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    Ue, Bicchielli: “Difesa comune richiede forte impegno politico”

    (Teleborsa) – “L’Europa si trova di fronte a una sfida significativa nella creazione di una cultura di difesa unificata. Attualmente, il bilancio della difesa europea è di circa 326 miliardi di euro, mentre quello degli Stati Uniti raggiunge i 900 miliardi di dollari. Questa disparità si riflette anche nella diversità delle attrezzature militari utilizzate dagli Stati membri dell’UE, con 16 tipi di carri armati e 14 tipi di caccia, ognuno con standard diversi”. Lo ha detto Pino Bicchielli, vicecapogruppo a Montecitorio di Noi Moderati e componente Commissione Difesa, intervenendo oggi alla Camera al convegno “Verso una difesa europea credibile nel quadro della cooperazione transatlantica”, organizzato dal partito.“Per superare queste difficoltà, è necessaria una svolta politica che implichi una maggiore cooperazione e coordinamento tra gli Stati membri. La creazione di una difesa europea unificata richiederebbe una cessione di sovranità a favore di un ente sovranazionale. In questo modo, l’Europa potrebbe diventare un soggetto politico più coerente e influente sulla scena globale”.”Attualmente, l’Europa ha perso la sua sovranità culturale e tecnologica, come dimostrano le statistiche sulle prime 100 aziende militari nel mondo, dove solo 13 sono europee. La creazione di una difesa europea unificata richiede un forte impegno politico e una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, al fine di superare le differenze e le complessità che attualmente caratterizzano la difesa europea”, ha aggiunto Bicchielli. LEGGI TUTTO

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    USA, crolla la compravendita di abitazioni in aprile

    (Teleborsa) – Crollano le compravendite di abitazioni negli Stati Uniti, secondo i numeri che emergono dai compromessi per l’acquisto, un indicatore dell’andamento prospettico del mercato immobiliare e dei mutui.Nel mese di aprile, l’indice pending home sales (vendite case in corso), pubblicato dall’Associazione degli operatori immobiliari (NAR), ha registrato un decremento del 6,3% su base mensile, portandosi a quota 71,3 punti contro la salita del 5,5% registrato a marzo.Il dato si confronta con il -0,9% atteso dagli analisti. LEGGI TUTTO

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    Federmeccanica: nel I trimestre produzione +1,7%, su anno -5,8%

    (Teleborsa) – Nel primo trimestre dell’anno i volumi di produzione dell’industria metalmeccanica sono mediamente aumentati dello 0,7% rispetto al precedente trimestre (quando invece c`era stato un calo congiunturale dell`1,8%) ma, rispetto allo stesso periodo del 2024, l`attività settoriale si è confermata negativa con una contrazione del 5,8%. È quanto emerge dalla consueta indagine congiunturale di Federmeccanica.Nell’Unione Europea, la produzione metalmeccanica, pur evidenziando un’attenuazione delle dinamiche negative (in questi primi tre mesi dell’anno la flessione congiunturale è stata dello 0,2% in risalita dal -2,7% segnato nel primo trimestre 2024) continua a riscontrare delle difficoltà produttive nei principali paesi membri. In Spagna, infatti, nel primo trimestre, il calo è stato dell’1,9% rispetto al precedente, mentre in Francia è stato molto più modesto (-0,2%). Germania e Italia hanno, invece, segnato variazioni congiunturali positive rispettivamente pari a +0,4% e +0,7%.Nel primo trimestre 2025, l’export del settore metalmeccanico è cresciuto dell’1,3% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente e l’import del 2,1%, determinando un avanzo commerciale di 11,2 miliardi di euro nel periodo. Con riferimento ai mercati di sbocco, le vendite all’estero di prodotti metalmeccanici sono aumentate in misura più marcata per i flussi diretti sui mercati extracomunitari (+1,6% nel confronto con il primo trimestre 2024) rispetto a quelli verso i paesi UE (+1,1%). Nell’area comunitaria sonoriprese le esportazioni verso la Germania (+7,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente), mentre nell’area extra UE si confermano negative quelle verso gli Stati Uniti (-1,1%).I risultati della consueta indagine trimestrale evidenziano un’attenuazione della fase negativa osservata nella precedente rilevazione sebbene permanga un clima d’incertezza sulla congiuntura del settore. Le prospettive a breve delle imprese mostrano, infatti, segnali contrastanti. Se da un lato è attesa una ripresa, seppur modesta, della produzione, sia totale sia per l’estero, dall’altro èprevista una contrazione dell’occupazione: il 28% delle imprese intervistate ha dichiarato una diminuzione delle consistenze in esseredel portafoglio ordini a fronte del 24% di quelle che, invece, hanno registrato un aumento; sale al 55% (era il 50% a fine dicembre) la quota delle imprese intervistate che pensa di mantenere stabile i propri volumi di produzione (il 26% prevede aumenti contro il 19% che,al contrario, prospetta diminuzioni); aumenta al 12%, la percentuale di imprese che valuta “cattiva o pessima”la situazione dellaliquidità aziendale; il 14% delle intervistate (in discesa dal precedente 17%) pensa di accrescere la propria forza lavoro contro il 19% che, invece, pronostica ridimensionamenti (era il 14% a fine dicembre); è pari al 68% la quota di imprese che non intende usufruire degli incentivi “Piano Transizione 5.0” (di queste poco meno metà per “mancata rispondenza alle esigenze aziendali”).Alle tensioni geopolitiche in atto in aree strategiche, soprattutto per quel che riguarda le catene di approvvigionamento, da inizio anno si sta aggiungendo l’introduzione di nuovi dazi o la variazione delle relative tariffe, principalmente da parte degli Stati Uniti, ma, spesso come risposta, anche da altri paesi. Sono pari all’80% delle imprese rispondenti quelle che vivono questa situazione con preoccupazione o che temono conseguenze per l’azienda in seguito all’introduzione di ulteriori misure protezionistiche. Il timore principale è quello di perdere quote di export (27% dei casi), poi c’è la preoccupazione di incontrare difficoltà nelle catene di approvvigionamento (24%) e quindi quella di un aumento della pressione competitiva sul mercato europeo per il potenziale reindirizzamento di prodotti non più totalmente assorbiti dal mercato USA (23%). Nel 20% dei casi si teme una perdita di competitività e nel 6% delle restanti risposte sono state dichiarate altre conseguenze (incremento costi energetici/materie prime, incertezza/indebolimento dei mercati, ecc.).In tale scenario, – si legge nel rapporto – si sviluppano i nostri rapporti commerciali con gli Stati Uniti e la Germania che sono i nostri principali partner economici e, con riferimento al nostro settore, rappresentano i primi due mercati di sbocco dei prodotti metalmeccanici: il 43% delle imprese rispondenti esporta negli USA (di queste il 78% fino al 15% del totale export aziendale); il 65% esporta in GERMANIA ( l’86% fino al 25% del totale esportazioni dell’impresa); per fronteggiare eventuali difficoltà commerciali con USA e/o Germania, poco più di un terzo delle imprese rispondenti dichiara di non aver alcuna strategia da mettere in atto, mentre circa il 60% pensa di aumentare le esportazioni/vendite in altri mercati; con specifico riferimento agli USA, solo una quota esigua di imprese considera fattibile l’ipotesi di rilocalizzare nel paese attività o fasi produttive. 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    USA, richieste sussidi disoccupazione aumentano oltre attese

