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    Regali Epifania, spesa media poco più di 70 euro

    (Teleborsa) – Due italiani su tre faranno regali per l’Epifania, per una spesa complessiva di 2 miliardi, 100 milioni più dello scorso anno, ma 200 milioni di euro meno del 2020. Ben 3 italiani su 4 dichiarano di aver speso troppo tra Natale e Capodanno e di voler risparmiare vista la contrazione dei risparmi, gli aumenti del carrello della spesa e della bolletta energetica. Gli italiani hanno cercato di trovare tutte le modalità di risparmio possibile, dal fare incetta di regali in occasione del Black Friday, ai saldi, al riciclo dei regali ricevuto a Natale che vale una contro spesa di 3,2 miliardi. È quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Confcooperative, secondo cui la spesa media per ciascun consumatore sarà pari a 72 euro.La Befana si conferma essere una festa per i bambini, tra i regali a farla da padrone saranno i giocattoli che predominano al Sud secondo il 52% degli intervistati nelle regioni del mezzogiorno. Calze piene di dolci, cioccolato ma anche carbone prodotto con zucchero italiano al Centro per il 45% del campione. Al Nord invece vince l’abbigliamento per il 40%. In crescita i viaggi con oltre 5 milioni di italiani in viaggio in queste ore, 9 su 10 di loro in Italia. Confcooperative segnala che le festività hanno acuito le difficoltà per 10 milioni di italiani. Si tratta di una fetta di paese da prendere in carico e rimettere in carreggiata attraverso misure di contrasto alla povertà e soprattutto di politiche attive per affrontare una piaga che non è solo economica ma anche sociale. LEGGI TUTTO

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    PMI, Istat: nel 2022 il 69,9% delle piccole e medie imprese adotta almeno 4 attività digitali su 12

