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    USA, scorte petrolio settimanali in aumento di 0,5 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono aumentate meno delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni al 20 gennaio 2022, sono aumentati di 0,5 milioni di barili a 448,5 MBG, contro attese per un incremento di 1 milione.Gli stock di distillati hanno registrato un calo di 0,5 milioni a 115,3 MBG, contro attese per un decremento di oltre 1,1 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un aumento di 1,8 milioni a quota 232 MBG (era atteso un aumento di 1,8 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono rimaste invariate a 371,6 MBG. LEGGI TUTTO

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    Gas, Descalzi (Eni): per essere hub servono infrastrutture. Venier (Snam): per dorsale adriatica ci vorranno 4 anni

    (Teleborsa) – “Se vogliamo essere un hub per il gas dobbiamo capire se ci sono le infrastrutture per esserlo”. Così l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, nel corso della tavolo rotonda alla prima assemblea annuale di Proxigas. Descalzi ha sottolineato che l’obiettivo dell’Italia non può essere solo quello “di poter usare il gas ma di dare beneficio all’Europa visto che il Corridoio est-ovest è praticamente ormai chiuso” e il gas che arriva (circa il 6% della domanda nazionale), arriva dall’hub austriaco. “I vuoti si riempiono. Se arriverà altro gas che riempie questi spazi, passando da 40% e 6%, si creano altri flussi e questi sono vantaggiosi perché ci danno la sicurezza energetica ma anche commerciale e la la possibilità di sederci a tavoli politici”, ha detto Descalzi rispondendo alla domanda se la situazione possa cambiare in futuro. “Tornare ai prezzi di 4-5 anni fa è difficilissimo – ha aggiunto l’ad di Eni –. Guardate cosa è successo al petrolio. Per Descalzi “contano le infrastrutture”, “costa molto di più non averle. Abbiamo pagato l’energia 7 volte gli Usa e adesso siamo a 4 volte”. Sul tema delle infrastrutture è intervenuto anche l’amministrazione delegato di Snam, Stefano Venier. “Il nostro piano di investimenti non è frutto dell’improvvisazione – ha sottolineato –. Ci sono interventi da mettere in atto in tempi estremamente rapidi, come quello dei rigassificatori, ma la dorsale adriatica, che è oggetto di attenzione in questi ultimi mesi, è stata progettata da tempo. La progettazione è stata rinviata perché privilegiati i flussi da nord”. Venier interrogato da Descalzi sui tempi per la costruzione dell’infrastruttura ha spiegato che ci vorranno 4 anni, da qui al 2027.Descalzi ha affermato che entro marzo gli stoccaggi dovrebbero arrivare al 60-65%. “Dovremo allora iniziare a riempirli. Non avremo il gas russo ma dovrebbero arrivare 7 miliardi di Gnl aggiuntivi, il resto da pipe da maggio. In quota rigassificatore (Piombino, ndr) saranno 5 miliardi e allora riempiremo gli stoccaggi”.Secondo Venier il 40% della domanda può essere soddisfatta dal Gnl. Per quel che riguarda invece la creazione di un hub del gas italiano Venier ha spiegato che “Israele può rappresentare un’opportunità molto interessante. Non dimentichiamoci che l’Italia è l’unico paese europeo che ha cinque pipeline che connettono cinque diverse fonti. Questo vantaggio noi lo dobbiamo utilizzare anche per strutturare il sistema con la ridondanza, che non è un termine negativo”. “Stiamo utilizzando la dorsale sud-nord dall’Algeria, da 126 milioni di metri cubi al giorno di capacità, quasi al massimo”, ha affermato Venier. LEGGI TUTTO

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    Gruppo Hera: dal PNRR oltre 130 milioni di euro per rivoluzione verde e transizione ecologica

