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    Ebury, si espande nei paesi baltici con l’acquisizione della lituana ArcaPay

    (Teleborsa) – Ebury, fintech globale specializzata in pagamenti internazionali e gestione del rischio di cambio, ha completato con successo l’acquisizione di ArcaPay, a seguito dell’approvazione normativa da parte della Banca di Lituania. La società opererà ora come Ebury Partners Lithuania.Fondata nel 2011 e con sede a Vilnius, in Lituania, ArcaPay è cresciuta costantemente, arrivando a servire oltre 1.000 clienti PMI nei Paesi baltici. L’azienda si è affermata come fornitore affidabile di soluzioni per pagamenti internazionali e gestione del rischio di cambio, aiutando le imprese a espandersi e a proteggere le loro operazioni all’estero.L’acquisizione segna un passo importante nei piani strategici di Ebury per espandersi nei Paesi baltici e per raggiungere la sua missione di diventare la piattaforma leader per il commercio transfrontaliero B2B. L’operazione fa seguito a recenti espansioni europee a Dublino e Stoccolma e all’ingresso in nuovi Paesi, tra cui Sudafrica, Nuova Zelanda, Cile e Messico. LEGGI TUTTO

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    Moltiply Group ha avviato un programma di buyback

    (Teleborsa) – Moltiply Group ha reso noto che in data 16 settembre 2025, ha iniziato un programma di acquisto di azioni proprie autorizzato dall’assemblea ordinaria del 23 aprile 2025. L’autorizzazione vale per 18 mesi, entro il limite del 20% del capitale sociale, basata sugli utili distribuibili e le riserve disponibili.Le azioni acquistate saranno destinate anche ai piani di stock option per dipendenti, amministratori e collaboratori del gruppo.MOL ha ricordato infine che attualmente detiene in portafoglio complessivamente 1.434.991 azioni proprie, pari al 3,587% circa del capitale sociale.In Borsa, intanto, il Broker online per i mutui alle famiglie allunga il passo rispetto alla seduta precedente, portandosi a 42,5 euro. LEGGI TUTTO

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    BCG: 120 milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti nel 2024. Il riciclo può valere 50 miliardi di dollari

