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    Frodi creditizie: nel 2024 l’importo medio supera i 4.800 euro (+3,2%)

    (Teleborsa) – Le frodi creditizie basate sul furto di identità continuano purtroppo a rappresentare una minaccia significativa e in costante evoluzione nel mondo finanziario, con un impatto particolarmente rilevante nel settore del credito al consumo. L’ultima analisi dell’Osservatorio CRIF – Mister Credit sulle Frodi Creditizie evidenzia come nel 2024 in Italia siano stati registrati quasi 31mila casi, con un importo medio per frode superiore a 4.800 euro e un valore economico complessivo che sfiora i 150 milioni di euro. Rispetto al 2023 cresce l’importo medio frodato (+3,2%), mentre il valore complessivo dei danni causati rimane pressoché stabile, nonostante il leggero calo del numero di frodi rilevate (-4,6%), a conferma di una tendenza verso danni economici medi sempre più rilevanti.”La piccola contrazione dei casi di frodi non deve far abbassare la guardia perché la crescita dell’importo medio fa capire come i frodatori stiano affinando le loro tecniche, sfruttando tecnologie avanzate per aggirare i controlli di sicurezza e raggiungere fraudolentemente un valore economico sempre maggiore. Per contrastare efficacemente questo fenomeno, è indispensabile adottare un approccio integrato che combini strumenti tecnologici di prevenzione con programmi di educazione finanziaria e digitale, rivolti sia ai consumatori che agli operatori del settore” afferma Beatrice Rubini, executive director della linea Mister Credit di CRIF.”I player finanziari necessitano di sistemi di prevenzione costantemente all’avanguardia, che siano in grado di intercettare tentativi di frode che diventano ogni giorno più sofisticati, anche in conseguenza dello sviluppo dei canali digitali. L’utilizzo di tecnologie come l’Intelligenza Artificiale e i big data analytics, guidate da competenze specializzate, consentono di migliorare costantemente la capacità predittiva degli strumenti antifrode, garantendo al contempo una customer experience fluida come richiedono i clienti finali e in linea con le best practice dei processi di digital onboarding e lending” commenta Simone Capecchi, executive director di CRIF.Le caratteristiche delle frodi Nel 2024 l’Osservatorio CRIF – Mister Credit rileva una netta diminuzione dei casi di frode di piccolo importo: le frodi sotto i 1.500 euro rappresentano il 20,2% del totale, in calo del 30% rispetto all’anno precedente. Una tendenza che indica come i criminali mirino a valori sempre più consistenti. Infatti, crescono i casi nella fascia 1.500-3mila euro (+11,3%) e, soprattutto, si registra quasi un raddoppio (+92,7%) dei casi tra i 3mila e i 5mila euro, che giungono a rappresentare il 15,2% del totale. Al contrario, le frodi tra i 5mila e i 10mila euro sono in lieve calo (-6,2%), mentre aumentano sensibilmente anche quelle oltre i 10mila euro (+29,4%), a conferma di una polarizzazione verso importi medi e medio-alti. Solo le frodi sopra i 20mila euro mostrano una flessione (-12,1%), segno che i colpi più eclatanti restano meno frequenti, ma le perdite complessive restano ingenti.Le tipologie di finanziamento oggetto di frode: crescono di più i prestiti personaliIl prestito finalizzato si conferma la forma di finanziamento più colpita, anche se la sua incidenza continua a ridursi (34,4% dei casi, -23,8% rispetto al 2023). Tuttavia, l’importo medio delle frodi su prestiti finalizzati cresce in modo significativo (+16,7%), attestandosi a quasi 7mila euro. In forte crescita i casi di frode su prestiti personali (+65,9%), che ora rappresentano oltre un quarto del totale e hanno un importo medio superiore ai 16.600 euro, segno che i frodatori cercano prodotti finanziari più flessibili. Le frodi su carte di credito, incluse le revolving, sono in calo (-11,2%), mentre si conferma la crescita delle truffe legate alle formule “Buy Now, Pay Later” (BNPL) che, pur restando residuali (5,7% del totale), riflettono il boom dell’e-commerce e la sua maggiore esposizione ai rischi digitali.I beni acquistati con un finanziamento fraudolento: oltre il 10% riguardano spese per la casaGuardando ai beni acquistati tramite frode, gli elettrodomestici si confermano la categoria più colpita (28,7% dei casi) – una quota rilevante riguarda il comparto auto-moto (9,6%), elettronica/informatica/telefonia (5,4%), l’arredamento (5,2%) e immobili/ristrutturazione (5,0%) – per cui complessivamente le spese per la casa arrivano al 10,2%. Rispetto al 2023 si registra una sostanziale crescita delle frodi per la tipologia consumi (+64%), che includono anche abbigliamento sportivo e beni di lusso, e quelle sugli elettrodomestici (+8,7%). Al contrario, si registra una contrazione delle frodi su auto/moto (-14,6%), spese per la salute (-15%) e arredamento (-6%). Da segnalare il forte aumento delle frodi sulle spese professionali (+51,5%), che comprendono l’avvio di attività, corsi e formazione: un segnale che i frodatori stanno diversificando i propri obiettivi, puntando anche su segmenti meno tradizionali.Profilo delle vittime e mappa delle frodi in ItaliaLa maggioranza delle vittime continua a essere rappresentata dagli uomini, che costituiscono il 64,9% del totale. In lieve diminuzione invece i casi che colpiscono le donne (-3,6% rispetto al 2023), segno che il fenomeno, pur restando trasversale, tende a colpire maggiormente la componente maschile della popolazione. Analizzando la distribuzione per fasce d’età, i 41-50enni rimangono la fascia più colpita (22,1%), seguiti dai 31-40enni (20,7%). Tuttavia, il segmento che registra il maggior incremento percentuale è quello dei 51-60 anni (+2,2%), mentre diminuiscono i casi tra gli under 30 (-1,6%). Se osserviamo l’incidenza delle frodi rispetto al credito effettivamente erogato, sono i giovani tra i 18 e i 40 anni a risultare più vulnerabili, mentre gli over 50, pur beneficiando di un accesso al credito più ampio, mostrano una minore incidenza di frodi, a conferma di comportamenti generalmente più prudenti.A livello territoriale, Lombardia, Campania, Sicilia e Lazio si confermano le regioni con il maggior numero di casi, seguite da Puglia e Piemonte. La Lombardia, in particolare, registra una crescita significativa (+6,3%), consolidando la sua posizione di regione più colpita, mentre la Campania supera la Sicilia grazie a un incremento dell’1,9%. Le Marche si distinguono per il maggiore aumento percentuale (+28,9%), pur rappresentando ancora una quota limitata del totale, mentre Emilia-Romagna (+20,9%) e Umbria (+9,7%) mostrano anch’esse un trend in crescita. Al contrario, Valle d’Aosta, Basilicata e Calabria vedono una netta diminuzione dei casi, con cali superiori al 15%.Tempi di scoperta delle frodi da parte dei consumatori In linea con il trend iniziato lo scorso anno, i tempi di scoperta delle frodi si stanno polarizzando: i casi scoperti nei primi 6 mesi superano il 40%, mentre quelli entro l’anno sono in calo del -28,9% rispetto al 2023. In generale i tempi di scoperta più lunghi subiscono un aumento, infatti il 22,9% dei casi analizzati viene scoperto dopo 3 anni, di questi il 17,2% addirittura dopo oltre 5 anni.Analizzando per tipologia di prodotto è interessante evidenziare come i mutui abbiano dei tempi di scoperta particolarmente più lunghi; infatti, quasi la totalità dei casi viene scoperta dopo oltre 5 anni dal momento della richiesta.Al contrario, le frodi su carte di credito, BNPL e leasing auto hanno dei tempi di scoperta molto più ridotti; infatti, 3 casi su 4 emergono entro un anno dal momento della richiesta; a seguire prestiti personali e finalizzati, entrambi con oltre il 60% dei casi scoperto entro i 12 mesi.”Il quadro che emerge dal nostro osservatorio – conclude Rubini – evidenzia come il fenomeno delle frodi creditizie sia in costante evoluzione, non solo nei numeri ma anche nella scelta degli strumenti finanziari colpiti. Nell’ultimo anno l’attenzione dei frodatori si è concentrata sempre più sui prestiti personali, un canale percepito come più accessibile e potenzialmente redditizio. Questa tendenza, unita all’aumento dell’importo medio frodato e alla lieve contrazione dei casi totali, suggerisce un cambiamento nelle dinamiche operative delle frodi: meno episodi, ma più selezionati e ad alto impatto. La maggiore concentrazione di frodi a danno di questa tipologia di finanziamento evidenzia la necessità di affinare continuamente le strategie di monitoraggio per anticipare e prevenire le modalità di attacco criminale”. LEGGI TUTTO

