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    Usa, A settembre PMI manifatturiero cala a 52,0 punti, frenano anche i servizi a 53,9 punti

    (Teleborsa) – Frena l’attività manifatturiera degli Stati Uniti, così anche quella dei servizi, nel mese di settembre. La stima flash sull’indice PMI Manifatturiero elaborato da S&P Global indica infatti un livello di 52,0 punti, in calo dai 53,0 punti di agosto e dai 52,2 punti delle stime degli analisti. L’indicatore si conferma così sopra la soglia chiave dei 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione. In frenata, anche, l’indice del settore terziario, sempre nel mese di settembre. La stima flash sul PMI dei servizi, pubblicata da S&P Global, indica un valore di 53,9 punti, che si confronta con i 54,5 di agosto e con i 54,0 del consensus. Il PMI composito si attesta dunque a 53,6 punti dai 54,6 precedenti.(Foto: Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Lavoro, USA: la nuova tassa per i visti H-1B varrà solo per le nuove emissioni

    (Teleborsa) – “Chi possiede già un visto H-1B e si trova attualmente fuori dagli Usa non sarà soggetto alla tassa per rientrare. La tassa si applica solo ai nuovi visti, non ai rinnovi e non ai titolari esistenti”. È quanto ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt su X chiarendo la nuova tassa da 100mila dollari sulle emissioni di visti per lavoratori altamente qualificati H-1B, entrata in vigore ieri, varrà solo per le nuove emissioni, e non per quanti sono già titolari del visto. La misura – che interesserà i lavoratori usati prevalentemente della Silicon Valley – rischia di avere un impatto significativo sulle aziende statunitensi.Le nuove misure puntano – secondo l’amministrazione – a far sì che chi arriva nel paese abbia un talento vero. “O la persona è molto preziosa per l’azienda e l’America, oppure se ne andrà. Basta con l’assurdità di permettere di entrare con visti che sono stati dati via gratuitamente”, ha detto il segretario al commercio Howard Lutcnick.La tassa da 100mila dollari sui visti H-1B, da pagare ogni anno, è stata istituita per smantellare un sistema da tempo nel mirino del presidente e usato, a suo avviso, per evitare di assumere lavoratori americani facendo arrivare personale a basso costo dall’estero. Al momento per registrarsi alla lotteria per ottenere un visto H-1B si pagano 215 dollari, ai quali si aggiungono altri 780 dollari per le aziende che sponsorizzano il richiedente. Lo scorso anno sono state approvate 400mila richieste per i visti H-1B, di cui l’India è la maggiore beneficiaria. La stretta rischia quindi di esacerbare ulteriormente i rapporti già tesi fra Washington e New Delhi dopo i maxi-dazi imposti da Trump per gli acquisti di petrolio russo. Per il ministero degli Affari Esteri indiano la nuova tassa annuale avrà “conseguenze umanitarie”. Sulla scia dell’entrata in vigore della nuova tassa oggi, intanto, i titoli del settore informatico indiano hanno perso il 3,6 per cento. L’indice tecnologico è risultato il peggiore della giornata, trascinando l’indice principale Nifty 50 a -0,3 per cento. Tutti e dieci i titoli del comparto hanno chiuso in calo, con Tech Mahindra in flessione del 5,8 per cento.I visti per i lavoratori altamente specializzati hanno diviso l’amministrazione fin dall’inizio: molti – fra in quali Trump, Lutnick e l’alleata del presidente Laura Loomer – volevano una stretta, mentre altri li hanno difesi a spada tratta perché essenziali per il successo tecnologico dell’America. Ad appoggiarli a gran voce è stato Elon Musk, la cui uscita ha indebolito il fronte dei sostenitori spianando la strada alla nuova tassa. Amazon è il colosso che fa più affidamento sui visti H-1B: alla fine di giugno aveva 10mila lavoratori che li usavano. Ne hanno oltre 5mila Meta e Microsoft mentre Google e Apple ne hanno più di 4mila. LEGGI TUTTO

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    Federalimentare: “Expo 2015: 10 anni dopo. Nutrizione, Innovazione, Sostenibilità”

