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    BCE: in Croazia extra-inflazione nei servizi con passaggio all'euro

    (Teleborsa) – L’impatto del passaggio all’euro sui prezzi dei consumatori in Croazia è stato “finora relativamente contenuto e con lo stesso ordine di grandezza di quello osservato” in altri paesi dell’Eurozona negli anni, nonostante un ambiente inflazionistico più impegnativo. Lo scrivono gli economisti della Banca centrale europea (BCE) in un nuovo studio sul tema, dopo che media e cittadini hanno lamentato un ingiustificato aumento dei prezzi con il passaggio alla moneta unica.Dallo studio emerge che c’è stato “un lieve effetto sui prezzi nel settore dei servizi, ma complessive poche prove di un ampio effetto di prezzo straordinario”.Gli studiosi hanno ricordato che media e parti dell’opinione pubblica hanno spesso sospettato che i fornitori di servizi – e in particolare i ristoranti – sfruttano l’opportunità di un cambio di valuta per aumentare i loro prezzi in modo esagerato.È stato osservato che il tasso di crescita su base mensile dei prezzi dei servizi a gennaio è stato “insolitamente alto rispetto alle letture passate di gennaio” degli ultimi dieci anni. Al contrario, gli aumenti dei prezzi mensili per il mese per gli altri componenti erano in linea con i modelli storici.Nel settore dei servizi, in particolare, bar, ristoranti, parrucchieri e servizi medici e dentali hanno registrato aumenti di prezzo elevati. La conclusione è che gli insoliti aumenti osservati nel gennaio 2023 sono parzialmente associati alle pressioni inflazionistiche sottostanti e in parte agli aumenti decisi dai gestori delle attività in occasione del cambio di valuta. LEGGI TUTTO

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    Gender equality, TERNA: 8 borse di studio in ambito Stem a donne rifugiate

    (Teleborsa) – In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, Terna mette a disposizione otto borse di studio in ambito STEM per le donne rifugiate. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Sistech, associazione europea no-profit che promuove l’accesso delle donne rifugiate nel mondo del lavoro digital&tech, – spiega Terna in una nota – vuole favorire l’inclusione e la diversità attraverso l’innovazione, la riqualificazione e il potenziamento delle loro competenze.In particolare, Terna ha scelto di finanziare alcune borse di studio trimestrali i cui percorsi sono incentrati su data science, web or software development, digital project management, cybersecurity e digital marketing. Il progetto scelto dal gestore della rete elettrica nazionale si chiama Boost e prevede anche una serie di servizi per aiutare le donne rifugiate nell’accesso al mercato del lavoro attraverso corsi di lingua e percorsi di supporto psicosociale, oltre che nella logistica.In continuità con gli anni scorsi, il Gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha identificato per la ricorrenza dell’8 marzo un tema specifico: “Educazione e Formazione”, attraverso il quale richiamare l’attenzione sull’importanza della parità di genere e del superamento degli stereotipi legati al gender, come testimoniano i programmi Data Girls e SheTech, promossi da Terna sul tema della formazione delle donne nelle materie STEM.Con l’adesione al programma Boost, il gestore della rete elettrica nazionale conferma il grande impegno nel promuovere la gender equality, monitorando costantemente i principali indicatori gestionali che analizzano la parità di trattamento fra uomini e donne, come sancito dal Codice Etico del Gruppo.Terna è stata recentemente inserita, per il quinto anno consecutivo, nel Gender Equality Index (GEI) di Bloomberg, l’indice internazionale che misura le performance aziendali sui temi della parità di genere e dell’inclusione, ed è anche fra le 100 società nel mondo incluse nel Gender Equality & Inclusion Index di Standard & Poor’s, che seleziona le aziende quotate più attente alla parità di genere. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Giorgetti: prossima tranche di 19 miliardi prevista a maggio