    (Teleborsa) – Il maggiore ricorso al lavoro da remoto che nel 2022 ha coinvolto oltre 7 imprese su 10 ha influito sull’aumento della quota di imprese con almeno 10 addetti che dispongono di documenti su misure, pratiche o procedure di sicurezza informatica (48,3%, era il 34,4% nel 2019; 37% la quota in Ue27). La cybersecurity preoccupa il 45,1% delle imprese più grandi, che per difendersi hanno stipulato un’assicurazione contro gli incidenti informatici. Tra le imprese di minore dimensione la quota è del 14,4% (rispettivamente 44,6% e 22,6% in Ue27). Rimangono stabili rispetto al 2020 l’adozione di robotica e l’impiego di specialisti ICT. Nel 2022 le imprese con 10 addetti e più che utilizzano robot passano dal 8,8% del 2020 all’8,7% (6,3% la media Ue27). È pari al 74,9% la percentuale di imprese con almeno 10 addetti che considerano l’impatto ambientale nella scelta di strumenti informatici (58,4% in Ue27). Il 59,9% delle imprese combina anche l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia dell’ICT (48,7% in Ue27). Il 13,4% delle imprese con 10 addetti e più impiega specialisti ICT (21% la media Ue27): erano il 12,6% nel 2020. Questa la fotografia scattata dall’Istat nel report Imprese e ICT 2022. Le PMI si connettono di più ma la transizione digitale procede con lentezza – Con riferimento ai 12 indicatori per classe di addetti che compongono il Digital Intensity Index (DII), utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane ed europee incontrano maggiori difficoltà, i divari maggiori si riscontrano, a scapito delle PMI (imprese con 10-249 addetti), nella presenza di specialisti ICT, nella decisione di investire in formazione ICT nel corso dell’anno precedente, nell’uso di riunioni online e di documentazione specializzata sulle regole e le misure da seguire sulla sicurezza informatica. Ampio anche il divario nell’utilizzo di robot e nella vendita online di almeno l’1% del fatturato totale, che riduce in modo significativo la quota complessiva di imprese con almeno 10 addetti che fanno ricorso a questi strumenti. Rispetto al 2019 la quota di PMI nelle quali nell’anno 2022 più del 50% degli addetti hanno accesso a Internet per scopi lavorativi è aumentata quasi del 23%, eguagliando i tassi di crescita delle grandi imprese (passando rispettivamente dal 40% al 49% e dal 47% al 58%). Nello stesso periodo, più marcata è la crescita degli addetti delle PMI che utilizzano dispositivi connessi a Internet, che aumenta dal 50% al 56% annullando la distanza con le grandi imprese (55,2%). La banda larga fissa con velocità almeno pari a 30 Mbit/s risulta utilizzata dall’82,8% delle imprese 10+ contro il 96,1% di quelle più grandi. Più distanti invece le quote per connettività ad almeno 1 Giga, rispettivamente 13,2% e 27,1%. Gli indicatori non sono neutrali rispetto alle attività economiche svolte dalle imprese – Per la maggior parte degli indicatori di connessione, sicurezza e formazione ICT, le migliori performance vengono registrate dalle imprese appartenenti al settore della domanda di ICT specializzata e strategica, come quello connesso alla fornitura di energia (D), in cui operano l’86,4% delle imprese che hanno almeno il 50% degli addetti che accedono a Internet (la media è 49,3%), il 93,3% che ha attivato almeno tre misure di sicurezza ICT (circa 20 punti percentuali più della media) e il 38,3% che ha fornito formazione in campo ICT ai propri addetti (19,3% imprese 10+). Analoghe le performance dei settori delle professioni tecniche (M) e dei servizi di informazione e comunicazione (J); questi ultimi si distinguono per la presenza di specialisti ICT (59,9% verso una media del 13,4%) e la formazione effettuata per aggiornare o sviluppare le competenze ICT dei propri addetti (52,5% verso 19,3%). Infine, le attività manifatturiere (C) emergono per l’utilizzo della robotica (19,1% a fronte di una media dell’8,7%) mentre con il 36,8% quelle di alloggio e ristorazione (I) sono le prime per l’utilizzo delle vendite online per valori superiori all’1% del fatturato totale a fronte del 13,4% delle imprese con almeno 10 addetti. Il DII, riferito alle sole PMI con un livello DII di base, è uno dei sub-indicatori della transizione digitale delle imprese misurata dall’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) a cui il programma “Bussola digitale 2030” ha attribuito anche un target (90%) da raggiungere entro il 2030: Nel 2022 il 69,9% di imprese con 10-249 addetti si colloca a un livello base di digitalizzazione che prevede l’adozione di almeno 4 attività digitali su 12 ma appena il 26,8% si colloca a livelli definiti almeno alti dell’indicatore. Al contrario, per il 97,1% delle imprese con almeno 250 addetti si registra un livello almeno base e l’82,1% ha raggiunto quello almeno alto.E-commerce tra le PMI necessario per migliorare la posizione nel DESI – I dati 2022 per le vendite online delle PMI ancora non rilevano miglioramenti significativi nella quota di imprese coinvolte ma solo nei valori scambiati: il 13,0% delle PMI ha effettuato vendite online per almeno l’1% del fatturato totale (12,7% nel 2021) e il 17,7% delle PMI attivo nell’e-commerce ha realizzato online il 13,5% dei ricavi totali (rispettivamente 17,9% e 9,4% nel 2021). In generale, il 18,3% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online fatturando il 