    (Teleborsa) – Si è svolto a Milano l’evento di Federalimentare, “Expo 2015: 10 anni dopo. Nutrizione, Innovazione, Sostenibilità”. A Palazzo Visconti rappresentanti del mondo accademico, scientifico, associativo e istituzionale si sono confrontati sull’eredità di Expo 2015 e sulle tematiche fondamentali che accompagnarono l’Esposizione Universale milanese quali: alimentazione, sostenibilità, salute e nutrizione. A distanza di 10 anni è emerso come Expo 2015 non sia stato un evento espositivo ma un progetto globale che ha dato il via all’innovazione nel settore alimentare, gettando le basi per il suo progresso e il suo sviluppo fin dalla scelta del tema: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Quel messaggio – sottolinea Federalimentare in una nota – è stato rivoluzionario: ha ispirato e promosso nuove metodologie di studio nel campo delle scienze, delle tecnologie, nei settori sociali, economici e produttivi introducendo nelle agende politiche degli Stati l’alimentazione e la nutrizione come elementi imprescindibili per il progresso umano.Lo sviluppo sostenibile del cibo a livello globale è ormai una priorità. La FAO, l’ONU e le conclusioni dell’ultimo G7 sull’Agricoltura tenutosi ad Ortigia in Sicilia hanno ribadito questa necessità: soddisfare la domanda crescente di cibo proveniente dai Paesi in via di sviluppo e dal Sud del Mondo integrando fra loro la dimensioni ambientale, sociale ed economica. Il compito di intercettare il bisogno crescente di cibo sicuro e per tutti è riservato all’industria alimentare, alle Istituzioni, al mondo della ricerca, delle tecnologie, a quello scientifico fino al coinvolgimento degli stakeholder. È nella loro interconnessione virtuosa e nello sviluppo positivo di obiettivi comuni che si potrà sostenere il Pianeta e il benessere sostenibile per le future generazioni.”Expo 2015 – ha detto Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare – è stato un progetto globale sulla sicurezza alimentare, sulla sostenibilità, sull’energia e sulla salute. Oggi quel progetto è diventato un punto cardine dell’agenda sia dell’Unione Europea che delle Nazioni Unite. Chiunque abbia vissuto a Milano in quegli anni dice ora: c’è una Milano prima dell’EXPO e una Milano dopo l’EXPO. Infatti, l’evento non esaurì la propria propulsione in quei sei mesi del 2015, ma portò una svolta duratura in termini di indotto economico, infrastrutture e turismo. Allo stesso modo, quell’esperienza ha costituito una svolta importantissima anche per il settore agroalimentare. Per questo, l’incontro di oggi non vuole essere una celebrazione di quanto fatto allora, ma si propone di analizzarne le ricadute, evidenziando come quel seme gettato dieci anni fa qui a Milano abbia germogliato a beneficio di tutti, in Italia, ma anche fuori dai nostri confini”.”L’obiettivo di Expo – ha osservato Letizia Moratti, europarlamentare – era quello di dare alla città un progetto duraturo nel tempo che legasse il tema della nutrizione alla cultura e all’innovazione. Il tema scelto per Expo, ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’, è oggi più attuale che mai. I cambiamenti climatici, le disuguaglianze e lo spreco di cibo lo rendono un filo conduttore tra la visione di allora e le sfide presenti. Expo ha posto le basi per progetti che uniscono salute, alimentazione e ambiente. Oggi porto avanti quell’impegno sia a livello nazionale che europeo, promuovendo politiche che tutelino le persone e il pianeta. Nutrire il pianeta significa garantire sostenibilità, equità e benessere. È una responsabilità globale che richiede azioni concrete. L’eredità di Expo è duplice: da un lato un impatto di tipo materiale, sotto il profilo turistico e infrastrutturale, dall’altro un impulso a livello culturale con riferimento ai progetti nel campo dell’educazione alimentare, della tutela ambientale e della salute”.”All’Istituto Mario