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    USA, recupera ad aprile l’Empire State index

    (Teleborsa) – Migliora, pur mantenendosi in territorio negativo, l’indice manifatturiero Empire State di New York. L’indicatore, nel mese di aprile, si è portato a -8,10 punti dai -20 punti di marzo. Il dato è migliore delle stime degli analisti che erano per una risalita fino a -12,8 punti. L’indice misura le condizioni del settore manifatturiero nel distretto di New York.Si ricorda che un livello del dato superiore/inferiore allo 0 indica che la maggior parte delle compagnie riportano miglioramenti/peggioramenti delle condizioni. LEGGI TUTTO

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    Transizione demografica, Bankitalia: “Da calo popolazione in età lavoro PIL -0,9% anno”

    (Teleborsa) – La demografia del Paese si sta evolvendo con dinamiche che implicano rischi che si possono generare per l’economia e la società. “Il tratto più preoccupante nei prossimi anni è il forte ridimensionamento della popolazione in età da lavoro. Se non vi saranno cambiamenti significativi, questo ridimensionamento è destinato a riflettersi in una diminuzione del prodotto del Paese, rendendo più difficile mantenere il tenore di vita sin qui acquisito”. È quanto ha affermato Andrea Brandolini, vicecapo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, nella relazione presentata in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica, alla Camera dei Deputati. “Molti andamenti demografici non possono più essere modificati in modo sostanziale, ma ciò non significa che traccino un destino inevitabile per l’economia. Le considerazioni precedenti suggeriscono che la riduzione della disponibilità di lavoro implicita nei trend demografici può essere contrastata in vari modi – ha proseguito Brandolini – : aumentando la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto di donne e giovani, ancora molto bassa nel confronto internazionale; garantendo flussi migratori regolari e assicurando nel contempo che gli stranieri che sono e che arriveranno nel Paese possano integrarsi pienamente; facilitando la partecipazione al lavoro anche in età piu’ avanzate, grazie alle migliori condizioni di salute; sfruttando le possibilità di crescita della produttività che offrono le nuove tecnologie”. “Politiche volte a conciliare lavoro e genitorialità, centrate più sull’offerta di servizi che sui trasferimenti monetari, possono aiutare ad avvicinare la fecondità a quella desiderata dalla maggior parte delle coppie. Al contempo – ha detto – l’invecchiamento della popolazione crea nuove esigenze di cura e assistenza e richiede un ripensamento della spesa pubblica rivolta agli anziani non autosufficienti. Pur mantenendo una politica di bilancio prudente, le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo fondamentale. Non e’ mio compito proporre misure specifiche, al di là delle considerazioni generali sviluppate in precedenza, ma è importante che gli interventi nei vari campi siano tra loro coordinati, coerenti e stabili nel tempo”. “L’invecchiamento della popolazione è un processo globale e più veloce di quanto non ci si aspettasse solamente dieci anni fa. È il riflesso sia di un significativo miglioramento nello stato di salute della popolazione sia di una diminuzione della fecondità più rapida del previsto anche in alcune economie dell’Asia, in primis la Cina, e dell’America Latina – ha affermato Brandolini –. Nello scenario mediano delle ultime proiezioni demografiche delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere un picco di poco superiore ai 10 miliardi di persone intorno alla metà degli anni ottanta di questo secolo per poi diminuire lentamente; da quel periodo in avanti, la speranza di vita alla nascita oltrepasserà gli 80 anni e le persone di 65 e più anni saranno più numerose di quelle con meno di 18 anni”. “Nei prossimi venticinque anni, se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro implicherebbe una diminuzione dell’input di lavoro e quindi del PIL dello 0,9 per cento all’anno – ha detto il vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia –. La riduzione del PIL pro capite sarebbe più contenuta, lo 0,6 per cento annuo, per effetto della parallela flessione della popolazione complessiva”.Nei prossimi anni il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) – evidenzia Brandolini nella relazione – dovrà far fronte alla fuoriuscita per pensionamento di una quota rilevante del personale, allo stesso tempo in cui l’invecchiamento della popolazione genererà una domanda crescente per i suoi servizi. Nel prossimo decennio il turnover del personale e il potenziamento dell’assistenza territoriale previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) genereranno un fabbisogno di medici, compresi i medici di base e i pediatri, pari al 30 per cento dell’attuale organico e di infermieri pari al 14 per cento. Queste dinamiche sono ancora più pronunciate nel Mezzogiorno. Entrando nel dettaglio – ha riferito Brandolini – “si stima che nei prossimi dieci anni si pensioneranno più di 27mila medici, oltre 24mila infermieri e altrettanti addetti del ruolo tecnico e 28mila fra medici e pediatri di base. La piena attuazione delle misure del PNRR potrebbe richiedere almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio sanitari, per lo più addizionali rispetto alla dotazione attuale” Per l’assistenza pubblica a lungo termine l’Italia attualmente spende approssimativamente l’1,5 per cento del Pil, un valore più alto di quello della Spagna (0,8 per cento), ma più basso di quello di Germania e Francia (1,9). Secondo le proiezioni di base dell’Ageing Report, nei prossimi decenni queste erogazioni aumenteranno in quasi tutti i paesi dell’area; per l’Italia l’incremento sarà di circa mezzo punto percentuale, al 2,1 per cento del PIL nel 2070″. LEGGI TUTTO

