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    Pro-Gest, Moody’s ritira i rating per insufficienza di informazioni

    (Teleborsa) – Moody’s ha ritirato i rating di Pro-Gest, il principale gruppo cartario italiano che si trova in uno stato di tensione finanziaria, tra cui il corporate family rating “Caa3”. In precedenza, prima del ritiro, l’outlook era negativo.Queste azioni riflettono considerazioni di governance associate all’avvio di una procedura di composizione negoziata della crisi (CNC) ai sensi del Codice italiano della crisi d’impresa e dell’insolvenza a seguito del completamento di una revisione del piano aziendale della società e di una proposta ai suoi creditori finanziari di riprogrammare l’indebitamento del gruppo.La decisione di ritirare i rating riflette un ritardo significativo nella pubblicazione dei bilanci di Pro-Gest per il 2023 e la mancanza di chiarezza su quando tali bilanci sarebbero stati resi disponibili. Il ritardo nella pubblicazione dei bilanci è stato causato dal processo in corso di riprogrammazione dell’indebitamento del gruppo. LEGGI TUTTO

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    Wall Street poco mossa al termine di una settimana negativa

    (Teleborsa) – Poco mossa Wall Street, con gli investitori che digeriscono i dati macroeconomici pubblicati prima della campanella (un indicatore chiave dell’inflazione è salito come previsto a gennaio) e le ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui dazi.Secondo il Dipartimento del Commercio, il PCE price index core (la misura dell’inflazione preferita dalla Fed) ha evidenziato una variazione positiva dello 0,3% su mese (+0,2% il mese precedente e +0,3% atteso dagli analisti) e del 2,6% su anno (come atteso dagli analisti e contro il +2,9% di dicembre), eguagliando il più piccolo incremento annuale dall’inizio del 2021.Questi dati sono importanti per gli investitori, che cercano di valutare la prossima mossa politica della banca centrale statunitense, dopo una serie di interventi hawkish da parte di diversi funzionari della Fed, sui timori che le politiche della nuova amministrazione possano portare a un aumento dell’inflazione interna.Ieri Trump ha confermato che i dazi proposti su Messico e Canada entreranno in vigore il 4 marzo come previsto, annunciando al contempo un’ulteriore tassa del 10% sulla Cina.Rimane al centro dell’attenzione il titolo Nvidia, che sale nella seduta odierna dopo che ieri è scesa dell’8,5% (bruciando oltre 270 miliardi di dollari di capitalizzazione) con le previsioni di margine trimestrale più deboli del previsto che hanno messo in ombra una prospettiva di fatturato ottimistica.Guardando ai principali indici, il Dow Jones si attesta a 43.292 punti; sulla stessa linea, incolore l’S&P-500, che continua la seduta a 5.868 punti, sui livelli della vigilia. Sui livelli della vigilia il Nasdaq 100 (+0,17%); con analoga direzione, consolida i livelli della vigilia l’S&P 100 (+0,14%).Si distinguono nel paniere S&P 500 i settori finanziario (+0,46%) e beni di consumo secondari (+0,44%).Al top tra i giganti di Wall Street, Intel (+3,38%), 3M (+2,35%), Goldman Sachs (+1,66%) e Walt Disney (+1,47%).I più forti ribassi, invece, si verificano su IBM, che continua la seduta con -1,44%. Tentenna Nike, che cede l’1,25%. Sostanzialmente debole Verizon Communication, che registra una flessione dell’1,14%. Si muove sotto la parità McDonald’s, evidenziando un decremento dello 0,85%.Al top tra i colossi tecnologici di Wall Street, si posizionano Monster Beverage (+5,51%), Warner Bros Discovery (+5,14%), Marvell Technology (+3,94%) e Intel (+3,38%).I più forti ribassi, invece, si verificano su Walgreens Boots Alliance, che continua la seduta con -5,16%. In apnea PDD Holdings, che arretra del 4,56%. Scivola Autodesk, con un netto svantaggio del 3,77%. In rosso IDEXX Laboratories, che evidenzia un deciso ribasso del 3,01%. LEGGI TUTTO

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    Eprcomunicazione, il backlog balza a 6,25 milioni di euro

