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    USA, PMI servizi gennaio sale a 46,8 punti

    (Teleborsa) – Si conferma in rallentamento il settore dei servizi negli Stati Uniti a gennaio 2023. L’indice PMI dei servizi definitivo, elaborato da S&P Global, si è portato a 46,8 punti dai 44,7 del mese precedente, e risulta appena sopra i 46,6 punti della stima preliminare.L’indice, che rappresenta un sondaggio sui direttori acquisto delle aziende attive nel settore terziario, si mantiene dunque al di sotto della soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque con tra espansione e contrazione. Sale anche l’indice composito, che tiene conto anche della variazione del PMI manifatturiero, che si attesta a 46,8 punti, rispetto ai 45 punti del mese precedente e ai 46,6 punti della stima flash.”L’attività commerciale dei servizi degli Stati Uniti si è contratta a gennaio poiché le aziende hanno registrato un ulteriore deterioramento degli afflussi di nuovi affari – ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist di S&P Global Market Intelligence – Le assunzioni si sono quasi arrestate poiché le aziende rivalutano le loro esigenze di buste paga alla luce del contesto di domanda più debole”.”La flessione è guidata da un crollo dell’attività dei servizi finanziari, legato a sua volta a costi di indebitamento più elevati, con i fornitori di servizi rivolti ai consumatori che segnalano anche condizioni commerciali particolarmente difficili a causa della continua contrazione della spesa a causa dell’aumento del costo della vita”, ha aggiunto.(Foto: Photo by Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    UE, Mimit: “Serve un Piano europeo per l'industria più ambizioso. Quattro le proposte italiane”

    (Teleborsa) – Una politica industriale europea assertiva, competitiva e solidale è delineata nelle proposte che oggi il ministero delle imprese e del Made in Italy presenterà durante una serie di incontri con i ministri di Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia. Nei prossimi giorni sono previsti altri incontri con i ministri di Svezia, Portogallo, Croazia, Spagna, Austria e Cipro e con il commissario europeo Thierry Breton.Secondo il ministero delle Imprese e del Made in Italy, la comunicazione della Commissione europea è infatti una base di partenza che può e deve essere migliorata, per diventare davvero efficace. Offre una prospettiva parziale del dibattito in corso sulla nuova politica industriale europea, come risposta alla sfida della competitività, sullo sfondo del duplice obiettivo della transizione verde e digitale. Il negoziato vero e proprio inizia adesso e proseguirà per due mesi sino al Consiglio europeo del 23-24 marzo.Occorre – evidenzia il Mimit in una nota – elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse. Il documento di base si incentra infatti solo sulle modalità che agevolino l’accesso delle imprese ai benefici fiscali, sulla semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e sui nuovi indirizzi dei fondi esistenti verso le industrie clean-tech, fattori necessari ma non sufficienti per garantire l’efficacia dell’azione europea. Non si menzionano risorse nuove, ma solo quelle del NextGenerationEu, del Programma Horizon su ricerca e innovazione, della politica di coesione e infine quelle dei programmi REPowerEU e InvestEU. Il documento si limita a prendere nota dell’intenzione della Commissione di creare a medio termine un Fondo sovrano europeo strumentale al perseguimento della doppia transizione verde e digitale. Troppo poco – sottolinea il Mimit – anche rispetto a quanto preannunciato dai vertici delle istituzioni europee e allo stesso titolo della Comunicazione della Commissione. Occorre maggior ambizione, oggi più che mai è necessaria una politica europea, assertiva, competitiva e solidale.Quattro sono i principali punti su cui si basa la posizione italiana per rendere davvero efficace la proposta europea. Si tratta, in primo luoogo, di agire in una logica di “pacchetto sull’industria”, in linea peraltro con la posizione espressa dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. La discussione sugli aiuti di Stato (Temporary Crisis and Transition Framework) deve aver luogo contestualmente a quella sulla revisione della governance economica e sulla necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE. La decisione deve essere complessiva per essere davvero unitaria e quindi efficace. Il secondo punto prevede di migliorare la proposta di revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato per garantire un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure, premessa necessaria per una reale competitività delle imprese europee. Questo è tanto più importante per i settori strategici, sui quali si misura la competitività globale (es: semiconduttori, materie prime, energia, difesa e aerospazio, strumenti bio e ad alta tecnologia). In tale contesto occorre garantire che non vi siano differenti potenzialità nell’utilizzo degli strumenti che di fatto favoriscano i paesi con maggior capacità fiscale, con il rischio di frammentare il Mercato Interno e di aumentare il divario socio economico tra paesi e aree dell’Unione. Il terzo punto prevede di affermare con chiarezza il principio di solidarietà, che è a fondamento della casa comune europea, sulla base dell’esperienza di successo del Programma SURE, al fine di consentire agli Stati membri l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’UE. È necessario, infine, definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo, assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività. LEGGI TUTTO

