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    Tavolo Autotrasporto: ASSOTIR, forti perplessità sulle nuove regole presentate dal MIT

    (Teleborsa) – “Bene l’annuncio del ministero dei Trasporti sulle risorse messe a disposizione del settore dell’Autotrasporto, forti perplessità invece sulle nuove regole del settore che non consentiranno di tutelare effettivamente i trasportatori”. È il giudizio che esprime ASSOTIR dopo aver partecipato al Tavolo tecnico indetto dal MIT.Nel corso dell’incontro sono stati discussi cinque temi: la necessità di riconoscere al trasportatore un indennizzo per le soste eccessive al momento del carico e dello scarico delle merci; il rispetto dei tempi di pagamento delle fatture di trasporto; le modiche per accedere all’esame per il conseguimento della CQC; la destinazione delle risorse strutturali relative all’anno 2025; e l’istituzione di un fondo pluriennale (590 milioni di euro) per il rinnovo del parco veicolare, che diventerà operativo dal 2027.ASSOTIR ribadisce le proprie forti perplessità sui primi due punti (l’indennizzo per i tempi di carico e scarico merci e il rispetto dei tempi di pagamento entro 60 giorni), anche se resta in attesa di ricevere i testi definitivi da parte del Ministero. “Anche con le nuove norme, difficilmente i trasportatori riusciranno a far valere i propri diritti – commenta Claudio Donati, segretario generale di ASSOTIR –. Per attivare le nuove norme, servirà sempre una denuncia o una segnalazione da parte del trasportatore. Difficilmente però i trasportatori denunceranno i propri committenti, visto che si trovano in una posizione di sudditanza commerciale nei loro confronti”. Secondo Donati, insomma, “qualunque intervento normativo, se vuole essere efficace, deve prevedere la possibilità che lo Stato entri direttamente nei controlli, e non solo a seguito della denuncia da parte del trasportatore”.Sulla questione relativa all’acquisizione del titolo abilitativo alla guida dei veicoli industriali (la CQC, Carta di Qualificazione del Conducente), tutte le associazioni intervenute al Tavolo hanno chiesto di eliminare l’obbligo di frequenza del corso di preparazione all’esame. L’esame rimane il vero punto di valutazione della capacità professionale del futuro autista. Si può lasciare quindi all’aspirante conducente la libertà di valutare come acquisire la preparazione più idonea.Infine, il MIT ha condiviso con le associazioni i criteri per lo “spacchettamento” delle risorse strutturali per l’anno in corso. Con l’occasione il Ministero ha comunicato di aver recuperato 41 milioni di euro per sanare domande di investimenti relative ad annualità precedenti, che non avevano ancora trovato copertura finanziaria.ASSOTIR giudica infine molto positivo l’annuncio di un fondo pluriennale di 590 milioni per favorire il rinnovo del parco veicolare, per quanto l’operatività sia prevista per il 2027. Il prossimo passaggio dovrebbe prevedere la definitiva decisione sulle norme per le soste e i tempi di pagamento. A seguire, restano da affrontare temi riguardanti il Codice della strada (che interviene su aspetti come la sospensione breve della patente, e i sensori angoli ciechi), nonché un approfondimento sullo studio promosso dall’Albo degli Autotrasportatori sui Valori di riferimento, a seguito di alcune perplessità espresse da alcune associazioni.”ASSOTIR – prosegue Donati – chiederà nuovamente di recepire il Regolamento UE 1055/2020 per quanto attiene ai requisiti per esercitare la professione di trasportatore. Il Regolamento infatti introduce un criterio di proporzionalità tra fatturato e mezzi a disposizione dell’azienda. È un parametro che alcune rappresentanze associative osteggiano fortemente, ma che è invece centrale per attuare un cambiamento profondo nel mercato del trasporto. È necessario infatti accorciare la filiera, e contrastare l’abuso del sub-appalto, la cosiddetta subvenzione, che si è fatto nell’ultimo decennio” conclude il Segretario Generale di ASSOTIR. “Solo in questo modo, i trasportatori otterranno delle tariffe eque per il servizio che garantiscono”. LEGGI TUTTO

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    Commercialisti: redditi in crescita e divari in calo

