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    Ex Ilva, 26 maggio incontro sull’indotto al Mimit

    (Teleborsa) – Convocato, su indicazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, un incontro al Mimit sulla situazione dell’indotto dell’ex Ilva per lunedì 26 maggio alle 16.30. Alla riunione, fa sapere il ministero, parteciperanno Confindustria Taranto, Confartigianato Puglia, Confapi Taranto, Cna, Confimi Industria Lecce-Brindisi-Taranto, AIGI Indotto Taranto e Conftrasporto, insieme ai rappresentanti della Regione Puglia, del Comune e della Provincia di Taranto.L’incontro con le associazioni datoriali dell’indotto, ricorda il ministero, seguirà quello che si svolgerà domani a Palazzo Chigi con tutte le forze sindacali, durante il quale i commissari Adi illustreranno le conseguenze produttive e occupazionali – con il ricorso alla cassa integrazione – dell’inibizione all’uso di Afo 1, determinata dalle decisioni della Procura che dopo 14 giorni non ha ancora autorizzato le misure necessarie a mettere in sicurezza l’impianto che di fatto è ormai compromesso.Nella riunione con le associazioni datoriali di lunedì saranno affrontate le conseguenze sulla filiera e sulle imprese dell’indotto, per le quali il governo aveva già assicurato nei mesi scorsi i necessari ristori attraverso l’esercizio dell’amministrazione straordinaria, ma che, spiega ancora il Mimit, subiranno anche “ulteriori e forse più gravi ricadute negative a seguito di quanto accaduto”. LEGGI TUTTO

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    Autostrade, MIT: con Dl Infrastrutture si modernizzano concessioni

    (Teleborsa) – Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti annuncia l’introduzione di importanti modifiche alla disciplina delle concessioni autostradali, approvate con il Decreto Legge Infrastrutture del 19 maggio in Consiglio dei Ministri. L’obiettivo – si legge nella nota diffusa dallo stesso Ministero – è allinearsi alle richieste europee e rendere il sistema più efficiente e trasparente.L’articolo 11 del Decreto chiarisce aspetti fondamentali della riforma del sistema autostradale introdotta dalla Legge sulla Concorrenza 2023, in coerenza con il Pnrr.Il Decreto introduce inoltre un regime transitorio per consentire al Mit di avviare da subito le nuove procedure di affidamento delle concessioni scadute o in scadenza, dando nuovo slancio agli investimenti sulla rete autostradale senza incrementi significativi dei pedaggi. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva: sciopero il 21 maggio, continua trattativa con Baku

    (Teleborsa) – Mentre cresce il pressing da più parti per trovare una soluzione, il ministro delle Imprese Adolfo Urso fa sapere che si continua a trattare con Baku ma ora toccherà “adattare il piano industriale a ciò che è accaduto”.Intanto, arriva l’appello del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, secondo il quale sarebbe una “pazzia” perdere “un’impresa e un’industria così importante per essere competitivi” e “acquistare l’acciaio in altri continenti”. In parallelo, Fim ,Fiom, Uilm proclamano 4 ore di sciopero nazionale in tutti gli stabilimenti per chiedere al governo “azioni immediate” Fim, Fiom, Uilm, di fronte all'”insostenibile clima di incertezza” per domani, mercoledì 21 maggio. Nelle ultime settimane si è temuto che le trattative con Baku Steel andassero in fumo insieme all’altoforno 1. Prima l’incidente, appunto. Poi, l’ulteriore richiesta di cassa integrazione, nella logica – ribadita da Urso – di “metà produzione, metà occupazione”. Infine, l’annullamento da parte del Consiglio di Stato della gara per la realizzazione di un impianto per produrre il cosiddetto preridotto, una sorta di acciaio green. E sulla condizione della fabbrica, il titolare di Palazzo Piacentini sottolinea che “dobbiamo prendere atto del fatto che non è stato possibile realizzare in tempo congruo gli interventi per la salvaguardia dell’impianto – sono passati ormai 12 giorni e alcune di quelle autorizzazioni non sono state ancora concesse”. LEGGI TUTTO

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    Euro Zona, fiducia consumatori maggio migliora a -15,2 punti

    (Teleborsa) – Segnali di miglioramento per la fiducia dei consumatori europei a maggio 2025. La stima flash dell’ultimo sondaggio mensile, condotto dalla Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunità europea (DG ECFIN), evidenzia che il sentiment dei consumatori nell’eurozona è ancora negativo e si porta a -15,2 punti rispetto ai -16,6 di aprile (rivisto da un preliminare di -16,7 punti). Il dato è anche migliore delle attese degli analisti (-16 punti). Nel complesso dell’Unione europea l’indicatore è pari a -14,5 punti (+1,4 punti percentuali).(Foto: Mika Baumeister on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Germania, prezzi alla produzione aprile -0,6% mese -0,9% anno

