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    Russia, esplode gasdotto verso Ucraina: vittime. Kiev senza elettricità

    (Teleborsa) – E’ di tre morti e un ferito il primo bilancio dell’esplosione nel gasdotto Urengoi-Pomary-Uzhhorod, che dalla Russia attraversa l’Ucraina, riferisce la Tass citando i servizi di emergenza. Le vittime erano dipendenti dell’azienda del gas e stavano facendo lavori al gasdotto. L’incidente è avvenuto nel distretto russo di Vurnarsky, nella Repubblica di Chuvash, a circa 680 chilometri a est di Mosca.Intanto, resta critica la situazione della fornitura di elettricità: l’80% della regione di Kiev è senza corrente. A causa della situazione di emergenza le stazioni di pompaggio dell’acqua della compagnia di distribuzione idrica Kyivvodokanal sono disconnesse dalla rete elettrica: per questo motivo a Kiev non c’è neanche l’acqua. Lo ha reso noto l’operatore sul suo sito. “Entro un’ora verrà ripristinata la corrente alle stazioni di pompaggio, quindi ci vorrà del tempo prima che il sistema di approvvigionamento idrico si avvii. I tecnici di Kyivvodokanal stanno facendo tutto il possibile per restituire l’acqua ai rubinetti dei consumatori il prima possibile”, ha scritto Kyivvodokanal.Il presidente ucraino Volodomyr Zelensky è in visita a Bakhmut, nell’est, zona calda del fronte ucraino. Lo riferisce la presidenza di Kiev. Bakhmut è la città del Donetsk che le forze russe stanno cercando di conquistare da mesi e che attualmente è il punto più caldo del fronte nell’Ucraina orientale. “Zelensky ha incontrato i militari, ha parlato con loro e ha consegnato decorazioni ai nostri soldati” che hanno respinto la feroce campagna militare russa nella città, durata mesi, ha aggiunto il servizio stampa presidenziale senza fornire ulteriori dettagli sulla visita. LEGGI TUTTO

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    Amazon, Antitrust Ue accetta impegni per la tutela dei dati dei venditori

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha accolto gli impegni presi da Amazon in materia di concorrenza contro l’uso improprio dei dati aziendali non pubblici dei venditori indipendenti e per evitare possibili favoritismi per quei venditori che utilizzano i suoi servizi di logistica e consegna. Tali impegni sono stati presi da Amazon dopo le due indagini formali aperte dall’Antitrust che nel 2019 e nel 2020 aveva rilevato “in via preliminare” una condotta scorretta determinata da concorrenza sleale nei confronti dei venditori indipendenti e abuso di posizione dominante sui mercati francese, tedesco e spagnolo per la fornitura di servizi di mercato online a venditori terzi. Inoltre era stato rilevato che le regole e i criteri di Amazon per i programmi Buy Box – il riquadro che ogni utente vede in alto a destra della scheda prodotto che consente di acquistare la merce con un semplice click presso il miglior venditore per quel prodotto stabilito dall’algoritmo di Amazon – e Prime – il programma di Amazon che offre servizi premium ai clienti a pagamento e consente ai venditori indipendenti di vendere ai clienti Prime a determinate condizioni – favorivano indebitamente la propria attività di vendita al dettaglio, così come i venditori sul mercato che utilizzavano i servizi logistici e di consegna di Amazon.”La decisione odierna stabilisce nuove regole per il modo in cui Amazon gestisce la propria attività in Europa. Amazon non può più abusare del suo duplice ruolo e dovrà cambiare diverse pratiche commerciali. Riguardano l’utilizzo dei dati, la selezione dei venditori nella Buy Box e le condizioni di accesso al Programma Amazon Prime. I rivenditori e i vettori indipendenti concorrenti, nonché i consumatori, beneficeranno di questi cambiamenti aprendo nuove opportunità e scelte”, ha dichiarato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione Ue responsabile della politica della concorrenza.Tra le migliorie che Amazon si è impegnata ad apportare c’è quella relativa alla presentazione della seconda offerta della Buy Box concorrente rendendola più prominente e includendo un meccanismo di revisione nel caso in cui la presentazione non attiri un’adeguata attenzione da parte dei consumatori. Amazon si è impegnata anche ad introdurre un meccanismo di reclamo centralizzato, aperto a tutti i venditori e vettori in caso di sospetto mancato rispetto degli impegni, e ad aumentare a sette anni, invece dei cinque proposti inizialmente, la durata degli impegni relativi a Prime e alla seconda offerta Buy Box concorrente.Quella di oggi è infatti la seconda serie di impegni presi da Amazon dopo la valutazione da parte della Commissione di una prima serie e una consultazione con gli operatori terzi interessati alla materia negli scorsi mesi. La Commissione europe ha spiegato che gli impegni presentati da Amazon coprono tutti i mercati attuali e futuri di Amazon nello Spazio economico europeo. È esclusa invece l’Italia per quanto riguarda gli impegni relativi alla Buy Box e a Prime in virtù dei rimedi imposti direttamente dal Garante nazionale della concorrenza con una decisione del 30 novembre 2021.Sotto la supervisione della Commissione, un fiduciario indipendente sarà incaricato di monitorare l’attuazione e il rispetto degli impegni. Se Amazon dovesse violare gli impegni, la Commissione potrebbe imporre una sanzione fino al 10% del fatturato annuo totale di Amazon, senza dover rilevare una violazione delle norme antitrust dell’UE o una penale periodica del 5% al ??giorno del fatturato giornaliero di Amazon per ogni giorno di mancato rispetto. LEGGI TUTTO