Negri – ha affermato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – abbiamo ragionato partendo dal presupposto che, come i farmaci, anche il cibo che mangiamo contiene componenti chimici. Quindi, ci siamo posti una domanda: perché non partire dalla nostra esperienza di anni di studio sul cibo per osservare i diversi effetti che ha sulla salute delle persone? Da qui sei anni fa è nato IIPH -Italian Institute for Planetary Health, una società consortile tra Istituto Mario Negri e Università Cattolica del Sacro Cuore, che adotta questo approccio e ha prodotto già dei risultati interessanti. L’idea di essere partiti da Expo 2015, che ha posto l’accento sull’importanza della nutrizione, e di non aver disperso quell’esperienza, è stata per noi una fonte preziosa. La nostra cultura, infatti, impatta moltissimo sull’alimentazione, sui nostri piatti, grazie anche alla dieta Mediterranea, per cui per vivere bene e in modo sano occorre incrociare molteplici fattori tra cui nutrizione, società ed economia”.”Expo è stato un evento che ha inciso in maniera significativa sulla nostra consapevolezza, portando i temi legati all’agroalimentare a livello globale. È stato un anno straordinario, che – ha sottolineato Angelo Riccaboni, professore ordinario di Economia Aziendale all’Università di Siena – ha segnato l’avvio di un percorso capace di unire sostenibilità e cibo. L’unico settore in cui il nostro Paese è riconosciuto come una vera e propria superpotenza è proprio quello alimentare. Oggi è più che mai necessaria una visione olistica, che integri dimensioni sociale finanziaria e ambientale. Il limite del Green Deal europeo è stata un’eccessiva regolamentazione, ma per le imprese italiane la sostenibilità rappresenta un vantaggio competitivo e una concreta convenienza. Le sfide che ci attendono impongono di sostenere in particolare le piccole e medie imprese, puntando sulla bellezza unita a sostenibilità ed economicità. Essere sostenibili significa infatti ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici, ma anche attrarre la finanza, sempre più attenta a questi aspetti. In questo contesto, parole chiave come investimenti, innovazione e competitività assumono un valore decisivo per il futuro”.”Sono passati dieci anni dall’Expo di Milano, ma – ha dichiarato Michele Carruba, direttore del Centro Studi e Ricerche sull’Obesità dell’Università Statale di Milano – il percorso è iniziato quasi vent’anni fa. L’Expo non è stata solo una fiera, ma un’operazione culturale che ha aiutato a riflettere sul rapporto tra nutrizione, salute, economia e sviluppo. Allora la priorità era la fame, oggi invece muoiono più persone per eccesso di cibo che per difetto. L’OMS indica l’obesità come il problema più urgente del nostro tempo. Grazie all’Expo la cultura alimentare è cresciuta, ma rischiamo di perdere tradizioni fondamentali, come la dieta mediterranea. Se non interveniamo, per la prima volta nella storia una generazione potrebbe vivere meno della precedente. Dobbiamo rimboccarci le maniche e riprendere i principi emersi con l’Expo, adattandoli alle sfide attuali”.”All’Italia, dieci anni dopo l’Expo 2015, – ha affermato Luigi Galimberti, presidente ToSeed Partners Agrifood Investment – è rimasto molto. Quell’evento ha lasciato un’impronta profonda nella vita di tutti noi. Personalmente fui colpito dalla portata e dalla forza del messaggio e in quel momento iniziai a chiedermi se fosse possibile costruire un modello di agricoltura capace di produrre di più, consumando meno. Da lì è cominciato un percorso che oggi, con i risultati ottenuti, posso dire mi abbia dato ragione. In quegli anni si parlava molto di cibo, sostenibilità e della sfida di nutrire la popolazione mondiale del 2050. Credo che, come è successo a me, anche molti altri siano stati ispirati da quell’Expo a immaginare e costruire un’agricoltura veramente sostenibile”. LEGGI TUTTO