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    USA, +517 mila occupati a gennaio. Tasso disoccupazione al 3,4%

    (Teleborsa) – In significativo aumento, e più del previsto, i non-farm payrolls a gennaio 2023. Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4%, rispetto al 3,5% del mese precedente e rispetto al 3,6% del consensus. Sono stati aggiunti 517 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a dicembre erano state create 260 mila buste paga (dato rivisto da 223 mila). Il dato sugli occupati, più osservato del tasso di disoccupazione, è superiore alle attese del mercato che indicavano un aumento di 185 mila di posti di lavoro.”La crescita dell’occupazione è stata diffusa, guidata dai guadagni nel tempo libero e nell’ospitalità, nei servizi professionali e alle imprese e nell’assistenza sanitaria – commenta il Bureau of Labour Statistics – L’occupazione è aumentata anche nel governo, riflettendo in parte il ritorno dei lavoratori da uno sciopero”.Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati 443 mila posti di lavoro, contro i 269 mila rivisti di dicembre e i 190 attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono saliti di 19 mila unità, al di sopra del consensus di 6 mila, e si confrontano con i 12 mila del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 33,03 dollari, registrando un aumento dello 0,3% su mese e del 4,4% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +4,3% a/a) dopo il +0,4% mensile e +4,9% tendenziale registrato a dicembre. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche.(Foto: Foto di Saulo Mohana su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    E-Mobility, Enel X Way con E-GAP porta la ricarica mobile nelle località sciistiche

