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    Papa Francesco: i funerali sabato alle 10, cinque giorni di lutto nazionale

    (Teleborsa) – Il Consiglio dei Ministri ha deliberato cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco. “Abbiamo adottato il provvedimento che consente al Capo dipartimento della Protezione civile”, Fabio Ciciliano, “di occuparsi di mobilità, assistenza e accoglienza in questi giorni fino alla elezione del nuovo pontefice. Per quanto riguarda le misure di ordine pubblico, rimangono in capo al Prefetto di Roma che comunque si raccorderà con il Capo dipartimento il quale opererà anche in regime di deroga” ha spiegato Musumeci, al termine del Consiglio dei ministri, precisando che “è già stato adottato un provvedimento per i primi 5 milioni di euro”, e che la figura di Ciciliano “corrisponde a quella di un commissario”. “Tutte le cerimonie sono consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno”, ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, rispondendo a chi gli domandava se saranno consentite le cerimonie del 25 aprile.Domani, mercoledì 23 aprile alle ore 9.00, la bara con il defunto Romano Pontefice Francesco sarà portata dalla Cappella della Domus Sanctæ Marthæ alla Basilica Papale di San Pietro, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 41-65)”. Lo comunica l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche. “Dopo il momento di preghiera, presieduto da Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha inizio la traslazione. La processione percorrerà la Piazza Santa Marta e la Piazza dei Protomartiri Romani; dall’Arco delle Campane uscirà in Piazza San Pietro ed entrerà nella Basilica Vaticana attraverso la porta centrale. Presso l’altare della Confessione il Cardinale Camerlengo presiederà la Liturgia della Parola, al termine della quale avranno inizio le visite alla salma del Romano Pontefice”.Stamattina, intanto, sopralluogo in piazza San Pietro per mettere a punto nel dettaglio le misure di sicurezza in vista dei funerali di papa Francesco, fissati per sabato mattina, e dell’esposizione della salma a partire da domani. A partecipare polizia, carabinieri, protezione civile e tutti gli enti coinvolti. Sotto la lente la gestione dei flussi dei fedeli in arrivo, delle autorità e la dislocazione dei mezzi di soccorso. Ai funerali parteciperanno – oltre a Trump e Zelensky – anche i monarchi spagnoli Felipe VI e Letizia e il Premier britannico Keir Starmer. LEGGI TUTTO

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    Fisco, UNGDCEC: “Ancora nessuna istruzione per la riduzione contributiva del 50% per artigiani e commercianti”

    (Teleborsa) – A ridosso della scadenza del primo versamento dei contributi previdenziali per artigiani e commercianti, prevista per il 16 maggio, l’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili denuncia l’assenza di indicazioni operative sulla riduzione del 50% dei contributi, introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024, art. 1, comma 186) a favore dei nuovi iscritti alla gestione speciale INPS.”La norma è in vigore da mesi, ma l’Istituto non ha ancora reso disponibili le istruzioni necessarie per permettere ai beneficiari di usufruire concretamente della misura – afferma Francesco Cataldi, presidente UNGDCEC –. Invitiamo l’INPS e il Ministero del Lavoro a intervenire con urgenza per sbloccare la situazione e garantire ai contribuenti la possibilità di operare con certezza normativa. È necessario, inoltre, istituire un tavolo tecnico permanente che analizzi preventivamente e monitori l’attuazione delle norme con impatti contributivi rilevanti per imprese e professionisti”.”Questa situazione di incertezza e ritardo – sottolinea Massimiliano Dell’Unto, consigliere di giunta dei Giovani Commercialisti – ricalca purtroppo precedenti analoghi e caratterizza l’operato del Ministero del Lavoro e dell’INPS, creando notevoli difficoltà operative per i professionisti e le imprese. I Commercialisti si trovano nell’impossibilità di fornire risposte chiare ai propri clienti, mentre le aziende devono rinunciare a programmare le loro dinamiche finanziarie. Basti pensare che, nonostante la recente comunicazione inviata agli intermediari che annunciava la disponibilità sul portale INPS dei codici e degli importi per la predisposizione delle quattro rate trimestrali, gli importi risultano ancora calcolati sull’aliquota piena, anche per coloro che, secondo legge, avrebbero diritto alla riduzione del 50%. Il tutto in assenza di qualunque chiarimento da parte dell’Istituto, a quasi quattro mesi dall’entrata in vigore della norma. Si tratta dell’ennesima occasione mancata – conclude – che mostra come i tempi fissati dal Legislatore vengano disattesi, generando sfiducia e penalizzando chi legittimamente attende misure di sostegno già approvate”. LEGGI TUTTO

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    SIAM, Lollobrigida incontra omologo marocchino El Bouari

