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    Eurozona, inflazione luglio confermata a +8,9% spinta da energia

    (Teleborsa) – Confermata in aumento, a livelli molto elevati, l’inflazione dell’Eurozona nel mese di luglio 2022. Secondo l’Ufficio statistico europeo (EUROSTAT), i prezzi al consumo segnano un +8,9% su base tendenziale, come stimato nella stima flash ed indicato dal consensus. Nel mese precedente si era registrato un incremento dell’8,6%. Su base mensile i prezzi al consumo sono saliti dello 0,1%, come stimato dagli analisti, dopo il +0,8% del mese precedente. L’inflazione core, depurata dalle componenti più volatili quali cibi freschi, energia, alcool e tabacco, evidenzia una crescita dello 4% su base annua, in linea con il consensus, e un -0,2% su base mensile.Nell’intera Unione Europea, l’inflazione sale del 9,8% su base annua, dopo il +9,6% di giugno, mentre su mese si registra una variazione positiva dello 0,2%.I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Francia, Malta (entrambi 6,8%) e Finlandia (8,0%). I tassi annuali più elevati sono stati registrati in Estonia (23,2%), Lettonia (21,3%) e Lituania (20,9%). Rispetto a giugno, l’inflazione annua è diminuita in sei Stati membri, è rimasta stabile in tre ed è aumentata in diciotto.A luglio, il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale dell’area euro è venuto dall’energia (+4,02 punti percentuali, pp), seguita da cibo, alcol e tabacco (+2,08 pp), servizi (+1,60 pp) e beni industriali non energetici (+1,16 pp). LEGGI TUTTO

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    Norvegia, PIL cresce dello 0,7% in Q2 grazie ai servizi

    (Teleborsa) – Il prodotto interno lordo (PIL) continentale della Norvegia, che viene rettificato per la ricca industria estrattiva offshore, è aumentato dello 0,7% nel secondo trimestre rispetto ai tre mesi precedente, “il che va considerato in connessione con il basso livello di attività di gennaio e febbraio”, sottolinea l’Ufficio statistico nazionale.L’attività nell’economia norvegese è cresciuta in linea con la riapertura della società all’inizio dell’anno e ha raggiunto il picco a marzo. Il PIL è sceso dello 0,4% e dello 0,1% rispettivamente ad aprile e maggio, ma è aumentato dello 0,3% a giugno.”Il modesto sviluppo da marzo a giugno è dovuto principalmente a un calo del commercio all’ingrosso e al dettaglio, che maschera un aumento in diversi altri settori dei servizi”, afferma il capo della contabilità nazionale, Pal Sletten.Sebbene il PIL si sia appiattito, è proseguita la forte crescita dell’occupazione. Il numero di occupati è aumentato dello 0,6% nel secondo trimestre.(Foto: Photo by Mark König on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Fisco, allarme Unimpresa: tasse al 43% del PIL

    (Teleborsa) – Dal 39% del 2005 al 42,9% del 2021: in 15 anni la pressione fiscale in Italia, misurata col rapporto tra le entrate complessive nelle casse dello Stato e il PIL, ha compiuto una corsa al rialzo senza precedenti, con una crescita di quasi quattro punti in più. È quanto denuncia Unimpresa secondo il cui Centro studi in Italia si pagano più tasse anche di Paesi dove i servizi pubblici e il welfare sono di alto livello come Svezia (42,6%), Austria (42,1%) e Finlandia (41,9%).Il nostro Paese, spiega una nota, resta in cima alla classifica per il maggior carico di tasse, ma continua a essere uno di quelli in cui le prestazioni pubbliche offerte a cittadini e imprese (in termini di welfare e di servizi) è tra i meno generosi. Nel ranking dei Paesi più tassatori, prima dell’Italia c’è la Danimarca col 46,5%, la Francia col 45,4% e il Belgio col 43,1%, ma in quelle tre nazioni lo Stato è senza dubbio più avanzato del nostro in termini di assistenza e servizi.”Questa è la situazione drammatica con la quale facciamo i conti mentre ci avviciniamo alle elezioni e un piano di riduzione fiscale concreto non è ancora stato presentato da alcuna forza politica o coalizione. Si fanno promesse, ma sono solo chiacchiere. Il problema è che in Italia lo Stato prende molto in termini di tasse, ma restituisce pochissimo in termini di servizi e welfare. Questo vale tanto per i lavoratori, tanto per le aziende – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora – Rispetto a quello di cui ci sarebbe realmente bisogno, 8 miliardi complessivi, quelli offerti dal governo uscente per ridurre le tasse, sono troppo pochi. Il governo si è trovato costretto a distribuire queste risorse tra imprese, con un lieve taglio dell’Irap, e lavoratori, con un po’ meno Irpef. Il risultato, però, è che nessuno è stato soddisfatto al 100%: tutti si sono giustamente lamentati. L’esecutivo, insomma, ha scontentato tutti”.”In ogni caso, le nuove aliquote Irpef, ipotizzate nella riforma avviata dal governo, danno maggiori benefici ai redditi più alti di 35.000 euro e quindi credo che ci sia bisogno di una riflessione, per andare incontro a chi guadagna meno: insomma, vanno ridefinite le priorità e va cercata l’equità – prosegue Spadafora – In questa contrapposizione qualcuno può pensare che ci siano delle sproporzioni tra la materia del contendere e la forma di mobilitazione, ma in ogni caso il governo non deve ignorare le ragioni di sofferenza”. “L’altra grande sfida, sul fronte tasse, per la nuova legislatura, è la semplificazione. Sfido chiunque a capire come si scrive una dichiarazione dei redditi, a spiegare come si calcola l’Imu oppure come funziona esattamente la tassa sui rifiuti – aggiunge ancora – Ci sono troppe norme, troppe leggi che nel corso degli ultimi decenni si sono sovrapposte e alla fine ci troviamo con un quadro di regole incomprensibili. Questo porta a una valanga di errori. Non è un caso che alla Corte di cassazione, la maggior parte dei ricorsi siano proprio di natura fiscale. Avere meno leggi e soprattutto più chiare, dopo la riforma in discussione in Parlamento, sarebbe un grande risultato. È una delle ragioni che tiene lontano gli investimenti internazionali dal nostro Paese”. LEGGI TUTTO

