 e nel 2026, prevedevano una maggiore crescita dei prezzi nel 2025 e nel 2026.Nel complesso, i CFO prevedevano che i dazi avrebbero avuto un impatto significativo sulla crescita dei prezzi: in media, la crescita dei prezzi sarebbe stata inferiore di circa il 30% nel 2025 e di circa il 25% nel 2026 senza l’aggiunta dei dazi, il che indica che le aziende prevedono di dover fare i conti con gli aumenti dei prezzi correlati ai dazi fino al 2026. Nel frattempo, quasi un quarto delle aziende ha continuato a dichiarare che ridurrà la spesa in conto capitale nel 2025 a causa dei dazi. LEGGI TUTTO

  • in

    Studio BCE: contante è essenziale nelle crisi, forniture siano garantite

    (Teleborsa) – Mentre la quota di contante nelle transazioni quotidiane è diminuita nell’eurozona, il valore della circolazione delle banconote in euro è aumentato significativamente negli ultimi due decenni. È quanto osserva uno studio della Banca centrale europea (BCE) sul tema, suggerendo che occorre garantire un accesso sufficiente al contante, data la sua importanza in tempi di crisi.Il paradosso delle banconoteIl valore delle banconote in circolazione ha costantemente mantenuto una quota superiore al 10% del PIL dell’area euro negli ultimi dieci anni, con un aumento temporaneo durante gli anni della pandemia di COVID-19 e una moderazione a partire dalla seconda metà del 2022 a causa dell’aumento dei tassi di interesse. Rappresenta inoltre una quota costante di circa il 10% di M3 (aggregato monetario ampio), una misura che comprende altre attività liquide denominate in euro.La domanda sostenuta di contante, nonostante la proliferazione di alternative di pagamento digitali, suggerisce la “sua spiccata utilità e la sua imperfetta sostituibilità”, si legge nello studio firmato da Francesca Faella e Alejandro Zamora-Perez. Questa domanda complessiva stabile contrasta con la quota decrescente di contante nei pagamenti quotidiani, un fenomeno spesso definito “il paradosso delle banconote”.Il comportamento nelle crisiLa domanda sostenuta di banconote è stata amplificata da forti aumenti della domanda pubblica durante le principali crisi, il che evidenzia il ruolo e le caratteristiche uniche della valuta fisica.L’insorgenza di crisi improvvise – come la crisi finanziaria del 2008, la crisi del debito sovrano in Grecia del 2014-15, lo scoppio della pandemia di COVID-19 o l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 – ha innescato “un’impennata immediata ed estrema nell’acquisizione di contante da parte del pubblico”. Anche la domanda bancaria estera, che riflette le spedizioni nette dalle banche wholesaler a clienti al di fuori dell’area euro, ha registrato un’impennata durante eventi di rilevanza globale come la crisi del 2008 e ha mostrato una risposta alla guerra in Ucraina. Al contrario, la domanda bancaria nazionale di “contanti in caveau”, che rappresenta una componente minore della circolazione totale (4%-6%), mostra una minore sensibilità agli eventi di crisi, con la notevole eccezione di un picco durante l’intensificarsi della pandemia di COVID-19 in Europa a marzo 2020.I dati di pandemia e UcrainaEntro la fine del 2020, l’emissione netta cumulativa di banconote nell’area euro era aumentata di oltre 140 miliardi di euro. Ciò ha rappresentato un aumento di oltre 85 miliardi di euro (oltre il 130%) rispetto all’aumento medio annuo di circa 55 miliardi di euro registrato negli anni precedenti la pandemia (2015-19). Anche all’inizio del 2021, la circolazione “in eccesso” (emissione annua effettiva meno l’emissione annua media pre-pandemia) è rimasta sostanziale, attestandosi a circa 55 miliardi di euro entro la fine dell’anno. Questo aumento prolungato delle banconote in circolazione si è verificato nonostante un concomitante e ben documentato declino del loro utilizzo per le transazioni quotidiane, dovuto a preoccupazioni sanitarie, lockdown e all’accelerazione del passaggio ai pagamenti online e contactless. In altre parole, la pandemia ha accentuato nettamente il cosiddetto paradosso delle banconote, a causa di un forte aumento delle disponibilità liquide abbinato a un indebolimento dei flussi di banconote.In seguito all’invasione, i paesi confinanti con l’Ucraina o la Russia (come Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Finlandia) hanno registrato una domanda notevolmente più elevata, con livelli di emissione che hanno raggiunto da sei a dieci deviazioni standard al di sopra delle rispettive medie storiche. Una deviazione di questa portata è altamente insolita. Anche paesi in cui gli istituti di credito sono significativamente impegnati nel commercio valutario internazionale, come Germania e Austria, hanno registrato un insolito eccesso di domanda.Le conclusioni della BCESecondo i ricercatori, i risultati suggeriscono che le caratteristiche uniche del contante – il fatto che sia tangibile, resiliente, offline e ampiamente accettato – diventano fondamentali durante le crisi e possono anche essere sfruttate per la preparazione alle crisi. Di conseguenza, diverse autorità europee e nazionali hanno emanato raccomandazioni al pubblico affinché mantenga riserve di liquidità in caso di emergenze improvvise e inaspettate.Inoltre, i dati sottolineano la continua importanza per le banche centrali e il settore privato di garantire un’offerta di liquidità efficiente e robusta, che comprenda scorte adeguate e piani di continuità operativa resilienti. LEGGI TUTTO