    (Teleborsa) – Oltre 130 milioni di euro sono i finanziamenti aggiudicati ad oggi dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) a progetti del Gruppo Hera dedicati alla Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che forniranno un importante contributo per lo sviluppo sostenibile dei territori serviti.In particolare, ammontano a oltre 30 milioni i contributi del PNRR ottenuti da progetti all’insegna dell’economia circolare per il recupero e la rigenerazione della materia del Gruppo Herambiente, Marche Multiservizi e AcegasApsAmga, controllate della multiutility.Per favorire la transizione energetica sono circa 38 milioni i finanziamenti aggiudicati dalle controllate Inrete Distribuzione Energia e AcegasApsAmga per la digitalizzazione e automazione delle reti elettriche volte a una maggiore resilienza a favore della continuità dei servizi erogati. A supporto della decarbonizzazione, i progetti di Hera per l’efficientamento e l’estensione del sistema di teleriscaldamento si sono aggiudicati quasi 50 milioni di euro. Infine, 19,5 milioni sono i contributi assegnati a progetti di tutela del territorio per l’efficienza delle reti idriche in Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Parte di questi finanziamenti – fa sapere il Gruppo Hera in una nota – sarà allocata attraverso gli enti d’ambito come quota di competenza del Gruppo.”L’aggiudicazione dei contributi PNRR, non sarà solo un potente volano per gli investimenti del Gruppo Hera – spiega Tomaso Tommasi di Vignano, presidente esecutivo del Gruppo Hera – ma è anche motivo di orgoglio. È infatti la dimostrazione di come la nostra strategia sia perfettamente in linea con le policy nazionali ed europee in tema di sostenibilità. In questo senso è importante sottolineare come i progetti finanziati si collochino nell’ambito del più ampio piano di investimenti del Gruppo Hera e siano finalizzati a cogliere le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per promuovere l’economia circolare, accelerare la transizione energetica, rendere le reti idriche ed energetiche più resilienti, anche a fronte dei mutamenti climatici. Complessivamente il Gruppo Hera ad oggi vede finanziati dal PNRR numerosi progetti, per oltre 130 milioni di euro complessivi, che consentiranno di accelerare gli investimenti sui territori serviti, a partire da Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Toscana”. LEGGI TUTTO

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    Gas, Signoretto (Proxigas): come industria vogliamo contribuire a definire nuova strategia energetica

    (Teleborsa) – “Il prossimo inverno sarà un test ulteriore per la tenuta del sistema, soprattutto se temperature saranno più basse”. Così Cristian Signoretto, presidente di Proxigas – nata dalla fusione tra Anigas e Igas –, in occasione della presentazione del position paper dell’associazione. “Ma le misure prese e che prenderemo ci permetteranno di superare le difficoltà”, ha assicurato sottolineando la necessità di ripensare la politica energetica per affrontare da un lato la transizione e per raggiungere i target ambientali e dall’altro garantire un sistema sicuro e resiliente.”Come industria nel suo complesso, vogliamo contribuire in modo costruttivo alla prossima definizione di una nuova strategia energetica nazionale che, facendo tesoro dell’esperienza maturata in questi mesi e guardando al nuovo contesto geopolitico, consenta al nostro Paese di evolvere verso nuovi assetti, per garantire sicurezza e competitivita’ delle forniture energetiche, preservando il percorso di transizione energetica in atto”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Formazione, De Lise (Ungdcec): “Tutelare la libertà di scelta del professionista”