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha incontrato oggi a Mekne’s il ministro dell’Agricoltura, della Pesca, dello Sviluppo Agricolo, delle Acque e delle Foreste del Regno del Marocco, Ahmed El Bouari.L’incontro, si legge in una nota, si è svolto nel più ampio contesto del Salon International de l’Agriculture au Maroc (SIAM), giunto alla 17esima edizione. Alla fiera dell’agroalimentare più importante del continente africano l’Italia è presente con lo stand dell’ITA (Italian trade agency) e con più di 10 aziende impegnate a vario titolo in territorio marocchino. Al centro del colloquio bilaterale le numerose opportunità di cooperazione: dalla gestione delle risorse idriche in agricoltura all’utilizzo della meccanica per garantire la sicurezza e la sovranità alimentare.I due Ministri hanno condiviso l’interesse a valorizzare progetti di partenariato tra Italia e Marocco nel settore agroalimentare e delle infrastrutture di servizio all’agricoltura. L’Italia partecipa al progetto europeo di gemellaggio istituzionale insieme a Francia e Spagna nell’ambito della gestione delle foreste. Si è parlato poi delle nuove opportunità di collaborazione nel settore della meccanizzazione agricola e delle nuove tecniche di irrigazione, fondamentali per la modernizzazione delle produzioni, ambito in cui l’Italia può offrire soluzioni all’avanguardia. L’incontro si inserisce nel quadro delle iniziative istituzionali promosse dal Masaf per consolidare le relazioni internazionali e valorizzare l’eccellenza del sistema agroalimentare italiano nei principali contesti fieristici internazionali. LEGGI TUTTO

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    UE, UniCredit: dazi “reciproci” USA dovrebbero essere al 3% considerando i servizi

    (Teleborsa) – I dazi “reciproci” annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Trump il 2 aprile hanno preso in considerazione solo gli scambi di beni, portando a dazi sproporzionati sull’Europa, dato che gli Stati Uniti registrano un surplus commerciale nei servizi. Lo evidenzia un report di UniCredit sul tema, suggerendo che – con i negoziati in corso con Washington – Bruxelles dovrebbe spostare il dibattito sugli scambi di servizi, se non per cambiare la narrativa dell’amministrazione Trump, almeno per ottenere un certo potere.Un’eventuale ritorsione contro il settore tecnologico statunitense contribuirebbe a contrastare la narrativa distorta dell’amministrazione Trump sui deficit commerciali, si legge nel rapporto firmato dall’economista Edoardo Campanella. Indipendentemente dai fattori effettivi alla base di questi deficit (ad esempio, un basso tasso di risparmio negli Stati Uniti), il presidente Trump si concentra solo sugli scambi di beni, ignorando quelli di servizi. Se si considerassero entrambe le categorie di importazioni ed esportazioni, il commercio tra Stati Uniti e UE sarebbe pressoché in pareggio. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno registrato un lieve deficit commerciale complessivo con l’UE di 48 miliardi di euro, a fronte di un deficit commerciale per le merci di 158 miliardi di euro. La differenza tra i due è equivalente al surplus commerciale dei servizi degli Stati Uniti rispetto all’Europa (circa 109 miliardi di euro).Applicando al deficit commerciale complessivo degli Stati Uniti la formula utilizzata dall’amministrazione Trump il “Liberation Day”, il dazio reciproco che gli Stati Uniti dovrebbero applicare sulle importazioni dall’UE sarebbe di circa il 3%, ben al di sotto del dazio del 20% imposto il 2 aprile e leggermente superiore al dazio medio di circa l’1,5% applicato all’Europa prima dell’annuncio dei dazi.”L’Europa probabilmente non sarà in grado di convincere l’amministrazione Trump che il calcolo corretto per la stima dei dazi reciproci (supponendo, con grande dubbio, che la formula del 2 aprile sia quella corretta) debba includere anche il commercio di servizi – si legge nella ricerca – Dopotutto, il presidente Trump guarda agli squilibri commerciali attraverso la lente della politica, piuttosto che dell’economia. Secondo la narrazione del MAGA, le importazioni di beni sono dannose per gli Stati Uniti perché contribuiscono alla deindustrializzazione del Paese e all’impoverimento delle regioni ad alta intensità manifatturiera. Ciononostante, Bruxelles ha un peso nei negoziati con la Casa Bianca, soprattutto perché alcune delle aziende tecnologiche più attive in Europa hanno stretti legami con l’amministrazione Trump. In un certo senso, questo contribuirebbe a ricalibrare il dibattito. Le ritorsioni contro il commercio di servizi sarebbero coerenti con una significativa escalation delle tensioni con Washington e potrebbero richiedere l’attivazione dello Strumento anticoercizione dell’UE, introdotto nel 2023″.(Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Italia, Prometeia: con scenario dazi avverso c’è impatto di 0,6 punti percentuali su PIL 2025

