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    Davos, Georgieva (FMI): crescita globale in frenata e tre sfide

    (Teleborsa) – Il Fondo monetario internazionale prevede una decelerazione della crescita globale al 2,7% sull’insieme di quest’anno, ma al tempo stesso la direttrice Kristalina Georgieva ha notato come “da inizio anno abbiamo visto buone notizie”, mentre ci si attende che nei mesi a venire la dinamica di espansione tocchi il minimo per poi iniziare a recuperare.”Arriveranno presto tre sfide rilevanti – ha detto Georgieva durante un panel del World Economic Forum a Davos – la prima è la guerra che continua. E finché continua danneggia la fiducia. La seconda è il costo della vita e l’inflazione generata da vari fattori, che sta segnando il picco. Il terzo fattore è negli alti tassi interesse, che inevitabilmente contribuiranno al rallentamento della crescita””Quando la popolazione di un paese sostiene politiche che vanno a suo detrimento ci sta qualcosa su cui bisogna riflettere”, ha detto Georgieva sul tema di quali lezioni trarre dalla guerra russo ucraina. Se c’è un errore che è stato fatto, secondo la direttrice del FMI è stato quello di non fare di più affinché i russi si sentissero parte della famiglia europea.”Ora si sentono qualcos’altro”, ha notato durante un panel al World Economic Forum di Davos. Guardando avanti “prima riusciamo a definire uno spazio negoziale perché possa finire questa guerra orribile, meglio sarà per tutti. E ovviamente per l’economia globale”, ha concluso.Del conflitto in Ucraina ha parlato anche la Presidente della Commissione Ue. “Non ci sarà nessuna impunità contro questi crimini”, ha detto a Davos. “Nemmeno gli attacchi senza sosta della Russia ai civili, o lo spettro di un inverno brutale, hanno fatto vacillare la vostra determinazione”, ha detto von der Leyen rivolgendosi agli ucraini. “Nell’ultimo anno, il vostro Paese ha commosso il mondo e ispirato tutta l’Europa” i cui Paesi oggi “stanno fornendo armamenti sempre più fondamentali all’Ucraina” e ospitano “circa quattro milioni di ucraini nelle nostre città, nelle nostre case e nelle nostre scuole” LEGGI TUTTO

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    Jabil: “no” dei sindacati al piano di ricollocamento

    (Teleborsa) – “Blocco immediato dei licenziamenti e la creazione di una cabina di regia coordinata dalla Prefettura grazie alla quale consentire un effettivo coinvolgimento delle istituzioni a cominciare da Regione Campania per affrontare la vertenza Jabil”. A dirlo, in una nota congiunta, la segretaria generale della Cgil Sonia Oliviero e il segretario generale della Fiom Cgil Caserta Francesco Percuoco al termine del presidio che si è svolto questa mattina davanti alla Prefettura di Caserta.”Il piano di ricollocamento presentato da Jabil è irricevibile – hanno evidenziato i due esponenti della Cgil – perché non garantisce certezze ai lavoratori e, a prescindere, non coinvolge tutti e 190 i dipendenti che saranno licenziati il prossimo 31 gennaio. Le maestranze dovrebbero essere assunte da una società creata da Tme e Invitalia che, al momento, non ha neanche uno stabilimento con il rischio di replicare situazioni di mancati pagamenti di stipendi già vissute con le esperienze di Softlab e Orefice. In più questo fantomatico piano – hanno concluso – sarebbe rivolto solo a 140 dei 190 dipendenti coinvolti nelle procedure di licenziamento”. Intanto il prossimo 24 gennaio è in programma un vertice al MISE nel corso del quale sarà affrontata la questione Jabil. LEGGI TUTTO

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    Benzinai confermano stop (per ora): il punto della situazione