    (Teleborsa) – Diminuiscono più delle attese i prezzi alla produzione in Germania. Secondo l’Ufficio Federale di Statistica tedesco, i prezzi all’industria hanno registrato ad aprile 2025 un decremento annuo dello 0,9%, rispetto al -0,2% del mese precedente e al -0,6% atteso dagli analisti. Su base mensile, i prezzi hanno segnato una variazione negativa dello 0,6%, dopo il -0,7% di marzo, a fronte della variazione del -0,3% del consensus.I prezzi dell’energia sono scesi del 2,9% su base mensile e sono diminuiti del 6,4% a livello tendenziale. LEGGI TUTTO

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    Ex ilva, Urso: avanti negoziati con Baku, adattiamo il piano

    (Teleborsa) – “Continuano le negoziazioni con gli azeri” sullo stabilimento ex Ilva di Taranto, “noi dobbiamo adattare il piano industriale a quanto è accaduto” nell’ultimo periodo nell’impianto. Lo ha detto il ministro Adolfo Urso, a margine del tavolo Taranto convocato al Mimit con le aziende e le istituzioni locali. Il ministro ha anche annunciato l’apertura dei tavoli con le imprese dell’indotto e con i sindacati per fonteggiare la nuova situazione e il calo di produzione. “Dobbiamo partire dal presupposto che con metà produzione c’è metà occupazione per un lungo periodo transitorio” ha detto il Ministro. “Soprattutto nella fase di transizione verso la realizzazione dei forni elettrici e dei relativi Dri che realizzeranno nell’indotto – ha aggiunto Urso -. Si parte dal gas e dalla nave rigassificatrice che dev’essere ancorata al porto di Taranto. Con un piano che richiederà diversi anni si potrà portare a compimento l’obiettivo degli impianti siderurgici pienamente green”. “Dobbiamo prendere atto del fatto che non è stato possibile realizzare in tempo congruo gli interventi per la salvaguardia dell’impianto – ha proseguito Urso – e sono passati ormai 12 giorni e alcune di quelle assicurazioni non sono state ancora concesse, dobbiamo partire dal presupposto che con metà produzione c’è metà occupazione per un lungo periodo transitorio”.”Quindi mi appresto a convocare il tavolo con le imprese dell’indotto che avranno evidentemente conseguenze significative – ha detto il ministro -, così come mercoledì ci incontreremo con i sindacati, con cui con l’estrema franchezza che è dovuta ci confronteremo su come alleviare le conseguenze su coloro che lavorano all’interno del sito siderurgico e su come preparare strumenti perché in tempo congruo si creino altre occasioni di lavoro come stiamo facendo appunto col tavolo Taranto”.”Quella dell’Ilva per noi è una produzione indispensabile. Noi abbiamo delle aziende che hanno contratti di 10 anni che utilizzano acciaio, quindi abbiamo bisogno che all’interno del nostro paese ci sia produzione di acciaio”. Lo ha sottolineato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini a margine dell’assemblea di Confindustria Moda. “Serve sostenere la posizione di poter da subito mettere al centro la riproduzione dell’acciaio nel nostro paese. Oggi rischiamo, già lo facciamo, di comprare acciaio da Cina o India. Credo che noi abbiamo una grande capacità però permettetemi di dire che quel sito deve essere anche aiutato e protetto questo è quello che vogliamo perché, capisco, ma abbiamo l’esigenza di avere le materie prime del nostro paese perché senza materie vuol dire che vogliamo non vogliamo l’industria in Italia. Credo che non sia la volontà di nessuno perché oggi l’industria è fondamentale, deve essere al centro”, ha aggiunto Orsini. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Foti: settima rata confermerà primato Italia con 140 miliardi

    (Teleborsa) – “Con il pagamento della settima rata, attualmente in fase di verifica finale da parte della Commissione europea sarà confermato il primato europeo dell’Italia nell’avanzamento del Piano, con 140 miliardi di euro ricevuti, corrispondenti al 72% della dotazione complessiva e, in termini di performance, si raggiungerà circa il 55% degli obiettivi programmati”. Lo ha affermato, riferisce una nota, il ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, nel corso della Cabina di regia PNRR, che si è svolta nel pomeriggio a Palazzo Chigi. Ad oggi, riferisce il comunicato, sono state rendicontate sette richieste di pagamento e sono stati emessi i corrispondenti finanziamenti per le prime sei rate del PNRR, che hanno consentito all’Italia di essere lo Stato Ue che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento, pari a 122 miliardi di euro, corrispondente al 63% della dotazione complessiva del Piano.”I dati sulla spesa, in aggiornamento sulla piattaforma ReGiS e comunque sottostimati in quanto molti soggetti attuatori non hanno ancora provveduto alla rendicontazione, sono in continua crescita e sfiorano quota 70 miliardi di euro, ovvero circa il 58% delle risorse finora ricevute”. In riferimento alla piena attuazione del PNRR, il Ministro Foti ha informato che “sono tuttora in corso interlocuzioni con tutte le Amministrazioni titolari e con la Commissione europea, che si aggiungono al costante monitoraggio delle attività dei soggetti attuatori e dei piani di azione redatti dalle Prefetture a seguito delle sedute delle Cabine di coordinamento, in vista di un aggiustamento complessivo del Piano che seguirà alla proposta di revisione tecnica posta all’attenzione della Cabina di regia di oggi e del Parlamento nel corso di questa settimana” LEGGI TUTTO