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    Apple, quando il lancio del nuovo iPhone? La data

    (Teleborsa) – Apple sarebbe pronta a presentare il suo nuovo iPhone il 7 settembre, lo sbarco sugli scaffali è invece atteso il 16 del prossimo mese.Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali il lancio dell’iPhone è il calcio di inizio di una stagione intesa per Cupertino che è attesa introdurre anche i nuovi Mac, iPad e Apple Watch.L’indiscrezione arriva mentre il quotidiano vietnamita Toui Tre News riporta che Apple ha avviato trattative con alcuni dei suoi fornitori per produrre l’Apple Watch e il MacBook in Vietnam con l’obiettivo di ridurre la sua dipendenza dalla Cina.Un rumor che sembrerebbe confermare le indiscrezioni che circolano da mesi sulla volontà di Apple di guardare al di là della Cina. Il Vietnam è una delle alternative più appetibili per Cupertino. Il paese, insieme all’India, è da tempo in pole position per Apple. La partita però è difficile. Da una parte Cupertino vorrebbe limitare la sua esposizione alla Cina per i lockdown ma anche per le tese relazioni fra Washington e Pechino e per la mancata condanna cinese della guerra della Russia in Ucraina.La Cina però offre a Cupertino dipendenti altamente qualificati a basso costo e soprattutto rappresenta un quinto delle sue vendite globali. Sulla carta l’India sarebbe il paese meglio posizionato per ‘sostituire’ almeno in parte la produzione cinese. Alcuni dei fornitori di Cupertino sono infatti già presenti nel paese dove producono iPhone per il mercato locale in forte crescita. Uno dei maggiori problemi che l’India presenta è però quello di rapporti tesi con la Cina, il che rende le relazioni commerciali fra i due paesi difficili. Proprio per questo alcuni contractor di Apple starebbero valutando un’eventu LEGGI TUTTO

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    Taiwan-Usa, al via negoziati per accordo commerciale

    (Teleborsa) – Taiwan e Usa hanno raggiunto “il consenso sul mandato negoziale” su 11 aree – tra cui clima, agricoltura e commercio digitale – con l’obiettivo di lavorare alla definizione di un accordo nell’ambito della ‘Iniziativa Usa-Taiwan sul commercio del XXI secolo” annunciata lo scorso giugno, pochi giorni dopo la Iniziativa economica per l’Indo-Pacifico che escludeva Taipei.L’intesa, se raggiunta, non sarà un accordo di libero scambio su cui invece puntava l’isola. I negoziati approfondiranno le relazioni commerciali e di investimento bilaterali, promuoveranno le priorità commerciali reciproche basate su valori condivisi, nonché l’innovazione e la crescita economica inclusiva per i lavoratori e le imprese a Taiwan e negli Usa, ha riferito una nota dell’Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti (Ustr).Maturato tra le crescenti tensioni delle manovre militari senza precedenti della Cina intorno all’isola in risposta alla visita di inizio mese a Taiwan della speaker della Camera Nancy Pelosi, l’annuncio è destinato ad alimentare le tensioni tra Washington e Pechino che con maggiore insistenza contesta alla parte americana la violazione del principio/politica della ‘Unica Cina’ alla base dei rapporti bilaterali. Per altro verso, l’iniziativa non soddisfa appieno le speranze di Taiwan su un accordo bilaterale di libero scambio, anche se i colloqui sono visti come importanti per mantenere aperti le comunicazioni e sperare di poter negoziare un tale accordo in futuro.Taiwan è il nono partner commerciale degli Stati Uniti, secondo i dati dell’Ufficio di rappresentanza commerciale degli Stati Uniti per il 2020 ed è uno dei maggiori fornitori mondiali di semiconduttori e altri componenti hi-tech.(Foto: SalRangThaeu) LEGGI TUTTO