    (Teleborsa) – In sedici anni, dal 2007 al 2022, il reddito medio dei Commercialisti è cresciuto in misura superiore al valore aggiunto per occupato: +22,4% contro +21,2% Nell’intero periodo analizzato, che coincide con l’Albo unico tra Dottori Commercialisti e Ragionieri, i divari reddituali tra donne e uomini, giovani e professionisti in carriera e tra Sud e Nord sono diminuiti anche se in alcuni casi restano ancora molto elevati. Sono i dati che emergono da una ricerca della Fondazione nazionale dei commercialisti che ricostruisce sedici anni di statistiche reddituali dei Commercialisti analizzando in che modo le crisi economiche del periodo hanno impattato sulla redditività della professione. Come dimostra anche il divario tra il reddito mediano e il reddito medio, che negli ultimi anni si è ridotto, anche se di poco (0,7 punti percentuali tra 2018 e 2022), la distribuzione dei redditi tende a migliorare con un ritmo, però, ancora troppo lento.In particolare, si evidenzia la riduzione del divario Sud- Nord di ben 6 punti percentuali e quella tra under 40 e over 60 di ben 17 punti percentuali, mentre il divario di genere si è ridotto solo di 1,6 punti percentuali. Il dato più significativo è la crescita del reddito medio al Sud pari a +40,5% contro quella del Nord pari a +21% e la crescita del reddito medio degli under 40 pari a +23,1% contro il crollo di quella degli over 60 pari a -16,8%, mentre il reddito medio delle donne è cresciuto del 26,6% contro il 23,1% degli uomini.Ciononostante, i divari restano comunque elevati: 42,3% per le donne rispetto agli uomini, 47,8% per i giovani rispetto agli over 60 e 56,3% per il Sud rispetto al Nord (42,3% rispetto alla media nazionale).L’aumento del reddito medio, però, deve fare i conti con l’inflazione. Sempre dal 2007 al 2022, il tasso di inflazione (indice armonizzato IPCA) è aumentato del 30,8%. Questo fa sì che il reddito medio deflazionato sia diminuito del 6,4%.L’analisi dei ricercatori Fondazione nazionale si focalizza anche sulla discontinuità tra il periodo antecedente il Covid, che va dal 2007 al 2019 e il periodo post-Covid, che va dal 2021 al 2023. Similmente a quanto avvenuto anche per altre libere professioni, dopo la crisi Covid, dal 2021 in poi, c’è stata una netta ripresa, che ha battuto anche l’inflazione che, come è noto, è stata particolarmente vivace durante il Covid. Altro spunto che emerge dall’analisi Fondazione è la resilienza dei Commercialisti nel periodo di crisi che li ha portati a resistere meglio di altre libere professioni all’afflusso massiccio di nuovi iscritti e alle crisi economiche che si sono succedute.”Questa ricerca – afferma il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Elbano de Nuccio – nasce dalla volontà del Consiglio nazionale di avere una fotografia costantemente aggiornata della situazione reale della categoria. Da questa analisi emerge il quadro di una professione resiliente e in salute, grazie soprattutto al grande recupero che c’è stato dopo il Covid. È un’indicazione importante che incoraggia l’azione del Consiglio Nazionale protesa al rilancio della professione su più fronti. Una professione che, evidentemente, svolge un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo dell’economia nazionale con una funzione essenziale proprio nei momenti di maggiore crisi per il Paese. La diminuzione dei divari reddituali, in particolare quelli relativi ai giovani e alle donne – aggiunge – è un segnale molto positivo. È impressionante, infine, il grande recupero del reddito medio dei Commercialisti del Sud rispetto a quelli del Nord, favorito in modo particolare dalla crisi Covid, ma in atto già da prima. La distanza è ancora grande, ma la tendenza lascia ben sperare. Siamo fiduciosi che questo trend possa consolidarsi ulteriormente nelle prossime rilevazioni, come emerge da alcune anticipazioni sui dati reddituali relativi al 2023. Di sicuro questo Consiglio Nazionale proseguirà nella sua azione a favore della categoria avviata tre anni fa, affinché si rafforzino opportunità e occasioni di crescita”. LEGGI TUTTO