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affermato che l’Italia ha finora conseguito tutti gli obiettivi previsti dal PNRR per gli anni 2021 e 2022. “Si tratta di 151 obiettivi sul totale dei 527 previsti dal PNRR fino al 2026 – ha spiegato il ministro in un’audizione al Senato sul decreto PNRR –. Nel 2023 gli obiettivi da conseguire sono in totale 96, di cui 27 nel primo semestre e 69 nel secondo semestre”. In questo momento, ha poi dichiarato, “è in corso la valutazione, da parte della Commissione europea, della terza domanda di pagamento presentata nel mese di dicembre scorso, per un valore di circa 19 miliardi di euro, importo che prevediamo di acquisire nel prossimo mese di maggio”.Delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “l’Italia ha ricevuto in totale 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento e 42 miliardi di euro a rimborso della prima e seconda domanda di pagamento”, ha riferito Giorgetti. “Al momento è in corso la valutazione, da parte della Commissione europea, della terza domanda di pagamento presentata nel mese di dicembre scorso, per un valore di circa 19 miliardi di euro, importo che prevediamo di acquisire nel prossimo mese di maggio”.Dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si gioca “la capacità di ripresa e di crescita del Paese”, ha poi aggiunto. La nuova governance del Piano, prevista nel decreto all’esame del Senato, ha l’obiettivo di “rispondere in modo migliore alle aspettative” a fronte di una situazione che è completamente cambiata rispetto a quando il Piano è stato scritto”, ha affermato il ministro che ha poi spiegato che gli investimenti per i pilastri della transizione ecologica e digitale del Piano e per gli obiettivi orizzontale, che implicano l’attuazione a livello territoriale dei progetti, con il rispetto stringente della tempistica “costringono ad uno sforzo notevole le pubbliche amministrazione” la cui capacità di spesa “viene messa a dura prova”. Il ministro ha poi affermato che nei prossimi mesi sarà necessario accelerare l’attuazione degli investimenti previsti nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. “L’impianto delineato nel provvedimento, già ampiamente illustrato e condiviso con le Istituzioni europee, si limita ad aggiornare la governance del Piano alla luce dell’esperienza acquisita nella prima fase di attuazione, tenendo conto in particolare – ha precisato il Ministro – del fatto che nei prossimi anni si dovrà procedere in maniera più approfondita nell’attuazione degli investimenti rispetto alle riforme, che sono ormai in una fase avanzata di attuazione”. LEGGI TUTTO

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    Pagamenti digitali: in Italia nel 2022 il transato raggiunge i 397 miliardi di euro

    (Teleborsa) – Nel 2022 il transato con strumenti di pagamento digitale in Italia continua a crescere a doppia cifra e sfiora i 400 miliardi di euro (pari al 40% dei consumi), un valore che include sia i pagamenti basati su carte e wallet (390 miliardi di euro, in crescita del +18% rispetto al 2021), sia i pagamenti basati su conto (7 miliardi di euro di transato). Queste alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, presentate in occasione del convegno “Innovative Payments: don’t look back”.”I dati sui pagamenti digitali in Italia nel 2022 – afferma Alessandro Perego, responsabile Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – dimostrano che quanto registrato nel 2021 non era solo un rimbalzo dopo il crollo dei consumi, ma che la crisi pandemica ha cambiato strutturalmente le abitudini dei consumatori, che trovano questi mezzi sempre più comodi, veloci e sicuri, portando il mercato a crescere a ritmi superiori rispetto a quelli pre-covid. Secondo i dati della BCE sul numero di transazioni pro capite con carta registrate nel 2021, l’Italia è uno dei paesi a maggior crescita nell’ultimo anno (+33,6%)”.La crescita generale si riflette su tutte le componenti, sia in quelle più tradizionali come le carte, dove i pagamenti Contactless raggiungono i 186 miliardi di € (+45% sul 2021), sia nei nuovi metodi di pagamento (Innovative Payments) che registrano un valore di 20,3 miliardi (+107%).All’interno degli Innovative Payments, sono Mobile e Wearable a rappresentare le due componenti fondamentali della crescita: nel corso del 2022, infatti, gli italiani hanno usato sempre di più lo smartphone o i dispositivi indossabili per effettuare pagamenti in negozio, per un totale di 16,3 miliardi di euro di transato (+122% rispetto al 2021).Tra i servizi correlati al pagamento che stanno destando sempre più interesse tra i consumatori c’è sicuramente il Buy Now Pay Later (BNPL). La sua crescita ha caratterizzato il 2021 e si è confermata anche nel 2022, contribuendo in maniera significativa all’incremento generale dei pagamenti digitali. Il 13% degli italiani ha dichiarato di avere già utilizzato questo tipo di servizio per uno o più acquisti online e/o in negozio, mentre il 33% è intenzionato a servirsene in futuro (percentuale che sale al 67% se si considerano anche gli indecisi).Nel 2022 le transazioni BNPL hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro, con una crescita del +253% rispetto al 2021. L’86% del valore, inoltre, riguarda acquisti effettuati su Internet, un risultato che porta il BNPL a rappresentare circa il 4% di penetrazione nel mondo online.Il 2022 è stato un anno di conferme in tutto il mondo per il settore dei pagamenti: continua infatti la crescita, in termini di transato e diffusione, delle modalità di pagamento più innovative. Lo smartphone si conferma ancora una volta il centro delle innovazioni in ambito pagamenti, grazie alla diffusione ormai capillare (nel 2021 era utilizzato da quasi due terzi della popolazione mondiale) e alla capacità di offrire una user experience sempre più ottimale rispetto agli strumenti tradizionali, sia nei pagamenti in negozio sia in quelli online.”Il settore dei pagamenti si dimostra vivace e innovativo anche nel nostro Paese, dimostrando un netto cambio di tendenza: sono sempre di più i consumatori e gli esercenti che scelgono quotidianamente questi strumenti – spiega Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments –. Nonostante tutto, a fine 2022 il nuovo Governo italiano ha adottato un approccio più titubante, in cui la soglia ove non è consentito accettare pagamenti in contanti è stata alzata a 5.000 euro, una strategia in contrasto con l’attuale percorso avviato per combattere l’evasione fiscale e migliorare processi e servizi”.A livello europeo cresce l’attenzione sui Digital Wallet, con particolare attenzione al tema dell’identità digitale come abilitatore (anche, ma non solo, di pagamenti). La recente revisione del regolamento eIDAS ha proprio lo scopo di introdurre nel 2024 l’European Union Digital Identity Wallet (EUDI wallet), ossia un insieme di servizi certificati che permette agli utenti di richiedere, conservare e condividere le informazioni personali per accedere ai servizi online e firmare documenti elettronici.Lo smartphone è infine centrale anche nelle sperimentazioni di nuove versioni delle valute di banca centrale, le cosiddette Central Bank Digital Currency (CBDC). I progetti più avanzati in questo ambito sono concentrati nei Paesi Asiatici, ma anche l’Unione Europea ha avviato i lavori per implementare il cosiddetto “Euro Digitale”, e sta considerando lo sviluppo di un’app che ne permetta l’utilizzo in negozio, in modalità contactless o con QR code, e anche online.”I pagamenti innovativi, però, guardano anche oltre lo smartphone. In Italia si intravedono ad esempio novità importanti tra i servizi e le applicazioni che sfruttano le Open API, facendo leva sul minor numero di attori coinvolti in queste operazioni e sulla possibilità di avere immediatamente i fondi sul conto dell’esercente – sostiene Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments –. A livello globale, infine, crescono gli ‘Smart Objects Payment’: soprattutto le cosiddette smart car – auto dotate di connessione Internet – stanno ricevendo sempre più attenzione da parte di un mercato che negli Stati Uniti vede già oggi circa 84 milioni di veicoli online e un grande potenziale di sviluppo”. LEGGI TUTTO

