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    L'economia USA crea più posti di lavoro del previsto

    (Teleborsa) – I dati sul Job Report mostrano un mercato del lavoro americano solido a dispetto dei rialzi dei tassi di interesse della Federal Reserve. Nel mese di novembre sono stati creati 263.000 posti di lavoro, più dei 200.000 attesi dagli analisti.Secondo quanto rilevato dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è stabile al 3,7% rispetto al mese precedente ed in linea con le stime di consensus. Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati 221 mila posti di lavoro, contro i 248 mila rivisti di ottobre e i 200 attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono saliti di 14 mila unità, al di sotto del consensus di 20 mila, e si confrontano con i 36 mila del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 34,4 dollari, registrando un aumento dello 0,6% su mese e del 5,1% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +4,6% a/a) dopo il +0,5% mensile e +4,9% tendenziale registrato a ottobre. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche. LEGGI TUTTO

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    Manovra sotto la lente dei Sindacati: promossa o bocciata?

    (Teleborsa) – E’ un “giudizio articolato” quello espresso dalla Cisl sui contenuti della manovra all’esame della Camera. Il segretario confederale Ignazio Ganga, che ha svolto l’audizione nella Commissioni bilancio di Camera e Senato, ha spiegato che la manovra “contiene misure importanti per fronteggiare l’emergenza a sostengo di lavoratori, famiglie e sistema produttivo, ma risulta ancora debole e insufficiente sul versante espansivo, per gli investimenti rivolti a occupazione, infrastrutture, strategie industriali ed energetiche, nel rilancio della sanità e dei servizi pubblici, nella capacità di progettare una nuova politica dei redditi e di mettere in campo riforme strutturali”.Secondo la Cisl, le misure per fronteggiare l’emergenza dovrebbero essere collegate “a una visione di sviluppo qualificata nelle infrastrutture materiali, digitali e sociali, nella crescita, nella ripartenza qualitativa e quantitativa dell’occupazione produttiva”. E per questo considera “necessario” integrare le risorse anche “prendendo in considerazione un nuovo scostamento di bilancio e facendo riferimento a fondi inutilizzati nazionali ed europei, incrementando e rendendo esigibile il prelievo sulla speculazione e sugli extraprofitti da estendere anche giganti della logistica e dell’economia digitale. In particolare, per la sanità la Cisl chiede di tornare a valutare l’utilizzo del Mes sanitario. È inoltre essenziale un’azione incisiva per la lotta all’evasione fiscale”.”Il contesto sociale, economico e politico complesso per il Paese impone a tutti gli attori in campo un atteggiamento responsabile, a cui la nostra Organizzazione non vuole sottrarsi”. Lo ha dichiarato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, intervenuto in audizione sul disegno di legge di bilancio presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Nel confronto con il Governo – ha aggiunto – l’attenzione dell’Ugl si è concentrata su cinque emergenze: il potere d’acquisto degli stipendi e delle pensioni; il sostegno alle famiglie e alle imprese per fronteggiare i rincari energetici e dei beni di prima necessità; l’occupazione, ad iniziare dai giovani e dalle donne; la definizione di nuove regole per andare in pensione; gli investimenti nella sanità; la riduzione del gap territoriale che oggi penalizza il Mezzogiorno e diverse aree arretrate del Centro-nord”. Sul tema previdenziale, Capone ha spiegato che “pur con delle criticità, il ddl di bilancio sterilizza l’impatto al 1 gennaio del 2023 della riforma Fornero. L’introduzione di Quota 103 deve essere interpretata come una soluzione ponte verso Quota 41 e l’adozione di altri strumenti di flessibilità in uscita”. Per fronteggiare le difficoltà indotte dalla crisi energetica l’Ugl ritiene “fondamentale intervenire nuovamente se i prezzi dovessero continuare ad essere eccessivi, agendo, al contempo, sul versante della rateizzazione, utile pure per le famiglie, e della concessione di garanzie pubbliche sui prestiti”.Decisamente critica la posizione di Uiltrasporti secondo cui “la legge di bilancio sottovaluta in maniera inaccettabile un settore strategico per la crescita della nostra economia come quello del trasporto pubblico”. Lo dichiarano il segretario generale Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Roberto Napoleoni. “Oltre allo stralcio del rifinanziamento per gli incentivi Ferrobonus e Marebonus, che servirebbero a trasferire quote di trasporto merce dalla strada al mare e alla ferrovia, il Governo non ha inserito nella nuova Legge di Bilancio misure necessarie per un vero processo di sviluppo e trasformazione del trasporto pubblico locale come previsto anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I finanziamenti che il Governo intende stanziare per questo settore – proseguono Tarlazzi e Napoleoni – sono assolutamente insufficienti e questa mancanza rischia di scaricare i suoi effetti negativi sul mondo del lavoro, sia in termini occupazionali che salariali, a cui poi le amministrazioni locali dovranno inevitabilmente rispondere e far fronte”.”Chiediamo al Governo – concludono i due segretari – di rivedere i finanziamenti destinati al trasporto pubblico locale tenendo conto dell’importanza di questo settore nel processo di transizione ecologica e quindi anche nella crescita complessiva del Paese. Noi saremo pronti a sostenere le nostre ragioni con ogni mezzo a nostra disposizione”. LEGGI TUTTO

