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    Olidata all’università “La Sapienza” per incontrare i giovani

    (Teleborsa) – Olidata partecipa all’Industrial Liaison Program Day 2025 – Data Science dell’Università La Sapienza, in programma il 14 febbraio. Un momento di confronto tra giovani studenti, aziende e istituzioni. Olidata ha deciso di aderire per incontrare ragazze e ragazzi, raccogliere curricula e poter scovare i nuovi talenti da assumere. Il Gruppo, infatti, che nell’ultimo biennio ha assunto circa 100 persone, oggi vanta 250 dipendenti con un’età media di 40 anni. Alla costante ricerca di personale, soprattutto giovani, che possono così confrontarsi con una realtà dinamica e innovativa.In quest’occasione, il focus sarà incentrato alla ricerca di figure in grado di sviluppare strategie per l’analisi dei dati, preparare i dati per l’analisi ed analizzarli.Il rapporto con il mondo accademico è uno dei focus chiave per Olidata, che investe continuamente in formazione per i giovani assunti. Coaching costante e sistemi di welfare studiati ad hoc, sono tra i pilastri della strategia che il Gruppo mette in campo per mantenere i talenti una volta assunti.”Dalla collaborazione con le università ed il confronto con gli studenti, possono nascere importanti sinergie. L’iniziativa in collaborazione con La Sapienza ed i principali player del settore IT rappresenta un’opportunità per i giovani di entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro, al contempo per noi è una grande occasione di conoscere quelli che saranno i professionisti del domani. Puntiamo a crescere nel settore dei servizi, selezionando nuove risorse per implementare il nostro team” afferma Claudia Quadrino, AD Olidata. LEGGI TUTTO

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    Energia, Cattaneo (FI): Governo al lavoro per bollette più leggere

    (Teleborsa) – Il governo continua a lavorare su più frnti per ridurre il peso delle bollette. Lo ha spiegato oggi Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia e Responsabile nazionale dei Dipartimenti del partito, ospite a L’Aria che Tira su La7.”Questo Governo, nel breve periodo, ha dato aiuti mirati agli energivori, attraverso anche l’utilizzo del credito di imposta e altre iniziative sempre mirate”, ha ricordato il deputato forzista, citando anche i due rigassificatori voluti dal Governo “grazie ai quali paghiamo il gas meno di quanto si pagava due anni fa, quando la politica dei NO ci impediva di fare tutto”. “Nel lungo periodo, invece, con il nucleare, con un mix energetico più equilibrato, potremmo dare bollette più leggere a tutti gli italiani”, ha affermato Cattaneo, ricordando che “la Francia è il paese con più nucleare del mondo e paga l’energia il 40 per cento in meno rispetto all’Italia”. “Tra i 20 paesi più industrializzati al mondo c’è solo l’Italia a non avere il nucleare e il rinnovabile italiano oggi dipende per buona parte dal quello francese. E’ per questo che bisogna andare avanti in questa direzione per restare competitivi e abbassare le bollette agli italiani”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Miele, 1 italiano su 2 lo consuma ogni settimana ma solo 4 su 10 dichiarano di conoscerlo abbastanza

