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    FAO, prezzi generi alimentari potrebbero aumentare del 22% con conflitto

    (Teleborsa) – I cereali saranno pronti per la raccolta a giugno, ma ogni settimana di guerra che passa rende sempre più improbabile che gli agricoltori ucraini saranno in grado di raccoglierli e consegnarli al mercato. Con il conflitto in corso, gli uomini arruolati nell’esercito e il resto delle famiglie in fuga, l’accesso ai campi è difficile, così come l’allevamento di bestiame e pollame o la produzione di frutta e verdura. Inoltre, i porti ucraini sul Mar Nero sono chiusi e, anche se l’infrastruttura del trasporto interno rimane intatta, il trasporto di grano su rotaia è impossibile a causa della mancanza di un sistema ferroviario operativo. È questo lo scenario da incubo per quello che è definito il “granaio d’Europa” e i cui problemi secondo le Nazioni Unite potrebbero far aumentare i costi alimentari globali fino al 22%.Un nuovo report della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, analizza l’importanza dell’Ucraina e della Russia per i mercati agricoli globali ei rischi associati all’attuale conflitto. Entrambi i paesi sono esportatori netti di prodotti agricoli e svolgono ruoli di primo piano nell’approvvigionamento nei mercati globali di prodotti alimentari e fertilizzanti, dove le forniture esportabili sono spesso concentrate in una manciata di paesi. “Questa concentrazione potrebbe esporre questi mercati a una maggiore vulnerabilità agli shock e alla volatilità”, sottolinea la FAO. Nel 2021, la Federazione Russa o l’Ucraina (o entrambe) si sono classificate tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais, colza, semi di girasole e olio di girasole, mentre il paese guidato da Vladimir Putin è stato anche il primo esportatore mondiale di fertilizzanti azotati e il secondo fornitore di fertilizzanti potassici e fosforici.Le simulazioni della FAO che misurano i potenziali impatti di un’improvvisa e drastica riduzione delle esportazioni di cereali e semi di girasole da parte dei due paesi indicano che queste carenze potrebbero essere solo parzialmente compensate da fonti alternative durante la stagione di commercializzazione 2022/23. “La capacità di molte di queste alternative di aumentare la produzione e le spedizioni può essere limitata dagli elevati costi di input di produzione – viene sottolineato – È preoccupante che il conseguente divario di approvvigionamento globale potrebbe far aumentare i prezzi internazionali di alimenti e mangimi dall’8 al 22% al di sopra dei livelli già elevati”.Se il conflitto mantiene i prezzi del greggio a livelli elevati e prolunga la ridotta partecipazione alle esportazioni globali dei due paesi oltre la stagione 2022/23, rimarrebbe un notevole divario di offerta nei mercati globali di grano e semi di girasole, anche se i paesi produttori alternativi espandono la loro produzione in risposta ai prezzi più elevati. Ciò manterrebbe i prezzi internazionali elevati ben al di sopra dei livelli di base.”L’intensità e la durata del conflitto rimangono incerte – ha commentato il direttore generale della FAO Qu Dongyu – Le probabili interruzioni delle attività agricole di questi due principali esportatori di materie prime di base potrebbero gravemente aggravare l’insicurezza alimentare a livello globale, quando i prezzi internazionali dei prodotti alimentari e dei fattori di produzione sono già elevati e volatili. Il conflitto potrebbe anche limitare la produzione agricola e il potere d’acquisto in Ucraina, portando a una maggiore insicurezza alimentare a livello locale”. LEGGI TUTTO

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    Vino, Uiv: a rischio export in Russia