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    Expo 2025 Osaka: ENEA nel Padiglione Italia con evento sul futuro dell’energia

    (Teleborsa) – L’evoluzione del sistema energetico avrà un ruolo di primo piano per il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e 2050. Affinché il sistema energetico del futuro sia caratterizzato da adeguati livelli di resilienza e flessibilità, sicurezza di approvvigionamento e delle infrastrutture, il fattore chiave sarà lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie e vettori che soddisfino i criteri di sostenibilità, competitività economica, protezione dell’ambiente e sicurezza e tutela del territorio. È il tema al centro dell’evento dedicato al futuro dell’energia “Fusione nucleare, idrogeno e digitalizzazione per la transizione energetica: esempi virtuosi di collaborazione tra Italia e Giappone” organizzato dall’Enea in collaborazione con il Commissariato generale per la partecipazione italiana mercoledì 24 settembre a Expo 2025 Osaka (Padiglione Italia, ore 10).Intervengono per Enea il direttore generale Giorgio Graditi, la direttrice del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili Giulia Monteleone e il direttore del Dipartimento Nucleare Alessandro Dodaro. Tra gli altri relatori, il Commissario generale per la partecipazione italiana a Expo 2025 Osaka, Mario Andrea Vattani, il sottosegretario del Ministero degli Affari esteri, Giorgio Silli, l’ingegnere capo del DTT (Divertor Tokamak Test), Gian Mario Polli, e il Ceo di NTT Data Italia, Ludovico Diaz.L’abbandono graduale delle fonti fossili, la necessità di accrescere ulteriormente il contributo delle fonti rinnovabili e di integrare nel mix energetico le tecnologie nucleari (nel breve periodo, ricorrendo alla fissione di nuova generazione, e nel medio-lungo periodo con la fusione nucleare) – evidenzia l’Enea – richiedono azioni e interventi di innovazione tecnologica per incrementarne la capacità di generazione e altempo stesso lo sviluppo di soluzioni per una modalità di gestione integrata e evoluta, in ottica smart, attraverso l’utilizzo dell’IoT, dei BigData e dell’IA, orientata alla flessibilizzazione del sistema e ad una maggiore partecipazione dell’utente/cittadino nei processi di trasformazione energetica, economica e sociale.Sempre nel Padiglione Italia, Enea espone un modello in scala del DTT, l’impianto sperimentale per la fusione nucleare in costruzione a Frascati. LEGGI TUTTO

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    AIGA: a Madrid firmato protocollo d’intesa tra Giovani Avvocati italiani e spagnoli

    (Teleborsa) – Un protocollo d’intesa tra l’Associazione Italiana Giovani Avvocati e la corrispondente associazione dei giovani avvocati spagnoli, la Confederación Española de la Abogacía Joven (CEAJ), è stato siglato lo scorso 18 settembre nell’ambito della visita istituzionale della giunta dell’AIGA a Madrid. Il protocollo – fa sapere l’AIGA in una nota – rappresenta il primo tassello per intraprendere un percorso congiunto, finalizzato allo scambio di best practices e alla promozione della mobilità internazionale per i praticanti avvocati e i giovani professionisti del settore legale.Con l’occasione, nel corso della due giorni a Madrid (18-19 settembre), la delegazione AlGA ha incontrato le istituzioni forensi spagnole al CGAE (Consejo General de la Abogacia Española) e all’ICAM (Ilustre Colegio de la Abogacía de Madrid) per un confronto sui temi di interesse quali la convenzione internazionale sulla protezione degli avvocati, recentemente approvata dal Consiglio d’Europa, nonché, in ottica comparatistica, l’accesso alla professione, il sistema previdenziale e assistenziale, di deontologia e del sistema di giustizia spagnolo.”L’incontro istituzionale con il Consejo General de la Abogacia Española e l’Ilustre Colegio de la Abogacía de Madrid – afferma Carlo Foglieni, presidente AIGA – rappresenta un passo concreto verso il rafforzamento del dialogo tra le professioni forensi dei nostri Paesi. La firma del protocollo d’intesa con i giovani avvocati spagnoli sancisce poi l’impegno comune nel promuovere una cultura giuridica europea condivisa, fondata su valori comuni e su una formazione di qualità. Ribadiamo con forza la necessità di giungere alla definizione di uno Statuto degli Avvocati Europei, che riconosca un quadro di diritti, doveri e garanzie comuni per l’esercizio della professione nell’ambito dell’Unione Europea. Al contempo, rilanciamo la proposta di un programma Erasmus per i praticanti avvocati, che consenta ai giovani professionisti di svolgere periodi formativi all’estero. Un ringraziamento va al presidente della CEAJ, Alberto Cabello, per l’ospitalità, la visione condivisa e l’impegno nel costruire una rete solida tra le nuove generazioni di avvocati europei. La presenza presso l’Ambasciata italiana a Madrid ha ulteriormente sottolineato il valore istituzionale di questo percorso di cooperazione, che intendiamo portare avanti con convinzione e spirito costruttivo”.Per il presidente CEAJ, Alberto Cabello, “la firma di questo accordo con AIGA, l’associazione che rappresenta la giovane avvocatura italiana, costituisce un passo decisivo per rafforzare i legami tra la giovane avvocatura spagnola e italiana. Condividiamo una stessa visione: quella di una professione unita, formata e con una proiezione internazionale. Questo accordo valorizza l’importanza dell’accesso alla professione, un momento chiave in cui la formazione continua, lo scambio di esperienze e il networking diventano strumenti essenziali per la crescita dei nostri giovani avvocati e avvocatesse. Inoltre, ci permette di lavorare insieme sulle rivendicazioni che condividiamo, su entrambe le sponde del Mediterraneo: il miglioramento delle condizioni di accesso alla professione, il riconoscimento del talento dei giovani e la difesa di un’avvocatura moderna, indipendente e impegnata nella società. Celebriamo non solo un accordo, ma un’alleanza tra generazioni e paesi che guardano al futuro con ambizione e responsabilità”. LEGGI TUTTO