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    USA: creati 228 mila nuovi posti di lavoro a marzo, più delle attese

    (Teleborsa) – Aumentano e più delle attese, i non-farm payrolls, a marzo, un indicatore molto osservato per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%, rispetto al 4,1% del mese precedente e atteso dal consensus. Sono stati aggiunti 228 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a febbraio erano state create 117 mila buste paga (dato rivisto da 151 mila). Il dato sugli occupati, più osservato del tasso di disoccupazione, è migliore delle attese del mercato che indicavano un aumento di 137 mila di posti di lavoro.Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati creati 209 mila posti di lavoro, contro i 116 mila rivisti di febbraio e i 127 mila attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono aumentati di 1000 unità, contro una salita di 4 mila unità stimate dal consensus e si confrontano con i +8 mila rivisti del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 34,2 dollari, registrando un aumento dello 0,3% su mese e del 3,8% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +3,9% a/a) dopo il +0,2% mensile e il +4% tendenziale registrato a febbraio. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche.(Foto: Julien Gaud / Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Vinitaly, Intesa Sanpaolo: Italia prima nella produzione mondiale di vino, seconda per export

    (Teleborsa) – Nel 2024 l’Italia ha riconquistato il primo posto a livello mondiale nella produzione di vino, con 41 milioni di ettolitri (fonte OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino). In termini di export, l’Italia è al secondo posto nel mondo, dopo la Francia che in valore ha una quota di mercato del 34,5% (Italia al 22%) mentre in quantità veniamo superati di poco dalla Spagna (21,7% vs. 22%). Il 2024 si è chiuso con 8,1 miliardi di euro di esportazioni di vino italiano, +5,5% rispetto al 2023. È quanto emerge da una ricerca del Research Department di Intesa Sanpaolo preparata in occasione di Vinitaly.La vendemmia 2024 ha mostrato un buon recupero rispetto all’anno precedente, (+7%) pur collocandosi al di sotto del 14% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. La vendemmia del 2023, infatti, era stata particolarmente scarsa (con circa un 20% in meno in termini di quantità prodotte) a causa degli effetti del cambiamento climatico (siccità, alluvioni) che avevano favorito la diffusione di un fungo, la peronospera, che aveva letteralmente decimato i raccolti in particolare nel centro-sud. Bene anche i distretti del vino italiani, che nel complesso crescono del 4% tendenziale, in particolare il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, i Vini dei Colli Fiorentini e senesi e i Vini del veronese, che hanno registrato crescite tra il 7 e il 10%.Ma è soprattutto in termini di biodiversità che l’Italia surclassa tutti. Secondo uno studio dell’OIV, il 75% del vitigno nazionale è infatti coperto da ben 80 vitigni autoctoni, secondo il Portogallo con 40 vitigni, mentre Francia e Spagna si fermano a 15. Questa biodiversità si traduce in un altro primato per l’Italia, che è il Paese europeo con il maggior numero di certificazioni DOP/IGP: 528, mentre la Francia si ferma a 442. Sono tanti i punti di forza, ma ci sono anche alcuni punti di attenzione, tra cui in primis la frammentazione e la difficoltà a fare sistema. I produttori vitivinicoli italiani sono di più piccole dimensioni rispetto ai nostri competitors, il 35% delle aziende vitivinicole italiane ha meno di 5 ettari, in Francia sono solo il 7%. A ciò si aggiungono alcune minacce: la concorrenza dei principali competitors, i consumi in calo e quindi la necessità di intercettare o stimolare nuove fasce di consumatori. Infine il cambiamento climatico, che sta modificando la geografia dei paesi produttori di vino, spostandosi sempre più verso nord, mentre i territori del sud sono a rischio desertificazione.”È necessario investire in innovazione, nella selezione dei vitigni più resistenti ma anche nelle opportunità che derivano dalla digitalizzazione e dalla robotica. Le opportunità maggiori – sottolinea Stefania Trenti, responsabile Industry & Local Economies Research Intesa Sanpaolo – potranno venire ancora dai mercati esteri, ma anche dalla capacità di fare sistema per valorizzare la grande qualità del vino italiano”. LEGGI TUTTO