    (Teleborsa) – Dolcezza naturale, versatilità culinaria e proprietà benefiche: il miele rappresenta da sempre un gioiello dell’agroalimentare italiano, di una tradizione che affonda le radici nella notte dei tempi, tramandata da generazione in generazione, con un retaggio antico e un saper fare unico al mondo. Tutti valori riconosciuti dagli italiani che lo consumano abitualmente: oltre 1 italiano su 2 (54%) consuma miele almeno una volta a settimana, con ben un 17,4% che lo consuma tutti i giorni. Inoltre, nell’ultimo anno, circa 4 italiani su 10 (36,5%) hanno aumentato il suo consumo (con un 10,4% che lo ha molto aumentato) mentre per il 54,9% il consumo è rimasto invariato. Numeri che giustificano l’ottimo andamento delle vendite del miele confezionato. Nel 2024 nel solo canale della distribuzione organizzata si sono vendute circa 15.977 tonnellate di miele confezionato (+3,4%) per un valore di circa 169 milioni di euro (+0,8%) (Fonte: Circana).La colazione è il pasto d’elezione per 7 italiani su 10, facendo emergere un consumo di miele soprattutto al mattino. Tra le occasioni di consumo, segue lo spuntino di metà mattina (15,9%) o metà pomeriggio (37,1%). Il 19,5% consuma miele dopo cena e il 10,4% dopo l’attività sportiva, mentre è meno diffuso l’utilizzo del miele a pranzo o a cena (rispettivamente 5,2% e 7,1%).Nonostante l’alta frequenza di consumo, gli italiani non si considerano esperti conoscitori di miele: solo 4 italiani su 10 dichiarano di conoscerlo abbastanza o molto (con un esiguo 5,2% che lo conosce approfonditamente), mentre circa un ¼ della popolazione italiana lo conosce poco o per niente. Tra gli aspetti meno conosciuti, le varie tipologie di miele così diverse tra loro (oltre 60 e ognuna vanta proprietà diverse). I consumi si indirizzano sul millefiori (64,2%), sul miele di acacia (51,9%), e a seguire il miele di castagno (30,2%), quello di agrumi (22,4%), il miele di eucalipto (18.1%). La presenza di miele come ingrediente in un prodotto alimentare rispetto all’impiego di altri ingredienti (zucchero, sciroppi, dolcificanti alternativi) è riconosciuto come un valore aggiunto in fase di acquisto per quasi l’80% degli italiani e per ben il 40% è un dettaglio che orienta la scelta di acquisto. Si deve ricordare che il miele rientra nella lista degli ingredienti di numerosi e rinomati prodotti alimentari tipici italiani (es. dolciumi, prodotti da forno, caramelle), nonché in specialità regionali (es. struffoli).Lo rivela la ricerca “Gli Italiani e il miele” commissionata dal Gruppo Miele di Unione Italiana Food ad Astraricerche per indagare il rapporto degli italiani con il nettare degli dèi.”Gli italiani hanno incrementato il consumo di miele nell’ultimo anno – afferma Raffaele Terruzzi, Presidente del Gruppo Miele di Unione Italiana Food, Presidente dei confezionatori italiani di miele – Sono tutti dati positivi che riempiono d’orgoglio l’industria italiana del miele che lavora da sempre per garantire che solo i migliori mieli nazionali ed esteri arrivino sulle tavole dei nostri connazionali, grazie a controlli accurati che garantiscono l’elevata qualità del prodotto, a tutela della reputazione delle aziende”. LEGGI TUTTO

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    OpenAI, Elon Musk pronto a ritirare l’offerta da 97 miliardi

    (Teleborsa) – Elon Musk ritirerà l’offerta se OpenAI resterà una no profit. E’ questa la condizione dettata dal miliardario nella documentazione depositata in tribunale, secondo quanto affermano i suoi legali. “Se il consiglio di amministrazione di OpenAI è pronto a preservare la missione di beneficenza e a togliere la scritta ‘in vendita’ dai suoi beni così da bloccare la conversione” a società a scopo di lucro, “Musk ritirerà l’offerta”, si legge nel documento.Musk alla guida di un consorzio di investitori ha lanciato un’offerta su OpenAI di Sam Altman, la no-profit che ha generato ChatGPT e che si occupa di sviluppare l’intelligenza artificiale, mettendo sul piatto 97 miliardi di dollari, ma ricevendo in cambio un “no, grazie” dallo stesso amministratore delegato della startup.(Foto: Levart_Photographer on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, i prezzi alla produzione salgono più delle attese

    (Teleborsa) – Salgono più delle attese, a gennaio, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), i prezzi alla produzione hanno registrato una salita dello 0,4% su base mensile, dopo il +0,5% del mese precedente e contro il +0,3% stimato dagli analisti. Su base annua i prezzi hanno registrato un incremento del 3,5%, superiore al consensus (+3,2%) e come il mese precedente.I prezzi dei beni e servizi “core”, ovvero l’indice depurato dalle componenti più volatili quali il settore alimentare e quello dell’energia, segnano una salita dello 0,3% su base mensile (+0,4% il mese precedente e +0,3% atteso), mentre su anno registrano un +3,6% contro il +3,7% del mese precedente (+3,3% atteso). LEGGI TUTTO