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    Fondo Renaio, finanziamento di 33 milioni di euro da Cherry Bank con garanzia SACE

    (Teleborsa) – Cherry Bank, banca specializzata nei segmenti retail, corporate e wealth management, e attiva negli NPL, nelle special situations e nei crediti fiscali, ha concluso un’operazione di finanziamento per sostenere la crescita nel mercato italiano di Renaio Infrastrukturfonds SICAV RAIF, fondo di investimento alternativo aperto (FIA).La banca, in qualità di arranger e sole underwriter, ha erogato due linee di credito per un importo complessivo di 33 milioni di euro a favore di Renaio Hydro Italia (RHI), società veicolo controllata al 100%. Le linee di credito sono state utilizzate, assieme all’investimento del fondo pari a 8 milioni di euro, per supportare il piano di espansione del fondo nel settore idroelettrico tramite l’acquisto di due impianti idroelettrici che hanno una capacità installata complessiva pari a 6,1MW. Il finanziamento è assistito dalla garanzia SACE Growth; una linea di credito è stata impiegata per il rifinanziamento dell’esposizione finanziaria di RHI.”Siamo orgogliosi di aver affiancato un player internazionale come Renaio Infrastrukturfonds SICAV RAIF in un’operazione che unisce crescita industriale e transizione energetica – ha dichiarato Giovanni Bossi, AD di Cherry Bank – Questo finanziamento, articolato e strategicamente strutturato, conferma la capacità di Cherry Bank di interpretare con competenza e visione le esigenze di investimento di lungo periodo, contribuendo allo sviluppo di asset sostenibili e alla modernizzazione dell’infrastruttura energetica del Paese”. LEGGI TUTTO

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    Contratto Nazionale Bancari: firmato testo finale con riduzione orario part time

