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    Energia, UE approva Aiuti per 2 miliardi all'Italia su riassicurazione rischio credito

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme Ue sugli aiuti di Stato, un regime italiano da 2 miliardi di euro per la riassicurazione del rischio di credito commerciale legato agli scambi di gas naturale ed elettricità. Lo schema mira a limitare i rischi che gli assicuratori stanno attualmente affrontando offrendo ai clienti un’assicurazione del credito commerciale, continuando quindi a rendere questi strumenti disponibili alle imprese. “Questo schema italiano da 2 miliardi di euro contribuirà a garantire che l’assicurazione del credito commerciale rimanga disponibile per le aziende per garantire i loro scambi commerciali – ha commentato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza – Ciò li aiuterà a far fronte alle loro esigenze di liquidità e a continuare le loro attività nel contesto dell’attuale crisi geopolitica e del conseguente aumento dei costi dell’elettricità e del gas naturale”. LEGGI TUTTO

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    Giappone, indice PMI manifattura settembre cala a 50,8 punti

    (Teleborsa) – L’attività della manifattura in Giappone ha registrato un rallentamento nel mese di settembre 2022. Il dato dell’indice PMI manifatturiero, pubblicato da S&P Global ed elaborato da Jibun Bank, indica un valore di 50,8 punti, rispetto ai 51,5 punti di agosto e ai 51 punti attesi dal mercato. L’indicatore si porta così al livello più basso da gennaio 2021, ma si conferma comunque al di sopra della soglia critica dei 50 punti, denotando crescita dell’attività.Il settore manifatturiero giapponese ha subito ulteriori pressioni a settembre a causa dell’accelerazione della flessione della produzione e dei nuovi ordini, secondo l’analisti di S&P Global-Jibun Bank. Inoltre, la domanda di beni giapponesi è diminuita al ritmo più rapido degli ultimi due anni, poiché l’inflazione elevata e l’indebolimento delle condizioni economiche presso i principali partner commerciali hanno frenato la spesa dei clienti.”La debolezza dello yen sta facendo ben poco per rafforzare la domanda di esportazione e invece sta spingendo drasticamente l’inflazione importata e ha spinto ulteriormente le pressioni sui prezzi interni – ha commentato Joe Hayes, Senior Economist di S&P Global Market Intelligence – I costi complessivi di input sono aumentati a uno dei tassi più elevati mai registrati a settembre”.”Gli indicatori previsionali dell’indagine suggeriscono che la tendenza al ribasso della produzione sembra destinata a persistere nel quarto trimestre – ha aggiunto – I nuovi ordini sono diminuiti a un ritmo molto più forte della produzione, il che implica un’ulteriore debolezza della produzione all’orizzonte. Aumenti delle scorte, che secondo per i relatori è stato dovuto alle scarse prestazioni di vendita, evidenzia anche la debolezza delle condizioni di base della domanda di prodotti giapponesi”. LEGGI TUTTO

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    Giappone, peggiora l'indice Tankan nel 3° trimestre

    (Teleborsa) – Sentiment in calo per le imprese giapponesi. È quanto emerge da sondaggio trimestrale dalla bank of Japan. Nel 3° trimestre del 2022, l’indice Tankan relativo alle grandi imprese della manifattura è sceso infatti a 8 punti dai 9 punti del periodo precedente e risulta anche inferiore alle attese degli analisti (11 punti).Quello delle medie imprese non manifatturiere si è portato a 14 punti da 13 contro i 13 punti attesi, mentre quello delle piccole imprese manifatturiere è stabile a -4 (atteso -3) e delle PMI non manifatturiere 2 da -1 (atteso -2). Da rilevare che un valore inferiore allo zero segnala che le imprese pessimiste sono più numerose di quelle ottimiste. Il calo ha indotto anche un deterioramento delle aspettative future, con l’indice per le grandi imprese manifatturiere che passa a 9 punti da 10 punti (atteso 11). LEGGI TUTTO