    (Teleborsa) – “Formazione, tutelare la libertà di scelta del professionista. Oggi si pone un tema importante: quale ente è legittimato ad erogare la formazione? Fino a ieri, era concessa autonomia al professionista nella scelta. Ordini territoriali, società specializzate, università: la decisione era aperta a uno o più enti, sulla base della valutazione autonoma del livello qualitativo, dell’utilità pratica, delle proprie preferenze e anche dei costi. Oggi ci sembra che l’orientamento vada nella direzione di limitare questa autonomia, che invece la nostra associazione rivendica con forza. Per questo auspichiamo una presa di posizione anche da parte del Consiglio Nazionale, in difesa dell’interesse di tutti i colleghi oltre che della capacità che ha sempre avuto questa categoria di innovare, rinnovarsi e formare sé stessa”. È quanto afferma Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.Tra gli esempi, i consiglieri nazionali Ungdcec, Federico Giotti ed Enrico Lombardo, citano l’articolo 356 C.C.I.I. in tema di albo dei soggetti incaricati delle funzioni di gestione delle procedure ivi regolate, che rimanda al D.M. 202/2014. Sulla base di tale previsione, la recente Circolare interpretativa emanata dal Ministero della Giustizia in data 19 gennaio 2023 conferma che “ai fini dell’iscrizione nell’albo, è necessario che l’interessato abbia frequentato un corso di perfezionamento erogato da una università, pubblica o privata, o analogo corso organizzato, in convenzione con università pubbliche o private, da uno degli enti indicati dall’articolo 4, comma 2, del decreto ministeriale 24 settembre 2014, n. 202”. Non certo per preconcetto verso il mondo accademico – spiegano Giotti e Lombardo – ma questa sorta di “tutela che ci viene imposta per cui, ai fini dell’iscrizione all’albo nato per curatori, commissari e liquidatori giudiziali, sia necessario passare da una convenzione con le università non ci vede affatto d’accordo. Decenni di storia dimostrano che, come categoria professionale, siamo stati ampiamente in grado di provvedere in autonomia alla nostra formazione, e che questa non può certo essere considerata una formazione di serie B”.”La formazione organizzata da professionisti – sottolinea De Lise – è un’occasione di confronto e conoscenza, beneficiando di chi ha già esperienza pregressa in un determinato ambito e la mette a disposizione dei colleghi. Peraltro, la formazione pensata per costituire il requisito di accesso ad un albo altamente specialistico non può essere basata su concetti teorici, sui quali i commercialisti sono già formati, ma deve contenere elementi tecnici ed operativi noti a chi esercita le funzioni previste dal medesimo albo”. LEGGI TUTTO

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    Sciopero, Urso convoca benzinai: la situazione

    (Teleborsa) – I benzinai sono stati convocati dal ministro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso alle 15 al ministero. Lo ha annunciato Bruno Bearzi della Figisc-Confcommercio in occasione della assemblea pubblica dei benzinai.Oggi, intanto, è in corso lo sciopero dei benzinai che hanno chiesto chiarezza al ministro su un emendamento al decreto Trasparenza che andrebbe incontro alle richieste della categoria e di cui il ministro avrebbe parlato ai benzinai nell’incontro di ieri, sempre al MIMIT che tuttavia non è bastato a scongiurare la serrata di due giorni.A illustrare l’emendamento del decreto Trasparenza sarà il capo di gabinetto del ministro Urso. Stamattina prima dell’avvio dell’assemblea pubblica, i benziani hanno chiesto al ministro Urso di illustrare l’emendamento di cui aveva parlato ieri, per capirne i contenuti. I benzinai, in particolare la Fegica e la Figisc che hanno confermato i due giorni di sciopero, oggi e domani (la Faib lo ha ridotto a uno nella sola giornata di oggi), hanno fatto sapere di essere disponibili a ridurre lo sciopero nel caso in cui l’emendamento vada incontro alle loro richieste. “È un segnale che accogliamo positivamente”, ha detto Bearzi a margine dell’assemblea. Dello stesso avviso la Fegica che aspetta di vedere i contenuti.Nel primo pomeriggio di ieri, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy aveva convocato i gestori dei distributori per un ultimo tentativo di mediazione che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto portare alla revoca della protesta. Un tentativo sul filo di lana per scongiurare la chiusura delle stazioni di servizio. Al termine della quale Faib aveva deciso di ridurre serrata, mentre Fegica e Figisc/Anisa hanno confermato 48 ore. In attesa di ulteriori sviluppi che potrebbero arrivare dopo l’incontro in programma in questi minuti.(Foto: bizoon | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Blackout Libero e Virgilio, Italiaonline: “Al lavoro senza sosta per soluzione problema infrastrutturale”

