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    ONU, parla Netanyahu: “Vogliamo finire lavoro a Gaza, infondate accuse genocidio”

    (Teleborsa) – Fischi e delegati che hanno lasciato l’aula in segno di protesta – ma anche applausi – per il premier Benjamin Netanyahu in occasione del suo intervento all’assemblea generale dell”Onu con il presidente dell’assemblea costretto a richiamare all’ordine la sala più volte.”L’anno scorso da questo podio ho mostrato questa mappa del terrore dell’Iran che sta rapidamente sviluppando un programma nucleare e di missili balistici. Questi non solo rischiano di distruggere Israele ma mettono in pericolo gli Usa”, ha affermato, chiedendo “il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran” e ringraziando il presidente statunitense Trum per le sue azioni audaci e decise contro l’Iran. “Abbiamo promesso che l’Iran non avrebbe avuto la bomba nucleare e abbiamo avuto successo. Ma dobbiamo rimanere vigili”, ha detto”Vogliamo finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile”, ha proseguito Netanyahu ricordando che gli ultimi militanti di Hamas sono rimasti a Gaza city. Si è quindi rivolto direttamente ad Hamas riguardo gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, ed ha accusato i palestinesi: “Non credono nella soluzione dei due stati, non vogliono uno stato vicino a Israele ma al posto di Israele”. L’ufficio del premier israeliano aveva chiesto all’Idf di installare altoparlanti in vari punti di Gaza, in modo che i residenti della Striscia possano ascoltare il suo discorso all’Onu. “Liberate gli ostaggi, e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete Israele vi darà lacaccia”. “Molti Paesi hanno ceduto ad Hamas”, ha accusato Netanyahu sostenendo che le critiche a Israele su Gaza sono “bugie antisemite” e sostenendo che l’autorità palestinese è “corrotta sino al midollo”. “Da decenni si sentono promesse di riforma dell’autorità palestinese ma non sono mai state mantenute”, ha detto, ricordando anche che non si tengono elezioni da lungo tempo. LEGGI TUTTO

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    Fisco, Giorgetti: “Pronti a ricorso contro cedolare secca per imprese”

    (Teleborsa) – Il governo valuta la possibilità di chiedere la rimessione alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione contro la sentenza che ha esteso ai contratti di affitto sottoscritti da imprese l’applicazione della cedolare secca. È quanto ha annunciato il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo a un’interrogazione nel corso del question time al Senato. “La Corte di Cassazione – ha ricordato Giorgetti – si è di recente pronunciata riconoscendo la facoltà del locatore di optare per la cedolare secca anche nell’ipotesi in cui il conduttore, pur operando nell’esercizio della sua attività di impresa o professionale, stipuli un contratto di locazione ad uso abitativo, ad esempio per mettere l’unità abitativa a disposizione dei propri dipendenti o collaboratori”. Un orientamento che – ha proseguito Giorgetti – per l’Agenzia delle Entrate “risulterebbe non del tutto condivisibile” visto che la legge estende la cedolare solo nel caso di subaffitti di cooperative edilizie o enti senza scupo di lucro a studenti universitari o nel caso in cui siano date a disposizione dei comuni. Inoltre – ha aggiunto il ministro – resterebbe il tema di “come il locatario-impresa debba far emergere la finalità abitativa della locazione”. “Per queste ragioni – ha concluso Giorgetti – visti anche i riflessi a livello di finanza pubblica, allo stato si è ritenuto opportuno valutare con l’organo legale la possibilità di addivenire a un mutamento del recente indirizzo giurisprudenziale, anche tramite la richiesta di rimessione della questione alle Sezioni Unite”. LEGGI TUTTO

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    Bosch taglierà 13.000 posti di lavoro per crisi mercato automobilistico