    (Teleborsa) – A rischio 375 milioni di dollari di export di vino italiano in Russia a causa delle contro-sanzioni, dei danni indiretti derivanti dal crollo del rublo e dei prezzi energetici alle stelle. A fare i conti è Uiv, l’Unione italiana vini, che segnala già diverse difficolta dovute alla guerra tra Russia e Ucraina, tra cui lunghe code di camion alla frontiera lettone-russa, oltre a merci non ritirate in dogana. A ciò si stanno aggiungendo problemi di carattere finanziario: per effetto delle sanzioni alle banche russe si prevede infatti la sospensione dei pagamenti da Mosca, in uno scenario di stato di guerra che farà perdere le tutele assicurative sui pagamenti delle merci.Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly su base dogane, solo lo scorso anno si sono registrati ordini dalla Russia per un valore di 375 milioni di dollari, in crescita dell’11% sull’anno precedente, a fronte di 1,155 miliardi di dollari di importazioni complessive di vino dall’estero.L’Italia, primo Paese fornitore con una quota di mercato di circa il 30% davanti a Francia e Spagna, ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti (25%) e un incremento del 2% per i fermi imbottigliati. Tra le denominazioni più richieste da Mosca, il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti spumante, oltre ai vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Anche l’Ucraina, dove l’Italia è leader di mercato, nei primi 9 mesi 2021 ha registrato un import di vino italiano a +20% per i vini fermi e frizzanti in bottiglia, e +78% per gli spumanti.Il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, commenta: “ci troviamo costretti a dover rinunciare a una piazza strategica per l’Italia, che è il primo Paese fornitore di vino in Russia, proprio in una fase di forte risalita degli ordini. In attesa fare luce sulle ipotesi di fermo delle esportazioni, consigliamo alle imprese italiane di vino di effettuare consegne verso la Russia solo dopo aver conseguito adeguate garanzie sui pagamenti”. LEGGI TUTTO

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    Biologico, Italia prima in Ue come numero produttori

    (Teleborsa) – Con 2,1 milioni di ettari, 102mila in più rispetto al 2019, l’Italia nel 2020 si conferma il terzo Paese in Ue come superficie coltivata a biologico, la precedono Spagna (2,4 milioni di ettari) e Francia (2,5 milioni di ettari). Globalmente le superfici bio in Ue hanno raggiunto i 14,9 milioni di ettari globali. L’Italia (che brilla anche come incidenza di superficie bio sul totale 16,6 %, la più elevata in Ue che ha raggiunto una media del 9,2%) mantiene il primato come numero di produttori biologici attivi (71.590), seguono la Francia con 53.255 e la Spagna con 44.493. Questa la fotografia che emerge dai dati internazionali presentati dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con IFOAM, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale. L’andamento del mercato bio fa registrare un incremento record del 15,1%, raggiungendo un valore delle vendite al dettaglio di 44,8 miliardi di euro in Ue che diventano 52 miliardi di euro considerando l’intera Europa. L’Unione europea diventa così il secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti. “Anche se la Francia sta crescendo a un ritmo piu’ sostenuto, l’Italia continua a mantenere la leadership europea sia come numero di produttori che come percentuali di superficie coltivata”, commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, secondo cui “il boom delle vendite di prodotti conferma come il biologico possa davvero essere il motore di rilancio dell’intero sistema agroalimentare. E’ necessario però investire a livello nazionale per aumentare i consumi interni che crescono in misura inferiore rispetto agli altri Paesi”.Occorrono perciò politiche e un quadro normativo adeguato a sostenere la conversione agroecologica, oltre a investimenti in ricerca, innovazione, formazione. Mammuccini spiega quindi come sia “prioritaria la promulgazione della Legge sul bio, che dopo essere stata modificata il 9 febbraio dalla Camera deve adesso tornare in Senato per la definitiva approvazione. Ci auguriamo che si arrivi in tempi molto stretti alla definitiva approvazione di questa norma fondamentale per supportare la transizione ecologica e sostenere il futuro stesso dell’agricoltura italiana”. LEGGI TUTTO

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    Speranza, promuovere Dieta Mediterranea su piano internazionale

