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    Plenitude entra nel mercato della Fibra ottica in Italia

    (Teleborsa) – Plenitude da oggi arricchisce il proprio portafoglio di soluzioni rivolto ai clienti residenziali con il servizio Fibra. L’offerta Plenitude Fibra, basata sulla tecnologia FTTH, – fa sapere la società in una nota – consente di navigare fino a 2,5Gb/s in download e fino a 1Gb/s in upload e sarà disponibile nelle aree coperte dall’attuale partner tecnologico. E, nei prossimi mesi, il servizio verrà progressivamente esteso sul territorio nazionale. Tutte le informazioni sui contenuti dell’offerta sono disponibili presso i Plenitude Store, il sito web e il servizio clienti della società.Per raccontare la nuova offerta al pubblico, Plenitude lancerà in Italia una campagna multimediale in cui connessione ed energia dialogano tra loro, integrandosi per semplificare la quotidianità delle persone. “In un mercato energetico in rapida evoluzione come quello di oggi, la vera sfida – ha dichiarato Vincenzo Viganò, head of Retail Market di Plenitude – non è solo fornire servizi energetici, ma costruire una relazione di valore con i clienti. Partendo da questa esigenza, vogliamo porci sempre più come un interlocutore a 360 gradi, proponendo soluzioni integrate. Plenitude Fibra va proprio in questa direzione, ci consente di offrire un servizio vicino alla vita delle persone, coniugando energia e tecnologia in uno spazioconnesso ed efficiente”. LEGGI TUTTO

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    Manovra, Orsini: “Manca parola crescita, mettere al centro investimenti”

    (Teleborsa) – “La manovra ha bisogno di mettere al centro gli investimenti. Credo manchi la parola crescita all’interno della legge di bilancio che stiamo affrontando. Una parola fondamentale per un paese come il nostro che vuole avere un futuro. In un momento di incertezza come questo, serve certezza. Apprezzo il lavoro fatto dal ministro Giorgetti sul tema del contenimento dei conti pubblici, ma non bisogna dimenticare che la crescita si fa facendo investimenti”. È quanto ha affermato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, all’assemblea generale di Assolombarda. “Stiamo continuando a dire che serve avere una visione di crescita, credo che anche il governo stia lavorando su questo punto – ha proseguito Orsini –. Il tema degli investimenti per noi è fondamentale perché non c’è crescita senza gli investimenti del paese, quindi per noi quella è l’unica via. Abbiamo riportato come esempio la Zes unica, quello che è stato fatto negli ultimi anni proprio dal governo. Il governo ha fatto un’ottima cosa, ha stanziato 5,6 miliardi negli ultimi due anni, quei 5,6 miliardi hanno generato 28 miliardi di investimento con 35mila assunzioni. Quelle società sicuramente faranno utile perché sono investimenti nuovi. Hanno fatto ripartire un pezzo di paese che per noi è fondamentale, quindi quello è assolutamente debito buono”. Ampliando lo sguardo sul fronte europeo Orsini ha lanciato un appello per la creazione di un piano industriale. “Sono un europeista convinto, ma dico che così come è l’Europa non va: facciamo le misure e non capiamo nemmeno gli effetti che generano, tipo l’automotive che siamo riusciti a distruggere. Gli errori fatti sono tanti, anche in Europa serve un piano industriale. Serve far presto – ha detto il presidente di Confindustria –. Abbiamo fatto tante cose dove si è preso atto del problema, ma la cura?”, si è chiesto Orsini che tra le misure ha citato la burocrazia: “Abbiamo 78 miliardi all’anno di burocrazia, incominciamo a smontarla”, ha sottolineato il leader degli industriali. E, ancora: “mix energetico subito, interconnessione europea e chi produce aiuti chi consuma energia” ha detto Orsini, parlando del problema degli elevati costi dell’energia nel nostro Paese. “Quando diciamo che non riusciamo a essere attrattivi l’energia è uno dei capitoli fondamentali. Ma quanti comitati dell’uccellino abbiamo in tutti i comuni d’Italia che ci bloccano l’eolico, il fotovoltaico e che non ci fanno fare energia? Questo ce lo dobbiamo dire – ha proseguito Orsini –. Il mix energetico è la via ma non possiamo neanche pensare di non guardare le tecnologie del futuro, come il nucleare”.”L’Italia – ha concluso Orsini – deve andare bene tutta. Quando il nostro Mezzogiorno cresce, il treno dell’Italia gira alla stessa velocità: questo è il nostro obiettivo. La Zes unica ha funzionato quando il governo ha messo soldi veri per poter fare investimenti”. LEGGI TUTTO