17,8% del fatturato totale, rispettivamente 22,8% e 17,6% a livello Ue27. In termini di composizione, il valore delle vendite online si realizza soprattutto nel comparto del commercio (35,6%), per il 28% nel settore manifatturiero (con prevalenza delle attività legate all’automotive), e per una analoga quota nel settore energetico. In termini dimensionali, il 60% del valore online proviene da vendite delle imprese di maggiori dimensioni e il 40% dalle PMI. Nella composizione delle imprese che vendono online si confermano i settori già individuati, a parte quello energetico dove sono presenti poche imprese. Inoltre, emergono i settori della ristorazione e degli alloggi, che coprono più di un terzo (35%) di tutte le imprese attive nell’e-commerce e che, per il 95,1%, appartengono alla dimensione delle PMI. Le imprese italiane con almeno 10 addetti che vendono via web figurano ancora tra le prime utilizzatrici in Europa di piattaforme online come intermediari con il 62,1% contro una media Ue27 del 44,4%. Ancora limitato l’utilizzo di misure di sicurezza avanzate – Il 74,4% delle imprese italiane con almeno 10 addetti utilizza almeno tre misure di sicurezza ICT, in linea con la media europea (74,0%). L’incidenza delle imprese di minore dimensione e meno complesse determina la forte diffusione di misure di sicurezza meno sofisticate, come l’autenticazione con password forte (83,9%, 82,2% nel 2019) e il back-up dei dati (80,0%, 79,2% nel 2019). Più basse le quote di imprese che adottano misure di sicurezza avanzate, necessarie, ad esempio, all’analisi degli incidenti di sicurezza come la conservazione dei file di registro (44,6%, 40,6% nel 2019) o preventive come le pratiche di valutazione del rischio (35,3%, era 33,8%) e l’esecuzione periodica di test di sicurezza dei sistemi (31,8%, era 33,5%). Ancora limitata la diffusione di misure più sofisticate, come l’utilizzo della crittografia per dati, documenti o e-mail (dal 20,4% del 2019 al 22,0%) e di metodi biometrici per l’identificazione e l’autenticazione dell’utente (dal 4,5% all’8,2%). L’aumento degli accessi alla Rete e dell’utilizzo di strumenti informatici e applicazioni software anche da remoto espongono le imprese ai rischi inerenti possibili attacchi o intrusioni dall’esterno, con conseguente indisponibilità dei servizi, distruzione o corruzione dei dati o divulgazione di dati riservati. Nel 2022 il 15,7% (10,1% nel 2019) delle imprese con almeno 10 addetti e il 33,1% delle imprese con almeno 250 addetti (21,7% nel 2019) hanno dichiarato di aver avuto nel corso dell’anno precedente almeno uno di questi problemi. A livello settoriale, il 33,5% delle imprese attive nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti da raffinazione hanno avuto attacchi informatici con conseguenza sulla sicurezza; seguono quelle della fabbricazione di prodotti farmaceutici (27,2%) e delle attività editoriali (25,4%); in coda si posizionano le dell’industria tessile e abbigliamento (10,0%) e le imprese dei servizi postali (7,9%). Il 48,3% (34,4% nel 2019) delle imprese dispongono di documenti relativi a misure, pratiche o procedure connesse alla sicurezza informatica che ad esempio riguardano la formazione degli addetti sull’uso sicuro degli strumenti informatici o la valutazione delle misure di sicurezza adottate. Di queste imprese l’85,7% ha definito o aggiornato tali documenti negli ultimi due anni. Infine, il 16,4% delle imprese con almeno 10 addetti hanno dichiarato di essersi assicurate contro incidenti connessi alla sicurezza ICT (13,0% nel 2019).Sei imprese su dieci sono attente ai consumi e all’impatto ambientale dell’ICT – L’edizione 2022 della Rilevazione ICT, per la prima volta, ha indagato l’adozione di alcune semplici misure che incidono indirettamente sull’ambiente, come il controllo del consumo di carta (68,0%) o del consumo di energia delle apparecchiature ICT (52,2%). L’Italia, preceduta solo dal Portogallo, è in vetta alla classifica europea su due fronti. Il 74,9% delle imprese adotta comportamenti green nella scelta della tecnologia valutandone anche l’impatto ambientale; inoltre, il 59,9% delle imprese combina la valutazione dell’impatto ambientale dei servizi o delle apparecchiature ICT, prima di selezionarli, con l’adozione di misure che incidono sul consumo di carta o di energia delle tecnologie informatiche. Quando le apparecchiature ICT dell’impresa non sono più utilizzate, devono essere smaltite: l’86,9% delle imprese le destina alla raccolta differenziata dei rifiuti elettronici (compresa quella effettuata direttamente dai propri fornitori), il 48,6% le conserva nell’impresa per utilizzare le parti di ricambio o per evitare che vengano divulgate informazioni sensibili, il 25,0% le rivende o le restituisce se in leasing, oppure le dona. La variabilità dei comportamenti dipende più dall’attività economica svolta dalle imprese che dalla loro classe dimensionale e, in generale, le più attente all’ambiente sono quelle attive nei servizi. In particolare, nell’impatto ambientale dell’ICT risultano più virtuose le imprese attive nei servizi postali e di corriere, nelle telecomunicazioni e nei servizi di alloggio mentre per il riutilizzo circolare dell’ICT sono più attive quelle del comparto editoriale, della fabbricazione di prodotti farmaceutici e della fornitura di energia. LEGGI TUTTO