    (Teleborsa) – Aumentano e più delle attese le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA. Nella settimana al 23 maggio 2025, i “claims” sono risultati pari a 240 mila unità, contro le 229 mila unità attese e sopra ai 226 mila della settimana precedente (dato rivisto da 227 mila).La media delle ultime quattro settimane – in base ai dati del Dipartimento del Lavoro americano – si è assestata a 230.750 unità, in calo di 250 unità rispetto nella settimana precedente (231.000). La media a quattro settimane viene ritenuta un indicatore più accurato dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto appiana le forti oscillazioni osservate settimanalmente.Infine, nella settimana al 16 maggio, le richieste continuative di sussidio si sono attestate a 1.919.000, in aumento di 26.000 unità rispetto alle 1.893.000 unità della settimana precedente e superiori alle 1.890.000 attese. LEGGI TUTTO

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    USA, PIL 1° trimestre cala meno del previsto

    (Teleborsa) – Confermata in rallentamento la crescita dell’economia americana nel 1° trimestre 2025, con il dato del PIL che nella seconda lettura è stato indicato a -0,2% su base trimestrale rispetto al -0,3% della stima preliminare. Il dato, diffuso oggi dal Dipartimento del Commercio americano, si confronta con il +2,4% del trimestre precedente. Le spese personali reali, motore principale della crescita americana, sono attese in crescita dell’1,2% rispetto al +4% precedente e al +1,8% stimato dal consensus. Frenano, a sorpresa, i profitti delle imprese che riportano un -3,6% dal -0,4% del trimestre precedente (+5,9% le attese). L’indice PCE price (PCE price index), che dà un’approssimazione sulla misura dell’inflazione ed è monitorato con attenzione dalla Federal Reserve per valutare l’andamento dei prezzi, segna un +3,6%, centrando le stime degli analisti e si confronta con il +2,4% precedente. L’indice PCE core, che esclude cibi freschi ed energia, registra un +3,4%, rispetto al +3,5% delle attese e al +2,6% precedente. LEGGI TUTTO

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    Giappone, fiducia consumatori maggio sale più delle attese a 32,8 punti