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    Manovra, Orsini: con Governo stiamo lavorando in modo concreto

    (Teleborsa) – “Stiamo lavorando in modo concreto” con il Governo sulla manovra e ora occorre “capire quante sono le risorse rimaste dal PNRR e la capacità di rimodularle”. Le imprese continueranno a fare la propria parte, come si è dimostrato con il modello Zes che “ha funzionato: 4,8 miliardi, 28 miliardi di investimento al Sud, 35.000 assunzioni, quello ha fatto sì che l’Italia, comunque il Sud del Mezzogiorno abbiano fatto da traino al Nord. Quindi questo è un capitolo che spiega come quando siamo sollecitati ci siamo per migliorarci””. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, al Cersaie di Bologna. “Bisogna mettere l’industria al centro” con “un piano industriale di 3 anni” perché “le aziende che rappresentiamo esportano 626 miliardi e l’obiettivo dei 700 miliardi è raggiungibile, ma dobbiamo rendere le nostre imprese competitive”, ha detto il numero uno degli Industriali commentando il miglioramento del rating sovrano dell’Italia da BBB a BBB+ deciso da Fitch. “Abbiamo lavorato tanto a questo. Bene il fatto che il rating sia migliorato, perché dai conti che abbiamo fatto noi c’è già un risparmio di circa 7 miliardi – ha spiegato Orsini -. Il vero tema è che oggi bisogna mettere l’industria al centro. Quello che stiamo chiedendo da tempo è che ci sia un piano industriale di 3 anni e che non sia una visione solo al breve”. L’Italia “ce la può fare – ha aggiunto – : le aziende che rappresentiamo esportano 626 miliardi, l’obiettivo dei 700 miliardi è raggiungibile, ma per fare questo dobbiamo rendere le nostre imprese competitive”. Secondo il presidente di Confindustria “le misure” a sostegno delle imprese “stanno scadendo: industria 4.0 scade, 5.0 scade, la Zes scade, ricerca e sviluppo così com’è concepita non funziona perché è minima”. Quindi “dobbiamo puntare sulla ricerca e sviluppo e dividere: per le piccole e medie imprese servono misure automatiche facili e concrete tipo modello 4.0; per le grandi imprese contratti di sviluppo con modifica agli incentivi perché così com’è la misura è troppo lenta””Per aumentare i salari bisogna fare una cosa semplice” ovvero “contratti che vanno verso la produttività” ma “per fare questo servono incentivi e investimenti” perché “dall’altra parte del mondo sono rapidi, veloci e investono. E noi da soli non ce la possiamo fare”, ha spiegato ancora Orsini -. Noi non entriamo nella parte politica, ma entriamo nel fatto che comunque se c’è uno sviluppo c’è anche capacità di distribuzione. Spesso si parla di salari bassi e per aumentare i salari bisogna fare una cosa semplice: stiamo dialogando con il sindacato, abbiamo già avuto diversi incontri, ne avremo un altro il 30 settembre. Si possono fare contratti che vanno verso la produttività, incrementare la produttività delle nostre imprese, ma per fare questo servono incentivi e investimenti. Non ci dobbiamo dimenticare che dall’altra parte del mondo sono rapidi, veloci e investono. E noi da soli non ce la possiamo fare”. Il presidente di Confindustria ha concluso auspicando che “l’Europa si ridimensioni e pensi di mettere al centro l’industria”.”Mi auguro che almeno a fine settembre, i primi giorni di ottobre si veda una misura sull’energia” perché “oggi è troppa la differenza tra noi e altri Paesi europei”, anche se il disaccoppiamento “finalmente è entrato nel vocabolario italiano”. LEGGI TUTTO