    (Teleborsa) – Eprcomunicazione, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nella comunicazione e relazioni pubbliche, ha comunicato che le società del Gruppo hanno firmato dall’inizio dell’anno rinnovi e nuovi contratti di consulenza per oltre 3,27 milioni di euro che, sommato a quanto già contrattualizzato nel corso del 2024 e che produrrà i suoi effetti economici nel corso del 2025, porta alla data odierna ad un backlog di 6,25 milioni di euro.”Abbiamo cominciato l’anno con il passo giusto – ha dichiarato l’AD Daniele Albanese – perché abbiamo rinnovato gran parte dei contratti che andavano in scadenza a fine anno, abbiamo ampliato il perimetro di alcuni clienti consolidati e abbiamo conquistato la fiducia di nuovi clienti, soprattutto di natura istituzionale. I dati dimostrano che l’impegno di new business della seconda metà dell’esercizio precedente sta svolgendo il suo effetto nell’anno in corso. Per questo, rispetto allo stesso periodo del 2024, registriamo un aumento del backlog 2025 del 79%”.(Foto: Scott Graham su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    OPA Comal, adesioni al 40% al termine della seconda settimana

    (Teleborsa) – Con riferimento all’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria su Comal, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore dell’impiantistica per la produzione di energia da fonte solare, è stato comunicato che nella seconda settimana di offerta sono state portate in adesione 4.974.846 azioni, pari al 38,8258% delle azioni oggetto dell’offerta e al 37,9955% del capitale sociale.Dall’inizio del periodo di adesione (17 febbraio 2025) sono state quindi portate in adesione 5.136.330 azioni, pari al 40,0861% delle azioni oggetto dell’offerta e al 39,2289% del capitale sociale.Il periodo di adesione ha avuto inizio il 17 febbraio 2025 e terminerà il 7 marzo 2025, estremi inclusi, salvo eventuali proroghe e ferma restando l’eventuale riapertura dei termini. Il corrispettivo è pari a 4,80 euro per azione. LEGGI TUTTO

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    UniCredit, fonti: risoluzione o inefficacia dell’offerta su BPM se cambia OPA Anima

    (Teleborsa) – Un incremento del prezzo dell’OPA Anima e la rinuncia (in tutto o in parte) delle condizioni dell’OPA Anima o anche ad una sola di esse, “potrebbe determinare la risoluzione o l’inefficacia dell’offerta” di UniCredit su Banco BPM, “a meno che UniCredit decida di rinunciare alle condizioni poste alla stessa in conformità ai termini della stessa offerta”. Lo fanno notare fonti vicine a UniCredit dopo l’esito dell’assemblea di Banco BPM relativa ad Anima.UniCredit si riserva quindi il diritto di effettuare qualsiasi valutazione e di prendere qualsiasi decisione consentita in base all’offerta con riferimento al mancato avveramento delle condizioni di efficacia riportate nella comunicazione dell’offerta e di quelle che saranno contenute nel documento d’offerta una volta che lo stesso sarà approvato e pubblicato.In sostanza, UniCredit non ha – allo stato – assunto alcuna determinazione circa le condizioni dell’offerta. LEGGI TUTTO

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    4AIM SICAF, nel 2024 risultato netto negativo di 8,2 milioni di euro

    (Teleborsa) – 4AIM SICAF, prima SICAF focalizzata su investimenti in società quotate e quotande su Euronext Growth Milan, ha chiuso il 2024 con un risultato netto negativo di 8.224.523 euro, di cui 7.001.150 imputabili al Comparto 1 Quotate e 1.223.373 imputabili invece al Comparto 2 Crowdfunding.Complessivamente, il Risultato della gestione Investimenti risulta negativo per 5.862.127 euro (di cui 5.059.082 imputabili al Comparto 1 Quotate e 804.045 imputabili al Comparto 2 Crowdfunding), per effetto dei dividendi/interessi su titoli non quotati per 7.727, delle minusvalenze/plusvalenze latenti su titoli non quotati per 71.490 e minusvalenze imputabili al Comparto 2 per 32.405, delle minusvalenze latenti su titoli in portafoglio per 4.119.847, perdite da realizzo per 1.701.407 e dividendi realizzati per 70.440 (interamente imputabili al Comparto 1).”L’anno ha visto un importante sottoperformance del comparto delle PMI per motivi tecnici legati alla scarsa liquidità e alla necessità degli istituzionali di liquidare le posizioni anche in forte perdita e il Risultato della Gestione Investimenti è stato condizionato per oltre il 70% dalle minusvalenze latenti, cioè da titoli ancora in portafoglio a valori minimi di mercato – ha dichiarato l’AD Giovanni Natali – Riteniamo che il 2025 possa vedere un recupero del comparto PMI a tutto tondo favorito da: discesa dei tassi di interesse e dal lancio dell’iniziativa CDP a sostegno del mercato delle piccole e medie imprese. A tal proposito abbiamo allargato l’orizzonte di investimento del comparto 1 estendendolo anche ad aziende non EGM purché siano al di sotto del miliardo di capitalizzazione e in settori non finanziari”.I valori NAV al 31 dicembre 2024 del Comparto 1 Quotate e del Comparto 2 Crowdfunding sono pari, rispettivamente, a 142,304 euro e 200,022 euro per azione. Il Comparto 1 Quotate ha registrato al 31 dicembre una performance negativa pari a 41,14%, mentre il Comparto 2 Crowdfunding ha registrato una performance negativa pari al 18,02%. LEGGI TUTTO