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    L'indagine della Fondazione Centro Studi Ungdcec nel corso del Convegno Nazionale 2022

    (Teleborsa) – “Il debito erariale e previdenziale delle piccole e medie imprese italiane è aumentato del 16 per cento nell’ultimo triennio, passando da 3,1 a 3,6 miliardi. È un dato preoccupante per lo Stato, perché con le imprese non più operative si rischia di perdere gettito. Occorre dunque lavorare per recuperare debito ed evitare che l’economia italiana finisca in un limbo”. Lo ha detto Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, nel corso del secondo e ultimo giorno del Convegno Nazionale dell’associazione, che a Roma ha riunito un migliaio di commercialisti da tutta Italia.I dati emergono da un’indagine della Fondazione Centro Studi Ungdcec, presieduta da Francesco Puccio, che ha preso come campione diecimila PMI italiane con fatturato da 5 a 20 milioni: “Il debito bancario complessivo è aumentato dal 2019 ad oggi del 20 per cento, salendo da 33 a 40 miliardi – analizza Puccio -. Se si considera soltanto quello a medio e lungo termine, i dati evidenziano una crescita addirittura del 48 per cento, per effetto dei provvedimenti anti Covid”.L’indagine si è concentrata inoltre sulle società di capitale attive che presentano patrimonio negativo, “anche queste sensibilmente aumentate – spiega il presidente De Lise -. Ma il report evidenzia soprattutto come, tra queste società, quelle che hanno al loro interno un Organo di controllo sono le più lontane dalla crisi di impresa. Ecco perché occorre anche spingere in questa direzione”.Il Convegno ha chiuso un trittico di appuntamenti dell’Unione iniziato a Udine, proseguito a Rimini e concluso nella Capitale. “Un 2022 ricco per una categoria che vuole essere protagonista del presente per guardare al futuro – sottolinea De Lise -. La categoria è ancorata al passato, è mancata visione, ma adesso occorre voltare pagina e speriamo che il prossimo sia un anno decisivo in questo senso. Vogliamo cambiare le prospettive delle prossime generazioni”.Nel corso della giornata, il presidente De Lise ha consegnato a Giovanni Melillo, Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il premio “Uniti per la legalità”. LEGGI TUTTO

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    Aeroporti: ad agosto raggiunti 19 milioni di passeggeri

    (Teleborsa) – Il sistema aeroportuale italiano ha registrato nel mese di agosto 19.023.055 passeggeri, attestandosi al 93% dei volumi di traffico del 2019, quando i viaggiatori negli scali nazionali raggiungevano i 20.474.839.Si consolida dunque il trend di ripresa, sottolinea Assaeroporti in una nota, iniziato con la stagione summer 2022, che vede a livello complessivo una progressiva riduzione del gap rispetto al periodo pre-Covid e, a livello locale, il superamento dei numeri del 2019 da parte di molti aeroporti. Una crescita analoga si osserva per i movimenti aerei, 156.987, che toccano anche in questo caso il 93% dei livelli pre-pandemia. Significativo il risultato del cargo che, con 81.248 tonnellate di merce trasportata, si attesta ad un +6,5% rispetto ai volumi del 2019. All’interno del segmento si segnala, in particolare, la performance delle merci avio che superano dell’8,3% le quantità pre-Covid. In termini di destinazioni, i dati di agosto confermano la forte crescita del traffico domestico, che segna un +12,3% sullo stesso mese del 2019 ma, soprattutto, mostrano la ripartenza del mercato internazionale, che raggiunge l’85% del numero dei passeggeri pre-pandemia. In merito ai dati progressivi registrati da inizio anno, a partire da gennaio sono transitati negli scali nazionali 106.831.078 viaggiatori. Nonostante quindi la battuta d’arresto causata ad inizio 2022 dalla diffusione della variante Omicron, i risultati dei mesi successivi consentono di chiudere il periodo gennaio-agosto con l’82% dei volumi del 2019. I movimenti si attestano 978.924, l’88% sui livelli pre-pandemia mentre il cargo con 731.237 tonnellate supera il 2019 del 2,5%. LEGGI TUTTO