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    Confesercenti: Manovra non risolutiva su cuneo e caro energia

    (Teleborsa) – Sul cuneo fiscale speravamo di più: il problema del costo del lavoro rimane, i mini provvedimenti fatti finora possono aiutare ma serve una revisione organica”. Mentre “sul Pos chiediamo di azzerare le commissioni per gli importi fino a 50 euro e favorire l’adozione di pos contactless”. Così il segretario generale di Confesercenti, Mauro Bussoni, in audizione presso le Commissioni bilancio riunite della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025.”Quest’anno l’economia – è la premessa di Bussoni – avrà ancora una dinamica positiva che dovrebbe portare il Pil a crescere del 3% circa. Le prospettive per il 2023, però, non sono così rosee: nel 2023 l’inflazione si manterrà oltre il 5%, e la quota dei consumi delle famiglie sul Pil scenderà ulteriormente: alla fine del prossimo anno i redditi e i consumi delle famiglie potrebbero arretrare sui livelli del 2016″. Secondo il rappresentante di Confesercenti, “le risorse disponibili ed il poco tempo a disposizione hanno certamente condizionato lo spazio di manovra disponibile per il Governo, che ha evitato da un lato l’accumularsi di ulteriore debito ma al tempo stesso ridotto notevolmente l’efficacia temporale della manovra. La manovra di bilancio 2023 dispone di 35 miliardi di cui: 5 per il taglio del cuneo fiscale, ma solo per i lavoratori e in misura diversa a seconda del reddito, 10 miliardi flat tax, quota 103, opzione donna, aumento minimi pensionistici, e ben 20 per interventi mirati a difendere famiglie e imprese dal caro energia”. Le risposte date per il contenimento del boom dei costi energetici, però, “pur essendo indispensabili, non sono purtroppo risolutive. Occorrerebbe almeno estendere la fruizione del credito di imposta al 31/12/2023, cancellando la limitazione dell’azzeramento degli oneri di sistema per utenze con potenza disponibile fino a 16.5 kw, che coinvolgerà molte attività del comparto turistico (alberghi, bar e ristoranti). Dal primo gennaio, se la norma non cambia, si ritornerebbe a bollette insostenibili”.Secondo Bussoni “adesso, quello che occorrerà garantire è una solida ripresa dell’economia e dei consumi in particolare, risolvendo alla radice i fattori che hanno determinato la crisi degli anni dal 2020 al 2022, ridando fiducia a famiglie e imprese. Al grande crollo dei consumi causato dalla pandemia (-107 miliardi di spesa nell’annus horribilis 2020) fa infatti oggi seguito l’inflazione, che nel 2022 ha ridotto di 7,2 miliardi il reddito disponibile delle famiglie, con un impatto negativo sulle imprese del terziario, dal commercio ai servizi, che fanno riferimento al mercato interno. Per questo la ripresa dei consumi e una maggiore disponibilità di spesa da parte delle famiglie dovranno essere poste al centro dell’azione di Governo non appena licenziata la Legge di Bilancio”. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Pichetto Fratin: inflazione pesa su progetti

    (Teleborsa) – L’inflazione pesa in maniera decisa sui progetti del PNRR. Lo ha sottolineato il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto all’evento annuale Pnrr 2022. “Alcuni cambiamenti li dobbiamo certamente fare. La revisione del Pnrr di cui tanto si discute – ha detto – è una revisione che con la Commissione europea va valutata rispetto a quello che è cambiato complessivamente. Sono cambiate alcune finalità, ci siamo anche accorti di avere alcuni punti che possono essere migliorati”.”Quando sono state previste le opere del Pnrr noi non avevamo l’8-10% di inflazione e su quelle che sono le opere del nostro ministero che sono opere sostanziali, l’effetto del maggior costo delle materie prime è dirompente. Ho chiesto al dipartimento Pnrr del ministero di fare una stima puntuale rispetto alle misure previste e ci dice che su 34,7 miliardi a oggi si può ragionare su 39 miliardi in più con inflazione all’8%”, ha detto ancora Pichetto Fratin. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Gentiloni: Va interpretato come missione nazionale