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    FITD, rinnovato il Comitato di gestione. Nessun intervento nel 2024

    (Teleborsa) – Dalla sua costituzione nel 1987, il FITD ha gestito 16 crisi bancarie, con un esborso complessivo di 3,3 miliardi di euro, salvaguardando 29 miliardi di euro di depositi protetti. A fine 2024, le banche consorziate al FITD risultano 129, con una raccolta complessiva di 2.127,6 miliardi di euro e depositi protetti pari a 735,7 miliardi di euro. È quanto emerso dall’Assemblea delle banche consorziate al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e l’Assemblea delle aderenti allo Schema volontario di intervento del FITD (SVI).La rischiosità delle banche consorziate continua a migliorare, con un calo costante negli ultimi 8 anni dell’indicatore (mediano) di rischio del FITD del 35%, che è passato da un valore di 49,6 (su 100 punti base) nel 2016 a 31,8 nel 2023, attestandosi a 32,4 a giugno 2024. Nell’anno trascorso non si sono registrati interventi del FITD su banche consorziate né dello SVI a supporto di banche aderenti; e questo a conferma della solidità del settore bancario italiano.Grazie alle contribuzioni raccolte a luglio 2024, è stato raggiunto il livello obiettivo della dotazione finanziaria, che a fine anno si attesta a 6,04 miliardi di euro, pari allo 0,82% del totale dei depositi protetti. La gestione della dotazione finanziaria del FITD ha prodotto nel 2024 un risultato positivo di circa 144 milioni di euro. Dal 2015, le banche consorziate hanno versato risorse per un totale di circa 8 miliardi di euro. Oltre alla dotazione finanziaria, il FITD dispone di un finanziamento di back-up liquidity per 3,5 miliardi di euro, concesso da un pool di banche consorziate.Il piano delle attività del FITD per il 2025, si prospetta non meno sfidante di quello attuato nel 2024. Sono previsti il pieno recepimento delle nuove Disposizioni di vigilanza della Banca d’Italia, il monitoraggio costante dei rischi, l’aggiornamento delle procedure di rimborso ai depositanti e il rafforzamento delle attività di comunicazione ed educazione finanziaria.L’Assemblea del FITD ha rinnovato il Comitato di gestione per il 2025, nella seguente composizione: Angelo Campani (Credem), Fabio Cerchiai (BPER); Stefano Lado (Banco di Desio e della Brianza); Aurelio Maccario (Unicredit); Camillo Venesio (Banca del Piemonte) e Francesco Venosta (Banca Popolare di Sondrio), che si aggiungono al Presidente Mario Stella Richter e al Vice Presidente Davide Alfonsi (Intesa Sanpaolo), che del Comitato di gestione sono componenti di diritto.Lo Schema volontario, attivo dal 2016, ha effettuato 5 interventi per un totale di 1,3 miliardi di euro. Con la riforma approvata nel 2024, lo SVI si è dotato di un proprio statuto autonomo rispetto a quello del FITD e di una capacità di intervento estesa anche alle eventuali fasi preliminari di difficoltà di banche aderenti, quale strumento complementare di intervento. Lo Schema volontario, al quale oggi aderiscono 100 banche, rappresentanti il 77,5% delle banche consorziate al FITD e il 93,6% del totale dei loro depositi protetti, conserva il suo ruolo strategico, con costi operativi contenuti.L’Assemblea delle banche aderenti allo SVI, tenutasi in data odierna, ha nominato il Consiglio di gestione per il triennio 2025-2027, nella seguente composizione: Fabio Cerchiai (BPER); Paolo D’Amico (BNL); Pierre Débourdeaux (Crèdit Agricole); Giorgio Galvagno (CR Asti); Aurelio Maccario (Unicredit); Andrea Francesco Maffezzoni (MPS); Gianluca Marzinotto (BP Fondi); Bruno Picca (ISP); Giovanni Pirovano (Mediolanum); Gianpietro Val (BPM); ai quali si aggiungono il Presidente Mario Stella Richter e il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli quale consigliere di diritto. LEGGI TUTTO