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    Antitrust, procedimento su cartello nella produzione cavi in rame esteso fino al 1999

    (Teleborsa) – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha deliberato di estendere il procedimento riguardante un presunto cartello nella produzione di cavi in rame.Nel provvedimento di avvio era stato ipotizzato che le parti abbiano coordinato le politiche di prezzo e le condizioni commerciali di vendita dei cavi in rame a bassa tensione, a partire dal 2005, anche definendo, attraverso diverse modalità, un listino unico; dalla documentazione acquisita successivamente, risulta che le parti sembrano aver coordinato le proprie condotte commerciali già dal 1999.Il procedimento è stato aperto a dicembre 2024 nei confronti delle società Bruno Baldassari & F.lli S.p.A., General Cavi S.p.A., ICEL S.c.p.A., IRCE S.p.A., La Triveneta Cavi S.p.A., Mondini Cavi S.p.A., Pecso Cavi S.r.l., Prysmian Cavi e Sistemi Italia S.r.l. e ANIE AICE – Associazione Italiana Industrie Cavi e Conduttori Elettrici.Nel nuovo provvedimento si parla di un coordinamento “realizzato anche grazie alla concertazione fra le stesse su aspetti e condizioni commerciali ulteriori rispetto ai prezzi di listino e al livello del primo sconto, quali, a titolo esemplificativo, gli sconti successivi al primo, tempistiche per l’entrata in vigore e vigenza dei listini, altri elementi a corredo del listino generale (ad es. prodotti specifici non inclusi nel listino principale), il valore del rame da considerare per l’aggiornamento dei prezzi, nonché condizioni commerciali più di dettaglio, anche relative a specifici clienti condivisi”. LEGGI TUTTO

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    Reporting di sostenibilità, Parlamento UE vuole regole più semplici per meno aziende

    (Teleborsa) – Con 17 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astensioni, la Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo ha approvato la sua posizione su una serie di modifiche ai requisiti di reporting sulla sostenibilità e di due diligence per le aziende, con l’obiettivo di avere regole più semplici per un minor numero di aziende.Riduzione del reporting sociale e ambientaleLa Commissione aveva originariamente proposto di ridurre dell’80% il numero di aziende tenute a redigere il reporting sociale e ambientale, mentre i deputati vogliono ridurre ulteriormente l’ambito di applicazione per includere solo le aziende con una media di oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. Ciò si applicherebbe anche al reporting sulla sostenibilità ai sensi delle norme sulla tassonomia (ovvero una classificazione degli investimenti sostenibili).Per le aziende non più soggette alle norme, il reporting sarebbe volontario, in linea con le linee guida della Commissione. Per evitare che le grandi aziende trasferiscano i propri obblighi di reporting ai partner commerciali più piccoli, questi ultimi non sarebbero autorizzati a richiedere informazioni che vadano oltre gli standard volontari.La Commissione istituirebbe inoltre un portale digitale per le aziende, con accesso gratuito a modelli, linee guida e informazioni su tutti gli obblighi di rendicontazione dell’UE, a integrazione dello Sportello Unico Europeo.Due diligence solo per le grandi aziendeSecondo i deputati, le norme sulla due diligence che impongono alle aziende di prevenire e limitare il loro impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente dovrebbero applicarsi solo alle grandi imprese dell’UE con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 1,5 miliardi di euro, e alle imprese straniere con un fatturato netto nell’UE superiore alla stessa soglia.Invece di chiedere sistematicamente ai propri partner commerciali le informazioni necessarie per le loro valutazioni di due diligence, i deputati chiedono che queste grandi aziende adottino un approccio basato sul rischio, richiedendo le informazioni necessarie solo quando vi è la plausibile prospettiva di un impatto negativo sulle attività dei loro partner commerciali. Le aziende sarebbero comunque tenute a preparare un piano di transizione che allinei la propria strategia a un’economia sostenibile e all’accordo di Parigi.Le imprese dovrebbero essere responsabili dei danni causati da violazioni degli obblighi di due diligence ai sensi del diritto nazionale, piuttosto che a livello UE. Il livello massimo della sanzione per le aziende inadempienti rimarrebbe al 5% del loro fatturato globale e la Commissione e gli Stati membri dell’UE dovrebbero fornire orientamenti alle autorità nazionali in merito a tali sanzioni.Prossimi passiSe il Parlamento approvasse il mandato della commissione nella prossima sessione plenaria, i deputati e i governi dell’UE dovrebbero avviare i negoziati sul testo definitivo della legislazione il 24 ottobre. LEGGI TUTTO