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    Da pensioni a sicurezza, Calderone detta l'agenda

    (Teleborsa) – A gennaio partiranno due tavoli con le parti sociali, uno sulla sicurezza sul lavoro che è “una priorità ed emergenza” e un altro sulla riforma delle pensioni che è “necessario fare aprendo a un dialogo e una concertazione ampia”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elvira Calderone, illustrando in commissione alla Camera le linee guida del dicastero . “Intensificheremo – ha aggiunto – le sinergie pubblico-privato nello sviluppo delle politiche attive e formative, certamente partendo dai centri per l’impiego che però non è sufficiente. Meno formazione a catalogo, ma più rispondente alle richieste del mondo delle imprese”. Sulla sicurezza “faremo una riflessione complessiva, intervenendo sui punti nevralgici per arrivare all’obiettivo fondamentale di rafforzare e implementare la cultura della salute e sicurezza. Intensificheremo le azioni ispettive e i controlli, mettendo in sinergia i vari soggetti che si occupano delle ispezioni (ispettori Inl, Asl e carabineri)”. In tema di previdenza Calderone ha aggiunto che è necessario “razionalizzare il tutto per evitare la proroga di interventi temporanei. Guardo anche alla previdenza complementare che sarà sempre meno complementare, ma completamento indispensabile di un percorso che non può essere esclusivamente confinato nel primo pilastro, che con il contributivo soprattutto per le carriere discontinue ci può consegnare pensioni di importo ridotto”.Altro tema importante su cui lavoreremo “è l’inclusione di giovani e donne” nel mercato del lavoro, ha detto ancora. “L’accesso al lavoro è molto basso (di giovani e donne, ndr) – ha aggiunto – il ministero si impegnerà in azioni congiunte con altri dicasteri””Lavoreremo sulla semplificazione per quelle che sono le materie del ministero. Riteniamo che serva una visione prospettica di medio termine che abbia nella semplificazione il recupero del rapporto con il cittadino, che deve comprendere la finalità e gli obiettivi di una norma. Lavoreremo sul decreto trasparenza”.Infine, un passaggio sul decreto anziani che sarà adottato “in tempi brevi”, dice Calderone. “Deve essere adottato entro marzo 2023 – ha aggiunto – è materia su cui c’è il concorso di più ministeri”. LEGGI TUTTO