    (Teleborsa) – Gli indicatori economici all’inizio del 2025 erano già contrastanti, indicando un rallentamento negli Stati Uniti e in Europa e alcuni segnali di accelerazione in Cina. A ciò si sono aggiunti i dazi della nuova amministrazione statunitense, i cui effetti sono ancora difficile da stimare. È quanto emerge dal brief di aprile di Prometeia, che ipotizza due scenari alternativi: uno corrispondente alla situazione attuale dopo la sospensione dei dazi annunciata il 2 aprile; una seconda, che riflette la struttura tariffaria annunciata il 2 aprile e include misure di ritorsione proporzionali da parte dei partner commerciali.Prometeia stima che i dazi del 2 aprile hanno rappresentato un aumento di circa 14 punti percentuali dell’aliquota tariffaria media statunitense rispetto alle ipotesi di base. L’introduzione di misure di ritorsione aggrava le prospettive generali, in particolare per gli Stati Uniti, che andrebbero incontro a una perdita di competitività globale equivalente a un aumento del 15% dei prezzi all’esportazione. Tuttavia, questo impatto è in qualche modo mitigato dal fatto che le esportazioni costituiscono una quota relativamente piccola del PIL statunitense, poco più dell’11%.In base a questa ipotesi, il modello indica che gli Stati Uniti sosterrebbero il costo più significativo in termini di PIL, circa 1,6 punti percentuali al di sotto del valore di riferimento in due anni, con effetti persistenti nel medio termine. Altri Paesi subirebbero impatti più lievi: un calo di circa 1,1 punti percentuali per la Cina e di poco più di 0,5 punti percentuali per l’Eurozona. A livello globale, queste misure si tradurrebbe in una riduzione di 1 punto percentuale del PIL e in un calo di 2,1 punti percentuali del commercio mondiale.Il secondo scenario, che rappresenta una simulazione di “status quo”, con un dazio universale del 10% e una guerra commerciale con la Cina, suggerisce un deterioramento più marcato del PIL statunitense a breve termine rispetto al primo scenario, con un calo di 2 punti percentuali al di sotto del valore di riferimento nel 2026, principalmente a causa di dazi bilaterali tra Stati Uniti e Cina molto più elevati. Paradossalmente, nel medio termine, l’entità dei dazi scoraggerebbe significativamente le importazioni dalla Cina, riducendo così l’onere tariffario medio e l’inflazione associata. In questo contesto, la Cina subirebbe una notevole perdita di PIL rispetto allo scenario di riferimento (circa 2,6 punti percentuali), principalmente a causa della riduzione della quota di mercato negli Stati Uniti. Al contrario, l’impatto sull’Eurozona deriva dall’indebolimento dell’attività globale (una riduzione di 1,9 punti percentuali del PIL mondiale rispetto allo scenario di riferimento), che porterebbe la perdita di PIL a 0,7 punti percentuali rispetto allo scenario di riferimento, anche in presenza di un regime tariffario più favorevole.Infine, basandosi sui risultati dello scenario del 2 aprile, che prevede un calo della domanda estera per le esportazioni italiane e un aumento dei prezzi all’importazione, Prometeia ha elaborato uno scenario più completo per l’economia italiana. Questa analisi ha considerato fattori aggiuntivi, come il calo della fiducia delle imprese, le fluttuazioni dei tassi di interesse di riferimento e di mercato e i relativi effetti ricchezza. Il PIL è cresciuto dello 0,5% nel 2024 e, secondo le previsioni, crescerà dello 0,6% nel 2025.Nel breve termine, i tassi di interesse di riferimento nell’area dell’euro scenderebbero all’1,75% entro l’estate, sostenendo l’economia. L’inflazione dovrebbe essere leggermente superiore rispetto allo scenario di base, ma non dovrebbe superare il 2%, mentre i tassi a lungo termine rimarrebbero inferiori a causa della prevista crescita più lenta, iniziando a salire solo dopo il 2026. Lo scenario sarebbe inoltre caratterizzato da una maggiore incertezza, che porterebbe a una riduzione della formazione del reddito disponibile, a una spesa dei consumatori più cauta e a un calo del valore della ricchezza finanziaria. Il calo del PIL rispetto allo scenario di base sarebbe di circa 0,6 punti percentuali nel 2025 e 1 punto percentuale nel 2026, poiché tutte le ipotesi aggiuntive aggiungono un ulteriore calo rispetto a quelle puramente commerciali. LEGGI TUTTO

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    USA-Cina, con escalation guerra commerciale a rischio un’arteria chiave del commercio globale