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    Più bio in Ue: in 2023 coltivati a biologico 18 mln ettari, +3,6%

    (Teleborsa) – Cresce la superficie coltivata in biologico nell’Unione Europea: la percentuale di superfici agricole coltivate con metodo biologico nel 2023 ha raggiunto l’11% ed è pari a quasi 18 milioni di ettari. L’Italia, in questo contesto, è prima in Ue sia per Sau (superficie agricola utilizzata) sia per numero di operatori. Sono i dati del “The World of Organic Agriculture 2024”, riferiti al 2023, e presentati a Biofach dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con Ifoam, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale. L’indagine rileva che i terreni biologici nell’Unione Europea hanno raggiunto 17,7 milioni di ettari, pari al 10,9% della superficie agricola totale e con un incremento del 3,6% rispetto al 2022. Estendendo il perimetro all’intero territorio europeo, i campi coltivati a biologico comprendono 19,5 milioni di ettari (+4,1% rispetto all’anno precedente) con una percentuale dell’11%. Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Spagna, con 3 milioni di ettari, supera la Francia che segue con 2,8 milioni di ettari, mentre l’Italia occupa il terzo posto con 2,5 milioni di ettari, ma è prima come percentuale di Sau bio, che sfiora il 20%, circa il doppio della media europea. L’Italia mantiene anche il primato per quanto riguarda il numero di produttori bio, con oltre con 84.191 operatori sui 495mila attivi nell’intera Europa. Inoltre, si posiziona al vertice della classifica anche per quanto concerne il numero di trasformatori, quasi 25mila, su una quota totale in Europa di 94.627. Dopo un lieve calo nel 2022, è tornato positivo anche l’andamento del mercato, che ha raggiunto i 54,7 miliardi di euro in Europa (+3%), di cui 46,5 miliardi nell’Unione Europea (+ 2,9%). La Germania rimane il mercato principale, con vendite che si attestano a 16,1 miliardi di euro. L’UE si posiziona come il secondo mercato per i prodotti biologici, dopo gli Stati Uniti con 59 miliardi di euro. A livello mondiale, secondo le statistiche evidenziate da “The World of Organic Agriculture 2024”, l’area agricola coltivata a biologico è aumentata del 2,6% nel 2023, raggiungendo un totale di 98,9 milioni di ettari, gestiti da 4,3 milioni di produttori biologici. Sono incrementate anche le vendite al dettaglio di prodotti biologici che hanno superato i 136 miliardi di euro. LEGGI TUTTO

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    CDP e Banca Islamica di Sviluppo: primo accordo per promuovere crescita sostenibile e cooperazione economica