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    Ritardo voli, Parlamento UE in disaccordo con Consiglio: risarcimento dopo tre ore

    (Teleborsa) – La Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo ha adottato le sue linee guida negoziali sulle modifiche ai diritti dei passeggeri aerei nell’Unione europea, con 34 voti favorevoli e due astensioni. Gli eurodeputati mirano a garantire che i passeggeri siano tutelati in caso di negato imbarco o di cancellazione o ritardo del volo.Nessun passo indietro sui diritti attualiGli eurodeputati della Commissione Trasporti sostengono fermamente le norme attuali e vogliono mantenere il diritto dei passeggeri aerei a essere rimborsati o riprotetti, e a richiedere un risarcimento in caso di ritardo superiore a tre ore o cancellazione del volo, o in caso di negato imbarco.Per quanto riguarda le condizioni per l’attivazione del risarcimento, gli eurodeputati non sono d’accordo con la richiesta del Consiglio di aumentare il limite massimo di ritardo del volo a quattro o sei ore. Vogliono mantenere un limite massimo di tre ore di ritardo del volo, indipendentemente dalla distanza percorsa. La distanza rileverebbe solo ai fini del risarcimento totale che i passeggeri potrebbero richiedere (da 300 a 600 euro), aggiungono. I passeggeri di voli cancellati o a cui è stato negato l’imbarco godrebbero dello stesso risarcimento.I deputati sostengono l’introduzione di un modulo comune per le richieste di risarcimento e rimborso. Intendono inoltre incaricare i vettori aerei di inviare ai passeggeri il modulo precompilato, o di attivare canali di comunicazione automatici alternativi, entro 48 ore dal verificarsi di un’interruzione. I viaggiatori avrebbero un anno di tempo per presentare una richiesta di risarcimento. In caso di negato imbarco, i viaggiatori riceverebbero un risarcimento immediato.Elenco definito di eccezioniI deputati propongono un elenco definito di eccezioni a queste regole, come calamità naturali, guerre, condizioni meteorologiche o vertenze sindacali impreviste (esclusi gli scioperi del personale delle compagnie aeree), che esonererebbero le compagnie aeree dal pagamento di risarcimenti.Bagaglio a manoLa posizione negoziale include il diritto di portare a bordo gratuitamente un oggetto personale, come una borsa, uno zaino o un computer portatile, a condizione che possa essere sistemato sotto il sedile anteriore, più un piccolo bagaglio a mano di dimensioni massime di 100 cm (lunghezza, larghezza e altezza combinate) e di peso non superiore a 7 kg.Costi per il check-inI deputati della Commissione Trasporti chiedono l’abolizione dei costi per il check-in, sia online che in aeroporto, per la correzione di errori di ortografia nei nomi dei passeggeri o per consentire ai bambini di età inferiore ai 14 anni di sedersi accanto al passeggero che li accompagna. Inoltre, i passeggeri dovrebbero avere il diritto di scegliere tra una carta d’imbarco cartacea o digitale.Prossimi passiL’adozione delle linee guida negoziali consentirà agli eurodeputati di avviare i colloqui sulle modifiche alle norme UE con la presidenza danese del Consiglio il 15 ottobre. I negoziatori avranno tre mesi di tempo per raggiungere un accordo (con possibile proroga di un mese). LEGGI TUTTO