    (Teleborsa) – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che a volte sembra un po’ un tormentone, va interpretato come una missione nazionale. L’azione di tutto il governo è fondamentale, ma c’è bisogno anche del protagonismo degli Enti locali, delle Regioni, del mondo del lavoro e delle imprese. Allora riusciremo a portarlo a termine”. Lo ha detto il Commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni, a conclusione del suo intervento al convegno sullo stato di attuazione del PNRR. Sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il governo attuale, così come quello precedente “sta lavorando bene. “Finora il nostro Paese ha dimostrato grande capacità di mantenere gli impegni. Dobbiamo dare atto al governo precedente di aver lavorato bene. Il governo attuale sta lavorando altrettanto bene. La missione della Commissione – ha spiegato Gentiloni – ha verificato in questi due giorni il livello di impegno straordinario che c’è da parte di tutte le nostre amministrazioni”.Nella fase di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “i servizi della Commissione europea sono disponibili e pronti a collaborare per risolvere strozzature, difficoltà, singoli progetti che incontrano problemi concreti”, ha proseguito il Commissario spiegando che “le difficoltà non mancano”, derivanti soprattutto dall’aumento dei prezzi dei materiali e dell’energia. “La collaborazione in corso sarà fondamentale – ha precisato – per attuare il Piano, per valutare quello che c’è da correggere e farlo mentre si lavora all’attuazione degli impegni presi”.Per il Ministro dell’Economia Giorgetti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resiienza è “la più grande occasione che abbiamo oggi per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo e rimuovere gli ostacoli che hanno bloccato lo sviluppo del Paese negli ultimi decenni, criticità che la stessa Commissione europea ha evidenziato più volte nei suoi rapporti annuali”. Il Piano è importante non solo per le risorse finanziarie che mette a disposizione, ha precisato Giorgetti, ma anche per le riforme strutturali che prevede. “Uno dei principi guida del Pnrr è che nessuna strategia di investimento può esprimere da sola tutto il suo potenziale, se non è integrata da ambiziose riforme strutturali. In tale ottica – ha spiegato il Ministro – il Pnrr dell’Italia include fondamentali riforme, sia di carattere trasversale (tra cui la riforma della Giustizia e la riforma della Pubblica amministrazione, il nuovo codice degli appalti, la legge sulla concorrenza), sia riforme settoriali, come il lavoro sommerso, le disabilità, i trasporti pubblici locali”.Il Ministro ha anche fatto il punto sullo stato dell’arte. “In questi giorni stiamo lavorando intensamente per conseguire i 55 obiettivi del secondo semestre 2022, per poter presentare a Bruxelles la terza richiesta di pagamento entro la fine di dicembre prossimo. Siamo già a buon punto e centreremo sicuramente anche questo traguardo”. Giorgetti ha ricordato che i precedenti obiettivi sono stati raggiunti, grazie all’impegno di tutte le amministrazioni e che complessivamente l’Italia ha finora ricevuto 67 miliardi di euro. “Abbiamo presentato la prima e la seconda richiesta di pagamento alla Commissione europea nei tempi previsti. Questo – ha spiegato – ci ha permesso di ricevere un totale di 42 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i 24,9 miliardi di euro ricevuti quale prefinanziamento iniziale. LEGGI TUTTO

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    Banca Generali è la “Best Sustainable Private Bank Italy 2022”