    (Teleborsa) – Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e il Gruppo Banca Islamica di Sviluppo (Islamic Development Bank Group – IsDB Group) hanno siglato un Memorandum d’Intesa (MoU), prima iniziativa di collaborazione tra le due istituzioni finanziarie. L’accordo, firmato presso la sede di CDP a Roma da Dario Scannapieco, amministratore delegato di CDP, e da Muhammad Al Jasser, presidente del Gruppo Banca Islamica di Sviluppo, stabilisce un quadro strategico di cooperazione nella finanza per lo sviluppo internazionale. L’obiettivo è sostenere progetti con un elevato impatto economico, sociale e ambientale nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, in linea anche con il Piano Mattei del Governo italiano.La partnership tra CDP e IsDB Group, istituzione multilaterale di sviluppo con sede a Gedda in Arabia Saudita, si concentrerà su aree strategiche per la crescita economica, tra cui la condivisione di conoscenze e opportunità di co-finanziamento e co-investimento nei settori della sostenibilità climatica e ambientale, dell’accesso all’energia, della sicurezza alimentare, dell’agricoltura, delle infrastrutture sostenibili e dello sviluppo del settore privato, con particolare attenzione al supporto delle PMI e alla creazione di occupazione locale. Inoltre, il protocollo definisce modalità per promuovere il coinvolgimento delle imprese italiane nei paesi membri del Gruppo IsDB, facilitando l’accesso alle opportunità e diffondendo informazioni sui processi di appalto, oltre a sostenere iniziative per l’empowerment di giovani e donne.La collaborazione si concentrerà sulle principali regioni in cui operano sia CDP che IsDB Group, garantendo un approccio mirato su iniziative da sviluppare in particolare in Africa, ma anche in altre aree, tra cui l’Asia centrale e sud-orientale.L’intesa ha origine dalla collaborazione avviata durante l’evento organizzato tra le Banche di Sviluppo arabe e le istituzioni finanziarie italiane a margine della COP16 di Riad e si inserisce nell’ambito degli accordi finalizzati in occasione della missione ufficiale del Governo italiano ad Al Ula in Arabia Saudita dello scorso 26 gennaio.”La partnership con il Gruppo Banca Islamica di Sviluppo rappresenta un passo avanti significativo nella strategia di cooperazione internazionale di CDP. La mutua collaborazione in settori strategici è fondamentale per generare impatto. Combinando gli sforzi e la condivisione delle conoscenze, possiamo ampliare la portata delle nostre iniziative, sostenendo una crescita economica sostenibile e inclusiva in aree geografiche chiave, come l’Africa, in linea con il Piano Mattei del Governo italiano”, ha dichiarato Scannapieco.”Le partnership sono sempre state un pilastro fondamentale della missione del Gruppo IsDB. In un contesto di sviluppo in continua trasformazione, il mio impegno – ha sottolineato Al Jasser – è quello di definire un quadro di co-finanziamento ambizioso ma flessibile, che rafforzi la collaborazione tra le nostre istituzioni. Coordinando i nostri sforzi, possiamo massimizzare l’impatto, promuovere uno sviluppo sostenibile e rispondere in modo efficace alle crescenti esigenze dei nostri paesi membri.” LEGGI TUTTO

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    Startup innovative: i giovani “pesano” di più al Nord, le donne più al Sud