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    Società semplici, De Lise (commercialisti): “Strumento sempre più diffuso in Italia”

    (Teleborsa) – “Un’indagine per conoscere uno strumento in rapida diffusione, quello delle società semplici. Una tipologia di azienda molto duttile, che però richiede una particolare attenzione in termini civilistici, fiscali e di governance: competenze che possono consentire interessanti opportunità di specializzazione”. È quanto afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, presentando l’indagine 2022 della Fondazione Centro Studi Ungdcec sulla diffusione territoriale della società semplice. “Le società semplici sono società particolari, molto snelle dal punto di vista degli adempimenti, nate per un utilizzo dell’impresa agricola e utilizzate successivamente anche come società holding di detenzione di partecipazioni. Da qui – ha sottolineato De Lise – la curiosità e la voglia di approfondire questo tema”.L’indagine è stata condotta sulle 95.107 società semplici attive e regolarmente iscritte al Registro delle Imprese. “Emerge una tendenza alla diffusione dello strumento sull’intero territorio nazionale, con prevalenza per le regioni settentrionali – illustra Francesco Puccio, presidente della Fondazione Centro Studi Ungdcec –. Nell’ultimo ventennio l’attività prevalente esercitata dalla società semplice è quella agricola (68 per cento), cresciuta in epoca recente anche grazie al fenomeno dei millenial farmers; in Piemonte e Liguria rimane preponderante l’esercizio dell’attività immobiliare”.Ulteriore elemento di attenzione è la crescita delle società destinate alla gestione di patrimoni e partecipazioni, principalmente nelle grandi città (Torino, Milano, Genova). “Argomento di grande attualità – conclude De Lise – perché interessa gruppi imprenditoriali italiani di primissimo piano e anche perché la legge di stabilità in fase di approvazione porterà a incentivi verso questo strumento”. LEGGI TUTTO

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    USA, permessi edilizi novembre -11,2% apertura cantieri -0,5%

    (Teleborsa) – Segnali negativi giungono dal mercato edilizio USA a novembre 2022. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un calo dello 0,5%, attestandosi a 1,427 milioni di unità, dopo la diminuzione del 2,1% registrata a ottobre (dato rivisto da -4,2%). Le attese degli analisti avevano previsto un numero di cantieri in calo a 1,400 milioni. Si tratta di un calo del 16,4% rispetto a novembre 2021.I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato nello stesso periodo un decremento dell’11,2% a 1,342 milioni di unità, dopo il -3,3% registrato il mese precedente. Le attese degli analisti erano per una diminuzione dei permessi a 1,485 milioni. Si tratta di un calo del 22,4% rispetto a novembre 2021. LEGGI TUTTO

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    Via libera dall'Ue a regime italiano di garanzia per sostegno alle imprese: budget sale a 23 miliardi di euro

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha dato il via libera alle modifiche del regime di garanzia italiano per sostenere le imprese nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, compreso un aumento del budget fino a 23 miliardi di euro. Il giudizio di Bruxelles è infatti che la misura e le modifiche siano in linea con il Quadro temporaneo di crisi degli aiuti di Stato, adottato dalla Commissione europea Commissione il 23 marzo 2022 e modificato il 20 luglio 2022 e il 28 ottobre 2022. In una nota, la Commissione europea fa sapere inoltre che la dotazione complessiva della misura non supera i 33 miliardi di euro.Oltre all’incremento del budget, tra le modifiche apportate al provvedimento italiano – la cui versione originaria era stata approvata dalla Commissione lo scorso 19 luglio – ci sono l’introduzione di una misura di aiuto di importo limitato fino a 7 milioni di euro a copertura dei premi di garanzia a determinate condizioni, una proroga del periodo in relazione al quale possono essere concessi gli aiuti, fino al 31 dicembre 2023 e l’introduzione della possibilità, per le imprese energivore, di ottenere garanzie a copertura del fabbisogno di liquidità per un periodo di 12 mesi per le piccole e medie imprese o di 6 mesi per i grandi beneficiari, a decorrere dalla concessione dell’agevolazione e con la possibilità di avvalersi di autocertificazioni. Introdotta anche la possibilità di aumentare gli importi del prestito per far fronte all’esigenza di fornire garanzie finanziarie per l’attività di trading sui mercati dell’energia sulla base dell’autocertificazione dei beneficiari. La Commissione in una nota ha specificato che il regime italiano, come modificato, continua a essere in linea con le condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi. “Il regime italiano, così come modificato, rimane necessario, adeguato e proporzionato per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro, in linea con l’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE e le condizioni stabilite nel regolamento temporaneo Quadro di crisi modificato il 28 ottobre 2022”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, INAPP: “Salari in gabbia da trent'anni. Ora politica di stimolo produttività e retribuzioni”