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    USA, traiettoria del debito difficile da stabilizzare con interessi in rapida crescita

    (Teleborsa) – Deficit fiscali persistentemente elevati, aumento della spesa per interessi e flessibilità di bilancio limitata sono i principali fattori che determinano la traiettoria ascendente del debito pubblico statunitense rispetto al PIL. Lo afferma Scope Ratings in un’analisi sul tema, a pochi giorni di distanza dal declassamento del rating del paese da parte di Moody’s. Lo scorso 9 maggio Scope ha confermato il rating AA degli Stati Uniti con un outlook negativo, nonostante la presenza di diversi punti di forza del credito. Tra questi, l’economia resiliente, i mercati dei capitali profondi e liquidi e il primato del dollaro come valuta di riserva globale.Viene fatto notare che il deficit pubblico statunitense si è ampliato al 7,3% del PIL lo scorso anno, ben al di sopra della media pre-pandemica di circa il 4,8% tra il 2015 e il 2019. Scope prevede che il deficit rimarrà elevato nel 2025, attestandosi intorno al 6,4% del PIL, con una media di circa il 7% nel periodo 2026-2030, trainato dall’aumento dei tassi di interesse e dal maggiore fabbisogno di finanziamenti per sostenere programmi di assistenza sociale come la Social Security, Medicare e i servizi pensionistici e di invalidità per i dipendenti pubblici e militari. La probabile proroga del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, le ulteriori proposte di riduzione delle imposte, nonché l’aumento della spesa per la difesa e la sicurezza delle frontiere, aumenterà ulteriormente la pressione sulle finanze pubbliche.Il previsto aumento del rapporto debito/PIL degli Stati Uniti deriva dai persistenti deficit primari di bilancio e dagli elevati pagamenti netti per interessi, che dovrebbero attestarsi in media intorno al 12% delle entrate tra il 2025 e il 2030. Questo dato si confronta con circa il 7% per il Regno Unito, il 5% per Francia e Belgio e solo circa il 2,5% per la Germania. Poiché la scadenza media dei titoli del Tesoro è bassa, 5,9 anni, rispetto a una media di 7,2 anni per le economie avanzate, “i tassi di interesse più elevati incidono sulle dinamiche del debito in tempi relativamente rapidi”, si legge nel rapporto firmato da Eiko Sievert.Il fabbisogno lordo di finanziamento è elevato, attestandosi al 38% del PIL quest’anno e rimarrà tale, attestandosi in media al 34% del PIL nel periodo 2026-2030, il più alto tra tutti i debitori sovrani con rating Scope, ad eccezione del Giappone (A/Stabile).Secondo Scope, è improbabile che le proposte di riduzione dei finanziamenti discrezionali del Presidente Donald Trump per l’anno fiscale 2026, combinate con le maggiori entrate previste dai dazi, riducano significativamente il deficit di bilancio. Le proposte includono tagli significativi alla spesa discrezionale non destinata alla difesa, pari al 22,6%, pari a 163 miliardi di dollari. Tuttavia, con una spesa pubblica totale di 6,75 trilioni di dollari nel 2024, tali tagli rappresenterebbero solo lo 0,5% del PIL. Inoltre, le proposte di aumento della spesa per la difesa del 13% suggeriscono che la spesa discrezionale totale rimarrà sostanzialmente invariata. Inoltre, i nuovi dazi annunciati nell’aprile 2025 in occasione del “Liberation Day” potrebbero, secondo le stime della Wharton School dell’Università della Pennsylvania, generare circa 145 miliardi di dollari all’anno nel prossimo decennio (meno dello 0,5% del PIL).”Anche se si potessero individuare ulteriori risparmi riducendo le frodi e i pagamenti impropri, una riduzione significativa del deficit attraverso tagli alla spesa richiederebbe anche una riduzione delle spese obbligatorie – si legge nelle conclusioni – Tuttavia, i vincoli politici rendono tali misure improbabili. In assenza di tagli alla previdenza sociale, a Medicare o alla spesa per la difesa, stabilizzare la traiettoria del debito si rivelerà arduo senza nuove misure di aumento delle entrate, come aumenti fiscali su larga scala”. LEGGI TUTTO