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    Germania, prezzi alla produzione in frenata a marzo

    (Teleborsa) – Frenano i prezzi alla produzione in Germania. Secondo l’Ufficio Federale di Statistica tedesco, i prezzi all’industria hanno registrato a marzo un decremento annuo dello 0,2%, rispetto al +0,5% del mese precedente. Le stime degli analisti erano per una discesa più contenuta fino allo 0,4%. Su base mensile, i prezzi hanno segnato una variazione negativa dello 0,7%, dopo il -0,1% di febbraio, a fronte del calo dello 0,1% stimato dal consensus.I prezzi dell’energia sono scesi del 2,8% su base mensile, mentre sono diminuiti del 3,5% a livello tendenziale. LEGGI TUTTO

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    Giappone, l’export aumenta del 3,9% a marzo

    (Teleborsa) – La bilancia commerciale del Giappone chiude in surplus nel mese di marzo. Secondo il Ministero delle Finanze del Giappone (MOF), il saldo commerciale destagionalizzato ha registrato un avanzo di 544 miliardi di yen. Il dato si confronta con l’attivo di 584,5 miliardi a febbraio e con il surplus di 349,8 miliardi di yen di marzo 2024. Le attese degli analisti indicavano un attivo in calo a 485,3 miliardi. In termini di volumi, l’export segnala un aumento annuale del 3,9%, segnando il sesto mese consecutivo di crescita, mentre le importazioni hanno registrato una salita del 2%. LEGGI TUTTO

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    Nucleare, Aiea: “L’Iran non è lontano dall’atomica”

    (Teleborsa) – L’Iran “non è lontano” dal possedere una bomba atomica. È l’avvertimento lanciato dal direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, – arrivato a Teheran per incontrare il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e il capo dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, Mohammad Eslami – in un’intervista al quotidiano Le Monde pubblicata ieri, poche ore prima di una visita a Teheran. “È come un puzzle: hanno i pezzi e forse un giorno potrebbero rimetterli insieme. C’è ancora molta strada da fare prima di arrivarci. Ma non sono lontani, dobbiamo ammetterlo – ha detto Grossi –. Non basta dire alla comunità internazionale ‘non abbiamo armi nucleari’ perché ci credano. Dobbiamo essere in grado di verificarlo”.Dopo annunci e smentite da parte dell’Iran, dovrebbe svolgersi sabato a Roma il secondo round dei negoziati indiretti sul nucleare, iniziati la settimana scorsa in Oman, tra l’inviato Usa Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano. La tv di stato iraniana ha spiegato che sarà “il ministero degli Esteri dell’Oman ad ospitare i colloqui”, probabilmente all’ambasciata di Muscat nella capitale. Il ministro degli esteri Antonio Tajani, a quanto si apprende, nelle ultime ore ha avuto contatti con tutti i protagonisti del negoziato e ha anche tenuto informati i partner europei e dei paesi del Golfo, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, sulla continua disponibilità italiana ad offrire qualsiasi tipo di supporto alla mediazione Iran-Usa. Il primo incontro tra Witkoff e Araghchi, che si erano scambiati dieci messaggi attraverso il ministro degli Esteri omanita Badr Albusaidi, si era chiuso senza alcun reale passo avanti, nonostante alla fine dei colloqui indiretti a Muscat una settimana fa c’era stato un brevissimo faccia a faccia, un primo contatto diretto dopo molto tempo. E anche il nuovo round negoziale parte con linee rosse ben demarcate da entrambi le parti e in un clima di diffidenza reciproca. “Siamo pronti a costruire fiducia rispetto a possibili preoccupazioni riguardo al nostro programma nucleare ma la questione dell’arricchimento dell’uranio non è negoziabile”, ha chiarito Araghchi. In un’intervista a Fox News, Witkoff ha lasciato intendere che l’obiettivo degli Usa è impedire agli ayatollah di dotarsi dell’arma nucleare, tollerando tuttavia un certo margine di arricchimento dell’uranio (al 3,67% come prevedeva l’accordo Jpcoa del 2015 poi abbandonato da Trump, contro l’attuale 60%). Salvo poi chiarire su X che “l’Iran deve interrompere ed eliminare il suo programma di arricchimento nucleare e di armamento”. La richiesta degli Usa, secondo il Guardian, sarebbe quella di trasferire le scorte di uranio arricchito accumulate finora in un Paese terzo, come la Russia. Proposta alla quale però Teheran si oppone. LEGGI TUTTO

