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    Germania, prezzi ingrosso marzo -0,2% m/m +1,3% a/a

    (Teleborsa) – Migliorano i prezzi all’ingrosso in Germania, che registrano a marzo un calo dello 0,2% su base mensile, dopo il +0,6% del mese precedente. Lo annuncia l’Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis). Il dato è inferiore alle attese degli analisti (+0,2%).I prezzi all’ingrosso su base annuale salgono dello 1,3% contro il +1,6% registrato a febbraio. LEGGI TUTTO

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    FMI: “rischi geopolitici alti, timori su impatto macroeconomico”

    (Teleborsa) – I rischi geopolitici globali restano elevati, sollevando timori sul loro potenziale impatto sulla stabilità macroeconomica. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale in uno dei capitoli analitici del Global Financial Stability Report che sarà diffuso integralmente la prossima settimana. “I rischi geopolitici possono prevenire gli investimenti, aumentare l’incertezza e infliggere shock avversi della domanda sull’economia. Possono anche pesare sulla stabilità delle banche e delle istituzioni finanziarie, soprattutto sui mercati emergenti”, mette in evidenza il Fmi.(Foto: © Andrej Kaprinay, Ing./123RF) LEGGI TUTTO

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    Tassi, BCE pronta a nuova sforbiciata

    (Teleborsa) – “Dopo la riunione di marzo, la BCE sembrava intenzionata a fare una pausa nella prossima riunione. Con i tassi di interesse nella parte alta dell’intervallo di stima dei tassi neutrali, una pausa sembrava appropriata. Soprattutto perché l’euroforia dopo la svolta fiscale tedesca e le forti intenzioni europee di spendere di più per la sicurezza e la difesa avevano chiaramente migliorato le prospettive di crescita dell’Eurozona. Tuttavia, dopo il “giorno della liberazione”, una pausa non è più un’opzione”. Lo sottolinea Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING spiegando che “i dazi statunitensi nei confronti dell’UE e di molti altri Paesi “hanno riportato in auge le preoccupazioni per la crescita dell’Eurozona, almeno nel breve termine. Il rafforzamento dell’euro e il calo dei prezzi dell’energia si sono aggiunti alle forze disinflazionistiche che le attuali tensioni commerciali avranno sull’area”.Di conseguenza, la BCE, “che solo poche settimane fa sembrava esitante nel decidere tra una pausa e un prossimo taglio dei tassi, questa settimana dovrà continuare il suo attuale ciclo di allentamento. Come in ottobre, un taglio dei tassi questa settimana può essere facilmente etichettato come un taglio assicurativo; un taglio che non può fare danni, mentre rimanere in attesa non solo metterebbe in dubbio la volontà della BCE di sostenere la crescita, ma potrebbe anche portare a un ulteriore e ingiustificato rafforzamento dell’euro. Il tasso di cambio dell’euro ponderato per il commercio è attualmente al livello più alto dall’inizio dell’unione monetaria”.Con l’atteso taglio dei tassi, la BCE “dovrà anche modificare la propria comunicazione. Invece di dire “la politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva”, la BCE probabilmente segnalerà che, al 2,25%, il tasso di deposito si troverebbe ora nell’intervallo dei tassi di interesse neutrali”. Guardando al futuro – conclude l’esperto -” ci sono almeno due sfide principali per la BCE. Le tensioni commerciali in corso e l’elevato livello di incertezza potrebbero costringerla a ridurre i tassi di interesse più di quanto non voglia ammettere. Allo stesso tempo, il rafforzamento del tasso di cambio dell’euro, non solo nei confronti del dollaro, eserciterà una maggiore pressione disinflazionistica sull’Eurozona. Anticipare una parte di questa pressione potrebbe spingere la BCE ad aprire almeno verbalmente la porta ad una politica monetaria accomodante”. LEGGI TUTTO

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    Palazzo Chigi, cooperazione industriale al centro dell’incontro tra Meloni e premier Norvegia