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    Commercialisti, Tiby: “Da casse di previdenza e fondi pensione spinta per ridare liquidità alle imprese”

    (Teleborsa) – “Esiste un nuovo approccio alla finanza, in cui protagonisti sono le casse di previdenza e i fondi pensione, i quali possono destinare fino al 10% dei propri patrimoni a investimenti in attività economiche. Il nostro obiettivo è sensibilizzare gli istituti affinché prendano in considerazione queste forme di finanza alternativa. Non esistono solo gli istituti di credito e gli strumenti finanziari tradizionali, ma anche valide opportunità che meritano attenzione e non devono essere sottovalutate”. Lo ha dichiarato Vincenzo Tiby, consigliere delegato dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, nel corso del convegno “Strumenti di investimento alternativi. Il ruolo dei fondi pensione e delle Casse di previdenza per lo sviluppo del Paese”, promosso dall’Odcec partenopeo, presieduto da Eraldo Turi.”Il ruolo dei fondi pensione e delle casse di previdenza – ha detto Gianfranco Tortorano, presidente della Commissione risparmio gestito dell’ordine napoletano – è un tema per noi molto caro ripreso anche da Mario Draghi in un suo intervento al Parlamento europeo. Tutta la filiera dei capitali deve prendere parte a un processo di crescita. Gli investimenti alternativi rappresentano ancora una percentuale molto bassa del totale, non è solo con investimenti tradizionali che si possono raggiungere rendimenti soddisfacenti. Bisogna intraprendere nuovi percorsi di crescita effettuando investimenti in start up, nei fondi chiusi di Cdp e dal mondo del private banking con percentuali piccole che garantiscono ritorni importanti”.”Parliamo di un ruolo rilevantissimo in termini potenziali. Consideriamo che – ha affermato Achille Coppola, già segretario nazionale dei commercialisti italiani – solo le casse hanno un patrimonio di circa 140 mld di euro e con i fondi pensione arriviamo a oltre 350 mld. Queste masse hanno come finalità ultima quella dell’erogazione delle pensioni ma nel frattempo queste risorse devono essere ben impiegate indirizzandole a sostenere in primis i bacini previdenziali e in secondo luogo le imprese dei territori”.Al fourm, introdotto da Carlo Fiorentino (delegato della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti), sono intervenuti anche Alessandro Scortecci (chief Investment officer, Direct Investments CDP Venture Capital) che ha parlato dell’infrastruttura del Venture Capital italiano e del ruolo dei Fondi Pensione e delle Casse di Previdenza per lo sviluppo del paese; Mario Romano (amministratore delegato Sella SGR), che si è soffermato sui capitali pazienti per pianificare il domani e Giuseppe Chianese (tesoriere Assoprevidenza) che ha evidenziato la ricerca dell’equilibrio tra Investimenti nei mercati quotati e alternativi nella politica d’investimento dei Fondi Pensione. LEGGI TUTTO

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    La Cina risponde a Trump: dazi del 34% su tutti i beni USA

    (Teleborsa) – La Cina imporrà una tariffa del 34% su tutte le importazioni dagli Stati Uniti a partire dal 10 aprile, eguagliando il livello delle cosiddette “tariffe reciproche” annunciate dal presidente statunitense Donald Trump due giorni fa. Gli ultimi dazi statunitensi hanno portato il livello totale ad almeno il 54% su quasi tutti i prodotti cinesi.”La pratica statunitense non è in linea con le norme del commercio internazionale, compromette gravemente i legittimi diritti e interessi della Cina ed è una tipica pratica di intimidazione unilaterale che non solo danneggia gli interessi degli Stati Uniti, ma mette anche a repentaglio lo sviluppo economico globale e la stabilità della produzione e della catena di approvvigionamento”, si legge in una nota del ministero delle Finanze cinese.Se le merci sono state spedite dal luogo di partenza prima delle 12:01 del 10 aprile 2025 e vengono importate tra le 12:01 del 10 aprile 2025 e le 24:00 del 13 maggio 2025, le tariffe aggiuntive non verranno applicate, viene spiegato.La Cina esorta gli Stati Uniti ad “annullare immediatamente le misure tariffarie unilaterali e a risolvere le divergenze commerciali attraverso consultazioni, in modo equo, rispettoso e reciprocamente vantaggioso”, viene sottolineato.(Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    D-Orbit acquista Planetek per espandere capacità nelle tecnologie spaziali avanzate