    (Teleborsa) – Lo sciopero del 25 e 26 gennaio dei gestori dei carburanti resta confermato anche se all’interno delle sigle di rappresentanza emergono posizioni diverse. Questo l’esito del tavolo tecnico di oggi al MIMIT. Il nuovo incontro è in programma giovedì, mentre si lavora a soluzioni informatiche per la cartellonistica.Per la Faib “il tavolo è stato sufficientemente esaustivo. L’impegno da parte della politica e del Governo – ha detto Giuseppe Sperduto – sono stati fondamentali e importanti. Ci rivedremo a breve, per questo la mobilitazione rimane in atto e lo sciopero congelato. Giovedì pomeriggio ci sarà una conferenza stampa e precedentemente avremo documentazione dal Governo sul futuro del settore”.Più dura Fegica, per Roberto De Vincenzo “al tavolo non c’è stato nessun impegno concreto. Non c’è niente che ci possa far dire che lo sciopero è revocato. L’incontro è stato deludente”. Sulla stessa linea la Figisc: “Ci aspettiamo che giovedi – ha detto Bruno Bearzi – il Governo abbia un atteggiamento più concreto”.Lo sciopero indetto dai benzinai e confermato oggi dalle associazioni di categoria “è del tutto incomprensibile, e finirà per danneggiare solamente i cittadini”. Lo afferma Assoutenti, contestando la mobilitazione indetta dai gestori per il 25 e 26 gennaio. “Denunciare le anomalie che si registrano nei prezzi dei carburanti non è gettare fango sulla categoria, così come non è un insulto chiedere più trasparenza in favore dei consumatori, e gli stessi benzinai potrebbero beneficiare delle misure previste dal decreto del Governo – spiega il presidente Furio Truzzi – Non capiamo poi il nesso tra la sacrosanta indagine aperta dall’Antitrust sulle irregolarità relative all’esposizione dei prezzi al pubblico, che dovrebbero essere contestate dagli stessi gestori, e lo sciopero della categoria. Riteniamo che in questo momento di grave crisi economica i gestori farebbero bene a collaborare con le associazioni degli utenti per il bene del Paese e per superare divergenze e contrapposizioni che non aiutano nessuno, ma alimentano solo tensioni”, conclude Truzzi.”I benzinai sono liberi di fare tutti gli scioperi che vogliono, ma piangono per niente”. Lo afferma in una nota Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando la decisione delle associazioni di categoria di confermare lo sciopero del 25 e 26 gennaio prossimi. “Si lamentano, ad esempio, delle multe esose. Peccato che siano scese, anche se di poco, da 516 a 500 euro. La sospensione dell’attività – prosegue Dona – non scatta nemmeno in automatico dopo la terza violazione, visto che è scritto che può essere disposta. Peraltro, a parte i controlli a tappeto fatti nel 2022, proprio per via delle speculazioni avvenute a marzo, non ci risulta che negli anni passati i controlli dei benzinai siano mai stati una priorità del Paese. Insomma, per arrivare alla quarta violazione potrebbe passare, bene che vada, mezzo secolo”. “La verità è che il decreto trasparenza, non solo va rafforzato rispetto alle sanzioni, ma deve contenere misure per impedire le speculazioni – aggiunge il presidente di Unc – come quelle avvenute a marzo per i carburanti dopo l’invasione dell’Ucraina o quelle verificatesi durante la pandemia per mascherine e gel disinfettanti, contro le quali né le procure, né le Authority hanno potuto fare qualcosa. Dubbi, invece, anche da parte nostra – conclude Dona – per l’esposizione del prezzo medio che può incentivare i virtuosi ad alzare il prezzo” LEGGI TUTTO

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    Pensioni, riforma sotto il segno della flessibilità: il piano Calderone