    (Teleborsa) – La sensibilità verso il mondo ESG e la scelta di guidare il mercato finanziario italiano verso un approccio agli investimenti più sostenibile premiano Banca Generali che è stata riconosciuta a livello internazionale dalla rivista inglese CFI – Capital Finance International come la “Best Sustainable Private Bank Italy 2022″ nell’ambito dei propri riconoscimenti annuali.La giuria del premio, composta da analisti finanziari e giornalisti, ha apprezzato l’impegno verso il mondo degli investimenti ESG, che oggi rappresentano circa il 15% degli asset gestiti, grazie alla piattaforma che porta gli obiettivi sociali dei clienti all’interno dei portafogli, restituendo attraverso un particolare algoritmo il valore relativo al rendimento in termini di sostenibilità così da verificarne in modo tangibile l’impatto nei confronti del pianeta.Oltre all’offerta relativa ai prodotti sostenibili, la Banca guidata dall’AD Gian Maria Mossa è stata valutata positivamente per aver messo insieme diverse competenze al fine di rispondere ai bisogni dei diversi stakeholders ed escludendo dal proprio universo d’investimento le società che violano il Global Compact delle Nazioni Unite, operando secondo un modello di business che crea valore condiviso, incentrato sulla qualità del servizio, innovazione e sostenibilità.”Il premio ricevuto da CFI conferma il posizionamento di Banca Generali tra le banche più attente alla sostenibilità in Europa e segue la traiettoria già confermata dalle altre più importanti rating agencies internazionali come Sustainalytics, Standard Ethics e MSCI. Siamo felici di questa ulteriore conferma e proseguiremo nell’assicurare un sempre maggiore dialogo costruttivo con tutti gli stakeholders al fine di creare valore aggiunto nel lungo periodo” ha commentato Carmelo Reale, Responsabile Area General Counsel e Group Sustainability di Banca Generali.Un premio che quindi va a conferma di quanto già dichiarato da MSCI, che ha innalzato a novembre il rating della Banca del Leone da BBB ad A, e l’inclusione nell’indice MIB ESG di Borsa Italiana ed Euronext a ottobre del 2021. Inoltre, di recente conferma è l’adesione alla Carta “Donne in banca” dell’Associazione Italiana Bancaria (ABI) che promuove, presso il settore bancario e finanziario, la valorizzazione della diversità di genere. LEGGI TUTTO

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    Manovra, Bonomi: delusi su cuneo, scarsa attenzione su Sud e crescita Paese

    (Teleborsa) – “Serve un taglio del cuneo di almeno 4 punti perché abbia un effetto significativo: troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto. Nel 2021, il cuneo in Italia è stato pari al 46,5% del costo del lavoro, uno dei più elevati tra i paesi avanzati (la media dell’Eurozona è al 42%)”. L’appello al governo che arriva direttamente dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso della sua audizione, alla Camera, sulla legge di Bilancio. E oggi, secondo Bonomi, “che l’inflazione è a doppia cifra e la bolletta energetica è altissima, sarebbe la via migliore per mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei micro-tagli e dei micro-sussidi su bollette, carburante e affitti”. Le risorse per “un taglio deciso al cuneo contributivo e per una seria riforma dell’occupabilità ci sono”, ha aggiunto il leader degli industriali. Per trovarle “siamo convinti che basterebbe rimodulare qualche punto percentuale di allocazione degli oltre mille miliardi di spesa pubblica superati in questo 2022, senza creare deficit aggiuntivo”, ha aggiunto.La proposta di Confindustria è nota: “un taglio dei contributi di 16 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, due terzi a beneficio dei lavoratori e un terzo dei datori di lavoro. In questo modo, il lavoratore che guadagna 35 mila euro avrebbe un beneficio di 1.223 euro e il cuneo scenderebbe al 42,5%, avvicinandosi a quello medio dell’eurozona (42%)”, ha concluso. “Non vediamo attenzione alla crescita del Paese”, ha incalzato il numero uno degli Industriali. “Le risorse mancate per gli investimenti delle imprese si devono anche al fatto che una parte di quelle a disposizione, al netto degli interventi sull’energia, vengono impiegate per obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase di emergenza e, comunque, discutibili nel merito. Ci riferiamo alle misure sulle flat tax e a quelle in tema di prepensionamenti”. Sul fronte delle flat tax, Bonomi ha fatto notare che si tratta, in realtà, di “un’estensione di regimi forfetari esistenti, che minano il principio di progressività delle imposte e, soprattutto, creano sperequazioni tra lavoro autonomo e subordinato. In proposito, riteniamo doveroso evidenziare che, sulla base di nostre prime stime, l’ampliamento del regime forfetario ai redditi fino a 85mila euro – ha spiegato – comporterà un abbattimento d’imposta di circa il 50% per i contribuenti interessati”. E ancora: “è vero che, ad oggi, si tratta dello 0,1% del totale dei contribuenti effettivi Irpef, ma misure distorsive come questa minano alla base il lavoro dipendente, col rischio concreto di “spostamento” sul lavoro autonomo e con inevitabili effetti sulla sostenibilità del sistema previdenziale”. Analoghi rilievi “sul carattere disorganico delle misure previste nel Ddl riguardano l’esperimento di una flat tax incrementale per i soggetti che non rientrano nel regime forfettario. Complessivamente, le due flat tax drenano risorse pubbliche per poco meno di 1,2 miliardi nel 2024”. Quanto ai prepensionamenti, a giudizio del leader degli industriali, “si tratta di scelte che allontanano di nuovo dall’obiettivo di mettere in sicurezza la spesa previdenziale italiana, senza arrecare alcuna utilità, come già attestato dai numeri, in termini di ricambio generazionale e accesso dei giovani al mercato del lavoro”.Sul PNRR: “Occorre una rigorosa attuazione, essenziale per avere la credibilità necessaria sia a ottenere le indispensabili rimodulazioni del Piano imposte dall’emergenza bellica, sia a “giocare” in modo efficace la partita cruciale della riforma della governance economica europea”. Sul Pnrr “evidenziamo che il tempo stringe rispetto a obiettivi e traguardi di fine anno: tra questi, l’attuazione della legge sulla concorrenza, tassello basilare, e peraltro non rinviabile, per modernizzare il Paese, nonché la prosecuzione dell’azione di semplificazione di norme e procedimenti amministrativi necessaria per velocizzare gli investimenti”. “Non vorremmo che per effetto dello spacchettamento di deleghe all’atto della formazione del governo subentrino problemi per la Cabina di regia del Pnrr, che deve essere pronta a interventi di sussidiarietà dall’alto in caso di ritardi conclamati nell’attuazione di milestone e target del piano, dei bandi e delle gare da parte delle Autonomie”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    UE esporta più auto ibride ed elettriche di quelle che importa