    (Teleborsa) – Nel 2024, il mondo ha scartato una quantità di indumenti sufficiente a riempire più di 200 stadi olimpici. Un dato che racconta molto più di una crisi di gestione dei rifiuti: segnala una trasformazione necessaria per un settore – quello della moda – da sempre sinonimo di creatività, stile e innovazione, ma oggi chiamato ad affrontare la sfida più urgente, quella della sostenibilità. Secondo il nuovo studio di Boston Consulting Group (BCG), “Spinning Textile Waste into Value”, circa l’80% dei capi dismessi finisce ancora in discarica o viene incenerito, mentre meno dell’1% viene effettivamente riciclato in nuove fibre. Una perdita enorme, non solo ambientale ma anche economica: ogni anno vengono disperse materie prime per un valore stimato di 150 miliardi di dollari. Dietro questi numeri si cela una grande opportunità: secondo le stime portare i tassi di riciclo oltre il 30% permetterebbe di creare oltre 50 miliardi di dollari di nuovo valore e circa 180mila posti di lavoro.”Lo studio mette in evidenza un dato su cui riflettere: oggi soltanto il 7% dei rifiuti tessili globali è disponibile come materia prima per il riciclo textile-to-textile, il resto si perde in discariche e inceneritori. Un problema che richiama la necessità di creare nuove soluzioni industriali e tecnologiche su larga scala – afferma Beatrice Lemucchi, managing director and partner di BCG –. E mai come ora ci troviamo nel momento giusto: in Europa la pressione normativa sta accelerando con l’introduzione della responsabilità estesa del produttore, che obbligherà i marchi a finanziare la raccolta e il riciclo nei mercati in cui operano. Non si tratta soltanto di adeguarsi a regole più stringenti, ma di cogliere un’opportunità strategica per rafforzare la competitività e trasformare lo scarto in risorsa”.Di fronte a una crisi che intreccia ambiente, economia e consumo, infatti, oggi qualcosa si muove. L’Unione Europea ha inserito i tessili tra le cinque categorie di prodotti a maggiore impatto climatico e ha introdotto la responsabilità estesa del produttore (EPR), che impone ai marchi di finanziare la raccolta e il riciclo degli indumenti. Una linea che stanno seguendo anche Stati Uniti, Canada e Cile pronti ad adottare misure simili.Anche le aziende del settore iniziano a reagire. Brand globali come Adidas, New Balance e Puma hanno avviato investimenti concreti nel riciclo textile-to-textile, un approccio circolare destinato a consolidarsi, soprattutto alla luce delle proiezioni: entro il 2030, la domanda di tessuti riciclati supererà l’offerta di 30-40 milioni di tonnellate.Come siamo arrivati a questo puntoNegli ultimi venticinque anni la produzione mondiale di fibre è più che raddoppiata, spinta da redditi in crescita, nuove abitudini di consumo e tendenze che incoraggiano acquisti frequenti a fronte di un utilizzo ridotto dei capi. Il risultato è un sistema che genera rifiuti a ritmi senza precedenti, con un impatto ambientale sempre più difficile da ignorare: la filiera tessile, dall’estrazione delle materie prime alla produzione, è responsabile del 92% delle emissioni di gas serra dell’intero comparto moda. A rendere ancora più grave il quadro è il problema dello smaltimento. Bruciare una sola tonnellata di tessuti equivale, in termini di emissioni, a sei voli andata e ritorno tra Londra e New York; conferirla in discarica ne vale addirittura otto. E intanto, le montagne di vestiti usati crescono in ogni angolo del mondo. Una delle immagini più emblematiche arriva dal deserto di Atacama, in Cile, dove 66.000 tonnellate di abiti dismessi formano una discarica talmente vasta da essere visibile dallo spazio.Come ripartire verso la sostenibilitàLa strada verso la circolarità è ancora complessa. I materiali riciclati rimangono meno competitivi sul piano dei costi: il poliestere riciclato può costare più del doppio rispetto a quello vergine. Anche le infrastrutture esistenti sono attualmente insufficienti: la raccolta è pensata per la rivendita e i sistemi manuali di smistamento non riescono a distinguere in modo efficace tessuti diversi o rimuovere accessori come bottoni e cerniere. Infine, la complessità dei materiali moderni – spesso composti da fibre miste naturali e sintetiche – rappresenta una sfida che le tecnologie industriali oggi disponibili non riescono a gestire su larga scala.”Sebbene recuperare tutto il valore perduto a causa dei rifiuti tessili non sia realistico, – rileva lo studio – esiste l’opportunità di recuperarne una quota significativa”. Per realizzare questa visione – secondo BCG – l’industria dovrebbe concentrarsi su cinque azioni chiave: stimolare la domanda di fibre riciclate, con i grandi marchi a fare da traino promuovendo l’adozione su larga scala, mentre le piccole e medie imprese possono collaborare, condividendo strumenti finanziari per affrontare i costi iniziali della transizione; aumentare la quantità di rifiuti raccolti, potenziando i sistemi esistenti attraverso iniziative pubbliche e private: in Europa, questo sforzo potrebbe far salire i tassi di raccolta dal 30% al 55% entro il 2033; un terzo fronte riguarda la modernizzazione dello smistamento, grazie a tecnologie avanzate che permettono di automatizzare e velocizzare i processi, con un potenziale di incremento della capacità fino al 90%. Per chiudere davvero il cerchio, è necessario scalare le soluzioni di riciclo, investendo in infrastrutture in grado di trattare diverse tipologie di fibre, localizzate in modo strategico e supportate da modelli di business sostenibili; infine, va sostenuta con decisione l’innovazione tecnologica: sebbene siano già stati raccolti oltre 250 milioni di dollari per aziende pionieristiche come Circ, Syre e Infinited Fiber, occorrono maggiori investimenti, anche tramite consorzi, per portare queste soluzioni alla scala industriale.”Passare a processi più sostenibili è possibile e anche altri settori lo dimostrano. Per esempio, il sistema tedesco di deposito cauzionale per le bottiglie ha raggiunto un tasso di ritorno del 98%, mentre nel comparto energetico – conclude lo studio – gli investimenti e le regole coordinate hanno ridotto dell’89% in dieci anni il costo dell’energia solare, rendendola più economica del carbone”.(Foto: ©yarruta/123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, crollano i nuovi cantieri ad agosto. Giù anche i permessi edilizi