    (Teleborsa) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato oggi a Palazzo Chigi il primo ministro del Regno di Norvegia, Jonas Gahr Store. I due leader hanno discusso dell’impegno comune a rafforzare la già eccellente relazione bilaterale dando pieno seguito alla dichiarazione d’intenti sulla collaborazione commerciale tra Italia e Norvegia. Hanno concordato di lavorare, in particolare, sulla promozione di partenariati industriali in settori strategici come l’energia, lo spazio e i minerali critici, sulla cooperazione nel settore marittimo e in ambito difesa.L’incontro – fa sapere Palazzo Chigi in una nota – ha, inoltre, permesso uno scambio approfondito sui principali temi dell’agenda internazionale: il commercio, la sicurezza europea, il sostegno all’Ucraina e la cooperazione transatlantica, nonché gli sviluppi nell’area mediterranea e le possibili sinergie nell’ambito del Piano Mattei.”Una guerra commerciale non aiuterebbe nessuno, e sono d’accordo con Meloni che quello che dovremmo fare è lavorare per abbassare la pressione e non farla aumentare. C’è molto che si può fare nel commercio con gli Stati Uniti. L’Ue sta considerando di comprare energia dagli Stati Uniti. Noi tutti stiamo valutando di comprare equipaggiamenti militari da Usa. Ma costruire muri commerciali gli uni con gli altri in una spirale crescente, non è positivo – ha detto il primo ministro della Norvegia al termine dell’incontro –. Meloni vuole essere un’altra voce europea che chiede che non ci sia un conflitto tra Europa e Stati Uniti. I dazi devono essere ridotti verso lo zero anziché aumentati. Il clima attuale, il conflitto tra Europa e Stati Uniti, è negativo per le relazioni, e su questo lei è molto chiara», ha spiegato Store, dicendosi soddisfatto per l’incontro: «È stato molto istruttivo ascoltare i punti di vista di Meloni. C’è uno sviluppo molto positivo delle relazioni fra Norvegia e Italia, lavoriamo sulla cooperazione industriale, su minerali, energia, industrie spaziali», temi su cui, ha sottolineato Store, «Nord e Sud dell’Europa si trovano insieme. E abbiamo l’intenzione comune di incoraggiare i nostri ministri a sviluppare queste cooperazioni». (ANSA). CPP 14-APR-25 17:19 NNN LEGGI TUTTO

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    Generali Investments: continua sfiducia nel dollaro americano

    (Teleborsa) – “Il dollaro statunitense sembrava destinato a trarre vantaggio dai dazi imposti dagli Stati Uniti, in quanto questi avrebbero potuto aumentare i flussi di capitale verso il dollaro come rifugio sicuro, compensando i costi più elevati delle importazioni. Questa dinamica ha funzionato bene durante il primo mandato di Trump e in vista delle elezioni statunitensi del 2024. Tuttavia, la situazione è cambiata drasticamente”. Lo sottolinea Thomas Hempell Head of Macro & Market Research di Generali Investments spiegando che “l’escalation delle preoccupazioni commerciali dall’inaugurazione di Trump ha coinciso con un calo del dollaro. Un segnale allarmante di una rapida erosione della fiducia nella valuta statunitense è emerso la scorsa settimana, quando l’intensificarsi della guerra commerciale ha portato a una vendita massiccia dei Treasury statunitensi, con il maggiore aumento settimanale dei rendimenti a 10 anni dal 2001, e a un calo del dollaro (EUR/USD in diminuzione del 4% dal 2 aprile, raggiungendo il massimo in tre anni)”. In genere, rendimenti più elevati “avvantaggiano il tasso di cambio, a meno che preoccupazioni fiscali o sistemiche non inducano gli investitori a fuggire. Questo fenomeno è familiare nei mercati emergenti in difficoltà, ma è stato anche osservato nel Regno Unito nel 2022, quando la sfortunata PM Truss ha presentato un ‘mini-budget’ imprudente. Attualmente, gli investitori stanno evitando il dollaro USA principalmente a causa dell’aumento delle paure di recessione negli Stati Uniti. Tuttavia, l’aumento simultaneo dei rendimenti a lungo termine suggerisce che la fiducia nella valuta statunitense sta iniziando a vacillare”.È vero che la vendita di Treasury della scorsa settimana “è stata aggravata dall’obbligo di disfare operazioni di ‘basis trades’ da parte di hedge funds e dalle crescenti necessità di liquidità per margin calls. Tuttavia, il dollaro non ha beneficiato nemmeno del rimbalzo delle azioni statunitensi dopo l’annuncio di Trump di una pausa nei dazi. Gli investitori, in cerca di protezione in un contesto di crescente tensione commerciale, si stanno rivolgendo piuttosto a valute come CHF, EUR e JPY come rifugi sicuri”, conclude. LEGGI TUTTO