    (Teleborsa) – La Dieta mediterranea “migliora le condizioni di salute della popolazione e si accompagna a un aumento del consumo di prodotti salutari come l’ortofrutta. Bisogna lavorare per comunicare i valori della Dieta mediterranea e serve una strategia che promuova questo stile di vita sul piano internazionale, garantendo visibilità e comunicazione”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo a un evento di presentazione dello schema di etichettatura nutrizionale “Nutrinform Battery”, proposto dall’Italia nel quadro del negoziato sull’armonizzazione del sistema di etichettatura a livello UE. L’evento, organizzato dalla Farnesina in collaborazione con Federalimentare, riunisce rappresentanti della diplomazia, della politica, delle istituzioni, del settore industriale e del mondo accademico.”Dalla prospettiva della Sanità pubblica è fondamentale indirizzare le strategie politiche per fare leva sugli effetti nutrizionali di una dieta equilibrata. In questo l’Italia è in vantaggio, produzioni agricole e cucina da un lato assicurano qualità organolettica e dall’altro il rispetto di criteri etici e ambientali”, ha detto Speranza ricordando che il modello della Dieta mediterranea “è associato a un migliore profilo nutrizionale e a una bassa incidenza di patologie correlate alla mancanza di nutrienti”. Il ministro ha ricordato che purtroppo anche in Italia sono invalsi negli ultimi anni “stili alimentari meno salutari” legati a una maggiore diffusione dell’obesità, “fattore di rischio per molte malattie. Anche il Covid 19 – ha detto – ha fatto arretrare in misura significativa il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dobbiamo attuare politiche nutrizionali basate sui principi di una dieta equilibrata e sostenibile”.Quanto al sistema di etichettatura nutrizionale, “dovrebbe facilitare la comprensione delle caratteristiche nutrizionali permettendo l’inserimento dell’alimento all’interno di una dieta varia ed equilibrata. Non bisogna imporre modelli sbagliati come quelli a semaforo – ha detto – il consumatore deve essere informato in modo trasparente e messo in grado di scegliere. Il Nutrinform Battery ci sembra lo strumento più adatto, ha una oggettività che rende l’etichettatura uno strumento efficace e comprensibile per il raggiungimento dei target nutrizionali e del benessere”, ha concluso il ministro.Speranza ha anche spiegato che il ministero sta portando avanti, con il ministero degli Affari Esteri e la rappresentanza presso il Polo romano delle Nazioni Unite, “un progetto per la creazione di un Osservatorio sulla dieta mediterranea, per costruire un presidio a sua costante difesa”. LEGGI TUTTO

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    Dop economy, Ismea: nel 2020 fatturato a 16,6 miliardi, crescono canale GDO e settore trasformati

    (Teleborsa) – Nell’anno segnato dalla pandemia, che ha messo in discussione molti fattori alla base dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo, la Dop economy ha confermato il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200mila operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino. A confermare questi numeri è l’analisi del XIX Rapporto Ismea-Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP IGP che nel 2020 raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore. Il documento è stato presentato al Mipaaf con i rappresentanti del settore e delle istituzioni. Si tratta dell’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG.”Risultati resi possibili dall’impegno di tutto il sistema con azioni di solidarietà, attività di sostegno agli operatori, accordi con i soggetti del mercato e un continuo dialogo con le istituzioni che, riconoscendo la valenza strategica del settore, hanno supportato attraverso apposite misure la continuità produttiva delle filiere DOP IGP, capaci di esprimere un patrimonio economico dei territori italiani per sua natura non delocalizzabile”, si legge in una nota dell’Ismea. LEGGI TUTTO

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    Patuanelli, stiamo rispettando tempi e target

    (Teleborsa) – Il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) rappresenta una grande occasione per la crescita del nostro Paese, abbiamo cercato di lavorare implementando poche misure ma profonde che vadano a risolvere non tutti i problemi dell’agroalimentare italiano ma quelli su cui insistiamo con il PNRR. Stiamo rispettando tutti i tempi e i target che ci eravamo prefissati al momento dell’approvazione del piano”.Lo ha detto il Ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, audito sullo stato di attuazione del Pnrr davanti alle Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato. Le misure del PNRR, ha quindi proseguito il ministro, “non sono l’unico strumento a disposizione per l’agroalimentare italiano: ci sono le misure in sinergia della nuova Pac e ulteriori iniziative in corso di realizzazione grazie all’ingente disponibilità di risorse nazionali stanziate negli ultimi mesi e anche in legge di bilancio, che è partita già positivamente in Consiglio dei ministri ed è stata migliorata dal Parlamento sul fronte delle risorse per l’agroalimentare”.”Nei fatti – ha detto Patuanelli – l’agroalimentare torna fulcro dell’azione di governo, il settore primario riveste nuovamente un ruolo di centralità nel sistema. Per quanto riguarda la Pac ci sono risorse per oltre 50 miliardi, nel Pnrr ci sono interventi in ambito agricolo per un ammontare pari a 7,9 miliardi, cui si aggiungono altri 2 miliardi della legge di bilancio e nell’ultimo Sostegni Ter altri 50 milioni per affrontare il tema della biosicurezza”. Certamente, “gestire queste ingenti risorse nel migliore dei modi finalizzandole a misure efficaci e di pronta realizzazione è una sfida ambiziosa che richiede una macchina organizzativa efficiente e la struttura del Mipaaf ha sempre mostrato di essere in grado” di affrontare queste sfida, ha precisato. Ma per meglio “far fronte a questo sforzo organizzativo senza precedenti e assicurare una efficace e rapida implementazione degli obiettivi ho provveduto – ha annunciato – a istituire una unità di missione per il Pnrr: si tratta di una struttura speciale attiva che sarà fino al completamento del Piano e non andrà oltre il 31 dicembre 2026”, ha concluso il ministro. LEGGI TUTTO