    (Teleborsa) – Giungono dati negativi ad agosto dal mercato edilizio americano. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato una flessione dell’8,5%, attestandosi a 1,307 milioni di unità, dopo l’aumento del 3,4% registrato a luglio (dato rivisto da +5,2%) e rispetto ai 1,370 milioni attesi dagli analisti ed i 1.429 milioni del mese precedente. I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato, nello stesso periodo, un calo del 3,7% a 1,312 milioni di unità, dopo il -2,2% registrato il mese precedente e rispetto ai 1,370 milioni attesi dagli analisti. LEGGI TUTTO

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    Cellularline, Intesa taglia target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha abbassato a 4,1 euro per azione (dai precedenti 4,7 euro) il target price su Cellularline, azienda quotata su Euronext STAR Milan e attiva nel settore degli accessori per smartphone e tablet, confermando la raccomandazione “Buy” visto l’upside potenziale del 43%.Gli analisti scrivono che, dopo diversi trimestri di crescita costante dei ricavi, la performance del gruppo nel secondo trimestre è stata influenzata dalla debolezza macroeconomica e dalla debolezza della domanda internazionale. Tuttavia, la continua riduzione dell’indebitamento e le nuove partnership dimostrano la capacità del management di preservare la solidità finanziaria e perseguire iniziative di crescita selettive.Il broker ritiene che l’esecuzione nel secondo semestre del 2025, in particolare nei periodi chiave del Black Friday e di Natale, sia cruciale per raggiungere gli obiettivi rivisti e sostenere la fiducia degli investitori. Le previsioni sono in linea con la guidance rivista al ribasso. LEGGI TUTTO

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    AI, server a rischio compromissione. L’allarme di Trend Micro

    (Teleborsa) – Migliaia di server di intelligenza artificiale sono rischio compromissione. A lanciare l’allarme è la società di sicurezza Trend Micro che ha esortato gli addetti ai lavori a seguire le migliori pratiche di sicurezza per evitare furti di dati, avvelenamento dei modelli, richieste di estorsioni e altri attacchi.”L’intelligenza artificiale potrebbe essere l’opportunità del secolo per le aziende di tutto il mondo ma le organizzazioni che non prevedono adeguate precauzioni potrebbero finire per sperimentare più danni che benefici. Sono troppe le infrastrutture che vengono costruite con componenti non protetti o privi di patch, dando il via libera ad attività cybercriminali”, ha dichiarato Salvatore Marcis, Country Manager di Trend Micro Italia.Secondo la società tra le principali sfide da affrontare per la sicurezza dell’IA c’è la vulnerabilità dei componenti critici; l’esposizione accidentale a internet dove intervengono i cybercriminali; la vulnerabilità nei componenti open-source, cioè aperti, per fornire funzionalità comuni. Infine, le debolezze a livello container, cioè l’esposizione alle stesse minacce di sicurezza che influiscono sugli ambienti cloud.Secondo Trend Micro, “la comunità degli sviluppatori e le aziende devono bilanciare al meglio la sicurezza” e “le misure concrete da prendere potrebbero includere” una migliore gestione dei rimedi sicurezza (patch) e scansione delle vulnerabilità; il mantenimento di un inventario di tutti i componenti software comprese librerie e sottosistemi di terze parti; l’adozione di best practice per la sicurezza della gestione dei container, incluso l’utilizzo di immagini di base minime e strumenti di sicurezza; i controlli di configurazione per garantire che i componenti dell’infrastruttura IA, come i server, non siano esposti a Internet”.(Foto: Adobe Stock (ex Fotolia.it)) LEGGI TUTTO