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    Tecnologie 4.0: buona diffusione tra le imprese del Mezzogiorno

    (Teleborsa) – Verificare quanto sono ad oggi diffuse le tecnologie 4.0 tra le imprese del Mezzogiorno, con particolare attenzione a come sta evolvendo il processo di trasferimento tecnologico e con un focus ai temi della doppia transizione, digitale e green. Questi gli obiettivi dell’eventoorganizzato da BI-REX e Intesa Sanpaolo, tenutosi questo pomeriggio presso la nuova sede palermitana del Competence Center. Un appuntamento nel quale sono stati illustrati i risultati di un’indagine nazionale condotta su oltre 1500 aziende manifatturiere e dei servizi, rappresentati per l’occasione a livello territoriale, con focus sul Mezzogiorno. L’incontro – fanno sapere BI-REX e Intesa Sanpaolo in una nota – ha rappresentato un momento importante per il territorio: mentre nella sede bolognese di BI-REX l’iniziativa ha già raggiunto la sua quarta edizione, l’evento di Palermo ha segnato l’esordio in Sicilia e rappresenta la prima tappa di un ciclo di appuntamenti territoriali pensati per accompagnare le imprese italiane – in particolare quelle del Mezzogiorno – nei percorsi di trasformazione digitale e sostenibile.Lo studio ha messo in luce la diffusione delle tecnologie 4.0, il ruolo chiave dei partner tecnologici nei processi di transizione e per la prima volta è stato proposto un approfondimento integrato sui temi della transizione digitale e green, offrendo un quadro aggiornato sulle opportunità legate alla Transizione 5.0, con focus sulle imprese del Mezzogiorno. “La presenza di BI-REX sul territorio siciliano – dichiara Massimo Pulvirenti, Responsabile Project Portfolio & Consulting Office di BI-REX – testimonia l’attenzione del Consorzio nei confronti delle aziende del Mezzogiorno: è il primo passo di un processo che punta a rendere BI-REX punto di riferimento per le aziende, in particolare PMI, per l’attuazione di processi di trasformazione digitale, innovazione e sostenibilità”.”La nostra banca supporta concretamente le Pmi siciliane che decidono di intraprendere un percorso sostenibile ed è in prima linea per accelerarne i processi relativi alle transizioni digitale e green. Il tessuto produttivo – dichiara Sebastiano Sartorio, Direttore Area Imprese Sicilia di Intesa Sanpaolo – dell’isola è caratterizzato dalla presenza di imprese molto dinamiche che rappresentano una componente essenziale delle filiere industriali del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Intesa Sanpaolo si rivolge a queste aziende per aumentarne la competitività, offrendo soluzioni di finanziamento dedicate e consulenza specialistica”.L’indagine sui processi di innovazione condotta dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con BI-REX ha coinvolto 264 imprese del Mezzogiorno. Più dell’80% delle imprese intervistate adotta tecnologie 4.0, con punte del 90% per le realtà più grandi e oltre l’85% tra chi è specializzato nell’elettronica, elettrotecnica e ICT. Anche tra le aziende più piccole si rileva un buongrado di diffusione del 4.0 con più di 3 imprese su 4 che dichiara infatti di adottare almeno una tecnologia.Tra le tecnologie più utilizzate spicca l’archiviazione, trasmissione e analisi dati (47%), il cloud computing (43%) e la robotica (39%). L’adozione di soluzioni più di frontiera come la realtà aumentata e Digital Twins è meno diffusa con percentuali inferiori al 3%.L’introduzione di soluzioni 4.0 è un fenomeno recente, che si è affermato negli ultimi anni, grazie anche a efficaci interventi di politica industriale: nel periodo 2020-2024 il 77% del campione ha indicato di aver introdotto o potenziato misure 4.0 per supportare il processo di automazione e digitalizzazione