    (Teleborsa) – D-Orbit, società italiana attiva nel settore della logistica spaziale e del trasporto orbitale, ha acquisito il 100% delle azioni di Planetek, che opera nel settore dell’osservazione della Terra, rendendo gli azionisti di Planetek parte della base azionaria di D-Orbit. Non sono state rese note le valutazioni dell’operazione. L’attuale organizzazione rimarrà invariata per garantire la continuità aziendale.L’annuncio è arrivato durante un evento al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza del Ministro Adolfo UrsoD-Orbit e Planetek, pur esplorando nuovi modelli di business innovativi e implementando sinergie, manterranno la loro autonomia operativa, garantendo la continuazione delle loro strategie e operazioni. L’operazione consente a entrambe le aziende di integrare nuove capacità nelle applicazioni spaziali basate su cloud, nell’elaborazione dei dati basata sull’intelligenza artificiale in orbita e nei servizi di dati quasi in tempo reale.”Stiamo lavorando a questa pietra miliare, unendo D-Orbit e Planetek, da molto tempo – ha affermato Luca Rossettini, CEO di D-Orbit – Unendo i nostri punti di forza, non stiamo solo espandendo la nostra portata tecnologica, ma stiamo anche rafforzando il nostro impegno nel rendere lo spazio più accessibile e sostenibile per migliorare la vita sulla Terra. I nostri valori condivisi, incentrati sull’idea di mettere le persone al primo posto, sono al centro di questa collaborazione, assicurando che l’innovazione sia guidata da una cultura forte e incentrata sulle persone che potenzia il talento e promuove il successo a lungo termine”. LEGGI TUTTO

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    Extended Reality, Polimi: “In Italia, dal 2020 ad oggi, realizzati progetti da 500 aziende”