    (Teleborsa) – È stato sottoscritto dalla Fabi e dalle altre organizzazioni sindacali First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin con l’Abi l’accordo per il testo coordinato relativo al contratto collettivo nazionale di lavoro dei 300mila lavoratori bancari italiani, rinnovato il 23 novembre 2023. Si tratta di un passaggio tecnico, ma che rende pienamente operative tutte le novità previste dal rinnovo del 23 novembre 2023, in vigore fino al 31 marzo 2026. È stata inoltre definita, con una lettera inviata dall’Abi alle organizzazioni sindacali, firmata dai segretari generali, la norma che riguarda la riduzione dell’orario di lavoro per i dipendenti part-time. Il nuovo contratto collettivo aveva portato, per i lavoratori a tempo pieno, da 37 ore e 30 minuti a 37 ore l’orario settimanale, pari a mezz’ora in meno per settimana a partire dal primo luglio 2024. Per i “part-time”, la riduzione verrà riconosciuta, dal primo gennaio 2026, con un aumento dello stipendio, cioè con un ricalcolo, su base individuale, del trattamento economico (paga oraria) spettante per l’orario pattuito ridotto; durante il periodo transitorio, erano stati riconosciuti permessi retribuiti proporzionali alla mancata riduzione di orario. Per quanto riguarda il lavoro straordinario, verrà modificata, sempre dal primo gennaio 2026, la paga oraria – sempre per tener conto della riduzione dell’orario di lavoro – con la seguente formula: 1/360 della retribuzione annua per ogni giornata diviso 7,4 (e non piu’ 7,5). Con quell’accordo del 2023 era stato concordato un aumento medio mensile della retribuzione pari aa 435 euro medi mensili. Finora, con tre distinte tranche, è stato già riconosciuto, in busta paga, il 92% dell’aumento; l’ultima tranche, da 35 euro, verrà corrisposta con la retribuzione di marzo 2026. “Con la firma di oggi completiamo un contratto nazionale che definire storico non è retorica, ma un dato di fatto. Dopo la firma del 23 novembre 2023, che ha rappresentato un punto di svolta per tutele, retribuzioni e orari di lavoro, il testo coordinato sottoscritto segna il pieno compimento di un percorso che dà finalmente riconoscimento economico anche ai lavoratori part-time, troppo spesso dimenticati nei grandi accordi di categoria. Abbiamo preteso – e ottenuto – che la riduzione dell’orario settimanale valesse anche per loro, non in forma di permessi o bonus, ma con un adeguamento retributivo reale, visibile in busta paga. È una scelta di giustizia sindacale, ma anche un segnale politico, perchè non esistono lavoratori di serie B. Oggi consolidiamo ancora una volta l’equilibrio tra qualità delle relazioni industriali e rispetto dei diritti. E si rafforza la contrattazione collettiva: il contratto nazionale non solo tiene, ma cresce e si irrobustisce. Il nostro impegno, ora, è portare a termine, con successo, anche il rinnovo del contratto dei dirigenti”, commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. LEGGI TUTTO

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    Cina, produzione industriale in crescita del 6,8% sopra le attese

    (Teleborsa) – Segnali positivi giungono da alcuni importanti datimacro cinesi pubblicati stamattina, che indicano – in particolare – una crescita superiore alle attese del PIL nei primi tre mesi dell’anno, così come la produzione industriale che è risultata superiore alle aspettative.Secondo i dati del Bureau of Statistics cinese, la produzione industriale è infatti cresciuta del 6,8% su base annua a giugno 2025, più del mese precedente (+5,8%) e del consensus (+5,6%). La crescita da inizio anno si assesta così al 6,4%, sopra il 6,3% del mese precedente.Fanno peggio delle aspettative le vendite al dettaglio. I consumi, infatti, registrano a giugno un incremento del 4,8% su base annua dopo il +6,4% rilevato a maggio, mentre le stime del mercato erano per una crescita del 5,2%. Dall’inizio dell’anno, le vendite sono salite del 4,02%, in decelerazione rispetto al +4,06% del periodo precedente.Il tasso di disoccupazione infine è rimasto stabile al 5%, in linea con le attese. LEGGI TUTTO

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    Cina, crescita PIL secondo trimestre batte le attese al +1,1% t/t

    (Teleborsa) – Nel secondo trimestre del 2025 la Cina è crescita a un tasso superiore a quello atteso dagli analisti. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, l’economia cinese ha chiuso il secondo trimestre con un Prodotto Interno Lordo (PIL) che in terminicongiunturali è aumentato dell’1,1% (+0,9% atteso, +1,2% il trimestre precedente), mentre l’aumento tendenziale è stato del 5,2%, inferiore al +5,4% del trimestre precedente.(Foto: Christian Lue on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    UE studia nuove contromisure da 72 miliardi di euro sui dazi. Von der Leyen sente Carney