anche con tecnologie sempre più evolute. I principali obiettivi raggiunti grazie al 4.0 sono molteplici; tende a prevalere il monitoraggio e controllo dei processi (68%), l’automazione (64%) e la velocità di produzione indicata da più di unrispondente su due (54%) in una logica di ottimizzazione ed efficientamento dell’intero processo produttivo.I soggetti che più accompagnano le aziende nell’adozione di tecnologie 4.0 sono principalmente i fornitori di tecnologie (73%) o di impianti e macchinari (67%), con minime differenze per classi dimensionali. Seguono a distanza i consulenti (31%) e le università e i centri di ricerca che comunque sono stati indicati dal 15%. Si tratta di partner che vengono attivati soprattutto da altre regioni rispettoa quella di operatività delle imprese intervistate (65%). Per la maggior parte dei soggetti la relazione riguarda l’acquisto di tecnologia (62%); seguono formazione (40%), progetti innovativi, indicati da circa un’impresa su tre (32%). Dal punto di vista del grado di soddisfazione, le imprese esprimono un buon apprezzamento rispetto alle relazioni instaurate diffuso a tutti i principali partner, anche se non mancano alcune criticità come i costi elevati (43%), la lunghezza dei tempi (34%) e le difficoltà di coordinamento (33%).Per la prima volta è stata approfondita, attraverso questa rilevazione, la tematica di come le imprese stanno affrontando la transizione digitale e ambientale. Le strategie green più diffuse riguardano l’utilizzo di tecnologie più efficienti per ridurre il consumo di energia (indicate dal 43% delle imprese) e l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili (34%) che rappresentano anche azioni specifiche per supportare il processo di efficientamento energetico. Dall’incrocio tra propensione al digitale (che tiene conto non solo dell’introduzione di una tecnologia 4.0, ma anche della pervasività e intensità della diffusione di soluzioni ICT e 4.0 nei processiaziendali) e intensità green (definita considerando le diverse strategie green adottate dalle aziende), è stato possibile realizzare una prima mappatura del posizionamento delle imprese del Mezzogiorno rispetto alla doppia transizione. Si osserva da un lato, un nucleo di imprese (il 22% del campione) ben avviato sul fronte della transizione digitale e green, con valori medio alti per entrambi gli indicatori, mentre dall’altra emerge un gruppo di imprese (circa il 38%) in ritardo su entrambi i fronti. Sia per l’introduzione di tecnologia che per l’implementazione di strategie green sono state necessarie azioni sul capitale umano: su tutti spicca la formazione nell’ambito dei processi produttivi che rappresenta l’intervento più diffuso per entrambe le strategie, ma anche la formazione relativa allefunzioni di acquisti, magazzino e logistica e il ricorso a specialisti esterni.Nel prossimo triennio resterà alto l’impegno in formazione, innovazione e internazionalizzazione: tra le strategie adottate il 41% delle imprese si orienterà infatti verso investimenti in formazione, sviluppo di nuovi prodotti e potenziamento dell’export. Abbracciare la doppia transizione, investendo sia in tecnologia che in soluzioni green, rappresenta una strategia fondamentale per crescere e rimanere competitivi. L’analisi elaborata sui bilanci aziendali di un campione nazionale di 520 imprese evidenzia infatti come le imprese più virtuose sul fronte della doppia transizione abbiano avuto performance economico-finanziarie migliori, sia in termini di crescita del fatturato, che di marginalità, con indicazioni migliori anche per quanto riguarda la produttività. LEGGI TUTTO

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    Media, Nielsen Ad Intel: a febbraio investimenti pubblicitari +1,7%