    (Teleborsa) – L’Italia è l’unico Paese dell’area OCSE nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9%), mentre in Germania è cresciuto del 33,7% e in Francia del 31,1%. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi OCSE e la crescita dei salari in Italia, progressivamente dal -14,6% (1990-2000), al -15,1% (2000-2010) e, infine, al -19,6% (2010-2020). Su tale dinamica hanno influito diversi fattori a partire dalla competizione con i paesi esportatori di prodotti a basso valore aggiunto, al ricorso alla manodopera a basso costo e bassa qualificazione che ha schiacciato verso il basso contemporaneamente i salari e il livello di produttività nel nostro sistema produttivo. Anche la produttività del lavoro, infatti, ha registrato in Italia una dinamica molto più lenta degli altri paesi europei, e tuttavia la pur bassa crescita della produttività è stata negli ultimi anni superiore a quella dei salari, rivelando un mancato aggancio dei salari alla performance del lavoro. In pratica i salari italiani sono “in gabbia” intrappolati tra scarsa produttività e esigenze di riduzione dei costi da parte delle imprese. È quanto è emerso dal workshop su salari e produttività organizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) a cui hanno partecipato tra gli altri Andrea Bianchi, responsabile pianificazione strategica e politiche industriali di Invitalia, Valeria Cirillo, professoressa in Economia Politica presso l’Università di Bari “Aldo Moro”, Leonello Tronti, professore in Economia del Lavoro presso l’Università Roma Tre e i ricercatori INAPP Sergio Scicchitano, Irene Brunetti e Massimiliano Deidda, con le conclusioni del presidente dell’INAPP Sebastiano Fadda.”Certamente la riduzione del cuneo fiscale inserita nella legge di Bilancio è un passo importante – ha spiegato Fadda – perché fa crescere il salario netto senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. Tuttavia, è ora necessaria una energica politica industriale finalizzata a rimuovere le cause della stagnazione della produttività e a stimolare la dinamica salariale, con beneficio per la crescita della domanda aggregata e del livello di attività economica”.Durante il workshop si è sottolineato inoltre come molteplici siano le cause della bassa produttività e come tra questi giochi un ruolo decisivo il mismatch, inteso nel duplice senso della carenza di competenze richieste dalle imprese ma anche di sottoutilizzazione delle competenze disponibili. Ciò testimonia anche la debolezza del nostro tessuto produttivo che non valorizza adeguatamente le competenze dei lavoratori istruiti: l’Italia è l’unico Paese del G7 in cui la maggior parte dei laureati è impiegata in attività di routine. Risolvere il problema di questo doppio mismatch in Italia potrebbe produrre una crescita della produttività del 10%. Ai fini della produttività stagnante sono rilevanti anche le caratteristiche dei nostri imprenditori. Un lavoro recente realizzato in sede INAPP dimostra che le caratteristiche degli imprenditori sono di fondamentale importanza per l’adozione di tecnologie innovative e per i possibili aumenti di produttività che ne deriverebbero. In particolare, imprenditori più giovani, più istruiti e di genere femminile sono più sensibili all’evoluzione della frontiera tecnologica. Le aziende a conduzione familiare il cui leader è un membro della famiglia sono meno inclini ad adottare innovazioni. La scarsa produttività e i salari bassi nell’ultimo trentennio hanno poi accentuato le disuguaglianze. Prendendo infatti come misura di riferimento il reddito lordo, ovvero la somma dei redditi di mercato e da pensione, senza considerare le imposte e i trasferimenti monetari non pensionistici, i dati messi a disposizione dal World Inequality Database (WID) mostrano che nel periodo 1990-2021, in Italia, la quota di reddito totale detenuta dal 50% più povero della popolazione è in costante calo: si è passati dal 18,9% del 1990 al 16,6% del 2021. Al contrario, la quota del reddito detenuta dal top 1% è aumentata di circa il 60%. “C’è chi sostiene che introdurre un salario minimo costituirebbe un elemento di rigidità – ha concluso Fadda – ma il salario minimo, pur nelle complessità da risolvere, va considerato piuttosto come una base da cui partire per costruire un sistema di diritti e condizioni lavorative decenti, che può benissimo coesistere con misure e intese che incrementino produttività e liberino risorse per un aumento delle retribuzioni. Questo è ancora più urgente con l’inflazione che marcia a doppia cifra e un potere d’acquisto sempre più eroso”.Per questo sarebbe necessaria la revisione degli accordi che regolano la contrattazione collettiva a partire dal “Protocollo Ciampi” del ’93 sia a livello nazionale (primo livello) sia a livello aziendale, (secondo livello), che è scarsamente utilizzata. Occorre anche vigilare sugli effetti “regressivi” dell’inflazione sulla fiscalità, sia attraverso l’Iva, sia attraverso il cosiddetto “drenaggio fiscale” (fiscal drag) causato dal superamento delle aliquote fiscali a seguito dell’aumento dei redditi in valore nominale. LEGGI TUTTO