    (Teleborsa) – Programmare un viaggio in montagna con un’auto elettrica diventa ancora più facile: a Canazei, fino al 7 febbraio, e a Madonna di Campiglio, dall’8 al 28 febbraio, sarà possibile usufruire di un servizio innovativo grazie alla collaborazione fra Enel X Way, la società di Enel dedicata alla mobilità elettrica, ed E-GAP, il primo servizio di ricarica rapida urbana, mobile e on-demand in Europa. In quei giorni nelle località sciistiche chi guida un veicolo electric, oltre alla rete di infrastrutture di ricarica di Enel X Way, potrà prenotare la ricarica fast on demand attraverso l’app Enel X Way e un van di E-GAP raggiungerà il veicolo, anche in assenza del proprietario. L’iniziativa – fa sapere Enel X Way in una nota – si inserisce in una partnership più ampia che prevede anche, tra le altre cose, la possibilità per i clienti di Enel X Way di ricevere un voucher del valore di 30 euro che darà diritto alla ricarica mobile delle proprie auto elettriche nelle cinque città italiane (Milano, Roma, Bologna, Torino, Brescia) dove è presente il servizio E-GAP.”Oggi implementiamo la partnership con E-GAP arricchendo l’esperienza di ricarica dei nostri clienti che, per fare il pieno di energia, potranno contare sul network di punti di ricarica presenti su tutto il territorio nazionale e sul servizio on-demand – ha dichiarato Riccardo Amoroso, responsabile Marketing and Sales Enel X Way –. Dopo il successo di quest’estate in Liguria e Toscana abbiamo scelto due tra le più importanti mete sciistiche del Paese, Canazei e Madonna di Campiglio, per replicare l’iniziativa offrendo a chi guida elettrico la possibilità di prenotare i van di E-GAP direttamente sulla nuova app Enel X Way per usufruire di una ricarica rapida in pochi minuti nel luogo in cui ci si trova con la propria auto”.”Dopo il successo della partnership dello scorso agosto all’Argentario e a Santa Margherita Ligure, abbiamo deciso di consolidare ulteriormente l’intesa con Enel X Way mettendo il nostro servizio di ricarica mobile a disposizione anche dei clienti di due delle mete sciistiche più frequentate d’Italia – commenta Luca Fontanelli, Europe general manager e Italy CEO di E-GAP –. In una fase molto complessa per il settore automotive, siamo convinti che la transizione verso la mobilità elettrica sia ormai argomento del presente e non più del futuro, riteniamo quindi sempre più rilevante la cooperazione tra gli operatori del settore per garantire a chi ha scelto di utilizzare un’auto elettrica la massima comodità di ricarica e per incentivare chi ancora ha delle remore di scegliere il passaggio alla mobilità sostenibile”.Sono oltre 18mila i punti di ricarica che Enel X Way ha realizzato in Italia, si tratta della più grande rete di ricarica a livello nazionale a disposizione di chi guida elettrico. La potenza di ricarica del van E-GAP è pari ad una colonnina di tipo fast, fino a 80kW e presto arriverà a 100kW. Nell’ultimo anno E-GAP ha sviluppato la sua presenza anche in Europa: Francia, Spagna e Germania nelle principali città, con un ampliamento della propria flotta dei mezzi adibiti al servizio di ricarica elettrica on-demand che ha raggiunto i 100 nuovi e-van negli scorsi mesi, con l’obiettivo di arrivare a 500 van entro il prossimo anno. LEGGI TUTTO

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    MEF, boom agevolazioni fiscali ma beneficio medio contenuto: 125 miliardi nel 2023