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    Ucraina, attesa per vertice Guterres- Zelensky- Erdogan

    (Teleborsa) – Come annunciato nei giorni scorsi, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, incontrerà oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello turco, Recep Tayyip Erdogan, a Leopoli, nell’Ucraina occidentale, per fare il punto della situazione nel paese quasi sei mesi dopo l’invasione russa.Al centro dell’incontro il accordo sull’esportazione di cereali ucraini ma si parlerà anche “della necessità di una soluzione politica al conflitto”, ha affermato il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric. “Non ho dubbi che si parlerà anche della questione della centrale nucleare di Zaporizhia”, ha aggiunto.Nel frattempo, il sindaco di Kharkiv, Ihor Terekhov, ha riferito che 7 persone sono state uccise e altre 17 sono rimaste ferite nel bombardamento russo di un edificio residenziale a Kharkiv.Spazio anche per uno spiraglio di speranza. Il 41 per cento delle scuole dell’Ucraina riapriranno a settembre, all’inizio dell’anno scolastico, ”tenendo lezioni in modo stradizionale” nonostante la guerra. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione ucraino Serhiy Shkarlet, spiegando che ”la regione di Leopoli è quella che presenta il maggior numero di scuole pronte a riaprire”, ovvero ”l’83 per cento”. Segue ”la regione di Chernivtsi con il 78% e la città di Kiev con il 68%”, ha aggiunto. Intanto, Fitch ha alzato il rating dell’Ucraina a ‘CC’ da ‘RD’, restricted default. Lo afferma Fitch in una nota, sottolineando che la revisione al rialzo è legata alla ristrutturazione del debito esterno e a una probabile ampia ristrutturazione del debito commerciale anche se la tempistica è incerta. LEGGI TUTTO

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    Criptovalute, BCE interviene su coinvolgimento banche

    (Teleborsa) – La Banca centrale europea vuole armonizzare le modalità con cui le banche offrono criptovalute per garantire che dispongano di capitale e competenze sufficienti in un settore che alcuni parlamentari dell’Unione europea hanno definito il “Far West”. Lo riporta l’agenzia Reuters. Diverse società di criptovalute, come Binance e Crypto.com, sono state autorizzate ad operare in paesi Ue come Italia, Francia, Spagna, Grecia o Germania dopo aver aderito alle misure nazionali di anti-riciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo. Questo precede il rilascio di licenze a livello europeo, che non avverrà prima del 2023.La Bce ha detto che anche le banche stanno valutando un coinvolgimento nel settore delle criptovalute, ma che le norme nazionali divergono notevolmente.”In Germania, alcune attività di criptovaluta sono soggette all’obbligo di licenza bancaria e, ad oggi, diverse banche hanno chiesto di essere autorizzate a svolgere tali attività”, ha rilevato la Bce in un comunicato.”È in questo contesto che la Bce sta prendendo provvedimenti per armonizzare la valutazione delle richieste di licenza”.La Bce, che regola direttamente i principali istituti di credito della zona euro ha comunicato che esaminerà se le attività di criptovaluta sono in linea con il “profilo” di rischio di una banca, che determina la quantità di capitale da detenere.Alla Banca Centrale Europea spetterà verificare inoltre se una banca è in grado di identificare e valutare i rischi derivanti dai cryptoasset e se i membri del consiglio di amministrazione e il personale informatico possiedono una “esperienza solida” nel settore. LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, Sindacati scrivono a MiSE

    (Teleborsa) – Fim, Fiom e Uilm hanno inviato una lettera a Invitalia e al ministero dello Sviluppo economico per chiedere un incontro relativo al finanziamento diretto che con il decreto aiuti bis il Governo ha previsto per sostenere l’attività di Acciaierie d’Italia. Lo riferiscono i sindacati.”Ora che il Governo ha realizzato quanto annunciato nell’incontro con tutte le parti sociali del 3 agosto al Mise – dice il leader della Fim, Roberto Benaglia – abbiamo bisogno non solo di conoscere entità e forma del finanziamento, ma che lo stesso sia indirizzato al rilancio effettivo della gestione industriale e a migliorare la gestione dell’occupazione – servono soluzioni rapide, ma non devono portare ad una gestione unilaterale dell’attuale management”. Secondo la Fim lo sforzo che lo Stato sta ulteriormente facendo verso Acciaierie d’Italia “deve comportare un cambio di passo radicale che porti a più impianti funzionanti, più produzione e meno cassintegrazione e una migliore gestione degli appalti, altrimenti rischia di essere una notevole boccata d’ossigeno destinata tuttavia a consumarsi rapidamente senza effetti decisivi. Come da noi ribadito nell’incontro con il Governo è inevitabile che questo ulteriore sforzo da parte dello Stato produca un più diretto e ulteriore coinvolgimento attivo nel sostegno alla società da parte della multinazionale Arcelor Mittal, oggi proprietaria maggioritaria, che non può continuare a disimpegnarsi per il rilancio”. LEGGI TUTTO