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    Migranti, la proposta della Commissione Ue: procedure veloci e nuova lista paesi sicuri

    (Teleborsa) – Una stretta sui flussi migratori con la possibilità, per i paesi che lo vogliono, di anticipare alcune misure chiave del Patto sulle migrazioni la cui entrata in vigore è prevista per giugno 2026. È la proposta avanzata dalla Commissione Europea che ha stilato un primo elenco di “Paesi di origine sicuri” a livello comunitario, obbligatoriamente valido per tutti gli Stati membri. Una lista che comprende, tra gli altri, anche l’Egitto, la Tunisia e il Bangladesh. Un’iniziativa accolta con “grande soddisfazione” dalla premier Giorgia Meloni.Se la proposta sarà approvata senza modifiche dal Consiglio e dal Parlamento Europeo i 27 potranno, inoltre, applicare “la procedura di frontiera” o “una procedura accelerata” alle persone provenienti da paesi in cui, in media, viene concesso l’asilo nell’Ue al 20% o meno dei richiedenti. Inoltre gli Stati membri potranno godere di una maggiore flessibilità nella designazione (nelle loro liste nazionali) dei “Paesi terzi sicuri e Paesi di origine sicuri”, dato che potranno escludere “regioni specifiche” o “categorie d’individui chiaramente identificabili”. “Le nazioni sulla lista saranno sottoposte a revisione regolare, si tratta di un processo dinamico – ha sottolineato un funzionario europeo – Peraltro non vuol dire che i Paesi non presenti nell’elenco Ue non siano sicuri”. Le liste nazionali devono seguire i criteri previsti dal Patto sulla migrazione. Le altre nazioni indicate dall’Ue come “sicure” sono per ora Colombia, Kosovo, India e Marocco, designate dopo “un’analisi dell’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo e altre fonti”, comprese le informazioni provenienti “dagli Stati membri, dall’Unhcr e dal Seae”. La Commissione ritiene infine che i Paesi candidati all’Ue in linea di principio soddisfino i criteri per essere sicuri (vale anche per la Turchia). Un candidato verrebbe escluso solo nel caso di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto (come in Ucraina), sanzioni adottate dal Consiglio o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo superiore al 20% in tutta l’Ue. Meloni ha definito la scelta della Commissione “un’ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal governo italiano in questi anni e del sostegno di sempre più nazioni europee”, sottolineando che le procedure accelerate da certi Paesi erano previste “dal Protocollo Italia-Albania”. LEGGI TUTTO

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    Fed, Powell avverte sui dazi: potrebbero avere impatto economico oltre attese

    (Teleborsa) – La Fed potrebbe trovarsi in uno scenario in cui i suoi mandati sono in tensione. Lo ha detto il presidente della Fed, Jerome Powell, ammettendo che i dazi potrebbero causare un’inflazione temporanea e che potrebbero avere un impatto economico maggiore delle attese. La Fed, ha spiegato il banchiere, è obbligata a mantenere le aspettative di inflazione ancorata, sottolineando che non si può avere un mercato del lavoro forte senza la stabilità dei prezzi.Quanto all’economia “è solida”, ha affermato Powell, “nonostante l’aumento dell’incertezza e dei rischi al ribasso”. Al momento, ha aggiunto, la Fed è “ben posizionata per attendere maggiore chiarezza” prima di valutare azioni sulla politica monetaria e sui tassi. LEGGI TUTTO

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    Salvini: “Fondi stranieri interessati a investire nella logistica italiana”