    (Teleborsa) – Le agevolazioni fiscali continuano ad aumentare sia nel numero che nell’importo complessivo, anche se il beneficio medio per il contribuente risulta “molto contenuto” per il contribuente rispetto a quanto avviene in altri paesi europei. È quanto emerge dai dati illustrati dal direttore generale delle Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nel corso di un’audizione alla commissione Finanze del Senato.”Tra il 2021 ed il 2022 le tax expenditure sono passate da 592 a 626 voci – ha riferito Spalletta – non c’è stata una investione di tendenza sul passato ma al contrario un aumento continuo e permanente. In 7 anni tra il 2016 ed il 2022 sono arrivate 182 nuove voci e quindi sono cresciute di più del 40%. Rispetto ad altri paesi area Ocse – ha sottolineato – l’Italia si caratterizza per importi complessivi particolarmente rilevanti sia in termini di spese agevolabili sia per impatto sui conti pubblici in termini di riduzione delle entrate”. Nel periodo 2017-2023 “le minori entrate ascrivibili alle agevolazioni fiscali rappresentano mediamente il 6% del PIL con un andamento tendenzialmente crescente: si va dal +5% del 2017 al +6,3% del 2023” ha riferito il dg delle Finanze spiegando che l’entità di perdita di gettito complessivo è aumentata del 43% dagli 87,3 miliardi del 2017 ai 125,6 miliardi di minori entrate nel 2023. Nonostante questo, ha sottolineato ancora Spalletta, “in Italia l’importo del beneficio medio per contribuente risulta molto contenuto rispetto ad altri paesi, ed in particolare rispetto agli altri paesi europei. Più della metà delle spese fiscali ha un costo inferiore ai 10 milioni di euro. Il che significa che c’è una evidente polverizzazione che limita il beneficio medio del contribuente. Questo – ha proseguito – ci porta a dire che gran parte delle agevolazioni non hanno un carattere sistemico ma sono frammentate e non rispondono a criteri programmati di razionalità o di equità”. In tale scenario emerge come il costo del superbonus e degli altri bonus edilizi sia risultato “molto superiore alle attese” arrivando a 110 miliardi di euro di cui 61 solo per il Superbonus. Un dato peraltro “parziale” perché “non abbiamo ancora tutti i dati del 2022 – ha detto Spalletta –. Il monitoraggio dei dati dell’Enea ha evidenziato che i contribuenti hanno beneficiato delle agevolazioni in misura molto superiore alle attese, con conseguenti maggiori oneri rispetto alle risorse previste i occasione dell’introduzione dell’agevolazione. Nell’aggiornamento delle previsioni tendenziali incluse nella Nadef – ha aggiunto – la stima del Superbonus e degli altri bonus edilizi è stata aumentata a 110 miliardi di euro con uno scostamento complessivo di 37,75 miliardi rispetto alle previsioni iniziali per quello che riguarda tutto l’orizzonte temporale. In particolare le previsioni relative al Superbonus si attestano a 61 miliardi e quelle sul bonus facciate a 19 miliardi. Per gli anni 2023-2026 i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento delle previsioni delle imposte dirette per importi copmpresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno”. Per il dg delle Finanze “il fatto che sia venuto meno quel conflitto di interessi tra committente ed appaltatore ha fatto sì che ci sia stato un aumento in molti casi ingiustificato dei prezzi e questo già di per se porta ad una distorsione non tollerabile, poi si sono aggiunti fenomeni di frode che hanno peggiorato il quadro”. LEGGI TUTTO