    (Teleborsa) – Per ora l’Unione europea sta evitando scatti in avanti sulle contromosse sui dazi statunitensi, con la speranza di arrivare a un accordo prima dell’entrata in vigore delle tariffe proibitive del 30% il 1° agosto. I ministri del Commercio dell’UE riuniti a Bruxelles hanno infatti sostenuto la proroga al 1° agosto della sospensione del primo pacchetto di contromisure sulle importazioni dagli Stati Uniti, per un valore di circa 21 miliardi di euro, per permettere ai negoziati di proseguire.Intanto l’UE sta valutando una seconda tornata di contromisure commerciali da 72 miliardi di euro, che includerebbe aerei, automobili e componenti. Inoltre, il commissario europeo per il Commercio Maros Sefcovic sta cercando di coinvolgere formalmente i Paesi del G7, come Canada e Giappone, per coordinare le risposte di ritorsione ai dazi americani in caso di mancato accordo.Su questo fronte, è stato reso noto che ieri sera la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato con il Primo Ministro canadese Mark Carney. I leader si sono concentrati “su come rendere il Canada e l’Unione Europea più forti e competitivi di fronte all’evoluzione delle relazioni commerciali e all’incertezza economica”, si legge in una nota.von der Leyen e Carney hanno discusso dell’approfondimento del loro partenariato strategico e del rafforzamento della cooperazione tra l’Europa e l’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP) e hanno esaminato il successo del recente Vertice UE-Canada e i progressi compiuti da allora. I due leader hanno anche discusso di “nuove opportunità di collaborazione in materia di appalti e produzione industriale per la difesa, nell’ambito del loro nuovo Partenariato per la sicurezza e la difesa”. LEGGI TUTTO

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    USA, inflazione attesa in rialzo a giugno con primi impatti dei dazi

    (Teleborsa) – I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono probabilmente aumentati a giugno 2025, segnando potenzialmente l’inizio di un aumento dell’inflazione a lungo atteso, indotto dai dazi, che ha reso la Federal Reserve cauta nel riprendere i tagli dei tassi di interesse. La conferma arriverà alle 14.30, ora italiana, quando il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti diffonderà i dati, i più attesi nel calendario macroeconomico di questa settimana.L’indice headlineSecondo il consensus degli analisti, l’indice dei prezzi al consumo è probabilmente aumentato dello 0,3% il mese scorso, dopo un leggero rialzo dello 0,1% a maggio. Si tratterebbe del maggiore incremento da gennaio, con i prezzi della benzina in probabile ripresa dopo quattro cali mensili consecutivi. Inoltre, sono attesi lievi aumenti dei prezzi dei generi alimentari, anche grazie alla moderazione del costo delle uova dovuta alla riduzione dell’epidemia di influenza aviaria.Nei 12 mesi fino a giugno, si prevede che l’indice dei prezzi al consumo aumenterà del 2,6% a giugno, dopo essere aumentato del 2,4% a maggio.I dati coreEscludendo le componenti volatili di alimentari ed energia, si stima che l’inflazione core sia aumentata dello 0,3% a giugno, dopo un leggero rialzo dello 0,1% a maggio. Anche in questo caso sarebbe il maggiore rialzo, con l’aumento probabilmente dovuto a una serie di voci soggette a dazi, tra cui mobili e articoli per il tempo libero.Nei 12 mesi fino a giugno, si stima che l’inflazione core sia aumentata del 3,0%, dopo essere aumentata del 2,8% per tre mesi consecutivi.La pressione su PowellCon un rapporto relativamente positivo, è lecito aspettarsi che “nelle prossime settimane si intensifichino le richieste da parte dell’amministrazione Trump affinché la Fed abbassi i tassi di interesse”, ha fatto notare Mark Dowding, Fixed Income CIO di RBC BlueBay AM. Secondo l’esperto, ciò potrebbe sostenere i rendimenti a breve termine: “Le prospettive che il prossimo presidente della Fed venga scelto sulla base della sua disponibilità ad attuare i tagli dei tassi richiesti dal presidente potrebbero anche sostenere i titoli a 2 anni. Lo stesso scenario potrebbe innervosire i titoli a più lunga scadenza”.I dati sull’inflazione da febbraio a maggio sono stati deboli, portando il presidente Donald Trump a chiedere ripetutamente alla banca centrale statunitense di ridurre il costo del denaro.La prossima riunioneLe previsioni degli analisti suggeriscono che la banca centrale manterrà il suo tasso di interesse di riferimento nell’intervallo tra il 4,25% e il 4,50% al termine di una riunione di politica monetaria prevista per la fine di luglio. I verbali della riunione della banca centrale del 17-18 giugno, pubblicati la scorsa settimana, hanno mostrato che solo “un paio” di funzionari hanno dichiarato di ritenere che i tassi potrebbero scendere già nella riunione del 29-30 luglio.Le dichiarazioni hawkishIntanto, sono continuate ad arrivare dichiarazioni caute da parte dei componenti del Federal Open Market Committee (FOMC), il comitato della Fed che decide sui tassi. Ieri Beth Hammack, presidente della Federal Reserve Bank of Cleveland, ha detto in un’intervista di non “vedere un’imminente necessità di tagliare i tassi” e ritiene che la Fed sia “abbastanza vicina al livello del tasso neutrale”. LEGGI TUTTO