    (Teleborsa) – Nel mese di febbraio gli investimenti pubblicitari in Italia chiudono a +1,7%, dato che conferma la crescita già registrata a gennaio. È quanto emerge dai dati Nielsen Ad Intel. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search, social, classified (annunci sponsorizzati) e dei cosiddetti “Over The Top”, l’andamento nel cumulato gen./feb. del 2025 si attesta a +0,6%.”Il mese di febbraio conferma l’andamento positivo già visto nel mese di gennaio, tuttavia la prudenza è d’obbligo vista la recentissima revisione delle stime del Pil da parte di Bankitalia, al ribasso da +0,8% a +0,6%, principalmente per l’effetto dazi – sottolinea Luca Bordin, Country leader Italia –. Considerando il primo bimestre notiamo inoltre, che i top 10 settori presentano decisioni di investimento molto diverse tra loro, in una forbice compresa tra + e – 14%, in linea con lo scenario macroeconomico di grande incertezza. Sarà quindi importante monitorare questa situazione nelle prossime settimane per poter avere un outlook più preciso sull’orientamento del mercato pubblicitario”. Relativamente ai singoli mezzi, la TV è in crescita sia nel solo mese di febbraio (+1,2%) che nel cumulato gennaio/febbraio (+1,5%). I Quotidiani e i Periodici sono in calo rispettivamente del -3,5% (cumulato gen./feb. -5,9%) e del -9,9% (cumulato gen./feb.-3,2%). In crescita del 12,1% la Radio (cumulato gen./feb. +6,1%)Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, la raccolta dell’intero universo del Web advertising nel cumulato gen./feb. 2025 chiude con un +2,7% (-2,6% se si considera il solo perimetro Fcp AssoInternet). Segno positivo per l’Out of Home (Transit e Outdoor) che cresce nel periodo cumulato gen. / feb. del 5%. In calo sia il Cinema, che nel periodo cumulato segna un -6%, che il Direct Mail, che segna un -10%. Sono 13 i settori merceologici in crescita nel mese di febbraio, il contributo maggiore è portato da Enti/Istituzioni (+44,4%), Turismo/Viaggi (+40,3%), e Farmaceutici/Sanitari (+10,3%). In calo a febbraio gli investimenti di Distribuzione (-14,5%), Abbigliamento (-20,9%), e Informatica/Fotografia (-56%). Relativamente ai comparti con la maggiore quota di mercato, si evidenzia, nel periodo gennaio/febbraio 2024, l’andamento positivo di Gestione casa (+6%), Abitazione (+13,6%) e Bevande/Alcoolici (+14,3%). In calo invece Telecomunicazioni (-6,9%) e Distribuzione (-14%). “Si evidenzia l’andamento del comparto Gestione casa, in negativo a febbraio dopo quasi 2 anni – prosegue Bordin –. Torna in positivo, invece, il settore Cura persona dopo 4 mesi di segno negativo. Le categorie Cura viso e Cura corpo fanno da traino con un incremento rispettivamente del +40% e +107%. che porta la quota delle due categorie a +12 punti percentuali (rispettivamente, +3 e +9 punti)”. LEGGI TUTTO

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    Trump: guerra in Ucraina non mia, va fermata

    (Teleborsa) – “Il presidente Zelensky e Joe Biden hanno fatto un lavoro orribile nel consentire” a questa guerra di iniziare. Lo ha detto Donald Trump sul suo social Truth, sottolineando che la guerra fra la Russia e l’Ucraina è la “guerra di Biden, non mia. Putin, e tutti gli altri, rispettavano il vostro presidente. Non ho nulla a che vedere con questa guerra, ma sto lavorando diligentemente per fermare la morte e la distruzione. Dobbiamo fermare la guerra rapidamente”. “La guerra fra la Russia e l’Ucraina è la guerra di Biden, non mia. Io sono appena arrivato e durante i miei quattro anni” del primo mandato “non ho avuto problemi a prevenire che accadesse. Il presidente Putin, e tutti gli altri, rispettavano il vostro presidente. Non ho nulla a che fare con questa guerra, ma sto lavorando diligentemente per fermare la morte e la distruzione. Se le elezioni del 2020 non fossero state truccate, e lo sono state, questa orribile guerra non ci sarebbe stata”, ha detto Trump. LEGGI TUTTO