  • in

    Thailandia, Fitch taglia outlook a negativo e conferma rating BBB+

    (Teleborsa) – Fitch Ratings ha rivisto l’outlook sul rating della Thailandia da stabile a negativo, confermando il rating a “BBB+”.La modifica dell’outlook riflette i crescenti rischi per le prospettive di finanza pubblica della Thailandia, derivanti dalla prolungata incertezza politica, combinata con gli ostacoli alla crescita derivanti dal rallentamento della domanda globale, dalla ritardata ripresa del turismo e dalla riduzione dell’indebitamento delle famiglie. Le riserve fiscali della Thailandia si sono erose, con il debito pubblico lordo che ha raggiunto il 59,4% del PIL nell’agosto 2025, vicino alla mediana della categoria “BBB” del 59,6% e in aumento di ben 25 punti percentuali rispetto ai livelli pre-Covid-19.Le continue misure di stimolo ingenti, i ripetuti ritardi nel consolidamento pianificato e l’incertezza sulla strategia di bilancio rappresentano rischi per le prospettive di bilancio a medio termine, soprattutto nel contesto di una crescita economica modesta e di un’intensificazione delle pressioni demografiche.Il rating “BBB+” della Thailandia è supportato dalla sua solida situazione finanziaria esterna, dal solido quadro di politica macroeconomica e dalla sua capacità relativamente solida di finanziare il debito pubblico, con la quota maggiore in valuta locale e a basso costo. Fitch stima che i costi degli interessi siano pari al 5,7% dei ricavi, al di sotto della mediana dei paesi concorrenti del 9,2%. Questi punti di forza sono bilanciati dalle crescenti sfide fiscali, dall’indebitamento delle famiglie ancora elevato e da punteggi di reddito pro capite e governance inferiori a quelli dei paesi concorrenti di categoria “BBB”. LEGGI TUTTO

  • in

    Idrogeno, collaborazione tra Italia e Giappone: firmato Memorandum tra H2IT e JH2A