    (Teleborsa) – La guerracommerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto livelli senza precedenti, con dazi reciproci che hanno toccato il 125%. L’ultimo rapporto Coface evidenzia come questa escalation, iniziata dopo l’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump il 2 aprile, rischi di rendere il commercio tra le due superpotenze economicamente insostenibile, aumentando notevolmente il rischio di recessione. Tra i settori più colpiti figurano i beni di consumo manifatturieri cinesi e le esportazioni statunitensi di prodotti agricoli, energetici e tecnologici avanzati.”L’accelerazione della guerra commerciale USA-Cina rappresenta un punto di svolta nelle relazioni economiche globali. Non è semplicemente una disputa commerciale, ma un potenziale riassetto strutturale dell’economia mondiale – ha commentato Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa Coface –. Quando due economie che rappresentano oltre il 40% del PIL globale impongono reciprocamente dazi superiori al 100%, stanno recidendo un’arteria fondamentale del commercio internazionale. La velocità di questa escalation, con ritorsioni che hanno rapidamente superato ogni precedente, è particolarmente preoccupante: da incrementale, il confronto è diventato esponenziale, creando un’incertezza che rischia di paralizzare gli investimenti globali e innescare una recessione significativa”.Per gli USA, Coface delinea uno scenario di base in cui l’economia entra in recessione, con disoccupazione in aumento verso il 5-6% e inflazione al 4% entro fine anno. Un preoccupante scenario di rischio vede possibili deflussi di capitale e una crisi della bilancia dei pagamenti, come suggerito dal recente deprezzamento del dollaro e dall’aumento dei rendimenti dei Treasury. Per la Cina, lo shock tariffario potrebbe essere parzialmente attenuato dal mercato interno, con le vendite nazionali che rappresentano l’81% delle entrate delle imprese industriali, contro solo il 2,7% delle esportazioni dirette verso gli USA. Tuttavia, incertezze prolungate potrebbero ulteriormente indebolire un sentiment già fragile a causa di pressioni deflazionistiche e della crisi immobiliare.”Le imprese italiane affrontano uno scenario di crescente complessità, con catene di approvvigionamento sotto pressione senza precedenti – ha sottolineato Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia –. Il nostro settore manifatturiero potrebbe trovarsi esposto a molteplici vulnerabilità: dall’aumento dei costi delle componenti asiatiche alla potenziale chiusura di sbocchi commerciali strategici, fino alla competizione intensificata sui mercati terzi da produttori cinesi in cerca di alternative. Questo riassetto potrebbe però offrire opportunità per le aziende capaci di riposizionarsi come fornitori affidabili in catene del valore più regionalizzate. Il nostro impegno è fornire alle imprese italiane strumenti sempre più sofisticati per navigare in questo scenario, identificando con precisione sia le vulnerabilità che le opportunità emergenti da questa ridefinizione degli equilibri commerciali globali”.(Foto: Adobe Stock (ex Fotolia.it)) LEGGI TUTTO

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    JSW, finanziamento di 33 milioni di euro da governo tramite Invitalia per Piombino

    (Teleborsa) – JSW Steel, parte del conglomerato indiano JSW, ha firmato un Contratto di Sviluppo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), la Regione Toscana e INVITALIA. Il Contratto di Sviluppo è in linea con il Protocollo d’Intesa del 1° marzo 2024 firmato tra JSW e il MIMIT, volto a rilanciare lo storico sito industriale “Acciaieria di Piombino”, attraverso l’ammodernamento degli impianti e il potenziamento dell’attività industriale.JSW Steel produce e distribuisce rotaie attraverso il suo laminatoio di Piombino, con una capacità produttiva di rotaie pari a 0,32 MTPA.In base al Contratto di Sviluppo, JSW Steel riceve un finanziamento di 33 milioni di euro dal Governo italiano tramite INVITALIA. L’importo di 33 milioni di euro è costituito dai finanziamenti destinati allo sviluppo del progetto di ammodernamento del laminatoio ferroviario, implementato da JSW a Piombino, per un costo stimato di 143 milioni di euro. Questo progetto quasi raddoppierà la capacità del laminatoio ferroviario, passando da circa 0,32 MTPA a 0,6 MTPA, consentendo inoltre a JSW di aumentare la lunghezza delle rotaie prodotte da 108 metri a 120 metri.Il Contratto di Sviluppo è vincolante per tutte le parti e l’ottenimento dei finanziamenti previsti è soggetto alle consuete condizioni sospensive previste dalla legge italiana vigente, si legge in una nota. LEGGI TUTTO

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    ASPI: CdA nomina Arrigo Giana AD, Andrea Valeri vice-presidente

    (Teleborsa) – Il neoeletto Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia (ASPI), riunitosi sotto la presidenza di Antonino Turicchi, ha nominato Arrigo Giana quale Amministratore Delegato e Andrea Valeri Vice-Presidente.Il Consiglio, inoltre, con il parere favorevole del Collegio Sindacale, ha confermato Piergiorgio Peluso come Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2027. LEGGI TUTTO