    (Teleborsa) – “Il 19 è convocato il primo tavolo delle pensioni” dove “l’obiettivo non è quello di fare parole ma invece attivare un confronto ampio e articolato che coinvolge tutti gli attori sociali ed istituzionali per poi arrivare ad un percorso di riforma” che “credo debba essere incentrata sul tema della flessibilità”.Lo ha detto ministro del lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, nel corso di un’audizione alla Commissione Sanità e Lavoro del Senato spiegando che “bisogna fare chiarezza su ciò che è previdenza e ciò che è assistenza e su questo credo si debba fare una riflessione complessiva e si debbano determinare i pesi delle due gestioni”. soprattutto, e lo dirò al 19 al tavolo – ha aggiunto – che possa essere utile la ricostituzione del nucleo di verifica della spesa previdenziale perché credo che sia importante andare a definire correttamente i pesi delle gestioni e capire in che modo le gestioni oggi si parlano o non si parlano”. “C’è la consapevolezza di dover mettere fine a quella stagione di interventi che vengono fatti ogni anno in finanziaria per evitare lo scalone della legge Fornero e per individuare forme di uscita anticipata” ha detto “e proprio perché poi è importante ragionare in prospettiva ed affrontare i temi indispensabili per guardare al futuro della tenuta non solo del mercato del lavoro ma del sistema previdenziale è importante invece ragionare di una riforma di sistema”. “E credo debba essere incentrata sul tema della flessibilità – ha proseguito Calderone “e debba tenere conto delle condizioni oggettive e soggettive. E che si debba anche capire in che modo far interagire il primo pilastro pensionistico col secondo”.Per arrivare ad un’ipotesi di riforma delle pensioni “credo ci dobbiamo dare dei tempi e credo che non possano essere che i primi 5-6 mesi di quest’anno”, ha aggiunto Calderone.Sul reddito di cittadinanza : “il tema credo si associ anche al tema dei centri per l’impiego sui quali stiamo lavorando” e per i quali “non è certamente sufficiente il numero degli operatori previsti all’interno del piano di rafforzamento per vincere la sfida”, ha concluso il Ministro. LEGGI TUTTO

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    Clima: S&P, aumenti temperatura più dannosi per economie in via di sviluppo

    (Teleborsa) – Un aumento della temperatura media annua di 1 grado Celsius per un solo anno risulta più dannoso per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo che per le economie avanzate. Lo rivela un’analisi condotta da S&P Global Ratings sui dati di 190 Paesi. Lo studio S&P ha rilevato che sette anni dopo tale aumento, il PIL pro capite è inferiore di 0,6-0,7 punti percentuali nei Paesi con temperature medie annue attuali di 22-24 gradi (principalmente nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo) rispetto a quelli con temperature medie di 15 gradi (Paesi con economie avanzate), a parità di altre condizioni. Inoltre, S&P ha riscontrato perdite permanenti di reddito dovute alla riduzione della produttività e degli investimenti, con il settore agricolo che subisce un impatto a lungo termine. Quando le temperature annue sono in media di 24°C, il PIL pro capite dei Paesi meno pronti ad affrontare il cambiamento climatico rimane inferiore di 2 punti percentuali, mentre i Paesi più pronti non registrano perdite durature, a sette anni dallo shock termico di 1°C.Negli ultimi decenni le economie si sono parzialmente adattate ai singoli aumenti di temperatura: la sensibilità del PIL agli shock termici è diminuita di circa il 30% negli ultimi 20 anni. Anche le risposte di politica macroeconomica di sostegno hanno aiutato le economie a riprendersi dagli shock climatici; una politica monetaria restrittiva sembra amplificare lo shock, mentre i bassi tassi di interesse reali sono associati a pochi danni.(Foto: © designua/123RF) LEGGI TUTTO

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    L'Ue avrà il suo Piano industriale per il Green Deal: Von der Leyen presenta il NetZero Industry Act