    (Teleborsa) – Le Associazioni dell’idrogeno di Giappone(Japan Hydrogen Association – JH2A) e Italia (Associazione Italiana Idrogeno – H2IT) hanno sottoscritto, alla presenza del sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Giorgio Silli, un Memorandum d’Intesa (MoU) che segna l’inizio di una collaborazione strategica triennale. L’accordo è volto a creare una piattaforma concreta per lo scambio di conoscenze e per lo sviluppo di iniziative industriali congiunte nel settore dell’idrogeno. La firma è avvenuta nell’ambito della partecipazione italiana a Expo 2025 Osaka, durante l’evento “Fusione nucleare, Idrogeno e Digitalizzazione per la transizione energetica: esempi virtuosi di collaborazione tra Italia e Giappone”, promosso da ENEA.Nasce così una collaborazione tra le due Associazioni, che si impegnano a lavorare insieme per accelerare lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno e favorire la decarbonizzazione dei settori chiave. La firma del MoU rappresenta un passo significativo verso una cooperazione internazionale più stretta nel campo delle tecnologie a idrogeno, rafforzando il legame tra Italia e Giappone in un settore cruciale per la transizione energetica globale. Alleanza per lo sviluppo dell’idrogeno a livello internazionaleIl MoU mira a creare una piattaforma pratica per lo scambio di informazioni e lo sviluppo di iniziative industriali e di ricerca nel settore dell’idrogeno. Attraverso questa collaborazione, H2IT e JH2A si impegnano a: promuovere il trasferimento di conoscenze e tecnologie per la decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica (come acciaio, chimica e ceramica); sviluppare soluzioni innovative per la mobilità basata sull’idrogeno, compresi veicoli e infrastrutture per il rifornimento e la distribuzione; favorire la crescita della produzione di idrogeno e l’espansione della capacità produttiva di elettrolizzatori e nuove tecnologie; potenziare infrastrutture per il trasporto e l’importazione di idrogeno, come gasdotti, porti e logistica; supportare l’integrazione dell’idrogeno in sistemi energetici decentralizzati e in applicazioni stazionarie. Per garantire un’efficace attuazione del Memorandum, le Parti si impegnano a mantenere un dialogo strutturato e continuativo, attraverso incontri periodici, per condividere informazioni di mercato, tendenze industriali e opportunità di cooperazione, a Istituire un gruppo di lavoro congiunto, aperto ai membri di entrambe le associazioni, per favorire il confronto tecnico e strategico, a condividere informazioni su mercati e politiche nazionali, comprese le opportunità di finanziamento, e Favorire la partecipazione a eventi internazionali, incoraggiando la presenza di delegazioni giapponesi e italiane a fiere, conferenze ed esposizioni di rilievo, per rafforzare i legami bilaterali e stimolare nuove collaborazioni.Strategia sull’idrogeno in GiapponeL’introduzione dell’idrogeno in Giappone si basa sui principi S + 3E: Sicurezza, Sicurezza energetica, Efficienza economica e Ambiente. La strategia stabilisce un obiettivo di 12 milioni di tonnellate annue entro il 2040. Il governo mira ad abbattere il costo finale dell’idrogeno e dell’ammoniaca grazie al Fondo per l’Innovazione Verde (GI Fund). Obiettivo per le aziende giapponesi: 15 GW di capacità globale di elettrolisi entro il 2030. Per perseguire idrogeno a basse emissioni sin dalle prime fasi, inoltre, il governo svilupperà misure per la transizione, tra cui considerare un design di mercato con incentivi affinché i consumatori possano sostenere i costi e stabilire linee guida normative per l’idrogeno a basse emissioni.Strategia Italiana IdrogenoNello scenario di “alta diffusione” delineato dalla Strategia nazionale, i consumi finali di idrogeno in Italia al 2050 sono stimati in circa 3,71 Mtep per l’industria e 6,71 Mtep per i trasporti. Si tratta di volumi significativi, che richiederanno un’infrastruttura solida e capillare per sostenere la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno su scala nazionale ed europea. Per rispondere a questa domanda crescente, sarà necessario sviluppare una capacità di produzione compresa tra 15 e 30 GW di elettrolizzatori installati entro il 2050 che corrispondono a una stima di investimenti che può variare tra gli 8 e i 16 miliardi di euro. La Strategia prevede inoltre il contributo di altre tecnologie di produzione, che potranno affiancare l’elettrolisi per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. La Strategia contempla l’importazione di idrogeno che farà leva su asset infrastrutturali già esistenti – come pipeline, porti e reti energetiche – da riconvertire o potenziare per sostenere il nuovo vettore energetico.”È un onore oggi firmare nella splendida cornice dell’EXPO di Osaka questo importante accordo di collaborazione che lega l’Associazione Idrogeno Italiana, H2IT, all’omologa giapponese, JH2A. Contiamo – afferma Luigi Crema, vicepresidente di H2IT – di costruire collaborazioni industriali forti e impattanti per i due paesi lungo tutta la filiera, soprattutto sui temi di stimolo alla domanda su mobilità e industria pesante, sulle infrastrutture logistiche, sullo sviluppo di componenti e sistemi innovativi per la produzione. Con questo accordo, l’idrogeno è ad un passo più vicino per diventare una filiera globale. Auspico anche la presenza futura di risorse che possa far percorrere i primi passi concreti a questo accordo”.”Siamo lieti che oggi, all’Expo di Osaka-Kansai, abbiamo concluso un accordo per approfondire le relazioni tra Giappone e Italia nel campo dell’idrogeno, fondamentale per raggiungere la neutralità carbonica. Il Giappone – ha sottolineato Eiji Ohira, European Representative JH2A – vanta una storia di ricerca e sviluppo sull’idrogeno di oltre 50 anni. L’Italia ha portato avanti iniziative all’avanguardia, tra cui essere stata il primo Paese al mondo a dimostrare la generazione di energia elettrica tramite turbine a gas a idrogeno. Siamo certi che combinare l’esperienza e le conoscenze di entrambi i Paesi darà un contributo significativo alla realizzazione di una società dell’idrogeno. Questo protocollo d’intesa segna un significativo passo avanti nel rafforzamento della cooperazione tecnologica e nell’espansione delle opportunità di business nel settore dell’idrogeno. Con questo protocollo d’intesa come catalizzatore, svilupperemo ed espanderemo ulteriormente il nostro rapporto di cooperazione e accelereremo i nostri sforzi per realizzare una società sostenibile”.”Italia e Giappone, uniti dal 2023 da un Partenariato Strategico, condividono sfide simili nel settore energetico, che – ha Giorgio Silli, sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – richiedono non solo una diversificazione delle fonti energetiche e delle rotte di approvvigionamento, ma anche una accelerazione dell’innovazione tecnologica e la costruzione di catene di fornitura globali. La firma del Memorandum d’Intesa tra H2IT e JH2A pone le basi per rafforzare ulteriormente la collaborazione tra i nostri Paesi nel percorso comune verso transizione e sicurezza energetiche, nel quadro del Piano d’azione bilaterale 2024-2027 siglato in occasione del vertice G7 in Puglia nel 2024. Grazie a questo accordo, intere filiere industriali, centri di ricerca e operatori energetici italiani e giapponesi potranno lavorare insieme su nuove tecnologie, meccanismi innovativi e iniziative concrete per rendere i nostri sistemi energetici più resilienti e promuovere la decarbonizzazione”. LEGGI TUTTO