    (Teleborsa) – Il 2024 è stato un anno di fermento per le tecnologie di Extended Reality. Sono stati lanciati 17 nuovi dispositivi (9 visori e 8 smart glasses) con prestazioni sempre più elevate, che portano a 82 il numero dei device sul mercato. Sono nati nuovi sistemi operativi dedicati che favoriranno lo sviluppo di un ecosistema di sviluppatori e si è assistito a una progressiva integrazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito sia hardware sia software. Si stanno costruendo le basi dell’Industrial Metaverse attraverso Digital Twin di nuova generazione, ossia repliche digitali di oggetti, processi o ambienti reali per interagire in un ambiente immersivo. Si consolidano le piattaforme (oggi si contano 135 mondi virtuali pubblici e 122 Metaverse as a service Platform – Maas) e si sta cominciando a discutere di interoperabilità tra le più grandi, come Fortnite, Roblox e Minecraft. Sono però ancora poche le soluzioni adottate delle aziende nel nostro paese, dove il mercato dell’Extended Reality è ancora agli inizi, seppur la tecnologia sia disponibile da diversi anni, soprattutto a causa di una conoscenza ridotta delle potenzialità. Sono i principali risultati della ricerca dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno “AI, Digital Twin e nuovi device trasformano le esperienze immersive”.Dal 2020 ad oggi, quasi 500 imprese in Italia hanno avviato almeno un progetto XR, per un totale di 611 progetti realizzati. Di questi, 123 sono stati avviati nel 2024, segnando un calo del 9% rispetto al 2023, in particolare per una riduzione degli investimenti nei settori retail, finance e automotive a causa della minor attenzione mediatica su questi temi. Nel B2c, le principali applicazioni nell’ultimo anno sono state nel turismo, nella sanità e nell’ambito education, anche se il retail rimane il secondo settore per numerosità complessiva. Nel B2b le soluzioni sono sviluppate soprattutto in ambito manufatturiero, ma c’è crescente interesse nella sanità e nelle utility.I principali obiettivi per cui le aziende sviluppano progetti con tecnologie XR sono rafforzare l’immagine e il posizionamento dell’azienda e arricchire i servizi offerti nel B2c, sperimentare soluzioni innovative e ridurre tempistiche e costi nel B2b/B2. In generale, l’87% delle grandi aziende dichiara di aver raggiunto in toto o in buona parte i benefici attesi. Tuttavia, la maggior parte delle grandi aziende (63%) ancora non conosce a sufficienza le tecnologie di Extended Reality: è questo il principale limite al loro sviluppo.”Il 2024 e l’inizio del 2025 sono stati un periodo importante per l’evoluzione delle tecnologie di Extended Reality, in particolare grazie agli investimenti da parte di Big Tech e grandi realtà specializzate – spiega Marta Valsecchi, direttrice dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverse –. Nonostante gli importanti progressi tecnologici, in Italia i progetti sviluppati dalle aziende sono ancora pochi e il mercato fatica a decollare. Le ragioni sono principalmente due: la conoscenza ridotta di queste tecnologie da parte delle grandi imprese e alcuni aspetti dell’offerta ancora non pienamente rispondenti alle necessità delle aziende più evolute, come la richiesta di device più ergonomici e user-friendly”.”Le imprese che hanno sviluppato progetti hanno conseguito risultati tangibili, a conferma che già oggi queste tecnologie offrono importanti opportunità in molteplici ambiti (dalla formazione al supporto alla forza lavoro sul campo, dalla prototipazione all’offerta di esperienze immersive in luoghi fisici e tanto altro ancora) – afferma Claudio Conti, ricercatore Senior dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverso –. Inoltre, a tendere, la loro evoluzione potrebbe rivoluzionare diversi settori, come l’entertainment, il turismo, la sanità e il mondo industriale, garantendo nuovi servizi applicativi e nuovi modelli di lavoro e collaborazione. Inoltre, potrebbe aprire le porte a un web3D immersivo e a nuove esperienze fisico-digitali. Proprio per questo, secondo i principali report di technology foresight, l’XR segue l’intelligenza artificiale tra i trend digitali maggiormente di impatto nei prossimi 5-10 anni”.L’Extended Reality in Italia. In Italia si contano 611 progetti di Extended Reality a partire dal 2020, di cui 377 in ambito B2c (ossia rivolti ai consumatori finali) e 234 in ambito B2b/B2e (a supporto di aziende clienti, processi interni e dipendenti). Nel B2c nel 2024 sono stati realizzati 78 nuovi progetti (-10% rispetto al 2023). A livello settoriale il turismo (24%) e il retail (24%) si confermano ai primi posti, ma continuano a crescere iniziative nell’education (12%) e nella sanità (7%). Alcuni esempi di nuove iniziative sono: progetti XR per la teleriabilitazione dei pazienti, la terapia del dolore o l’assistenza e l’utilizzo di gemelli digitali per le lezioni in aula. Nel B2b/B2e i nuovi progetti nel 2024 sono 45 (in calo dell’8%). Complessivamente manifatturiero (28%), sanità (16%) e utility (11%) sono i settori più attivi: i primi con progetti focalizzati prevalentemente sul supporto alla forza