    (Teleborsa) – Robert Bosch, azienda tedesca e maggiore produttrice mondiale di componenti per autovetture, ha annunciato un’ulteriore riduzione di circa 13.000 posti di lavoro, in particolare nelle sedi Mobility in Germania. Le tempistiche per gli adeguamenti necessari variano e si estendono fino alla fine del 2030.”Dobbiamo lavorare urgentemente sulla nostra competitività nel settore Mobility e continuare a ridurre in modo permanente i costi – afferma Stefan Grosch, membro del board di Bosch e Direttore delle Relazioni Industriali – Stiamo utilizzando numerose leve per raggiungere questo obiettivo. Purtroppo, non saremo in grado di evitare ulteriori tagli di posti di lavoro oltre a quelli già comunicati. Questo ci danneggia profondamente, ma purtroppo non ci sono alternative”. In Europa, e in Germania in particolare, la presenza relativamente forte di Bosch rende impossibile mantenere l’attuale elevato numero di dipendenti, si legge in una nota.La società ha spiegato che il contesto economico, già sottoposto a forti pressioni da tempo, e le condizioni di mercato per Bosch Mobility sono recentemente diventate “ancora più difficili”. Il mercato automobilistico globale continua a registrare uno sviluppo modesto. La mancanza di un quadro normativo rende difficile l’affermazione di nuove tecnologie, come l’idrogeno. Inoltre, anche la penetrazione sul mercato di tecnologie emergenti come l’elettromobilità e la guida autonoma sta subendo notevoli ritardi e la domanda nei mercati di vendita di Bosch si sta spostando ampiamente verso regioni extraeuropee. A ciò si aggiungono i continui cambiamenti strutturali e le forti pressioni sui prezzi e sulla concorrenza nell’industria automobilistica globale. Allo stesso tempo, in questo difficile contesto di mercato, Bosch Mobility deve anche effettuare investimenti molto consistenti per il suo futuro, finanziandoli in gran parte con risorse proprie. Come già comunicato, tutto ciò si traduce in un divario di costi annuo di circa 2,5 miliardi di euro a livello mondiale nell’attività Mobility.L’azienda intravede un grande potenziale di riduzione dei costi, ottenendo incrementi di produttività attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione e nell’ingegneria, riducendo i costi di materiali e attrezzature, riducendo le spese in conto capitale e rendendo più efficienti la logistica e le catene di fornitura globali.(Foto: © Birgit Reitz-Hofmann/123RF) LEGGI TUTTO

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    Pagamenti digitali: giovani meno smart degli adulti. Euro digitale ancora poco conosciuto

