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    USA, ISM manifatturiero sopra stime a settembre

    (Teleborsa) – Migliora leggermente l’attività manifatturiera negli Stati Uniti a settembre, pur mantenendosi in fase di contrazione. Lo segnala l’ISM – Institute for Supply Management sulla base del consueto sondaggio mensile.L’indice dei direttori di acquisto del settore manifatturiero si è attestato a 49,1 punti, rispetto ai 48,7 punti del mese precedente, risultando superiore alle attese degli analisti che stimavano una salita fino a 49 punti. L’indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, si mantiene tuttavia ancora sotto la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività.Fra le varie componenti dell’indice, quella sui nuovi ordini scende a 48,9 punti da 51,4, mentre quella sull’occupazione aumenta a 45,3 da 43,8 e la componente relativa ai prezzi scende a 61,9 da 63,7 punti (contro attese per 62,7).(Foto: Brandon Mowinkel / Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Confartigianato: caro energia freno a competitività

    (Teleborsa) – L’energia resta una delle voci di spesa più pesanti per famiglie e imprese italiane. Secondo Confartigianato, i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili rilevati tra gennaio e luglio 2025 sono superiori del 49,8% rispetto alla media del 2021. Un dato quasi triplo rispetto all’inflazione complessiva accumulata nello stesso periodo, pari al 17%. Lo scorso anno i settori a maggiore prevalenza di micro e piccole imprese hanno pagato l’elettricità 8 miliardi, con 1,6 miliardi di maggiori costi rispetto alla media europea. Secondo la confederazione a “gonfiare” il costo dell’elettricita’ delle piccole imprese e’ anche il prelievo fiscale e parafiscale in bolletta che in Italia’ piu’ che doppio (+117,4%) rispetto a quello medio dell’UE a 27. La rilevazione è presentata alla 21esima edizione dell’annuale convention ‘Energies and Transition Confartigianato High School’, organizzata da Confartigianato in collaborazione con i suoi Consorzi energia: Caem, CEnPI, Multienergia.A luglio scorso, si osserva un calo tendenziale del 2% nei prezzi energetici rispetto a luglio 2024, ma i rincari sono evidenti sul lungo periodo. Gli aumenti in questi quattro anni non sono stati uniformi sul territorio.”Per ridurre l’impatto del caro-energia su imprese e famiglie – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – occorrono interventi su piu’ fronti: riduzione del carico fiscale in bolletta che penalizza soprattutto le piccole imprese, diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili, investimenti per incentivare lo sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico strategico, senza trascurare la ricerca sul ‘nucleare pulito’, puntando sulle opportunita’ offerte dalle innovazioni tecnologiche introdotte con i reattori di nuova generazione”. Red/Sen LEGGI TUTTO

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    USA, settore manifatturiero peggiora a settembre ma resta in espansione

    (Teleborsa) – Peggiora leggermente l’attività manifatturiera degli Stati Uniti a settembre. Lo conferma l’indice dei direttori acquisto delle aziende elaborato da S&P Global. Nel periodo, l’indice PMI manifatturiero si è portato a 52 punti, confermando la stima preliminare, contro i 53 di agosto. L’indice resta comunque sopra la soglia chiave di 50 punti che fa da spartiacque tra espansione (sopra 50 punti) e contrazione (sotto 50 punti) dell’attività. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Foti: “Entro novembre sarà liquidata l’ottava rata”