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    Manovra, Confcommercio: “Urgente la riforma fiscale, puntare a una maggiore crescita”

    (Teleborsa) – “Il quadro di crescita delineato nel Documento programmatico di finanza pubblica resta improntato alla cautela, con un incremento tendenziale del PIL pari allo 0,5% nel 2025 e allo 0,7% nel 2026 e previsioni prudenziali anche per il biennio successivo. Pur in presenza di un’inflazione stabile e di un’occupazione in aumento, la fiducia delle famiglie resta fragile condizionando la dinamica dei consumi”. È quanto afferma Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommerciocon incarico sulle Politiche fiscali e di bilancio, in occasione dell’incontro tra il Governo e le organizzazioni imprenditoriali sulla manovra di bilancio per il 2026. “La manovra – ha sottolineato Prampolini – si intreccia, inevitabilmente, con la Legge Delega al Governo per la riforma fiscale che resta imprescindibile per lo sviluppo e la crescita del Paese. In particolare, è urgente ridurre la seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33%, innalzare il corrispondente scaglione di reddito da 50mila euro a 60mila euro, e valutare interventi di alleggerimento del prelievo fiscale sugli aumenti contrattuali e sulle tredicesime. Confcommercio propone di rendere strutturale l’IRES premiale per le società che investono in innovazione e creano nuova occupazione e di avanzare nel processo di abolizione dell’IRAP a cui sono ancora sottoposte le società di persone e quelle di capitali. In tema di riscossione, servono adeguate soluzioni per smaltire l’ingente magazzino dei carichi fiscali affidati all’agente della riscossione, prevedendo una rateizzazione ampia e generalizzata delle cartelle. Infine, andrebbero introdotte misure fiscali a sostegno della spesa culturale delle famiglie, come strumento per sostenere la domanda di cultura e una visione moderna di welfare”.”Chiediamo di rafforzare – ha proseguito la vicepresidente di Confcommercio – le misure a supporto delle imprese e dei territori, con il completamento del PNRR e la valorizzazione delle infrastrutture strategiche che devono andare di pari passo con il rafforzamento della ZES Unica, dotata di risorse adeguate, coerenti con l’inclusione di Umbria e Marche nel proprio perimetro. Riguardo ai servizi di trasporto, poi, andrebbe ricostituita la piena dotazione del Fondo strutturale per l’autotrasporto e andrebbero introdotte misure per favorire il rinnovo delle flotte dei veicoli e delle navi. Occorrerebbe, inoltre, investire nel turismo. Sul fronte del credito e delle garanzie evidenziamo il drastico calo dei prestiti alle imprese negli ultimi quindici anni e chiediamo interventi strutturali per riavvicinare banche e imprenditori, come la riforma dei confidi, che ne ampli il perimetro d’azione, e la revisione del Fondo di Garanzia per le PMI, per ristabilire un legame diretto tra garanzia pubblica e rischiosità dell’impresa, favorendo l’accesso al credito anche per le aziende meritevoli ma oggi penalizzate”.”Anche sul piano energetico, sebbene l’emergenza si sia attenuata, i prezzi al consumo restano molto più alti di altri Paesi, come Francia e Spagna. Confcommercio sollecita il disaccoppiamento tra prezzo del gas ed elettricità, il rinnovo della sterilizzazione degli oneri di sistema per l’energia elettrica e l’estensionedell’ambito applicativo, utilizzando anche i proventi delle aste CO2. Sul versante del lavoro – ha concluso Prampolini – pur in presenza di una crescita occupazionale, trainata dagli over 50, restano difficoltà per giovani e donne, ci sono troppi inattivi e troppi Neet, il cuneo fiscale sul costo del lavoro è oggi al 47,1% contro il 34,9% della media Ocse e la produttività ristagna. La contrattazione collettiva funziona bene ma quella di qualità è insediata dal dumping contrattuale. Occorre rafforzare l’istruzione professionale e la formazione continua e sostenere la previdenza complementare e i fondi sanitari integrativi, strumenti essenziali per un welfare sostenibile. Sarebbe necessario altresì riformare il meccanismo del FIS che non garantisce ammortizzatori alle numerose PMI del Terziario, ma drena risorse ingenti che potrebbero essere reindirizzate verso politiche attive”. LEGGI TUTTO