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    Piano Net-Zero, produrre in Ue 85% batterie entro il 2030

    (Teleborsa) – Entro il 2030 la capacità industriale dell’Ue dovrebbe essere in grado di soddisfare almeno il 40% della domanda annuale europea di pannelli solari, l’85% per la tecnologia eolica, il 60% per le pompe di calore, l’85% per le batterie e il 50% degli elettrolizzatori.Sono gli obiettivi stabili nella bozza del piano industriale Ue Net-Zero, la cui presentazione è attesa il 14 marzo.Nel testo Bruxelles fissa i target di produzione per le tecnologie green ritenute chiave per decarbonizzare l’economia continentale e allontanare così l’Unione dalla dipendenza dai Paesi terzi come la Cina. LEGGI TUTTO

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    PNRR, da Ance a Confagricoltura: giornata di audizioni

    (Teleborsa) – “Dobbiamo fare una rivoluzione copernicana e capire come aiutare il sistema delle imprese a rispondere a quelle che sono le nuove aspettative: è inutile creare tanta domanda pubblica come stiamo facendo con il Pnnr e poi affidarci all’offerta che arriva da fuori, affidarci all’Estremo Oriente”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del suo intervento a un convegno dell’Ordine dei commercialisti di Milano. “L’ho detto già due anni fa – ha spiegato -, per tantissimi anni gli economisti hanno ragionato su come agire sulla crescita spingendo sulla domanda e ci siamo concentrati sulla domanda, ma la riflessione che dobbiamo fare noi è che questi sono i tempi della della politica dell’offerta. Dobbiamo ricostruire l’offerta in questo paese, far nascere nuove imprese, farle muovere in settori dove si alimenta la domanda. Penso a tutto il mondo del settore green dove dobbiamo essere all’altezza, mi dispiace che sui progetti anche finanziati dalla Ue sull’idrogeno non siamo ancora pronti, non ci sono sufficienti imprese che si sono dirette in quella direzione”, ha concluso Giorgetti.E oggi è stata giornata di audizioni sul PNRR. ‘Ance ritiene che “al momento resti prioritario dare attuazione agli investimenti e alle riforme del Pnrr, senza rimettere in discussione l’impianto complessivo del Pnrr, rimandando a fine anno eventuali riprogrammazioni, da effettuare in coordinamento con gli altri fondi europei, quando si avrà maggiore contezza dello stato di avanzamento dei progetti e sarà più chiaro se le misure previste nel decreto in commento avranno prodotto gli effetti sperati”. Lo sottolinea in audizione l’Associazione nazionale dei costruttori edili in merito alle misure per accelerare il Pnrr. “Rimettere in discussione la programmazione, ora che il monitoraggio non è pienamente operativo – evidenzia l’Ance – rischia di definanziare progetti ad alto potenziale di realizzazione”. In merito alla revisione della governance del Piano, l’Ance “condivide l’obiettivo del Governo di un suo rafforzamento, evidenziando l’esigenza di una più chiara e netta definizione dei ruoli e delle funzioni rispetto al quadro che emerge dal provvedimento”. La principale modifica, che l’Associazione “accoglie con favore, riguarda il rafforzamento del ruolo del Governo, attraverso la previsione di una Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrà, in particolare, assicurare il supporto al Ministro delegato, per l’esercizio delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’azione strategica del Governo sull’attuazione del Piano e interloquire con la Commissione Europea”.Confagricoltura, in una nota, apprezza l’impianto del Dl “Semplificazione”, ma invita a prendere in esame alcune osservazioni avanzate oggi dal direttore generale Annamaria Barrile all’audizione in Commissione Programmazione economica e bilancio del Senato con l’auspicio che possano essere prese in considerazione nell’iter di conversione del provvedimento. In particolare, in tema di energia, Confagricoltura ha chiesto di inserire l’ulteriore deroga ai principi stabiliti dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, per quanto riguarda gli impianti esistenti: “Anche l’energia elettrica generata da impianti a biogas e biomasse esistenti, su cui sono realizzati interventi di rifacimento, – ha spiegato Barrile – dovrebbe cioè poter accedere integralmente agli incentivi, laddove inserita in configurazioni di autoconsumo”. “Sul tema, Confagricoltura ritiene inoltre essenziale intervenire per mitigare gli effetti dell’oscillazione dei prezzi dovuta alla crisi energetica attraverso una rideterminazione dei prezzi di riferimento per quanto concerne la tassazione biogas per il biennio 2022-2023”. Per gli impianti agrivoltaici il direttore generale Barrile ha raccomandato un’ulteriore specificazione sull’applicabilità delle deroghe e l’integrazione della norma “affinché gli stessi impianti in attività di edilizia libera possano accedere agli incentivi previsti se realizzati da imprese agricole singole e associate”. LEGGI TUTTO

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    Fisco, Leo: “Riforma in CdM settimana prossima, a lavoro su tre aliquote”

    (Teleborsa) – Entro la metà di marzo, come da attese, la legge delega sulla riforma del fisco approderà in Consiglio dei ministri. Lo conferma il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo nel corso del suo intervento a un convegno dell’Ordine dei commercialisti di Milano all’Università Cattolica.. “Io penso di sì, riusciremo entro metà marzo a portare la riforma del fisco in Consiglio dei ministri, poi ci saranno i tempi parlamentari”, ha detto Leo spiegando che ormai “siamo alle battute finali”. “Oggi i tempi sono maturi per fare una riforma strutturale – ha spiegato nel corso del suo intervento -. Una legge delega organica è necessaria perché l’ultima e vera riforma fiscale risale agli anni 70, da allora ci sono stati vari interventi ma non una riforma strutturale, quello che vogliamo fare adesso è riordinare tutto il sistema tributario”. “Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa”, ha concluso il viceministro.”Ci sono le condizioni per ridurre il numero delle aliquote, si può arrivare a un sistema a tre aliquote, stiamo lavorando con la Ragioneria per vedere come fare”, ha spiegato il viceministro.” si sta lavorando a quello – ha proseguito Leo, riferendosi alla riduzione a tre aliquote -. Dovremo vedere come coordinare la riduzione delle aliquote con una revisione delle tax expenditures, oggi abbiamo circa 600 tax expenditures che cubano 156 miliardi, se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote”.Sulla richiesta della Commissione europea di recuperare gli “aiuti di stato illegali” concessi tra il 2006 e il 2011 alla Chiesa cattolica e ad altri enti non commerciali attraverso l’esenzione dell’imposta sugli immobili: “Ovviamente quando ci sono regole comunitarie bisogna uniformarsi, però bisogna vedere i limiti, perché ci sono delle situazioni in cui non c’è la commercialità. Allora in quei casi là bisogna vedere come rendere coerente quelle che sono le indicazioni della Unione europea con la peculiarità di certe strutture della Chiesa cattolica”, ha concluso Leo. LEGGI TUTTO

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    USA, ordini industria gennaio -1,6%

    (Teleborsa) – Diminuiscono, ma meno delle attese, gli ordini all’industria statunitensi. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di gennaio 2023 gli ordini hanno evidenziato una variazione negativa dell’1,6% rispetto al +1,7% registrato nel mese precedente (rivisto da un preliminare di +1,8%) e contro il -1,8% stimato dal consensus.Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono aumentati dell’1,2% dal -1,1% precedente, mentre al netto del settore difesa sono aumentati dello 0,7% (-0,8% nel mese precedente). LEGGI TUTTO