    (Teleborsa) – Gli adulti adottano i pagamenti digitali in modo quasi universale, mentre i giovani li utilizzano con entusiasmo ma anche con qualche difficoltà, soprattutto legate alla disponibilità dei fondi. Quasi otto adolescenti su dieci hanno effettuato pagamenti digitali nell’ultimo anno, contro oltre nove adulti su dieci. I ragazzi si affidano soprattutto a strumenti semplici e immediati come le carte prepagate o le app, mentre gli adulti usano un ventaglio più ampio di metodi di pagamento. Entrambi i gruppi dichiarano un’alta soddisfazione per wallet e app, ma i giovani incontrano più spesso problemi pratici: il 79% ha avuto almeno una difficoltà, spesso si tratta di fondi insufficienti sul conto, contro una percentuale più bassa tra gli adulti. La sicurezza rimane una preoccupazione diffusa, con i più grandi più cauti nella gestione dei dati personali, mentre i giovani appaiono più disinvolti ma anche meno attenti alla privacy. Sul fronte dell’euro digitale, la consapevolezza è ancora scarsa, soprattutto tra gli adolescenti. È quanto emerge da una survey promossa dalla Banca Centrale Europea per indagare le abitudini e l’approccio dei cittadini europei, in particolare i giovani di età compresa tra i 14 e i 17 anni, verso i pagamenti digitali e per capire quali sono i driver che porterebbero i consumatori a sceglierne uno nuovo (l’euro digitale).L’indagine – condotta tra il 20 maggio 2025 e il 6 giugno 2025 in 10 Stati membri dell’UE: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Paesi Bassi – è stata realizzata grazie alla collaborazione tra BEUC (Organizzazione europea dei consumatori), Euroconsumers (rete internazionale di organizzazioni di consumatori), ICRT (International Consumer Research & Testing) e 13 organizzazioni nazionali di consumatori: Altroconsumo (IT), Arbeiterkammer (AT), ASUFIN (ES), CECU (ES), Consumentenbond (NL), DECO PROteste (PT), EKPIZO (GR), KEPKA (GR), OCU (ES), Testachats (BE), UFC – Que Choisir (FR), vzbv (DE) e ZPS (SI).L’accesso al denaro e le prime decisioni economicheIl 96% degli adolescenti italiani intervistati dispone di denaro proprio, proveniente soprattutto da paghette (84%) e regali da parenti o amici (53%). Un terzo di loro (34%) gestisce in autonomia le spese quotidiane, mentre il 41% condivide le decisioni economiche con un familiare. Questa disponibilità di denaro si traduce in acquisti sia nei negozi fisici (49% almeno una volta a settimana) sia online: l’86% dei ragazzi ha comprato prodotti o servizi su internet nell’ultimo anno. Per gli adulti, invece, risultano più frequenti le transazioni tra privati (61% contro il 15% dei teenager).Diffusione dei pagamenti digitaliNell’ultimo anno, il 79% degli adolescenti italiani ha effettuato almeno un pagamento digitale, contro il 93% degli adulti. I giovani privilegiano strumenti semplici e immediati: il 50% usa carte prepagate; il 44% paga online con carte di debito/credito; il 32% ricorre ad app e piattaforme di pagamento. Gli adulti, invece, mostrano una maggiore varietà di metodi utilizzati, probabilmente legata a un più ampio ventaglio di esigenze (bollette, spese familiari, acquisti ricorrenti) e di possibilità di accesso a strumenti bancari preclusi ai minorenni.Wallet e app: soddisfazione alta per tuttiWallet digitali e app di pagamento sono ormai diffusi in maniera simile tra ragazzi e adulti: li usano rispettivamente l’81% e l’82%. PayPal, Postepay, Google Pay, Apple Pay, Revolut, Satispay e Bancomat Pay sono i nomi più noti. La soddisfazione è elevata: l’82% dei ragazzi e il 77% degli adulti si dichiara molto soddisfatto. Le caratteristiche più apprezzate sono facilità d’uso, sicurezza, privacy e gestione semplice delle opzioni di pagamento.Problemi e difficoltà: i giovani faticano di piùNonostante il successo dei pagamenti digitali, i problemi non mancano. Quasi 8 ragazzi su 10 (79%) sperimentano difficoltà, contro una percentuale inferiore tra gli adulti. Gli ostacoli più comuni riguardano (dati aggregati per i 10 Paesi dell’inchiesta): transazioni rifiutate (20% dei teenager, 24% degli adulti); fondi insufficienti sul conto o sulla carta (20% ragazzi, 15% adulti); crash di siti o app (15% e 18%); non accettazione del proprio strumento di pagamento (14-15% ragazzi, 18% adulti). La metà degli adolescenti e il 37% degli adulti ha aiutato amici o parenti nelle