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    Autonomia, approvato in Cdm il ddl Calderoli: l'iter per le intese tra Stato e Regioni

    (Teleborsa) – È stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri che si è concluso in serata, il ddl “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. “Questo provvedimento – ha detto, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola”.”Con il via libera in Cdm inizia ufficialmente il percorso del disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, è un giorno storico! Una riforma necessaria – ha commentato il ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli – per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono Regioni che fanno da traino e altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione. Dopo l’ok compatto del Governo, lavoriamo insieme a Regioni ed enti locali con l’obiettivo di far crescere tutto il Paese e ridurre i divari territoriali. L’esistenza di cittadini di Serie A e B è una realtà, in cui la sperequazione non riguarda solo le differenze tra Nord e Sud, ma anche tra diversi territori: un problema che va risolto e che non può essere attribuito all’ Autonomia differenziata, ma è frutto di una gestione centralista”.”Con l’autonomia differenziata non si vuole dividere il Paese, né favorire regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia – si legge nella relazione illustrativa della bozza del ddl Calderoli –. L’auspicio – si spiega – è che tutti aumentino la velocità: sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare sia quelle che finalmente possono crescere. A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall’articolo 119, terzo comma, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle regioni che non fanno richiesta dell’autonomia differenziata. In questo modo cresce l’Italia”.La Commissione paritetica Stato-Regione – “Le risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l’esercizio da parte delle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione. Fanno parte della Commissione, per lo Stato, un rappresentante del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, un rappresentante del Ministro dell’economia e delle finanze e un rappresentante per ciascuna delle amministrazioni competenti e, per la Regione, i corrispondenti rappresentanti regionali – si legge nell’articolo 5 del ddl sull’autonomia differenziata –. L’intesa prosegue l’articolo individua le modalità di finanziamento delle funzioni attribuite attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi erariali maturato nel territorio regionale”. Regioni possono cedere ai Comuni funzioni amministrative – “Le funzioni amministrative trasferite alla Regione – si legge nell’articolo 6 del ddl – possono essere attribuite, nel rispetto del principio di leale collaborazione, a Comuni, Province e Città metropolitane dalla medesima Regione, in conformità all’articolo 118 della Costituzione, contestualmente alle relative risorse umane, strumentali e finanziarie”. Durata intese Stato-Regione – “L’intesa tra Stato e Regione sull’autonomia regionale differenziata indica la propria durata, comunque non superiore a dieci anni – si legge nel ddl – Su iniziativa dello Stato o della Regione interessata, l’intesa può essere modificata. L’intesa può prevedere inoltre i casi e le modalità con cui lo Stato o la Regione possono chiedere la cessazione della sua efficacia, che è deliberata con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Alla scadenza del termine di durata, l’intesa si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno dodici mesi prima della scadenza”. Diritti garantiti anche in Regioni senza intese – “Anche nei territori delle Regioni che non concludono le intese sull’autonomia differenziata lo Stato, in attuazione dell’articolo 119, commi terzo e quinto, della Costituzione, – secondo quanto prevede l’articolo 9 del ddl – promuove l’esercizio effettivo dei diritti civili e sociali che devono essere garantiti dallo Stato, dalle amministrazioni regionali e locali nell’esercizio delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni o alle funzioni fondamentali di cui all’articolo 117, secondo comma, lettere m) e p), della Costituzione, previa ricognizione delle risorse allo scopo destinabili”.L’iter per le intese – Con il via libera di questa sera il governo compie il primo passo per quello che si annuncia un lungo percorso verso la sua piena attuazione. Calderoli ha fissato il traguardo a fine anno, al termine di un tortuoso percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. L’iter è illustrato nell’articolo 2 del ddl che definisce il procedimento di approvazione delle intese fra Stato e Regione. Il traguardo è fissato dal ministro Calderoli a fine anno. LEGGI TUTTO