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    Visco, rialzo tassi troppo rapido aumenta rischi recessione

    (Teleborsa) – “Desta preoccupazione il forte deterioramento delle previsioni di crescita, la cui causa ultima è costituita dallo shock energetico e dalle sue conseguenze sul potere d’acquisto dei redditi e sui profitti delle imprese”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo ad un convegno organizzato da Cesifin e Istituto Universitario Europeo.Nella “normalizzazione della politica monetaria” – spiega Visco – il Consiglio direttivo della Bce “si trova ora di fronte a un difficile dilemma. L’aumento dell’inflazione è oggi accompagnato da un brusco deterioramento delle prospettive di crescita economica, che riflette la perdita di potere d’acquisto dei redditi. In questo contesto, rialzi dei tassi eccessivamente rapidi e pronunciati finirebbero per aumentare i rischi di una recessione”.”Qualora il deterioramento delle prospettive economiche si rivelasse peggiore del previsto, un eccessivo anticipo nella normalizzazione dei tassi ufficiali potrebbe risultare sproporzionato – ha detto – minando la fiducia del pubblico nelle nostre azioni e rendendo paradossalmente più difficile il mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio periodo”. Secondo Visco “si tratta di un rischio che merita di essere attentamente considerato”, allo stesso modo con cui si tiene presente il rischio, all’opposto “di lasciare che l’inflazione resti eccessivamente alta per troppo tempo”. Come tutti i governatori di banche centrali dell’eurozona, Visco siede nel consiglio direttivo della Bce.”Anche se le aspettative d’inflazione a lungo termine restano ancorate e la crescita salariale rimane moderata, la forte dinamica dei prezzi e la necessità di aumentare i valori estremamente bassi raggiunti, in termini reali, dai tassi di interesse a breve richiedono che i tassi ufficiali continuino a salire”, prosegue sottolineando che “l’elevata incertezza che circonda le prospettive economiche, tuttavia, suggerisce prudenza nel fissare il ‘ritmo’ dei rialzi dei tassi e sconsiglia vivamente di mirare a raggiungere un valore terminale predeterminato per i tassi ufficiali”.Al momento nell’area euro “non vi è evidenza di uno scostamento delle aspettative” di inflazione a medio termine dall’obiettivo di stabilità dei prezzi della Bce (2%), “nè vi sono segnali di avvio di pericolose spirali tra prezzi e salari”. Quanto alle “differenze tra Stati Uniti e area dell’euro nel peso relativo dei fattori di domanda e di offerta e nella dinamica dei prezzi al netto delle componenti più volatili spiegano perché, a fronte di un’inflazione complessiva che ha raggiunto valori simili, la normalizzazione della politica monetaria avviene con velocità e tempi diversi. Queste differenze suggeriscono anche che ipotizzare che la Bce segua ciecamente la Riserva federale nei prossimi mesi potrebbe essere un grave errore”.Per il Governatore, il contenimento degli effetti dello shock dovuto ai prezzi dell’energia richiede “non solo una risposta incisiva e adeguata da parte della politica monetaria, ma anche la responsabilità delle parti sociali e il contributo della politica di bilancio. Occorre comprendere che, come per la ‘tassa dello sceicco’ degli anni Settanta, lo shock è un onere ineludibile per l’intera area dell’euro, e soprattutto per i paesi più colpiti, come è senza dubbio l’Italia”. Ma “il tentativo di annullarne completamente l’impatto sui redditi da lavoro e da capitale sarebbe vano e finirebbe inevitabilmente per avere ripercussioni sull’inflazione”. “Per prevenire questo esito, la politica di bilancio può ridistribuire gli effetti dello shock tra consumatori, fattori produttivi, generazioni presenti e future, con interventi mirati e temporanei a sostegno delle famiglie e delle imprese più colpite. Non si possono infatti ignorare le conseguenze redistributive e allocative di quanto avviene sul fronte dell’energia. Se tuttavia si decidesse di far pesare la redistribuzione soprattutto sulle generazioni future essenzialmente con l’emissione di debito pubblico – ha detto Visco – si rischierebbe di caricare queste ultime di oneri ingiusti e di alimentare ulteriormente l’inflazione attuale e attesa”. “Per l’Italia, ciò comporterebbe anche il rischio di far deragliare il debito pubblico dal percorso di rientro, in rapporto al prodotto, iniziato lo scorso anno. Un percorso – ha ricordato il governatore – necessario per preservare la possibilità di ritorno a una crescita economica forte e duratura”. LEGGI TUTTO