transazioni digitali. Tra le cause principali emergono la scarsa competenza digitale e i timori legati alla sicurezza.Sicurezza e protezione dei datiMolti intervistati, sia giovani che adulti, esprimono preoccupazioni per i pagamenti online. Le app e i wallet sono percepiti come più sicuri rispetto a carte e home banking, soprattutto dagli adulti (quasi 9 su 10 li ritengono affidabili). Il fatto che questi strumenti schermano il proprio conto corrente e sono protetti da sistemi di autenticazione biometrica ne aumenta la percezione di sicurezza. Quando si parla di condivisione dei dati personali, i ragazzi appaiono più propensi a fornire informazioni per motivi di sicurezza antifrode e antiriciclaggio: il 61% contro il 52% degli adulti. Tuttavia, meno della metà degli adolescenti legge attentamente le informative sulla privacy, mentre il 65% imposta restrizioni ai permessi delle app. La propensione alla condivisione dei dati per fini commerciali o per soggetti terzi è, al contrario, molto più contenuta.Conoscenza e prospettive dell’euro digitaleIl progetto dell’euro digitale, promosso dalla Banca centrale europea, mira a creare una versione elettronica della moneta unica, complementare al contante. Non si tratta di una criptovaluta privata come il Bitcoin, ma di una valuta digitale emessa e garantita dalla Bce e come tale più sicura. L’euro digitale consentirà pagamenti digitali peer to peer senza passare dai circuiti. Un grande vantaggio economico per i cittadini europei ma anche politico, visto che ridurrà la dipendenza delle transazioni digitali dai grandi circuiti americani.I dati mostrano che: il 57% degli adolescenti italiani non ne ha mai sentito parlare e il 47% non è informato sull’argomento.Anche tra gli adulti il livello di consapevolezza è simile (rispettivamente 56% e 35%). Al momento, dunque, prevale la disinformazione, ma se il progetto prenderà forma sarà fondamentale fornire strumenti chiari e trasparenti per guadagnare la fiducia dei cittadini. Perché l’euro digitale abbia successo dovrà essere accettato dal grande pubblico; nel mondo dei pagamenti è fondamentale la fiducia cosa che si potrà guadagnare con una campagna informativa diffusa, semplice e veritiera. Giovani e adulti: due approcci diversiL’analisi dei dati mostra differenze significative tra i due gruppi. I giovani privilegiano strumenti semplici e rapidi, danno più importanza al fatto che lo strumento sia universalmente accettato e sono sensibili ai programmi fedeltà con premialità, ma hanno una minore esperienza con questi strumenti e più difficoltà pratiche. Sono anche leggermente più propensi a condividere dati personali per finalità legate ai controlli antiriciclaggio. Gli adulti, invece, usano una gamma più ampia di strumenti, hanno più consapevolezza dei rischi e mostrano maggiore cautela sulla privacy. Le ragioni di queste differenze possono essere legate all’età e al contesto: i giovani si avvicinano ai pagamenti digitali in modo spontaneo, spinti da abitudini sociali e tecnologiche, mentre gli adulti li integrano in una gestione più complessa delle spese quotidiane e familiari.Cosa vogliono gli italiani da un nuovo metodo di pagamentoL’inchiesta fornisce informazioni cruciali sulle esigenze dei cittadini rispetto alle caratteristiche che dovrà avere l’euro digitale per successo e guadagnare la loro fiducia. Le richieste dei consumatori italiani sono chiare: facilità d’uso, sicurezza, massima accettazione sia online che offline, costi bassi, rimborsi rapidi in caso di frode e rispetto della privacy. In media, ciascun intervistato ha indicato quasi quattro caratteristiche su cinque tra quelle considerate essenziali. Un segnale che mostra quanto i consumatori siano ormai esigenti e consapevoli. Le esperienze maturate con app, wallet e carte hanno alzato l’asticella delle aspettative: oggi gli italiani non si accontentano più della sola comodità, ma chiedono sicurezza, trasparenza, rimborsi rapidi e rispetto della privacy. Se da un lato i giovani spingono per soluzioni semplici e immediate, dall’altro gli adulti ricordano l’importanza di garanzie solide e di un quadro regolatorio chiaro. Il futuro dei pagamenti digitali in Italia passerà quindi dalla capacità di conciliare innovazione e tutela dei consumatori, offrendo strumenti inclusivi che sappiano coniugare praticità e sicurezza. LEGGI TUTTO