    (Teleborsa) – Le auto auto ibride ed elettriche stanno diventando sempre più popolari, come testimonia anche l’aumento del commercio internazionale di questi veicoli, sia per quanto riguarda le auto ibride (sia plug-in che non plug-in, ovvero quando l’elettrico non è un sostituto ma solo un aiuto al motore termico) che quelle completamente elettriche. Secondo dati Eurostat, nel 2021 l’UE ha speso 11,8 miliardi di euro per le importazioni di auto ibride non plug-in (41% del totale delle importazioni extra-UE di auto ibride ed elettriche), 11,4 miliardi di euro per le auto completamente elettriche (39%) e 5,9 miliardi di euro sulle auto ibride plug-in (20%). Per tutte e tre le categorie di automobili, il valore delle importazioni era inferiore al corrispondente valore delle esportazioni dall’UE. Le esportazioni di auto ibride non plug-in sono state valutate a 22,9 miliardi di euro, ovvero più della metà delle esportazioni totali extra-UE di auto ibride ed elettriche (55%), auto completamente elettriche a 12,3 miliardi di euro (29%) e auto ibride plug-in a 6,8 miliardi di euro (16%).Il totale di ibride ed elettricheIn termini di valore, le esportazioni totali extra-UE di auto ibride ed elettriche nel 2021 sono state pari a 42 miliardi di euro, con un aumento di quasi l’800% rispetto al 2017 (4,7 miliardi di euro). Il valore totale delle importazioni è aumentato di oltre il 400%, passando da 5,6 miliardi di euro nel 2017 a 29 miliardi di euro nel 2021.Le variazioni nelle importazioniIl valore delle importazioni di veicoli ibridi non plug-in nell’UE è aumentato del 165% nel 2021 rispetto al 2017 (11,8 miliardi di euro nel 2021 rispetto a 4,5 miliardi di euro nel 2017). Nello stesso periodo, il valore delle importazioni di auto ibride è aumentato di quasi l’800% (5,9 miliardi di euro contro 0,67 miliardi di euro) e quello dei veicoli elettrici è aumentato del 2.400% (11,4 miliardi di euro contro 0,46 miliardi di euro).Le variazioni nelle esportazioniIn termini di esportazioni, l’aumento maggiore è stato per le auto ibride non plug-in; nel 2021 le esportazioni sono aumentate di oltre il 5.000% rispetto al 2017 (22,9 miliardi di euro nel 2021 rispetto a 0,4 miliardi di euro nel 2017). Le esportazioni di auto full electric sono aumentate del 660% (12,3 miliardi di euro contro 1,6 miliardi di euro), mentre quelle di veicoli ibridi plug-in sono aumentate del 150% (6,8 miliardi di euro contro 2,7 miliardi di euro).(Foto: Photo by CHUTTERSNAP on Unsplash) LEGGI TUTTO