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    Generalfinance, nuovo piano al 2027: dividendi per 42 milioni di euro

    (Teleborsa) – Generalfinance, società quotata su Euronext STAR Milan e intermediario finanziario specializzato nel factoring alle PMI distressed, ha presentato il Piano Industriale 2025-2027, che si fonda in particolare su cinque pilastri strategici: consolidamento nel mercato del factoring dedicato alle Special Situation con particolare focus nell’ambito Distressed italiano; sviluppo del mercato Small Digital Lending attraverso l’integrazione di Workinvoice e la conseguente costituzione di una nuova Direzione Fintech & Digital Lending; espansione internazionale, con l’ingresso nei mercati spagnolo e svizzero; diversificazione delle fonti di finanziamento, con linee di credito/funding stabili e diversificate per supportare la crescita; sostenibilità integrata nel piano.”Il Piano Industriale 2025-2027 segna un’accelerazione nella crescita nazionale/internazionale e nella creazione di valore sostenibile per i nostri stakeholder – ha dichiarato l’AD Massimo Gianolli – L’innovazione nel modello di servizio ai clienti, la digitalizzazione dei processi operativi, la creazione di una Direzione Fintech & Digital Lending e l’espansione internazionale sono le leve strategiche su cui puntiamo per consolidare la nostra leadership nel mercato del factoring dedicato alle aziende distressed in Italia e all’estero”.Per quanto riguarda il Core Business, la crescita media del turnover del factoring relativa alle attività italiane è stimata all’11%, con una quota sul mercato potenziale in aumento rispetto al 7,6% del 2024. Il turnover intermediato al 2027 relativo ad aziende italiane è stimato a oltre 4,2 miliardi di euro, rispetto ai 3 miliardi di euro del 2024. Il turnover intermediato dalla piattaforma Workinvoice è stimato in forte crescita dai circa 110 milioni di euro del 2024 a oltre 400 milioni di euro al 2027, includendo anche le sinergie commerciali relative al portafoglio small retail attualmente gestito da Generalfinance. Complessivamente, il contributo in termini di turnover riveniente dalle attività internazionali è stimato pari a circa 580 milioni di euro al 2027, l’11% del turnover complessivamente intermediato.Nell’orizzonte del piano si prevede un pieno utilizzo del funding disponibile, complessivamente pari a circa 1,1 miliardi di euro. In particolare, verrà utilizzata per importi via via crescenti l’operazione di cartolarizzazione revolving. Si prevede inoltre un pieno tiraggio della linea di finanziamento revolving in pool e un ulteriore aumento delle operazioni di ricessione a società di factoring, sia pro-solvendo che pro-soluto. Si prevede un ulteriore ottimizzazione del costo del passivo, con un funding spread medio in riduzione rispetto al 2024.I principali target del Piano 2025-2027 sono: turnover intermediato 2025-2027 a circa 14 miliardi di euro, di cui 13 miliardi dalle attività italiane; utile netto cumulato 2025-2027 di oltre 83 milioni di euro; utile netto atteso al 2027 a circa 33 milioni di euro, remunerazione complessiva agli azionisti di oltre 42 milioni di euro di dividendi distribuiti nel periodo 2025-2027, pari al 32% della capitalizzazione attuale; ROE atteso al 2027 al 32%; Total Capital Ratio al 2027 al 13%; oltre 7 milioni di euro di investimenti previsti a Piano, prevalentemente in ambito digitale, infrastruttura IT e cybersecurity; circa 130 FTE al 2027, con un significativo rafforzamento delle strutture operative, di business e impegnati nell’ambito dei controlli interni. LEGGI TUTTO