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    ASviS Live, “10 Anni dell’Agenda 2030: progressi, ostacoli e prospettive future”

    (Teleborsa) – “10 anni dell’Agenda 2030: progressi, ostacoli e prospettive future” è il titolo dell’ASviS Live organizzato oggi dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) per celebrare il decimo anniversario della sua adozione e il primo anniversario del “Patto sul Futuro” da parte delle Nazioni Unite. L’evento online – realizzato in collaborazione con la Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, UN Global Compact Network Italia e Sustainable Development Solutions Network Italia – ha riunito rappresentanti di istituzioni internazionali, imprese e società civile per analizzare progressi e ritardi dell’Italia rispetto all’Agenda 2030 e valutare lo stato del dibattito globale sui temi del multilateralismo, della finanza per lo sviluppo sostenibile, della lotta al cambiamento climatico e alle disuguaglianze. A cinque anni dalla scadenza per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 il mondo si trova di fronte a un crocevia: i passi avanti realizzati negli ultimi anni sono stati rallentati o in parte compromessi da crisi interconnesse, dalla pandemia ai conflitti fino all’emergenza climatica e alle guerre commerciali globali. “Le sfide che abbiamo di fronte impongono, come previsto dal Patto sul Futuro sottoscritto dall’Italia nel settembre 2024, di adottare una governance anticipante capace di assumere il futuro come criterio guida delle decisioni presenti – ha affermato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS –. L’Italia sta introducendo la Valutazione di Impatto Generazionale delle nuove leggi, come proposto dall’ASviS. Ma non basta: per realizzare il cambio di paradigma di cui abbiamo bisogno, il futuro va messo al centro dell’educazione e della ricerca, per coinvolgere tutto il Paese nella definizione delle politiche da seguire per realizzare una società che sia più giusta e sostenibile”.In occasione dell’evento sono stati diffusi i dati dell’indagine a cui ha preso parte anche UN Global Compact Network Italia, da cui emerge il forte supporto della popolazione europea per l’Agenda 2030: l’80% dei cittadini europei ritiene che lo sviluppo sostenibile debba essere una priorità per l’UE e i governi nazionali, l’85% che le normative sulla sostenibilità aziendale siano essenziali, il 73% considera la sostenibilità un motore di competitività per le aziende, il 75% ritiene che governi e aziende dovrebbero stanziare maggiori risorse per promuovere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, visto che solo il 37% è convinto che la maggior parte di essi possa essere ancora raggiunta entro il 2030.Interessanti sono anche i risultati del sondaggio sulla popolazione italiana promosso da WeWorld e Manitese insieme a Impresa2030 e all’ASviS sul ruolo delle imprese per la tutela dei diritti umani e ambientali. L’85% dei rispondenti ritiene che le grandi imprese europee e quelle di altri paesi che esportano nel mercato europeo debbano essere obbligate per legge a prevenire i danni causati dalle loro attività a persone, ambiente e clima, anche se questo comporta per loro dei costi in più. L’84% chiede che le grandi aziende siano responsabili dei danni causati dai loro prodotti o servizi lungo tutta la catena del valore e il 79% che le grandi aziende siano obbligate a fare piani per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Inoltre, solo un terzo pensa che i governi facciano abbastanza per limitare l’impatto negativo delle grandi aziende sui diritti umani e clima, mentre tre italiani su quattro affermano che non può esserci competitività senza tutela dei diritti umani, dell’ambiente e senza contrasto al cambiamento climatico. Per affrontare queste sfide e guardare ai prossimi anni, l’ASviS ha presentato il Future Paper “Una governance anticipante per l’Italia. Disegnare il futuro anche nell’interesse delle future generazioni”, realizzato nell’ambito di Ecosistema Futuro, la piattaforma strategica nazionale promossa dall’ASviS proprio per mettere i “futuri” e il pensiero a lungo termine al centro della riflessione culturale, politica, economica e sociale del Paese. Il documento, ispirato dalla riforma dell’articolo 9 della Costituzione italiana che ha introdotto, tra i principi fondamentali, la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle generazioni future, propone un nuovo approccio capace di valutare oggi gli impatti di leggi e politiche di domani, così da dotare il Paese degli strumenti necessari a governare le grandi trasformazioni del nostro tempo, come l’intelligenza artificiale, la crisi climatica, la transizione demografica.Il Future Paper propone alcuni