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    Dazi, Cina replica a Trump: “Usa doppi standard” (ma lui minimizza)

    (Teleborsa) – “le recenti azioni americane hanno gravemente minato il clima dei negoziati bilaterali”: nel primo commento ufficiale dalla minaccia del presidente Donald Trump di imporre dal primo novembre ulteriori dazi del 100% sul made in China insieme alla stretta sulle esportazioni di software critici, il ministero del Commercio di Pechino punta l dito contro la reazione degli Stati Uniti definita un tipico esempio dei suoi “doppi standard”. Dal canto suo, il tycoon minimizza anche, affermando che: “andrà tutto bene”. Uno scambio a distanza che continua da giorni.”Per lungo tempo, gli Usa hanno esagerato il concetto di sicurezza nazionale e abusato delle misure di controllo dell’export, adottando pratiche discriminatorie nei confronti della Cina”, ha rimarcato un portavoce ufficiale a Pechino, per il quale tali misure hanno “gravemente danneggiato i diritti e gli interessi legittimi” delle aziende cinesi dato che la lista di Washington sul controllo delle esportazioni include ben 3.000 voci, mentre quella di Pechino solo 900. L’ira del tycoon è legata all’annuncio di giovedì con cui a sorpresa la Cina ha introdotto su una nuova serie di controlli stringenti sull’export di terre rare e di tecnologie e attrezzature correlate, nonché di altri prodotti come le batterie agli ioni di litio. Azioni “straordinariamente aggressive e ingiustificate”; secondo il tycoon.Il portavoce ha obiettato che, in 20 giorni dall’ultimo round di colloqui Usa-Cina sul commercio a Madrid, Washington ha aggiunto entità cinesi alle liste di controllo e sanzioni, e spinto nuove politiche contro le spedizioni mandarine. Sempre giovedì, gli Usa hanno deciso sanzioni contro entità cinesi coinvolte nel commercio di petrolio iraniano. Mentre le Dogane americane si preparano ad applicare ingenti tasse portuali alle spedizioni cinesi dal 14 ottobre, a cui Pechino ha risposto con tariffe speculari.”Minacciare la Cina con dazi elevati non è il modo giusto di affrontare la questione. La nostra posizione è sempre stata coerente: non vogliamo una guerra commerciale, ma non ne abbiamo paura”, ha aggiunto il portavoce, assicurando che Pechino “adotterà misure risolute corrispondenti” se gli Stati Uniti proseguiranno con le loro azioni”. LEGGI TUTTO

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    Germania, prezzi ingrosso settembre +0,2% su mese e +1,2% su anno

    (Teleborsa) – Salgono i prezzi all’ingrosso in Germania, che registrano a settembre un aumento dell’1,2% su base annua, dopo il +0,7% del mese precedente e il +0,5% di luglio. Lo annuncia l’Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis). I prezzi all’ingrosso su base mensile salgono dello 0,2% contro il -0,6% registrato ad agosto. Il dato è in linea alle attese degli analisti (+0,2%). LEGGI TUTTO