    (Teleborsa) – Migliora più delle attese il sentiment dei consumatori giapponesi. Secondo quanto comunicato dall’Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, l’indice di fiducia si è attestato a maggio 2025 a 32,8 punti dai 31,2 di aprile, risultando superiore alle attese degli analisti che erano per una salita fino a 31,8 punti. All’andamento dell’indice hanno concorso l’aumento delle intenzioni di spesa di beni durevoli (+1,2 punti), l’aumento delle attese sui redditi (+0,8 punti) e quelle sullo stile di vita (+2,9 punti). In aumento anche le attese sull’occupazione (+1,6 punti). L’indice resta ancora al di sotto della soglia di 50 punti, evidenziando la persistenza di un clima negativo fra le famiglie del Sol Levante.(Foto: Photo by Andre Benz on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Ucraina, Zelensky incontra Merz: sì a cooperazione su produzione di armi. Lavrov: negoziati il 2 giugno a Istanbul

    (Teleborsa) – Il presidente dell’Ucraina, VolodymyrZelensky, ha incontrato a Berlino il cancelliere, Friedrich Merz. “Continueremo a prestare ed aumenteremo il nostro sostegno militare agli ucraini”, ha sottolineato Merz. “Non ci saranno restrizioni e gli ucraini potranno difendersi”, ha aggiunto, “continueremo ad aumentare la pressione su Mosca. Lo facciamo anche per aprire le strada ai negoziati”.”Vogliamo rendere possibile che gli ucraini abbiano armi a lungo raggio”, ha poi affermato annunciando la volontà di avviare “produzioni comuni”. “Faremo in modo che l’esercito ucraino possa essere equipaggiata di tutto quello che serve per combattere con successo”, ha infatti spiegato Merz. “Oggi abbiamo fatto un primo passo verso una cooperazione tra la Germania e l’Ucraina nella produzione di armi a lungo raggio, e questa sarà anche una cooperazione a livello industriale, che potrà avvenire sia in Ucraina sia qui in Germania. Non forniremo ulteriori dettagli per il momento, ma potete presumere che il rifiuto della parte russa di tenere colloqui, il rifiuto di osservare un cessate il fuoco, avrà ora conseguenze reali”, ha dichiarato il cancelliere.Le parole di Merz sono state commentate dal ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov, che ha definito “inquietanti” le affermazioni del cancelliere in merito alla volontà di dotare la Germania dell’esercito convenzionale più forte d’Europa. Secondo l’esponente del Cremlino, citato dalla Tass, le dichiarazioni del cancelliere tedesco “hanno ricordato a molti i periodi del secolo scorso quando la Germania è diventata per due volte la prima potenza militare d’Europa”. “E cosa è venuto da questo? – si è chiesto – Quanto dolore ha portato ai popoli, e non solo del continente europeo?”.Lavrov ha annunciato che la Russia propone un secondo round di negoziati diretti con l’Ucraina il 2 giugno a Istanbul per presentare il suo memorandum sul processo di pace. “La nostra delegazione, guidata da Vladimir Medinsky – ha dichiarato in una dichiarazione diffusa dal ministero degli Esteri – è pronta a presentare il memorandum e a fornire tutte le necessarie spiegazioni”. “Vorrei ancora una volta esprimere la mia gratitudine ai nostri partner turchi per avere offerto una piattaforma ospitale” per l’incontro, ha aggiunto.”Speriamo che tutti coloro che sono sinceramente, e non solo a parole, interessati al successo del processo di pace, sostengano la tenuta di un nuovo round di negoziati diretti russo-ucraini a Istanbul”, ha concluso Lavrov. LEGGI TUTTO

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    Tassi USA: Fed conferma approccio cauto

    (Teleborsa) – I funzionari della Federal Reserve sono ampiamente concordi che l’accresciuta incertezza economica giustifichi un approccio cauto, fino a quando l’effetto delle modifiche delle politiche del governo sarà più chiaro.E’ quanto emerge dai verbali della riunione del 6 e 7 maggio dell’istituzione guidata da Jerome Powell in cui si sottolinea che la “crescita economica e il mercato del lavoro restano solidi e l’attuale politica monetaria moderatamente restrittiva. Siamo ben posizionati per attendere una maggiore chiarezza sulle prospettive per l’inflazione e l’attività economica”. Il board ha ritenuto che i rischi di un aumento della disoccupazione e dell’inflazione fossero aumentati rispetto alla precedente riunione di marzo, principalmente a causa del potenziale impatto dei dazi. Un simile scenario potrebbe mettere in contrapposizione gli obiettivi della Fed di prezzi stabili e massima occupazione.I verbali hanno sottolineato la volontà dei funzionari della Fed di mantenere i tassi di interesse invariati per un certo periodo, poiché i cambiamenti di politica monetaria a Washington offuscano le prospettive economiche. I banchieri hanno mantenuto il tasso di riferimento della banca centrale in un intervallo tra il 4,25% e il 4,5%, durante la riunione di maggio, per la terza volta consecutiva.Le volatili politiche commerciali del presidente Donald Trump sono tra i principali fattori che determinano l’incertezza delle prospettive. La riunione della Fed, di questo mese, si è tenuta pochi giorni prima che Stati Uniti e Cina annunciassero un accordo temporaneo per ridurre i dazi sui rispettivi prodotti. LEGGI TUTTO