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    Russia, Putin: “Abbiamo mezzi per difenderci da chi ci minaccia”

    (Teleborsa) – “La Russia è sotto la minaccia diretta del nazismo e Mosca è costretta a respingere l’aggressione dell’Occidente collettivo. È incredibile, ma è un fatto: siamo di nuovo minacciati dai carri armati tedeschi, i Leopard, con i noti emblemi a forma di croce sulle loro piastre corazzate. Alcuni stanno per combattere di nuovo con la Russia sul suolo dell’Ucraina attraverso i seguaci di Hitler e di Bandera”. È quanto ha affermato il presidente russo Vladimir Putin parlando a Volgograd nella cerimonia di commemorazione della vittoria sovietica di Stalingrado.”Ci sono tentativi di spingere l’Europa, Germania compresa, alla guerra con la Russia” ha detto Putin che ha avvertito che la Russia ha i mezzi per rispondere a coloro che la minacciano e risponderà alle minacce non solo con veicoli blindati. “La Russia – ha sottolineato Putin – ha fiducia in sé, nel fatto di essere nel giusto e nella vittoria. Coloro che spingono la Germania in una nuova guerra e si aspettano di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia apparentemente non capiscono che una guerra moderna con la Russia sarebbe per loro completamente diversa. Una guerra contro la Russia oggi non finirebbe con l’uso di carri armati, perché abbiamo qualcosa con cui rispondere. La continuità di generazioni, valori, tradizioni: tutto questo è ciò che distingue la Russia, ci rende forti e fiduciosi in noi stessi, nella nostra ragione e nella nostra vittoria. Sappiamo che nonostante gli sforzi della propaganda ufficiale, di natura venale, delle élite occidentali che ci sono ostili, abbiamo molti amici in tutto il mondo, anche nel continente americano, in Nord America e in Europa”.Concetti che ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano cosa intendesse Putin quando ha detto che la Russia ha “qualcosa con cui rispondere” alla fornitura di veicoli blindati occidentali all’Ucraina. “La Russia ha il potenziale e man mano che appaiono nuove armi fornite dall’Occidente collettivo, la Russia – ha detto Peskov – utilizzerà il suo potenziale esistente nel modo più completo”.Dichiarazioni che arrivano nel giorno della visita Ue a Kiev. “Siamo qui tutti insieme per dimostrare che il nostro sostegno all’Ucraina è più forte che mai e per rafforzare ulteriormente il nostro impegno e la nostra cooperazione” ha scritto su Twitter la presidente della Commissione Ursula von der Leyen impegnata oggi, insieme a 15 componenti del collegio, in una riunione con il governo ucraino a Kiev. L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, anche lui a Kiev, ha evidenziato che l’assistenza fornita dall’Ue all’Ucraina, dall’inizio dell’invasione russa, ha finora raggiunto il valore di 50 miliardi di euro. “La determinazione dell’Ucraina per entrare nell’Ue – ha aggiunto von der Leyen – è impressionante. Siete diventati un Paese candidato combattendo una guerra d’invasione, continuate a fare progressi sui sette passi elencati nell’opinione della Commissione. E mentre l’Ucraina avanza sul cammino europeo, noi buttiamo giù muri che ci separano: oggi infatti proponiamo all’Ucraina di entrare in alcuni programmi chiave dell’Ue, che porteranno benefici vicini a quelli di una piena partecipazione in molte aree. È stato un anno di sofferenza ma che ha anche mostrato il coraggio leggendario del popolo ucraino: l’Europa è stata al vostro fianco dal primo giorno, perché il futuro del nostro continente viene scritto qui. Combattete non solo per voi, perché a rischio c’è la libertà, ci troviamo davanti a una lotta fra democrazie e regimi autoritari: Putin combatte per negare un futuro all’Ucraina ma invece rischia il futuro della Russia”. La presidente della Commissione Europea ha, inoltre, annunciato la creazione di un centro internazionale per il perseguimento dei crimini in Ucraina con sede all’Aia nel corso del suo punto stampa con Volodymyr Zelensky. La misura è prevista dalle bozze di conclusioni del vertice Ue-Ucraina che si terrà domani, insieme al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. La bozza sostiene che Ue e Ucraina “sostengono lo sviluppo di un centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina (International Centre for the Prosecution of the crime of Aggression, Icpa) che avrà sede all’Aja con l’obiettivo di coordinare le indagini sul crimine di aggressione contro l’Ucraina, preservare e conservare prove per processi in futuro. Questo centro di coordinamento – si legge ancora – dovrebbe essere collegato al Team di indagini comune sostenuto da Eurojust”.”È davvero commovente vedere i nostri team allo stesso tavolo, impegnati a sostenere l’Ucraina ora e a preparare il suo futuro. Un segnale forte per il mondo. Oggi – ha detto von der Leyen al tavolo congiunto fra Collegio dei Commissari e governo ucraino – abbiamo discusso 20 argomenti, a dimostrazione dell’ampiezza della nostra partnership unica. L’incontro di oggi è qualcosa di più di un incontro tra funzionari ma una famiglia che si riunisce”.”Quest’anno dovrebbe essere il momento in cui non ci sarà più un solo ostacolo all’avvio dei negoziati sulla piena adesione dell’Ucraina all’Ue. L’Ucraina farà la sua parte del lavoro, deve farlo e lo farà” ha affermato Zelensky nella conferenza stampa a Kiev con la presidente della commissione Ue. Zelensky ha informato che verrà creato un piano nazionale per il riavvicinamento alla legislazione dell’Ue e ha invitato i funzionari ucraini a lavorare rapidamente per adattare la legislazione ucraina alla legislazione europea. LEGGI TUTTO

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    TLC, Agcom: nel 2017-2021 ricavi complessivi aziende -10%