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    Covid, rilevazione Fiaso: ancora in calo la curva dei ricoveri

    (Teleborsa) – Per la terza settimana di seguito cala la curva dei ricoveri Covid in Italia (-0,7% rispetto alla precedente rilevazione). Risultano in aumento però i ricoveri ‘Per Covid’ (+9,6%), cioè di quei pazienti che arrivano in ospedale perché hanno sviluppato insufficienza respiratoria o polmonite a seguito dell’infezione da Sars-Cov-2. Sono alcuni dei numeri emersi dalla rilevazione degli ospedali sentinella aderenti alla rete della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) del 3 gennaio 2023.Risulta in calo (-6,3%) anche il numero dei pazienti minori di 18 anni ricoverati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali della rete sentinella della Fiaso. Si attendono però i risultati della prossima settimana quando riapriranno le scuole però va alla prossima “e potrà esserci una intensificazione della circolazione virale”, ha spiegato il presidente della federazione, Giovanni Migliore. L’86% dei pazienti pediatrici ricoverati ‘Con Covid’, ovvero positivi al Sars-Cov-2 ma il cui ricovero è stato determinato da altra malattia, è di età compresa tra 0 e 4 anni. Un solo paziente, secondo il report, è ricoverato in terapia intensiva ‘Con Covid’ nella fascia di età tra 0-4 anni. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste mutui crollano con tassi di nuovo in aumento

    (Teleborsa) – Crollano le domande di mutuo negli Stati Uniti, dopo i piccoli aumenti delle scorse settimane. Nella settimana al 30 dicembre, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una diminuzione del 10,3%, dopo il +0,9% della settimana precedente. L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è sceso del 16,3%, mentre quello relativo alle nuove domande registra una variazione del -12,2%.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono tornati ad aumentare, attestandosi al 6,58% dal 6,34% della settimana precedente.”La fine dell’anno è in genere un periodo più lento per il mercato immobiliare, e con i tassi ipotecari ancora ben al di sopra del 6% e la minaccia di una recessione incombente, le domande di mutuo hanno continuato a diminuire nelle ultime due settimane fino al livello più basso dal 1996″, ha dichiarato Joel Kan, vicepresidente e vice capo economista di MBA.”Le domande di acquisto sono state influenzate dal rallentamento delle vendite di case sia nei segmenti di mercato nuovi che in quelli esistenti – ha spiegato – Anche se la crescita dei prezzi delle case rallenta in molte parti del paese, i tassi elevati dei mutui continuano a mettere a dura prova l’accessibilità economica e tengono fuori dal mercato i potenziali acquirenti di case”.Kan ha aggiunto: “Le domande di rifinanziamento rimangono meno di un terzo del mercato ed erano inferiori dell’87% rispetto a un anno fa, poiché i tassi sono rimasti vicini al doppio rispetto a quelli del 2021. I tassi dei mutui sono inferiori ai massimi di ottobre 2022, ma dovrebbero diminuire sostanzialmente per generare ulteriore attività di rifinanziamento”.(Foto: © Alexander Raths / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Bending Spoons, perfezionata l'acquisizione di Evernote

    (Teleborsa) – Bending Spoons, azienda italiana che è diventata uno dei leader globali nello sviluppo e commercializzazione di app per smartphone, ha completato l’acquisizione di Evernote, la nota app per la gestione di appunti e impegni con sede nella Silicon Valley, perfeazionando l’operazione annunciata a novembre 2022.La società milanese ha affermato di avere grandi ambizioni per il futuro di Evernote, e la sua fiducia non si basa solo sulla popolarità del marchio e del prodotto Evernote, bensì anche sulla piattaforma con la quale Bending Spoons ha già portato numerose applicazioni, tra le quali Remini, Splice e Dawn AI.”In Bending Spoons, siamo entusiasti di poter contribuire al successo di Evernote. Faremo leva sulle tecnologie e le competenze che abbiamo sviluppato nel corso del tempo per elevare il prodotto al suo massimo potenziale – spiega Luca Ferrari, cofondatore e amministratore delegato di Bending Spoons – L’acquisizione segna un nuovo inizio per Evernote e costituisce un raro esempio di un’impresa italiana che acquisisce un’azienda della Silicon Valley”.”Bending Spoons si augura che questo serva da incoraggiamento a imprenditori e investitori ambiziosi e li spinga a estendere la propria area di azione al di là dei tradizionali centri di eccellenza tecnologica”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Il Governo programma il 2023: si parte con le nomine dei vertici della PA e il PNRR