    (Teleborsa) – “Ho ragione di ritenere, dalle interlocuzioni che ci sono state con la Commissione europea e segnatamente in primo luogo con la task force che segue il Pnrr per la commissione, che entro il mese di novembre anche l’ottava rata sarà liquidata”. È quanto ha affermato il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, riferendo alla Camera in merito alla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Quanto alle risorse, attualmente sono stati erogati, in ragione degli obiettivi raggiunti, 140 miliardi di euro che rappresentano il 72% della dotazione del piano”.Con l’ottenimento della settima rata “gli obiettivi del Pnrr che abbiamo raggiunto sono 334, pari a 54% degli obiettivi determinati. In Europa la media rispetto agli obiettivi è pari al 38% – ha detto il ministro –. Sono oltre 447mila, esattamente 447.065, gli interventi che risultano finanziati: 294.597 gli interventi conclusi, 28.128 gli interventi in fase di conclusione e 106.214 i progetti in esecuzione. Se guardiamo tra interventi conclusi, interventi in via di conclusione e interventi in esecuzione, parliamo del 96% del numero degli interventi, pari a un impegnato di 148 miliardi di euro”. Quanto alla situazione della spesa, ha aggiunto Foti, “al 30 agosto 2026 la stessa è certificata in 86 miliardi, cui bisogna aggiungere quelli che sono gli investimenti e target relativi a strumenti finanziari e facility che, dopo questa riprogrammazione, saranno nell’ordine di circa 20 miliardi”. Il ministro ha ricordato a tal proposito che “fin dall’inizio il piano prevedeva questi strumenti, che noi abbiamo utilizzato in parte inferiore o comunque di poco superiore al 10%. L’unico piano assimilabile al nostro – ha sottolineato – è quello spagnolo che utilizza strumenti finanziari pari a 75 miliardi di euro, esattamente il 45% dell’intera dotazione. Sia noi che la Spagna abbiamo un mix tra fondi che non dobbiamo restituire, ma anche fondi che dobbiamo restituire: nel nostro caso sono 72 miliardi di grants e 122 miliardi di loans”.La revisione del Pnrr – ha assicurato Foti – “non intacca alcun piano che riguardi salute, cultura, istruzione e sport”. “Attualmente – ha spiegato il ministro – il ministero della Salute ha certificato spese per 6 miliardi e 155 milioni su una dotazione di 15,6 miliardi di euro che è la dotazione originaria, anzi a dire il vero questo governo l’ha implementata di 500 milioni sul foil e tramite il foil per far fronte all’aumento dei prezzi. Le misure di totalità di titolarità del ministero della Salute sono state rendicontate e sono pari al 70% dell’obiettivo”. LEGGI TUTTO

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    ING Monthly Investment Outlook Ottobre 2025: “Il taglio dei tassi della Fed dà nuovo slancio alle azioni”

    (Teleborsa) – “Con il tanto atteso taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana, la prospettiva di una fase di interessi più bassi si è trasformata in un potente motore per il rally delle Borse globali. Le preoccupazioni legate ai dazi sulle importazioni negli Stati Uniti sono state rapidamente messe da parte. E anche se il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento e l’inflazione resta elevata, i timori di una recessione restano limitati. Wall Street continua infatti a toccare nuovi massimi storici, spinta da utili solidi e prospettive incoraggianti, soprattutto dal settore tecnologico. È vero: la crescita degli utili e le aspettative su di essa sostengono la corsa, ma al tempo stesso le valutazioni azionarie sono salite sensibilmente. Questo rende il contesto più esigente e lascia poco margine a eventuali delusioni. Per questo la nostra posizione neutrale sull’azionario è stata portata a una leggera sovraesposizione”. È quanto afferma Bob Homan, chief investment officer di ING nel Monthly Investment Outlook di Ottobre 2025.Sentiment ancora equilibrato”Nonostante il rally, il sentiment degli investitori resta moderato. L’indice “Fear & Greed” – rileva Homan – è a 58, poco sopra la neutralità. Non ci sono segnali di euforia, e questo lascia margini a ulteriori rialzi. Una flessione di breve periodo resta possibile – e forse salutare – dato che molti indici sono su livelli già molto alti. Ma la storia dimostra che uscire ai massimi raramente paga: chi avesse venduto al primo record dell’anno avrebbe perso gran parte della ripresa. Restare investiti resta la strategia migliore”.Sovrappeso sull’azionario”Nel complesso, – si legge nell’analisi – in un’asset allocation tattica, consideriamo adeguata una leggera sovraesposizione azionaria. Non vediamo motivi per prendere profitto e tornare a un posizionamento neutrale. All’interno dell’azionario, restiamo orientati verso le società che beneficiano del boom dell’AI e mostrano solidi utili, in particolare nei settori IT, Servizi di Comunicazione e Finanziari, e nei Mercati Emergenti. Restiamo positivi anche sul real estate quotato e sulle small cap, anch’essi sostenuti dai tagli Fed”.Preferenza netta per le obbligazioni societarie”Nell’obbligazionario, restiamo neutrali come peso complessivo, ma – prosegue Homan – continuiamo a privilegiare le corporate bond rispetto ai titoli di Stato. Con flussi di cassa più prevedibili e minore esposizione ai rischi politici, le obbligazioni societarie stanno diventando un rifugio per gli investitori, come dimostrano i forti afflussi sul segmento investment grade. La qualità del credito è migliorata, sostenuta da utili solidi, e gli spread restano ancora interessanti”.Curve dei rendimenti più inclinate “Nei titoli governativi, le scadenze molto lunghe restano sotto pressione per i timori sulla sostenibilità dei conti pubblici. I rendimenti decennali – evidenzia il rapporto – sono calati leggermente, trainati dalle attese di rallentamento economico, mentre quelli a due anni beneficiano dei tagli (effettivi e attesi) delle banche centrali. Questo irripidimento della curva dei rendimenti favorisce i margini d’interesse delle banche e la loro redditività”.Sintesi del posizionamento obbligazionarioSovrappeso su corporate bond investment grade; sottopeso sui titoli di Stato; posizione neutrale su high yield e debito emergente.L’AI traina i mercati, Cina in ascesa, Europa in ritardo”Uno dei fattori chiave del rally azionario è la crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale (AI). Le ultime notizie confermano che non si tratta di una moda passeggera. Oracle, ad esempio, – rileva Homan – ha registrato un aumento straordinario del portafoglio ordini e prevede che i ricavi legati all’infrastruttura AI cresceranno di 14 volte entro il 2030. La notizia ha spinto il titolo del 36%. Anche Nvidia ha annunciato un piano di investimento da 100 miliardi di dollari in OpenAI, sviluppatore di ChatGPT, che utilizzerà i chip AI di Nvidia per alimentare almeno dieci nuovi data center”.”Gli investimenti miliardari nell’infrastruttura AI non accennano a fermarsi. Che possano o meno essere recuperati in futuro è incerto, ma per le big tech – prosegue l’analista – il rischio di restare indietro è troppo alto. I titoli legati all’AI, in particolare i produttori di chip, continuano a correre. Nvidia ha raggiunto questa settimana una capitalizzazione di mercato di 4.380 miliardi di dollari – quasi quanto il PIL della Germania. I rialzi tecnologici hanno spinto gli indici azionari statunitensi a nuovi massimi storici. Dall’altra parte del mondo, nonostante le restrizioni alle esportazioni imposte dagli USA, i giganti tecnologici cinesi come Alibaba e Baidu stanno investendo pesantemente in AI e sviluppando chip proprietari. Gli investitori – conclude lo studio – premiano queste mosse: il titolo Alibaba è salito di oltre il 110% da inizio anno. A beneficiarne è anche il mercato cinese: l’indice MSCI China è cresciuto del 33% in yuan e del 19% in euro nel 2025. L’Europa, invece, paga la mancanza di grandi player tecnologici quotati e resta indietro rispetto al trend”. LEGGI TUTTO