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    Riforma fiscale, Cdm: approvato esame preliminare di due decreti attuativi

    (Teleborsa) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato, in esame preliminare, due decreti legislativi di attuazione della legge di delega al Governo per la riforma fiscale. Lo si legge nel comunicato dopo il Cdm di oggi. Il primo decreto riguarda disposizioni integrative e correttive in materia di Irpef e Ires, di fiscalità internazionale, di imposta sulle successioni e donazioni e di imposta di registro, nonché di modifica allo statuto dei diritti del contribuente e ai testi unici delle sanzioni tributarie amministrative e penali, dei tributi erariali minori, della giustizia tributaria e in materia di versamenti e di riscossione. Il testo introduce norme di semplificazione per le persone fisiche e le imprese, in un’ottica – spiega la nota – “di maggiore trasparenza ed equità”. Previste, inoltre, modifiche allo Statuto dei diritti del contribuente con l’obiettivo – prosegue la nota – “di perfezionare il procedimento accertativo e rafforzare le garanzie nei confronti dei cittadini”. In particolare, l’istituto dell’autotutela obbligatoria viene esteso anche agli atti sanzionatori, chiarendo un aspetto la cui interpretazione risultava ancora dubbia. Il secondo decreto riguarda il testo unico in materia di imposta sul valore aggiunto. Il provvedimento, che ha carattere compilativo, trasfonde in un unico testo la vigente disciplina relativa all’Iva e – spiega la nota – abroga contestualmente le disposizioni di riferimento. Il nuovo testo unico, strutturato in XVIII Titoli per complessivi 171 articoli, raccoglie le disposizioni contenute nel d.P.R. n. 633 del 1972 e nel decreto-legge n. 331 del 1993, che disciplinano rispettivamente le operazioni nazionali e intra-unionali, coerentemente alla sistematizzazione della direttiva 2006/112/UE del Consiglio del 28 novembre 2006, relativa al Sistema comune dell’Iva. Inoltre, raccoglie le disposizioni, presenti in molteplici testi, che, nel corso del tempo, hanno integrato e innovato la disciplina Iva, anche in materia d’arte, antiquariato e collezione. “Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi due nuovi provvedimenti in materia fiscale che rafforzano ulteriormente il percorso di riforma intrapreso dal governo Meloni, compiendo un altro passo concreto in direzione di un fisco sempre più moderno” dichiara il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, secondo cui “tassello dopo tassello stiamo realizzando una riforma epocale, che metterà l’Italia nelle condizioni di competere con le maggiori economie mondiali”. “Nel dettaglio – spiega Leo – è stato dato il via libera in prima lettura al sesto testo unico della riforma fiscale, in materia di Iva, e al terzo correttivo Irpef-Ires, con interventi significativi che andranno a modificare l’impianto del nostro sistema tributario”. LEGGI TUTTO