    (Teleborsa) – Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha dichiarato di aver incontrato alcuni fondi stranieri intenzionati a investire nel settore della logistica in Italia. L’annuncio è arrivato durante la presentazione del Rapporto di Fermerci, dove Salvini ha sottolineato come, nonostante le difficoltà del periodo, ci siano segnali positivi: “Se riusciamo a superare questo periodo complesso, i dati sono in crescita”. Un messaggio di fiducia che evidenzia il potenziale attrattivo del comparto logistico italiano per gli investitori internazionali. LEGGI TUTTO

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    Pubblicità, in Gb class action da 6 miliardi contro Google

    (Teleborsa) – Avrebbe abusato della sua posizione dominante per escludere i concorrenti dalla pubblicità online sul motore di ricerca e di imporre prezzi eccessivi per i suoi servizi alle aziende che ne fanno uso. Questa l’accusa alla base della class action miliardaria presentata nel Regno Unito contro il colosso Google.L’azione legale viene portata avanti dallo studio Geradin Partners, con una richiesta di risarcimento da 5 miliardi di sterline (quasi 6 miliardi di euro) depositata al Competition Appeal Tribunal britannico. Lo studio legale, impegnato a rappresentare 250mila aziende del Regno, ha sottolineato che le autorità di regolamentazione di tutto il mondo “hanno descritto Google come un monopolista e i tribunali statunitensi e dell’Ue hanno stabilito che la condotta di Google ha violato le leggi sulla concorrenza”. Accuse respinte da un portavoce del colosso americano. L’azione legale – è la difesa di Google – è “l’ennesimo caso speculativo e opportunistico avviato nei confronti della società. Ci opporremo con forza. Consumatori e inserzionisti usano Google perché è utile, non perché non ci siano alternative”.(Foto: Pawel Czerwinski su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Dazi, da Bruxelles: obiettivo è soluzione negoziata ma prepariamoci al “no deal”

    (Teleborsa) – Il commissario Ue per la Giustizia, MichaelMcGrath, ha assicurato che Bruxelles farà tutto il possibile per giungere “a un esito positivo” nei negoziati con gli Usa sui dazi ma, ha aggiunto, “dobbiamo prepararci allo scenario potenziale di un mancato accordo”. In conferenza stampa il Commissario ha ribadito la posizione della Commissione secondo la quale i dazi “sono sono la strada sbagliata perché danneggiano le imprese e i consumatori e, in ultima analisi, possono mettere a rischio anche i posti di lavoro”. L’obiettivo, ha ripetuto, è una “soluzione negoziata”. “Penso che sia positivo che il lavoro ora continui a livello di esperti”, ha aggiunto.Il Commissario ha spiegato che agli Stati Uniti è stata presentata “un’offerta per azzerare i dazi sui beni industriali, comprese le automobili, e sospeso le contromisure per dare tempo e spazio ai negoziati tra l’Ue e gli Stati Uniti. Faremo tutto il possibile per garantire che si raggiunga un accordo”, ha dichiarato McGrath, ricordando la missione del commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, lunedì a Washington. Tuttavia, “mentre parliamo, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti sono soggette a dazi del 10% e, in alcuni casi come acciaio, alluminio e auto, al 25%”, ha sottolineato McGrath. L’auspicio di Bruxelles è che “i negoziati procedano rapidamente” verso una soluzione positiva ma ricordando anche la necessità di prepararsi anche un possibile ‘no deal’ che “speriamo non si materializzi”, ha aggiunto. McGrath ha comunque sottolineato l’importanza strategica della cooperazione trasatlantica. “Ue e Usa devono affrontare insieme sfide cruciali come la sovraccapacità produttiva globale, in particolare nei settori di acciaio e alluminio, che minaccia la resilienza delle nostre filiere, inclusi semiconduttori e farmaceutica. Sono temi su cui dobbiamo lavorare fianco a fianco”, ha dichiarato. LEGGI TUTTO