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    UK, sussidi disoccupazione marzo +18.700 unità

    (Teleborsa) – Aumentano ma meno delle attese nel Regno Unito i disoccupati richiedenti un sussidio (claimant count): a marzo sono risultati in aumento di 18.700 unità, dopo aver riportato una salita di 16.500 unità a febbraio (rivisto da un preliminare di +44.200). Il dato, pubblicato dall’Office for National Statistics (ONS), si confronta con l’aumento di 30.300 unità stimato dal consensus. Stabile il tasso di disoccupazione, che si attesta al 4,4% a febbraio, come il mese precedente e previsto dagli analisti.Nei tre mesi a febbraio, l’occupazione ha fatto segnare un aumento di 206mila unità, dopo l’aumento di 144mila unità del mese precedente.Infine, il tasso di crescita dei salari medi ha mostrato, sempre a febbraio, un incremento del 5,9% escludendo i bonus, rispetto al +5,8% (rivisto da +5,9%) del mese precedente e al +6% indicato dagli analisti, mentre includendo questa componente si registra un +5,6%, inferiore a quanto indicato dal consensus (+5,7%) e dopo il +5,6% del mese precedente (rivisto dal +5,8%).(Foto: © plasticperson / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Germania, prezzi ingrosso marzo -0,2% m/m +1,3% a/a

    (Teleborsa) – Migliorano i prezzi all’ingrosso in Germania, che registrano a marzo un calo dello 0,2% su base mensile, dopo il +0,6% del mese precedente. Lo annuncia l’Ufficio Federale di Statistica tedesco (Destatis). Il dato è inferiore alle attese degli analisti (+0,2%).I prezzi all’ingrosso su base annuale salgono dello 1,3% contro il +1,6% registrato a febbraio. LEGGI TUTTO

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    FMI: “rischi geopolitici alti, timori su impatto macroeconomico”

    (Teleborsa) – I rischi geopolitici globali restano elevati, sollevando timori sul loro potenziale impatto sulla stabilità macroeconomica. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale in uno dei capitoli analitici del Global Financial Stability Report che sarà diffuso integralmente la prossima settimana. “I rischi geopolitici possono prevenire gli investimenti, aumentare l’incertezza e infliggere shock avversi della domanda sull’economia. Possono anche pesare sulla stabilità delle banche e delle istituzioni finanziarie, soprattutto sui mercati emergenti”, mette in evidenza il Fmi.(Foto: © Andrej Kaprinay, Ing./123RF) LEGGI TUTTO

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    Tassi, BCE pronta a nuova sforbiciata

    (Teleborsa) – “Dopo la riunione di marzo, la BCE sembrava intenzionata a fare una pausa nella prossima riunione. Con i tassi di interesse nella parte alta dell’intervallo di stima dei tassi neutrali, una pausa sembrava appropriata. Soprattutto perché l’euroforia dopo la svolta fiscale tedesca e le forti intenzioni europee di spendere di più per la sicurezza e la difesa avevano chiaramente migliorato le prospettive di crescita dell’Eurozona. Tuttavia, dopo il “giorno della liberazione”, una pausa non è più un’opzione”. Lo sottolinea Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING spiegando che “i dazi statunitensi nei confronti dell’UE e di molti altri Paesi “hanno riportato in auge le preoccupazioni per la crescita dell’Eurozona, almeno nel breve termine. Il rafforzamento dell’euro e il calo dei prezzi dell’energia si sono aggiunti alle forze disinflazionistiche che le attuali tensioni commerciali avranno sull’area”.Di conseguenza, la BCE, “che solo poche settimane fa sembrava esitante nel decidere tra una pausa e un prossimo taglio dei tassi, questa settimana dovrà continuare il suo attuale ciclo di allentamento. Come in ottobre, un taglio dei tassi questa settimana può essere facilmente etichettato come un taglio assicurativo; un taglio che non può fare danni, mentre rimanere in attesa non solo metterebbe in dubbio la volontà della BCE di sostenere la crescita, ma potrebbe anche portare a un ulteriore e ingiustificato rafforzamento dell’euro. Il tasso di cambio dell’euro ponderato per il commercio è attualmente al livello più alto dall’inizio dell’unione monetaria”.Con l’atteso taglio dei tassi, la BCE “dovrà anche modificare la propria comunicazione. Invece di dire “la politica monetaria sta diventando significativamente meno restrittiva”, la BCE probabilmente segnalerà che, al 2,25%, il tasso di deposito si troverebbe ora nell’intervallo dei tassi di interesse neutrali”. Guardando al futuro – conclude l’esperto -” ci sono almeno due sfide principali per la BCE. Le tensioni commerciali in corso e l’elevato livello di incertezza potrebbero costringerla a ridurre i tassi di interesse più di quanto non voglia ammettere. Allo stesso tempo, il rafforzamento del tasso di cambio dell’euro, non solo nei confronti del dollaro, eserciterà una maggiore pressione disinflazionistica sull’Eurozona. Anticipare una parte di questa pressione potrebbe spingere la BCE ad aprire almeno verbalmente la porta ad una politica monetaria accomodante”. LEGGI TUTTO