    (Teleborsa) – “Le nostre parole vanno in primis agli utenti della Libero Mail e della Virgilio Mail, che hanno aperto con noi le loro caselle di posta elettronica: siamo consapevoli del disagio procurato e del disservizio. Come abbiamo avuto modo di comunicare ai nostri utenti in queste ore, in 25 anni di servizio fedele agli italiani, non ci è mai successo di restare off-line per così tanto tempo. Abbiamo letto tutti i messaggi comparsi sui social network e compreso perfettamente i disagi arrecati. Sappiamo che milioni di italiani contano su di noi per comunicare e questo ci sta dando la spinta per lavorare giorno e notte per risolvere il problema il più velocemente possibile. Non possiamo che scusarci e ringraziarvi per la pazienza e la fiducia. Prevediamo di poter avere maggiori informazioni nelle prossime ore. In ogni caso terremo aggiornati i nostri utenti, come fatto finora, attraverso i canali di Italiaonline”. È quanto fa sapere Italiaonline in una nota in merito all’avaria che dalle 24 di domenica scorsa ha colpito i servizi mail di Libero e Virgilio interessando circa 9 milioni di utenti. “Stiamo lavorando incessantemente da ormai diverse ore per risolvere un problema infrastrutturale inaspettato e imprevisto – spiega Diego Rizzi, chief technology officer di Italiaonline – e che non è dipeso da sistemi sviluppati di Italiaonline. Possiamo rassicurare, come già scritto sui nostri portali e touchpoint digitali, che i nostri utenti sono stati in questa situazione di emergenza, e continueranno ad essere sempre, la nostra priorità. L’attuale situazione non è dipendente da attacchi cyber esterni”.Una volta ripristinato il servizio – ha assicurato già lunedì Italiaonline – “non genererà nessuna perdita per i milioni di account Libero e Virgilio mail”. LEGGI TUTTO

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    Panetta (BCE): troppa incertezza, dati determineranno strette

    (Teleborsa) – Per l’Italia la stretta monetaria della BCE non rappresenta una fonte di rischio: “la politica fiscale italiana è rimasta prudente” e con una durata media dei titoli di Stato, assieme agli investimenti del programma, NextGenerationEU, per rilanciare la crescita, “è difficile immaginare un rischio paese se si segue questa strada”. Lo ha detto Fabio Panetta, membro del Direttorio della Banca centrale europea, in un’intervista all’Handelsblatt nella quale ha sottolineato che la BCE ha fatto bene ad alzare nuovamente i tassi a dicembre, ma “qualsiasi indicazione incondizionata – ossia slegata dall’evoluzione prospettica dell’economia – che vada oltre febbraio si discosterebbe dal nostro approccio basato sui dati”. “Le nostre decisioni di dicembre – ha spiegato Panetta – si fondavano sulle proiezioni economiche allora disponibili. A marzo ne avremo di nuove e dovremo rivalutare la situazione”. La Bce deve sì risultare prevedibile ai mercati, ma senza “indicazioni incondizionate. Nelle circostanze attuali non è necessario annunciare il percorso dei tassi ufficiali su un orizzonte temporale esteso o senza uno stretto riferimento ai dati. Annunci di politica monetaria per un lungo periodo di tempo sono stati effettuati in passato: la chiamavamo forward guidance (indicazioni prospettiche). Ma in quella fase la politica monetaria operava in condizioni assai diverse – argomenta Panetta -: i tassi d’interesse erano scesi al limite inferiore, e la banca centrale poteva agire unicamente influenzando le aspettative sui tassi d’interesse futuri, impegnandosi a mantenere bassi per lungo tempo i tassi ufficiali. Oggi ci troviamo nella situazione opposta. Stiamo contrastando un’inflazione troppo alta, e possiamo farlo innalzando i tassi fino al livello necessario per ricondurre l’inflazione al nostro obiettivo del 2 per cento”.”Inoltre, l’economia è oggi caratterizzata da troppa incertezza perché ci si possa impegnare incondizionatamente e a lungo a seguire uno specifico sentiero dei tassi”. Il banchiere centrale segnala come “vi è incertezza sull’esito della guerra, sui prezzi delle materie prime energetiche e alimentari e sul loro impatto sui prezzi al dettaglio, sulla riapertura dell’economia e sui suoi effetti sulle catene di approvvigionamento, sull’andamento dell’economia globale e sull’impatto di questi sviluppi sulla capacità produttiva”. Sarà dunque l’andamento dell’economia a determinare le prossime mosse. “In base a questa valutazione – conclude Panetta – decideremo se sarà necessaria una restrizione monetaria maggiore o minore di quella indicata in dicembre. Non dobbiamo sorprenderci se gli investitori rivedono le loro aspettative sull’evoluzione futura dei tassi d’interesse quando emergono nuovi dati. Dobbiamo invece spiegare con chiarezza il modo in cui noi interpretiamo quei dati”. LEGGI TUTTO