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    Symrise colloca bond da 800 milioni di euro

    (Teleborsa) – Symrise, fornitore tedesca di fragranze e aromi, ingredienti cosmetici e funzionali, ha completato l’emissione di un’obbligazione da 800 milioni di euro, che “ha ricevuto un’elevata domanda da parte degli investitori internazionali ed è stata finanziata a condizioni molto interessanti”, si legge in una nota. Il ricavato sarà utilizzato principalmente per il rifinanziamento anticipato delle scadenze del debito nell’autunno del 2025.”Siamo lieti di annunciare il successo del collocamento di questa obbligazione – ha detto il CFO Olaf Klinger – L’elevata domanda per la nostra attuale emissione sottolinea la fiducia degli investitori nel nostro modello di business sostenibile e solido, nonché nella nostra solida struttura finanziaria”.L’Eurobond ha una scadenza di 7 anni e una cedola del 3,25%. Il collocamento è stato supportato da un consorzio bancario composto da Banco Santander, Commerzbank, Deutsche Bank, Société Générale e sarà ammesso alla negoziazione sul mercato regolamentato della Borsa del Lussemburgo. LEGGI TUTTO

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    GSK annuncia investimenti per 30 miliardi di dollari in USA durante visita Trump a Londra

    (Teleborsa) – GSK, società farmaceutica britannica, ha annunciato l’intenzione di investire 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti in ricerca e sviluppo e infrastrutture per la supply chain nei prossimi cinque anni. Ciò include un nuovo investimento di 1,2 miliardi di dollari in impianti di produzione avanzati, intelligenza artificiale e tecnologie digitali avanzate, per realizzare nuovi stabilimenti e laboratori biofarmaceutici di nuova generazione negli Stati Uniti. L’impegno di investimento è arrivato mentre il presidente Donald Trump si trova nel Regno Unito per una visita di Stato di tre giorni.”La visita di Stato di questa settimana riunisce due paesi leader mondiali nella scienza e nell’innovazione sanitaria – ha commentato la CEO Emma Walmsley – Siamo orgogliosi di far parte di entrambi. Qui nel Regno Unito, continuiamo a investire in una significativa base produttiva e oltre 1,5 miliardi di sterline in ricerca e sviluppo ogni anno. Oggi ci impegniamo a investire almeno 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi 5 anni, rafforzando ulteriormente la già solida R&S e la catena di approvvigionamento che abbiamo nel paese”.L’investimento di 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti include investimenti di capitale in tutta la catena di approvvigionamento statunitense di GSK, nonché maggiori investimenti in ricerca e sviluppo di farmaci e attività di sperimentazione clinica, con gli Stati Uniti che dovrebbero posizionarsi al primo posto a livello mondiale per numero di studi, siti e partecipanti alle sperimentazioni cliniche condotti da GSK nei prossimi cinque anni.L’annuncio di oggi significa che GSK ha impegnato nuovi investimenti per circa 2 miliardi di dollari nella produzione statunitense negli ultimi 12 mesi. Nell’ottobre 2024, è iniziata la costruzione di un nuovo stabilimento da 800 milioni di dollari presso il sito GSK di Marietta, in Pennsylvania, raddoppiandone le dimensioni e la capacità. Questi nuovi investimenti produttivi creeranno centinaia di posti di lavoro altamente qualificati (oltre a quelli nel settore edile), rafforzando la forza lavoro di GSK negli Stati Uniti, che conta circa 15.000 dipendenti. LEGGI TUTTO