    (Teleborsa) – L’Unione europea avrà il suo Piano industriale per il Green Deal. Ad annunciarlo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen che durante il suo intervento al World Economic Forum di Davos ha presentato un nuovo pacchetto legislativo, il “NetZero Industry Act”.”Noi europei abbiamo un piano: un Piano industriale per il Green Deal. Il nostro piano per rendere l’Europa la patria della tecnologia pulita e dell’innovazione industriale sulla strada dell’azzeramento netto delle emissioni”, ha affermato von der Leyen. “Il nostro Piano industriale per il Green Deal – ha spiegato – coprirà quattro pilastri chiave: il contesto normativo, il finanziamento, le competenze e il commercio”. Il primo pilastro dovrà “creare un ambiente normativo che permetta la crescita rapida e la creazione di condizioni favorevoli per i settori cruciali per raggiungere lo zero netto delle emissioni come l’eolico, le pompe di calore, il solare, l’idrogeno pulito, l’accumulo di energia e altro, per i quali la domanda è sostenuta dai nostri piani NextGenerationEU e RePowerEU”. “Vedremo in particolare – ha spiegato la presidente della Commissione Ue – come semplificare e accelerare le autorizzazioni per i nuovi siti di produzione clean tech”. Il nuovo piano industriale affiancherà il Critical Raw Materials Act, il pacchetto sulle materie prime essenziali che era già stato annunciato a settembre dalla presidente della Commissione e che sarà proposto a marzo. Ad esempio, “per le terre rare, che sono vitali per la produzione di tecnologie chiave per l’energia eolica, lo stoccaggio dell’idrogeno o le batterie, l’Europa è dipendente oggi al 98% da un solo paese: la Cina. Oppure, se si guarda al litio, con solo tre paesi che rappresentano oltre il 90% della produzione, l’intera catena di approvvigionamento è diventata incredibilmente ristretta”, ha sottolineato von der Leyen. “Questo – ha affermato – ha spinto verso l’alto i prezzi e sta minacciando la nostra competitività”. Si punterà quindi a migliorare la raffinazione, la lavorazione e il riciclaggio delle materie prime in Europa, “e parallelamente lavoreremo con i nostri partner commerciali per a cooperare sull’approvvigionamento, la produzione e la lavorazione” delle materie prime “per superare la situazione di monopolio esistente”, ha spiegato la presidente della Commissione europea. Von der Leyen ha suggerito la costituzione di un “Club delle materie prime essenziali” con i partner che condividono la stessa visione – “dagli Stati Uniti all’Ucraina” –, “per rafforzare collettivamente le catene di approvvigionamento e la diversificazione”, uscendo dalla dipendenza da singoli fornitori. Il secondo pilastro riguarderà invece gli investimenti e i finanziamenti, aumentando le risorse a disposizione per la produzione di tecnologie pulite. “Per mantenere l’attrattiva dell’industria europea – ha sottolineato von der Leyen –, è necessario essere competitivi con l’offerta e gli incentivi attualmente disponibili al di fuori dell’Ue”. La Commissione Ue proporrà quindi un adeguamento temporaneo delle nostre norme sugli aiuti di Stato, ad esempio semplificandone le procedure “per contrastare i rischi di delocalizzazione derivanti da sussidi esteri”. “Ma sappiamo anche – ha aggiunto la presidente della Commissione – che gli aiuti di Stato saranno una soluzione limitata, che solo pochi Stati membri potranno utilizzare. Per evitare effetti di frammentazione sul mercato unico e sostenere la transizione verso tecnologie pulite nell’insieme dell’Unione, dobbiamo anche intensificare i finanziamenti dell’Ue”. Von der Leyen ha annunciato quindi la creazione di un Fondo di Sovranità europea, “una soluzione strutturale per potenziare le risorse disponibili per la ricerca, l’innovazione e i progetti industriali strategici fondamentali al raggiungimento dell’azzeramento netto delle emissioni”. Il terzo pilastro del Piano industriale per il Green Deal sarà rappresentato dallo sviluppo delle competenze necessarie per realizzare la transizione. “La migliore tecnologia vale tanto quanto valgono i lavoratori qualificati che possono installarla e utilizzarla”, ha sottolineato.Il quarto pilastro, infine, “sarà quello della facilitazione del commercio, aperto ed equo a vantaggioso per tutti”. Per questo, “abbiamo bisogno di un’agenda commerciale ambiziosa, anche sfruttando al massimo gli accordi commerciali” già esistenti “ad esempio con il Canada o con il Regno Unito, con i quali stiamo cercando di risolvere le nostre difficolta’”. “Stiamo lavorando – ha aggiunto von der Leyen – per concludere accordi con Messico, Cile, Nuova Zelanda e Australia, e per compiere progressi con India e Indonesia. E dobbiamo ricominciare a discutere l’accordo con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, ndr). L’ultima parte del suo discorso è stata dedicata infine ai rapporti con la Cina. “Laddove il commercio non è equo, dobbiamo rispondere in modo più deciso”, ha dichiarato. “La Cina – ha ricordato – ha fatto del potenziamento dell’innovazione e della produzione di tecnologie pulite una priorità chiave nel suo piano quinquennale. Domina la produzione globale in settori come i veicoli elettrici o i pannelli solari, essenziali per la transizione. Ma la concorrenza per l’azzeramento netto delle emissioni deve basarsi su condizioni di parità”. Von der Leyen ha accusato direttamente Pechino di aver “incoraggiato apertamente le aziende ad alta intensità energetica in Europa e altrove a delocalizzare tutta o in parte la loro produzione”, “con la promessa di energia a buon mercato, basso costo del lavoro e un ambiente normativo più indulgente” e sovvenzionando contemporaneamente la sua industria e limitando l’accesso al suo mercato per le aziende dell’Ue”. “Avremo ancora bisogno – ha affermato von der Leyen – di lavorare e commerciare con la Cina, soprattutto riguardo a questa transizione”, ma “utilizzeremo tutti i nostri strumenti per far fronte alle pratiche sleali, compreso il nuovo regolamento sulle sovvenzioni estere. Non esiteremo ad aprire indagini se riteniamo che i nostri approvvigionamenti o altri mercati siano distorti da quelle sovvenzioni”, ha concluso la presidente della Commissione. LEGGI TUTTO