lavoro, mentre nel settore utility è frequente l’utilizzo dell’XR per il training degli operatori. Seguono training & consulting (10%), retail (6%), Pa (5%). La riduzione del numero di progetti tra il 2023 e il 2024 è legata ad alcuni settori specifici, come retail e automotive. In generale, inoltre, emerge che nel B2b sono ormai chiari alcuni casi d’uso concreti e con benefici tangibili, mentre nel B2c nella gran parte dei casi le iniziative sono ancora estemporanee e sperimentali, anche a livello internazionale.Gli hardware. Ad oggi si contano 82 dispositivi XR sul mercato, di cui 17 lanciati nel 2024: si tratta di 9 visori per la realtà virtuale o mista e 8 smart glasses per la realtà aumentata. Nel 2025 sono attesi oltre 20 nuovi dispositivi. La maggior parte delle aziende ha un unico modello sul mercato, aggiornato periodicamente: quasi la metà è stata lanciata da aziende specializzate in XR (come Pico o Vuzix), il 38% da aziende di elettronica (come Lenovo, Epson). Le Big Tech come Apple o Meta hanno solo il 13% dei device in commercio, ma detengono le quote maggiori in termini di volumi di vendita a livello globale (oltre il 75%). I nuovi dispositivi XR hanno prestazioni significativamente più elevate dei modelli precedenti. Vision Pro di Apple, Quest 3S di Meta, gli Smart glasses di Meta e Ray-Ban e, in prospettiva, il Project Moohan di Google e Samsung sono tutti supportati da chipset sempre più avanzati e ottimizzati per l’XR. Tutti i nuovi dispositivi hanno risoluzione più alta del display, maggiore potenza di calcolo, utilizzo di eye e hand tracking e ottimizzazione del passthrough (la tecnologia che consente di visualizzare l’ambiente reale attraverso le telecamere del visore, sovrapponendo elementi digitali). Attualmente solo pochi device supportano l’AI nativamente (appena 3 tra quelli lanciati negli ultimi anni), ma il trend è in forte crescita: tra i dispositivi annunciati al Consumer Electronics Show 2025, ben 7 su 9 la includono di serie.Le piattaforme XR. Un ruolo importante è giocato dalle piattaforme XR, sia mondi virtuali pubblici, come Roblox e Fortnite, sia Metaverse as a Service – MAAS, come Nvidia Omniverse. Nel corso del 2024 i mondi pubblici raggiungono le 135 unità (+5 rispetto al 2023) e le MAAS arrivano a quota 122 (+3 rispetto all’anno precedente). Parallelamente, però, si consolidano le iniziative esistenti: nell’ultimo anno 43 mondi virtuali sono usciti dalla fase di developing/testing e nessuna piattaforma ha cessato l’attività. Inoltre, le piattaforme più grandi hanno incrementato il numero di utenti attivi. Un aspetto fondamentale per il futuro è l’interoperabilità tra le diverse piattaforme. In questa direzione si sta muovendo Epic Games che ha annunciato la volontà di rendere interoperabile la propria piattaforma (Fortnite) con gli altri due mondi virtuali più conosciuti e utilizzati (Minecraft e Roblox) e creare un ecosistema in cui i giocatori possano muoversi liberamente, mantenendo coerenza e continuità nelle loro esperienze. Un altro trend riguarda l’integrazione dell’intelligenza artificiale che aprirà nuove possibilità nella generazione di mondi virtuali sempre più interattivi. Ne è un esempio Genie 2 di Google che permette di generare ambienti di gaming 3D con semplici input visivi o testuali, riducendo i tempi di sviluppo.Digital Twin e AI. “Un trend emergente che si interseca con l’XR è l’evoluzione verso i Digital Twin di nuova generazione, repliche digitali di oggetti, processi o ambienti reali con cui gli utenti possono interagire in un ambiente immersivo e che possono essere connesse al mondo fisico attraverso l’IoT e potenziate tramite l’AI, ad esempio per la realizzazione di simulazioni dinamiche e complesse – spiega Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverse –. Si stanno, dunque, delineando le basi per l’Industrial Metaverse, in cui l’integrazione e la connessione fisico-digitale consentiranno lo sviluppo di applicazioni evolute di monitoraggio, progettazione, prototipazione e formazione con risparmi di costi e tempi”. Gli ambiti di applicazione dei Digital Twin di nuova generazione sono molteplici. Nel Retail, la creazione di gemelli digitali dei punti vendita per migliorare il layout e analizzare i flussi dei clienti (come fatto, ad esempio, da Walmart); nella PA, la creazione di repliche virtuali delle città per simulare il traffico e migliorare la viabilità (es. città di Singapore); nell’industria, la riproduzione di stabilimenti e la simulazione delle linee di produzione per testare modifiche nelle catene di montaggio senza fermare la produzione reale (es. Gruppo Renault).L’intelligenza artificiale sta spingendo l’innovazione nei servizi. In particolare, si sta assistendo all’integrazione dell’AI negli strumenti per la creazione di contenuti. Questo avviene sia per i content creator più esperti, che hanno la possibilità di automatizzare diverse fasi del processo creativo, come ad esempio la generazione di scenari o l’animazione di personaggi, sia per quelli inesperti che, grazie a strumenti come il Text-to-Space, hanno la possibilità di creare contenuti complessi. LEGGI TUTTO