    (Teleborsa) – I ricavi complessivi delle principali aziende che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche si sono ridotti, nel periodo 2017-2021, del 10%, passando da 31,8 miliardi di euro nel 2017 ai 28,6 miliardi di euro nel 2021. Ampliando su base decennale (2012-2021) l’analisi dei ricavi, emerge come a inizio periodo gli introiti da rete mobile fossero stimabili nel 51,3% del totale, mentre nel 2021 questi scendono a poco piu’ del 44% a testimonianza, nel comparto mobile, della progressiva pressione competitiva, mentre la crescita della componente fissa è dovuta all’incremento dei servizi broadband e ultrabroadband. È quanto emerge dal “Focus Bilanci 2017-2021” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che fotografa lo stato di salute dei settori di interesse istituzionale dell’Agcom attraverso l’analisi di oltre 100 tra le principali imprese operanti nei settori delle comunicazioni elettroniche, dei servizi di corrispondenza e consegna pacchi, del settore televisivo e dell’editoria quotidiana e periodica. Tra il 2017 ed il 2019 il margine lordo del settore tlc tende a migliorare (passa dal 35,6% al 38,5% dei ricavi) con il valore di Tim che nel 2017 risulta significativamente superiore a quello delle altre imprese (41,1% vs 31,1%); nel 2019 tale vantaggio si riduce, a seguito del netto miglioramento della marginalità delle seconde (l’indice è pari al 36% nel 2019). Nei due successivi esercizi, 2020 e 2021, gli effetti della crisi pandemica e la pressione competitiva del settore fanno registrare una flessione del margine lordo complessivo di quasi dieci punti percentuali (27,1% nel 2021) e si riflettono in particolare su Tim, che nel 2021 registra un Ebitda pari al 21,3% dei ricavi, contro il 31,6% ottenuto in media dalle altre imprese. Il margine netto (Ebit) del comparto vede un andamento analogo a quanto sopra descritto e, nel 2021, mostra per la prima volta dal 2012 un valore complessivamente negativo (per 70 milioni, pari a -0,2% degli introiti settore) con Tim che risulta in negativo per 400 milioni di euro (-3,2% dei ricavi) e le altre imprese in positivo per 340 milioni di euro (+2,1% dei ricavi).Nel periodo comprese tra il 2012 e il 2021 – si legge nel report – il settore delle comunicazioni elettroniche, limitatamente alle imprese considerate, ha registrato complessivamente, a fronte di circa 313 miliardi di euro di ricavi, un margine netto aggregato valutabile in meno di 26 miliardi di euro (8,2% degli introiti), mentre il risultato di esercizio aggregato è negativo per circa 2 miliardi di euro. Tali dati sembrano testimoniare sia gli effetti della pressione competitiva sui prezzi, sia la natura fortemente “capital intensive” del settore, con flussi di investimenti (infrastrutture fisiche e asset immateriali) che nel periodo 2012-2021 sono stati pari a circa 73 miliardi di euro (quelli effettuati tra il 2017 ed il 2021 sono stati di poco inferiori ai 42 miliardi, e mediamente hanno assorbito la quasi totalita’ dei flussi di cassa generati dall’attivita’ operativa). A fine 2021, gli addetti diretti nel settore risultano essere circa 59.200, con una riduzione complessiva nell’ultimo anno di poco meno di 1.400 unità lavorative. Il trend di riduzione degli addetti, va sottolineato, è in atto da tempo (nel 2017 gli organici del comparto risultavano, in termini omogenei, circa 66.400), ed è conseguente ai processi di riorganizzazione aziendale che hanno interessato alcuni tra i principali operatori storici (Tim, Vodafone e WINDTRE in particolare). Allo stesso tempo si osserva come la progressiva strutturazione e la crescita degli operatori che più di recente, sia nel segmento retail, sia in quello wholesale, sono entrati sul mercato attenuano tale tendenza. Va sottolineato come Iliad e Open Fiber abbiano complessivamente quasi raggiunto a fine 2021 i 2.000 addetti (erano poco più di 600 nel 2017), mentre i livelli occupazionali dei principali operatori FWA (Eolo e Linkem) nel periodo osservato siano cresciuti di circa 200 unità, e che anche alcuni tra gli operatori di minori dimensioni considerati nel campione analizzato nel 2017-21 hanno visto, seppure in misura contenuta, aumenti dei livelli occupazionali. LEGGI TUTTO