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    Spedizioni di rifiuti, Parlamento UE propone regole più severe

    (Teleborsa) – Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale su una nuova legge per riformare le procedure e le misure di controllo dell’UE per le spedizioni di rifiuti. La legge dovrebbe migliorare la protezione dell’ambiente e della salute umana, sfruttando le opportunità offerte dai rifiuti per raggiungere gli obiettivi UE di un’economia circolare e a inquinamento zero. Il testo legislativo è stato adottato con 594 voti favorevoli, 5 contrari e 43 astensioni.Nel 2020, le esportazioni di rifiuti dell’UE verso i paesi terzi hanno raggiunto 32,7 milioni di tonnellate, pari a circa il 16% del commercio globale di rifiuti. Inoltre, ogni anno vengono spediti circa 67 milioni di tonnellate di rifiuti tra i Paesi UE.Nel testo, i deputati sostengono il divieto di spedizione di tutti i rifiuti UE destinati allo smaltimento verso paesi extra UE, tranne in casi limitati, autorizzati e debitamente giustificati. Inoltre, vengono vietate le esportazioni di rifiuti pericolosi dell’UE verso paesi non OCSE.L’esportazione di rifiuti non pericolosi destinati al recupero sarebbe consentita solo ai paesi non OCSE che danno la loro autorizzazione e dimostrano di essere in grado di gestire tali rifiuti in modo sostenibile. Inoltre, i deputati vogliono vietare l’esportazione di rifiuti di plastica verso i paesi non OCSE ed eliminare gradualmente l’esportazione verso i paesi OCSE entro quattro anni.I deputati sono ora pronti ad avviare i negoziati con i paesi UE. “Le nuove regole ci permetteranno anche di combattere più facilmente la criminalità legata ai rifiuti all’interno e all’esterno dell’UE – ha commentato la relatrice Pernille Weiss – Inoltre, con il divieto di esportazione dei rifiuti di plastica da noi proposto, stiamo spingendo per un’economia molto più innovativa e circolare, ovunque sia coinvolta la plastica. Questa è una vera vittoria per le prossime generazioni”.(Foto: Foto di Alfonso Navarro su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, peggiora attività manifatturiera distretto di New York

    (Teleborsa) – Peggiora a gennaio l’indice manifatturiero Empire State di New York. L’indicatore si è portato a -32,9 punti dai -11,2 punti di dicembre. Il dato è anche peggiore delle stime degli analisti che erano per un livello a -8,7 punti. L’indice misura le condizioni del settore manifatturiero nel distretto di New York. Si ricorda che un livello del dato superiore/inferiore allo 0 indica che la maggior parte delle compagnie riportano miglioramenti/peggioramenti delle condizioni. Fra le varie componenti dell’indice, quella sui nuovi ordini scivola a quota -31,1, mentre quella sulle consegne pegiora a -22,4 punti (da +5,3 punti) e quella sulle scorte cala a 4,5 punti (da 3,7 punti). LEGGI TUTTO