    (Teleborsa) – Il governo archiviata la Legge di Bilancio può ora programmare il 2023, tenendo conto anche delle pressioni che arrivano dalla maggioranza. Già nel mese di gennaio si tornerà a parlare delle nomine ai vertici dell’amministrazione pubblica. I 90 giorni previsti dalla legge Bassanini – su cui Meloni avrebbe già dato il compito al ministero della Pubblica amministrazione di approfondire le eventuali modifiche – stanno per scadere e bisognerà decidere di mantenere o cambiare alcune caselle chiave. Si inizierà dal direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, e dai direttori delle agenzie fiscali. Dogane e Demanio restano in bilico mentre si va verso la conferma di Ernesto Maria Ruffini alle Entrate.Altro tema caldo resta il PNRR. Il governo vuole rivedere l’intero meccanismo di governance del piano con un decreto che dovrebbe arrivare nella seconda metà di gennaio. Meloni si sta preparando a chiedere ufficialmente a Bruxelles una revisione insieme al ministro Raffaele Fitto che coordina tutto il lavoro. Un incontro chiave potrebbe avvenire già a inizio della prossima settimana con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che sarà a Roma lunedì per la presentazione di un libro su David Sassoli. Sul fronte economico non sembrano in vista provvedimenti per contrastare il caro carburanti. L’aumento della benzina era previsto, con la fine degli sconti sulle accise, ma per il momento viene considerato fisiologico e dovrebbe rientrare. Sono difficili da reperire risorse senza mettere mano al deficit e comunque serviranno anche per proseguire con la riforma del fisco e il taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti, come ha indicato la stessa Meloni nella conferenza stampa di fine anno. Il dossier dovrebbe entrare nel vivo non prima di febbraio.Nel frattempo, la Lega spinge per accelerare il dibattito sull’autonomia e sulla sicurezza, mentre Forza Italia punterà tutto su giustizia e, più a stretto giro, sulla difesa dei balneari. Sulla questione si tornerà probabilmente già a metà gennaio – quando arriverà anche il tempo degli emendamenti al decreto Milleproroghe. LEGGI TUTTO

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    Usa, il 13 gennaio Biden riceverà il primo ministro giapponese Kishida alla Casa Bianca

    (Teleborsa) – Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, riceverà il 13 gennaio il primo ministro giapponese Fumio Kishida. L’annuncio è arrivato direttamente dalla Casa Bianca che in una nota ha fatto sapere che “il presidente Biden non vede l’ora di accogliere il primo ministro giapponese Kishida Fumio alla Casa Bianca venerdì 13 gennaio per approfondire ulteriormente i legami tra i nostri governi, le nostre economie e il nostro popolo”.”I due leader discuteranno anche di questioni di sicurezza in Corea del Nord, Ucraina e Cina”, si legge ancora nel comunicato. L’incontro era stato annunciato, a novembre scorso, da fonti del governo giapponese.”Il presidente Biden ribadirà il suo pieno sostegno alla strategia di sicurezza nazionale recentemente annunciata dal Giappone, attualmente alla presidenza del G7 e come membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean Pierre. LEGGI TUTTO

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    UK, massa monetaria M4 in calo a novembre

    (Teleborsa) – La massa monetaria M4 della Gran Bretagna è diminuita dell’1,6% nel mese di novembre 2022, dopo la variazione positiva (+2,1%) registrata il mese precedente. Il dato è pubblicato dalla Bank of England. Nello stesso periodo, i crediti al consumo destagionalizzati si sono assestati a 1,51 miliardi di sterline, superiori alle attese degli analisti (0,90 miliardi) e rispetto agli 0,77 miliardi registrati il mese precedente.In aumento i prestiti per mutui, che si attestano a 4,36 miliardi dai 3,58 miliardi precedenti e rispetto ai 3,70 miliardi attesi.(Foto: © Eros Erika / 123RF) LEGGI TUTTO