interventi, in linea con il Patto sul Futuro, da realizzare entro il 2027. Innanzitutto, dotare l’Italia di strutture di strategic foresight, un approccio che utilizza metodi analitici e partecipativi per esplorare scenari futuri e identificare rischi e opportunità; in secondo luogo, tutelare i diritti delle future generazioni attraverso l’introduzione della Valutazione di Impatto Generazionale, attualmente in discussione alla Camera e istituire nuove autorità indipendenti con un mandato esplicito sulla tutela delle future generazioni; grande attenzione anche alla formazione della Pubblica Amministrazione per acquisire adeguate capacità di foresight e di valutazione dell’impatto delle politiche sulle future generazioni. E infine, creare una “Assemblea Nazionale sul Futuro” per coinvolgere la società civile, e specialmente i giovani, nella progettazione del Paese.”La Costituzione – ha commentato Giulia Di Donato, una delle autrici del Future Paper – ci impone di tutelare anche gli interessi delle future generazioni. I giovani devono quindi essere i protagonisti di questo processo, anche grazie alla costituenda Assemblea Nazionale sul Futuro”.”L’Agenda 2030 – ha dichiarato Maurizio Massari, rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite – ha rappresentato, sin dal suo lancio, uno strumento di grande ambizione per accompagnare e orientare le scelte degli Stati nei percorsi di crescita sostenibile. I dieci anni dalla sua adozione coincidono con l’80° anniversario delle Nazioni Unite e con i 70 anni dall’ingresso dell’Italia nell’Organizzazione, in un contesto molto complesso sia dal punto di vista geo-politico che di quello dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il contributo italiano agli SDGs si distingue su temi centrali per l’Agenda 2030 quali l’SDG16 (istituzioni giuste e trasparenti), il nesso tra sicurezza alimentare e cambiamenti climatici e la trasformazione dei sistemi agroalimentari sostenibili. In quest’ambito, nel luglio 2025 l’Italia ha co-ospitato ad Addis Abeba insieme all’Etiopia l'”Unfss+4″, dopo aver organizzato a Roma, nel 2023, il secondo Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari”. “Oggi, 25 settembre, – ha affermato Filippo Bettini, presidente del UN Global Compact Network Italia – è un’occasione preziosa per dare voce alla ricerca Perception of Sustainable Development by Europeans, che abbiamo condotto in 16 Paesi europei. I risultati parlano chiaro: oltre l’80% dei cittadini europei indica lo sviluppo sostenibile come una priorità, e in Italia tre persone su quattro lo riconoscono anche come leva di competitività. Ma la stessa indagine ci ricorda che la transizione potrà compiersi solo se la regolamentazione in materia sarà proporzionata e applicabile da parte delle aziende, conservando il carattere di efficacia rispetto agli scopi, e se anche le PMI avranno gli strumenti necessari per giocare un ruolo da protagoniste. In questo spirito, come UN Global Compact Network Italia, confermiamo il nostro impegno ad essere in prima linea, con responsabilità e con la convinzione che solo attraverso alleanze solide tra Istituzioni, imprese e società civile sarà possibile dare piena attuazione alla visione dell’Agenda 2030″.”Dieci anni dopo l’adozione dell’Agenda 2030 – ha detto Patrizia Lombardi, co-presidente del SDSN Italia – è tempo di guardare con lucidità ai progressi compiuti e alle sfide ancora aperte. Le crisi recenti hanno reso evidente quanto sia urgente educare al futuro, sviluppando competenze, visioni e responsabilità capaci di orientare le scelte individuali e collettive verso la sostenibilità e la giustizia tra generazioni. In questo percorso le università hanno un ruolo decisivo: attraverso ricerca, educazione e valorizzazione della conoscenza possono generare innovazione, formare cittadini consapevoli e contribuire in modo determinante alla trasformazione del Paese. Come SDSN Italia siamo convinti che scienza, saperi condivisi e dialogo tra istituzioni, imprese e società civile siano la leva fondamentale per tradurre l’Agenda 2030 in azioni concrete, oggi, a beneficio delle future generazioni”.Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, ha infine sottolineato l’urgenza di adottare un nuovo approccio. “Se vogliamo affrontare con coerenza le sfide globali e onorare il patto tra generazioni, – ha detto Stefanini – dobbiamo trasformare il futuro da concetto astratto a criterio guida delle decisioni presenti. Solo così potremo coniugare prosperità economica, coesione sociale e tutela dell’ambiente, costruendo un modello di sviluppo equo e sostenibile. È una responsabilità collettiva, che chiama in causa istituzioni, imprese e cittadini, e che richiede visione, coraggio e coerenza”. LEGGI TUTTO