    (Teleborsa) – I giovani “pesano” di più al Nord, le donne più al Sud. Al Settentrione gli under 35 conducono il 17,2% delle startup innovative dell’area, Piemonte in testa con il 23,2%, contro il 16,9% della media nazionale e del Centro e il16,4% del Sud. Ma la mappa geografica si “capovolge” se guardiamo alla quota delle startup innovative guidate da donne nelle singole macro-ripartizioni: nel Mezzogiorno, infatti, pesano di più (15,8%), con punte del 27,5% in Molise, seguito a ruota dal Centro (15,1%) e dal Nord (11,8%). È la geografia delle startup innovative in Italia nel 2024 disegnata dall’analisi del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere. “La crescita e il rafforzamento di queste imprese sono essenziali per far sì che l’economia e l’innovazione italiana tenga il passo con l’Europa e con il resto del mondo” ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che ha aggiunto “le 12mila start up esistenti al momento pongono l’Italia al quarto posto in Europa, ci sono dunque ancora ampi spazi di miglioramento. A partire dalla partecipazione delle donne che appare ancora poco rilevante e va quindi ulteriormente incoraggiata. Tra tutte le start up esistenti, solo il 6,6% ha fatto scale up, cioè ha superato il milione di euro di fatturato o di capitale sociale tra il 2019 e il 2023. La percentuale è un po’ più alta (12,6%) tra le start up con brevetto in tecnologie strategiche. Le nuove leggi sulle start up innovative potranno favorire questo processo concentrando, ad esempio, le agevolazioni sulle imprese col maggior potenziale di crescita e innovazione e incentivando gli investimenti in ricerca e sviluppo”.Al Nord giovani e donne startupper sono più numerosi, soprattutto a Milano In termini assoluti giovani e donne startupper restano più numerosi al Nord che detiene più della metà delle start up innovative under 35 del Paese, più precisamente 1.084 su 2.049, e oltre un terzo di quelle femminili, ovvero 745 su 1.648, oltre che il 52% del complesso di queste realtà produttive. Ma all’interno del Settentrione si evince anche una rilevante dicotomia: il Nord ovest fa da traino, con quasi il 37,3% delle startup giovanili italiane (765unità) e con il 29,4% (485) di quelle guidate da donne, mentre il Nord est frena presentando l’incidenza più bassa d’Italia sia per quanto riguarda gli startupper under 35 (319 pari al 15,5% del totale dell’area) sia per le femminili (260 pari al 15,8% dell’area). A livello regionale, la metà di queste imprese si trova in Lombardia (568 quelle giovanili equivalenti al 27,7% del totale nazionale e 382 quelle femminili pari al 23,2%), Campania (242 quelle giovanili pari all’11,8% del totale Italia e 232 quelle femminili pari al 14,1%) e Lazio (231quelle giovanili pari all’11,3% e 224 quelle femminili pari all’13,6%). Non sorprende dunque trovare nelle prime tre posizioni della classifica provinciale Milano (che detiene 408 startup innovative giovanili ovvero il 19,9% di quelle nazionali e 281 startup innovative femminili ovvero il 17,1% di quelle italiane), Roma (206 quelle under 35 il 10,1% e 200 quelle femminili pari al 12,1%,) e Napoli (139 quelle giovanili il 6,8% e 121 quelle femminili 7,3%). Nel complesso, comunque, le startup innovative presentano un’incidenza dei giovani quasi doppia rispetto a quella del totale delle imprese italiane (16,9% contro l’8,4%) e una quota di imprese femminili pari a circa la metà di quella del complesso delle aziende del Paese (13,6% contro 22,7%).Al Mezzogiorno corrono più veloci Le startup innovative under 35 sono cresciute del 66,5% tra il 2016 e il 2024, ma al Meridione hanno allungato maggiormente il passo (+69,1%). Seguono il Nord 67,5% – rallentato dall’andamento del Nord est (+12,7%) – e il Centro (60,2%). A livello regionale maggiori accelerazioni si riscontrano in Valle d’Aosta che registra comunque pochissime realtà produttive (+200,0%), Campania (+184,7%) e Lombardia (+124,5%). Mentre sul piano provinciale, spiccano il volo Lecco (+500%), Sondrio (+400%) e Prato (+300%), seppur ancora una volta con numeri esegui di partenza. Ed è ancora il Mezzogiorno ad avanzare più speditamente anche sul fronte delle startup innovative femminili con incrementi del 175,5%, a fronte del +106,3% del Centro e del + 99,7% del Nord frenato ancora una volta dal passo del Nord est (+59,5%). Boom di crescita si registrano a livello regionale in Molise (+533,3%), Campania (+337,7%) e Puglia (+203,7%). Mentre sul piano provinciale, spiccano Avellino (da 2 a 22, +1000,0%), Brindisi (+900,0%) e Como (+700,0%).Nel Triveneto meno di una start up su 10 è donnaIl Molise è la prima regione dove il peso relativo le startup femminili sul totale di queste realtà locali si presenta maggiore (27,5%), seguito dalla Basilicata (20,6%) e dalla Calabria (18,4%). Sul fronte opposto in fondo alla classifica troviamo il Friuli-Venezia Giulia (9,4%), il Trentino-Alto Adige (10,0%) e la Liguria (10,5%). A livello provinciale meglio fanno Isernia, La Spezia e Vibo Valentia, tutte e tre con una quota pari al 33,3%, sebbene possano contare su un numero esiguo di startup innovative femminili.Abruzzo la regione meno “giovanile”È il Piemonte ad accaparrarsi l’etichetta della regione più giovanile, vantando quasi una startup innovativa giovanile su quattro (23,2%). A completare il podio Trentino Alto-Adige (21,3%) e Valle d’Aosta (20,0%). Le meno giovanili sono invece Abruzzo (11,4%), Umbria (12,3%) e Friuli-Venezia Giulia (12,4%). Infine, per quanto riguarda le province, emerge un quadro variegato, che vede Biella (33,3%), Vibo Valentia (33,3%) e Forlì-Cesena (31,9%) sul podio delle startup giovanili (sebbene tra queste solo Forlì-Cesena, con 15 startup innovative giovanili può vantare numeri assoluti rilevanti) e ben quarantacinque province con un tasso giovanile superiore alla media nazionale. LEGGI TUTTO