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    Made in Italy, in Gazzetta il decreto “Salva spesa”

    (Teleborsa) – Entra in vigore l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dell’ingrediente principale, dal latte ai derivati del pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta. È quanto prevede il decreto “salva spesa Made in Italy” pubblicato ieri in Gazzetta. Firmato dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e della Salute Roberto Speranza, il “Decreto Interministeriale sulla etichettatura di origine obbligatoria” è stato fortemente sostenuto dalla Coldiretti. Il provvedimento – ricorda la Coldiretti – prevede che sulle etichette dei principali alimenti sia obbligatorio indicare la provenienza per consentire scelte di acquisto consapevoli in un momento in cui è importante sostenere l’economia, il lavoro e il territorio nazionale. “Il provvedimento rappresenta un passo determinante per impedire che vengano spacciati come Made in Italy prodotti di bassa qualità provenienti dall’estero che non rispettano i rigidi paramenti di qualità di quelli nazionali – ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini –. Il decreto garantisce trasparenza sulla reale origine su prodotti base della dieta degli italiani che rappresentano circa tre quarti della spesa ma resta ancora anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti. L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’Ue poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei”.(Foto: Luca di Filippo) LEGGI TUTTO

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    Spreco alimentare, Cia: biocontrollo difende agroalimentare con sistemi naturali

    (Teleborsa) – In ottica From Farm to Fork le nuove pratiche agricole sono la soluzione per invertire la crisi globale e combattere lo spreco alimentare, con la possibilità di prolungare la durata di conservazione di frutta e ortaggi per realizzare un sistema alimentare sostenibile. Grazie alla metodologia innovativa del controllo biologico (biocontrollo), che consiste nell’utilizzo di organismi naturali (insetti utili, microrganismi, feromoni, sostanze naturali) in grado di contrastare i parassiti, i batteri e gli agenti patogeni nocivi delle piante, si riducono anche le perdite di cibo lungo le catene di produzione e fornitura. L’obiettivo è quello di favorire la transizione dalla chimica di sintesi ai bioprodotti di origine naturale in agricoltura, nella logica di una riduzione, entro il 2030 del 50% dell’uso dei pesticidi chimici.Con questa finalità, Cia-Agricoltori Italiani ha avviato un progetto di innovazione digitale in 100 aziende agricole con IBMA Italia, l’associazione degli operatori nell’industria della bioprotezione, per la formazione attiva e le prove in campo di queste nuove tecnologie. Lo spreco alimentare è un problema in continua crescita, che non si può ignorare. Per invertire questa tendenza, Cia ritiene necessaria una trasformazione radicale del nostro sistema agroalimentare, che deve iniziare dalle pratiche agricole ed estendersi lungo tutta la catena del valore: produzione, trasformazione, stoccaggio, esportazione, distribuzione e consumo domestico. I progressi nelle nuove soluzioni di bioprotezione possono, dunque, svolgere un ruolo significativo nella riduzione delle inefficienze e degli sprechi alimentari nelle aziende agricole, prendendo in prestito gli strumenti dalla cassetta degli attrezzi della natura. La ricerca in questi anni ha mostrato come proprio grazie alla protezione del biocontrollo, gli agricoltori possano aumentare le azioni di contrasto ai parassiti, per allungare la durata di conservazione di frutta e verdura fresca e garantire alimenti piu’ sani e sicuri sulle nostre tavole. Per Cia – conclude la nota – “la diffusione di queste metodologie in Italia è un progetto ambizioso che parte dalla sperimentazione agronomica e deve arrivare alla pratica dell’agricoltore. Una sfida necessaria che richiede passi da gigante sia culturali, sia in termini di investimenti, dove ricerca e innovazione devono riuscire a contemplare il biocontrollo nello sviluppo agricolo green, contribuendo a dare un futuro al bio e alla produzione integrata”. LEGGI TUTTO