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    Ue, Meloni: “Price cap grande vittoria. Lo davano per spacciato”

    (Teleborsa) – “Vengo qui con una piccola, grande vittoria, più grande che piccola: siamo riusciti in Europa a spuntarla sul tetto del prezzo del gas. È una battaglia che molti davano per spacciata e l’abbiamo portata a casa. La volontà e la consapevolezza parte sempre da una cosa: essere consapevole di chi sei ed essere fiero di chi sei. Quando hai quella consapevolezza, hai la capacità di raccontare qualcosa di più e di insegnare e di imparare dagli altri”. È quanto ha affermato la premier Giorgia Meloni in merito all’accordo sul price cap raggiunto al Consiglio Energia.L’intesa rappresenta una vittoria per l’Italia che potrebbe anche colpire le casse di Mosca. “È un accordo inaccettabile che crea distorsione nel mercato, reagiremo”, ha tuonato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov annunciando – secondo quanto riferiscono le agenzie russe – “una reazione” da parte russa, come la decisione assunta sul petrolio. La risposta della Russia all’introduzione da parte dell’Ue di un “tetto” dei prezzi del gas verrà presa dopo aver analizzato la situazione e – come confermato anche dal ministro dell’Energia russo, Nikolai – sarà simile alla risposta al price cap sul petrolio.Sempre oggi il presidente russo Vladimir Putin, come riporta Ria Novosti, dopo l’incontro con l’omologo bielorusso Lukashenko, ha affermato che Russia e Bielorussia stanno combattendo insieme le sanzioni e lo stanno facendo in modo efficace. “Insieme – ha detto Putin – resistiamo alla pressione delle sanzioni da parte di stati ostili, ai tentativi di isolare la Russia e la Bielorussia dai mercati globali, coordiniamo le misure per ridurre al minimo l’impatto delle misure restrittive illegali sulle economie dei nostri paesi. Devo dire che lo stiamo facendo in modo abbastanza sicuro ed efficace”. LEGGI TUTTO