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    Gas, UpB: con stop totale da Russia ricadute su economia

    (Teleborsa) – Semaforo verde alla Nota di Aggiornamento al DEF (Nadef) dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che rilascia la validazione sulle stime tendenziali. ”Tuttavia le stime sono caratterizzate da una forte incertezza, legata soprattutto agli sviluppi e alle ripercussioni della guerra in Ucraina. Il quadro internazionale appare instabile e fragile e le prospettive potrebbero cambiare significativamente, anche in un arco temporale breve”, si legge nel documento dell’Upb.Se si dovesse realizzare la prospettiva di un blocco completo delle forniture di gas da parte della Russia, “in concomitanza di altre condizioni avverse potrebbe rendersi necessario un razionamento dei consumi di gas nel corso del prossimo inverno, con ricadute non trascurabili sull’attività economica”. LEGGI TUTTO

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    Professioni, Calì (commercialisti): uniti per affrontare nuove sfide

    (Teleborsa) – “Quello che parte da Roma è un richiamo all’unità dei dottori commercialisti. Unità per affrontare le prossime sfide che attendono la categoria, in un momento delicato per il Paese. Il tempo degli scontri è finito ed è iniziato quello dei confronti, del dialogo e della critica costruttiva, tenendo ben presente che le divisioni in passato non hanno portato a nulla, anzi hanno screditato i professionisti agli occhi dei cittadini. Ma un confronto serve anche verso l’esterno, nel rapporto con le istituzioni, sia a livello centrale che locale”. Lo ha affermato Giovanni Calì, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, nel corso del Convegno Nazionale 2022 dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, che si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica.”Pensiamo ai rapporti dei dottori commercialisti con l’Amministrazione finanziaria, che non funzionano come dovrebbero – evidenzia Calì -. La procedura Civis, ad esempio, non risolve ogni problema ma per migliorarla non serve urlare, bensì conoscere le reciproche esigenze. Occorre spiegare come i commercialisti possano essere utili all’Amministrazione finanziaria per filtrare i problemi dei contribuenti, risolvendone alcuni in autonomia e portandone altri all’attenzione della controparte”. Il confronto sarà necessario anche sulle riforme più recenti, come quella del processo tributario, la cui durata, denuncia Calì, “è uno dei problemi principali della giustizia tributaria: in base agli ultimi dati disponibili la durata media nazionale del giudizio tributario è di 650 giorni in primo grado e di 1080 giorni in secondo grado, dobbiamo chiederci se la riforma, peraltro lodevole per molti aspetti, sia realmente efficace per ridurre i tempi della giustizia tributaria”.Al centro del Convegno dell’Unione Giovani Commercialisti, la riforma del nuovo Codice sulla crisi d’impresa, che “ha posto l’accento sull’esigenza di intervenire in tempo risanando le imprese prima che inizi la crisi. Diventa ancor più centrale il ruolo dei commercialisti, ideali per la gestione della crisi d’impresa con le loro competenze in materia di economia aziendale. Un ruolo che dobbiamo rivendicare con forza”. LEGGI TUTTO