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    Negli Stati Uniti scatta lo shutdown: 800 mila in congedo e miliardi di dollari bruciati

    (Teleborsa) – Dalla mezzanotte è formalmente scattato lo shutdown (serrata) negli Stati Uniti. Il precedente risale al 2019, durante la precedente presidenza Trump. Dal 1° ottobre, gli uffici federali chiuderanno, mandando a casa in congedo non retribuito circa 800mila lavoratori federali e chiudendo tutti i servizi non essenziali: dalla sanità, alla sicurezza e perfino i trasporti, incluso il trasporto aereo. Sarà il caos. E la chiusura degli uffici federali avrà un costo stimato fra 10 e 20 miliardi di dollari in termini di PIL. La mancata approvazione del Bilancio Lo shutdown, provocato dalla mancata approvazione della legge di bilancio, è scattato a seguito del fallimento delle trattative in extremis del Presidente Trump e dei leader dei due schieramenti, Democratici e Repubblicani. La riunione tenutasi alla Casa Bianca lunedì è stata un fallimento ed il leader statunitense ha addirittura deriso i leader Democratici – il Senatore Chuck Schumer e lo speaker della camera Hakeem Jeffries – intervenuti assieme ai portavoce Repubblicani ad una riunione che non ha portato a risultati concreti. Il Senato USA ha dunque bocciato con 55 voti a favore e 45 contrari la proposta dei Repubblicani, che puntava su un finanziamento a breve termine per spostare avanti la scadenza al 21 novembre- La propsta infatti non ha raggiunto la soglia dei 60 voti sufficiente all’approvazione (il piano era stato già bocciato alla Camera a maggioranza democratica), mentre il piano dei Democratici chiedeva innanzitutto il rifinanziamento per 1.000 miliardi dell’Obamacare, la sanità pubblica per le famiglie a basso reddito istituita dal Presidente Obama. Le accuse reciprocheAllo scattare della mezzanotte, sono state lanciate accuse reciproche fra i due schieramenti. “I Democratici hanno bloccato il governo”, informa una nota sul sito della Casa Bianca, mostrando un orologio che conta il tempo trascorso dall’inizio dello shutdown. “Donald Trump ha appena bloccato il governo”, replica su X il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, cui fa eco l’ex vice Presidente Kamala Harris, affermando che Trump ed i Repubblicani “si sono rifiutati di bloccare l’aumento dei costi sanitari”.Gli effetti dello shutdown Secondo le stime del Congressional Budget Office, lo shutdown metterà in congedo non retribuito circa 750mila impiegati federali (il precedente shutdown totale del 2013 mise a casa 850 mila persone), per un costo stimato di circa 400 milioni al giorno, che potrebbe variare di giorno in giorno a seconda dei servizi che vengono chiusi e/o riaperti. I dipendenti in congedo riceveranno gli arretrati solo al loro rientro, ma il Presidente Trump ha minacciato licenziamenti di massa dei dipendenti federali che operano nell’ambito di programmi non più autorizzati a proseguire. Da gennaio si sono già registrati 100mila esodi incentivati. Gli Stati Uniti ora rischiano di entrare in una delle fasi più critiche della storia recente, poiché sono a rischio di stop o rallentamento servizi essenziali: istituzioni sanitarie, servizi di sicurezza ed addirittura i trasporti. Persino i mille generali dell’esercito convocati dal capo del Pentagono Pete Hegseth per fare il punto sulla strategia militare potrebbero avere problemi a tornare alle loro basi all’estero. Questo blocco costerà parecchi miliardi di dollari agli Stati Uniti (si stima un costo fra 10 e 20 miliardi di dollari in termini di PIL) in un momento cruciale in cui arrivano segnali di rallentamento del mercato del lavoro, che lo scorso mese hanno addirittura rimosso le resistenze del Presidente della Fed Jerome Powell, costringendolo ad un taglio dei tassi di 25 punti base. Poi, il dato del PIL migliore delle attese (+3,8%), uscito la scorsa settimana, ha attenuato l’allarmismo, ma si attendono dati freschi sul mercato del lavoro questa settimana. Dati che andranno letti in prospettiva, non ignorando quel che sta accadendo ora con lo shutdown.Wall Street sta da giorni scontando il rischio shutdown ed anche ieri è apparsa incerta, guardando con preoccupazione ai dati in arrivo questa settimana. LEGGI TUTTO

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    Giappone, indice PMI manifattura settembre rivisto a 48,5 punti

    (Teleborsa) – Peggiora l’attività della manifattura in Giappone a settembre 2025. L’indice PMI manifatturiero, pubblicato da S&P ed elaborato da Jibun Bank, indica un valore di 48,5 punti, rispetto ai 49,7 punti di agosto. Il dato è migliore della stima preliminare, che indicava una discesa fino a 48,4 punti. L’indicatore si mantiene così al di sotto della soglia critica dei 50 punti, denotando contrazione dell’attività.”Il settore manifatturiero giapponese ha chiuso il terzo trimestre in calo, con le aziende che hanno segnalato cali più marcati sia della produzione che dei nuovi ordini – ha detto Annabel Fiddes, Direttore Associato per l’Area Economica di S&P Global Market Intelligence – Le aziende hanno segnalato che la minore domanda in mercati chiave come la Cina e i dazi statunitensi hanno pesato sulla performance”.”Questo, a sua volta, ha ridotto la fiducia delle imprese sulle prospettive per l’anno a venire e ha portato le aziende ad adottare approcci più cauti nelle assunzioni e negli acquisti di personale – ha aggiunto – In particolare, l’occupazione è cresciuta al ritmo più debole da febbraio e l’attività di acquisto è diminuita al secondo tasso più forte dall’inizio del 2024.” LEGGI TUTTO

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    Giappone, indici Tankan poco mossi nel terzo trimestre

    (Teleborsa) – Poco mosso il sentiment tra le imprese giapponesi. È quanto emerge da sondaggio trimestrale dalla Bank of Japan. Nel terzo trimestre del 2025, l’indice Tankan relativo alle grandi imprese della manifattura è salito a 14 punti da 13, in linea con le attese degli analisti.Quello delle grandi imprese non manifatturiere è rimasto a 34 punti (attese per 33), mentre quello delle piccole imprese manifatturiere resta a 1 punto (attese per 2). Da rilevare che un valore inferiore allo zero segnala che le imprese pessimiste sono più numerose di quelle ottimiste. LEGGI TUTTO