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    Palazzo Chigi, cooperazione industriale al centro dell’incontro tra Meloni e premier Norvegia

    (Teleborsa) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato oggi a Palazzo Chigi il primo ministro del Regno di Norvegia, Jonas Gahr Store. I due leader hanno discusso dell’impegno comune a rafforzare la già eccellente relazione bilaterale dando pieno seguito alla dichiarazione d’intenti sulla collaborazione commerciale tra Italia e Norvegia. Hanno concordato di lavorare, in particolare, sulla promozione di partenariati industriali in settori strategici come l’energia, lo spazio e i minerali critici, sulla cooperazione nel settore marittimo e in ambito difesa.L’incontro – fa sapere Palazzo Chigi in una nota – ha, inoltre, permesso uno scambio approfondito sui principali temi dell’agenda internazionale: il commercio, la sicurezza europea, il sostegno all’Ucraina e la cooperazione transatlantica, nonché gli sviluppi nell’area mediterranea e le possibili sinergie nell’ambito del Piano Mattei.”Una guerra commerciale non aiuterebbe nessuno, e sono d’accordo con Meloni che quello che dovremmo fare è lavorare per abbassare la pressione e non farla aumentare. C’è molto che si può fare nel commercio con gli Stati Uniti. L’Ue sta considerando di comprare energia dagli Stati Uniti. Noi tutti stiamo valutando di comprare equipaggiamenti militari da Usa. Ma costruire muri commerciali gli uni con gli altri in una spirale crescente, non è positivo – ha detto il primo ministro della Norvegia al termine dell’incontro –. Meloni vuole essere un’altra voce europea che chiede che non ci sia un conflitto tra Europa e Stati Uniti. I dazi devono essere ridotti verso lo zero anziché aumentati. Il clima attuale, il conflitto tra Europa e Stati Uniti, è negativo per le relazioni, e su questo lei è molto chiara», ha spiegato Store, dicendosi soddisfatto per l’incontro: «È stato molto istruttivo ascoltare i punti di vista di Meloni. C’è uno sviluppo molto positivo delle relazioni fra Norvegia e Italia, lavoriamo sulla cooperazione industriale, su minerali, energia, industrie spaziali», temi su cui, ha sottolineato Store, «Nord e Sud dell’Europa si trovano insieme. E abbiamo l’intenzione comune di incoraggiare i nostri ministri a sviluppare queste cooperazioni». (ANSA). CPP 14-APR-25 17:19 NNN LEGGI TUTTO

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    Generali Investments: continua sfiducia nel dollaro americano

    (Teleborsa) – “Il dollaro statunitense sembrava destinato a trarre vantaggio dai dazi imposti dagli Stati Uniti, in quanto questi avrebbero potuto aumentare i flussi di capitale verso il dollaro come rifugio sicuro, compensando i costi più elevati delle importazioni. Questa dinamica ha funzionato bene durante il primo mandato di Trump e in vista delle elezioni statunitensi del 2024. Tuttavia, la situazione è cambiata drasticamente”. Lo sottolinea Thomas Hempell Head of Macro & Market Research di Generali Investments spiegando che “l’escalation delle preoccupazioni commerciali dall’inaugurazione di Trump ha coinciso con un calo del dollaro. Un segnale allarmante di una rapida erosione della fiducia nella valuta statunitense è emerso la scorsa settimana, quando l’intensificarsi della guerra commerciale ha portato a una vendita massiccia dei Treasury statunitensi, con il maggiore aumento settimanale dei rendimenti a 10 anni dal 2001, e a un calo del dollaro (EUR/USD in diminuzione del 4% dal 2 aprile, raggiungendo il massimo in tre anni)”. In genere, rendimenti più elevati “avvantaggiano il tasso di cambio, a meno che preoccupazioni fiscali o sistemiche non inducano gli investitori a fuggire. Questo fenomeno è familiare nei mercati emergenti in difficoltà, ma è stato anche osservato nel Regno Unito nel 2022, quando la sfortunata PM Truss ha presentato un ‘mini-budget’ imprudente. Attualmente, gli investitori stanno evitando il dollaro USA principalmente a causa dell’aumento delle paure di recessione negli Stati Uniti. Tuttavia, l’aumento simultaneo dei rendimenti a lungo termine suggerisce che la fiducia nella valuta statunitense sta iniziando a vacillare”.È vero che la vendita di Treasury della scorsa settimana “è stata aggravata dall’obbligo di disfare operazioni di ‘basis trades’ da parte di hedge funds e dalle crescenti necessità di liquidità per margin calls. Tuttavia, il dollaro non ha beneficiato nemmeno del rimbalzo delle azioni statunitensi dopo l’annuncio di Trump di una pausa nei dazi. Gli investitori, in cerca di protezione in un contesto di crescente tensione commerciale, si stanno rivolgendo piuttosto a valute come CHF, EUR e JPY come rifugi sicuri”, conclude. LEGGI TUTTO