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    Scontro Apple-UE sulla concorrenza digitale

    (Teleborsa) – Apple ha chiesto all’Unione Europea di abrogare il Regolamento sui mercati digitali (Dma), la legge entrata in vigore lo scorso anno che mira a porre fine agli abusi di posizione dominante da parte dei giganti della tecnologia, sostenendo che il regolamento ha portato a un degrado dei servizi forniti agli utenti e li ha esposti a rischi da cui erano precedentemente protetti. “Il Dma dovrebbe essere abrogato e al contempo verrà adottato uno strumento legislativo più appropriato allo scopo”, ha affermato Apple in una comunicazione formale alla Commissione Europea.”Non siamo sorpresi dal documento di lobbying di Apple che ci chiede di abrogare il Dma: ha contestato ogni piccola parte del Dma sin dalla sua entrata in vigore. Ciò mina la narrativa delle aziende che vogliono collaborare pienamente con la Commissione”, è stata la risposta della Commissione. “Abbiamo serie preoccupazioni sulla conformità di Apple” e non sorprende che Apple sia stata la prima a ricevere una sanzione ai sensi del Dma”, ha aggiunto il portavoce della Commissione Ue, Thomas Regnier.”La struttura di governance è competenza esclusiva nostra: decidiamo come vogliamo applicare il Digital Market Act (Dma) e chi lo sta applicando. Non sono assolutamente a conoscenza di alcuna idea di modificare la struttura di governance del Dma proprio perché disponiamo di esperti indipendenti molto capaci sia nell’ambito della Dma che del Digital Service Act (Dsa) per far rispettare la legislazione in completa indipendenza”, ha aggiunto Regnier. LEGGI TUTTO

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    Calderone: al via dal 15 ottobre la piattaforma per l’autoimpiego giovanile

    (Teleborsa) – “Dal 15 di ottobre sarà operativa la piattaforma che il ministero del Lavoro gestisce insieme a Invitalia per la promozione dell’autoimpiego e dell’autoimprenditorialità”. A dirlo la ministra al Lavoro, Marina Calderone. “Il governo mette a disposizione un miliardo di euro su questo percorso, per costruire nuova impresa giovanile, nuovi studi professionali, nuove società tra professionisti, per dare ai giovani che vogliono mettersi in gioco anche sul fronte del lavoro autonomo, l’opportunità di farlo anche creando delle startup innovative che noi accompagneremo anche con dei supporti formativi e di tutoraggio che siano ad hoc”, conclude Calderone. LEGGI TUTTO

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    USA, balzo delle vendite di case nuove in agosto

    (Teleborsa) – Rimbalza la vendita di case nuove negli Stati Uniti nel mese di agosto. Il dato ha evidenziato un incremento del 20,5% a 800 mila unità rispetto alle 664 mila unità di luglio, quando si era registrato un decremento dell’1,8%. Lo ha comunicato il Census Bureau degli Stati Uniti. Le attese degli analisti erano per un calo fino a 650 mila unità.Rispetto alle 693 mila unità di agosto 2024 si registra una salita del 15,4%. LEGGI TUTTO