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    Agens, Anav, Asstra: Manovra di Bilancio 2026 – “Urgono misure a sostegno del TPL”

    (Teleborsa) – “Urgono misure idonee ad assicurare l’equilibrio economico-finanziario del sistema di trasporto pubblico locale e regionale”. È quanto segnalato da Agens, Anav e Asstra, le associazioni che rappresentano le imprese pubbliche e private del settore, con una nota trasmessa all’attenzione dei Ministri dei trasporti e dell’Economia e alla Conferenza delle Regioni, in vista della impostazione della manovra di Bilancio per il 2026, in cui si sollecita un confronto sulle principali questioni aperte.Nel dare atto al Governo dell’importante ruolo svolto per favorire il rinnovo del CCNL di settore, tramite la copertura dei relativi oneri, le associazioni ribadiscono “l’urgenza di misure che garantiscano i rimborsi anche alle aziende operanti nelle Autonomie speciali cui compete il maggior gettito derivante dalle variazioni delle accise sui carburanti, ma soprattutto delle aziende operanti in Friuli Venezia Giulia e in Sicilia, Regioni che compartecipano in maniera limitata o nulla a tale gettito”.Permane poi il tema dell’adeguamento inflattivo del Fondo TPL, la cui dotazione annua sconta una mancata indicizzazione per oltre 800 milioni di euro. In questo contesto – segnalano le associazioni – è imprescindibile un intervento che renda strutturali i 120 milioni di euro stanziati una tantum sul Fondo per il solo 2025, scongiurando perdite rilevanti di risorse per diversi territori che, in assenza, discenderebbero dalla applicazione delle nuove modalità di riparto normativamente previste. Per il medesimo fine – affermano le associazioni del TPL – occorre coniugare la prevista riforma in materia di federalismo fiscale con la garanzia di certezza e adeguatezza delle risorse stanziate per il settore, salvaguardandone il vincolo di destinazione e qualificando il TPL come “spesa essenziale”.Infine, il tema degli investimenti su cui urge individuare nuovi meccanismi di sostegno che, esauriti i fondi del PNRR, consentano la prosecuzione del processo di ammodernamento infrastrutturale e rinnovo del materiale rotabile funzionale al raggiungimento degli sfidanti obiettivi di transizione energetica e sostenibilità ambientale sui quali il Paese è impegnato. LEGGI TUTTO

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    Trasporti, disagi per treni, bus e navi: il calendario degli scioperi

    (Teleborsa) – E’ lungo l’elenco degli scioperi in programma da oggi e fino a metà novembre, sia nazionali sia locali, di cui due generali, la maggior parte nel settore aereo e ferroviario. E’ quanto emerge dal sito del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.Si parte oggi, lunedì 22 settembre, con lo sciopero generale nel settore pubblico e privato, proclamato dal sindacato Usb per l’intera giornata a sostegno della missione umanitaria per il popolo palestinese. Nel settore ferroviario sarà dalla mezzanotte alle 23; nel trasporto pubblico locale, marittimo, merci e logistica sarà sempre di 24 ore ma con varie modalità. Incrociano le braccia anche i taxi dalla mezzanotte. Astensione dal lavoro proclamata anche da Cub, Sgb,Adl Varese, Usi-Cit per il trasporto merci su rotaia dalle 21 del 21 alla stessa ora del 22 settembre; per le autostrade 24 ore di stop dalle 22 del 21 settembre e anche per i porti per l’intera giornata.Altro sciopero generale di 24 ore proclamato per il 3 ottobre dal sindacato intercategoriale Cobas nel settore ferroviario: lo stop comincerà dalle 21 del 2 ottobre.Il 26 settembre attesa una giornata di passione nel settore aereo. Cub Trasporti ha indetto uno sciopero di 24 ore dei lavoratori del comparto aereo, aeroportuale e indotto aeroporti.Si fermano per 24 ore anche hostess e steward della Wizz air Malta limited aderenti alla Filt Cgil, e il personale della compagnia Volotea per lo stop deciso dalla Uilt. Per 24 ore si fermano anche i lavoratori della Sogaersecurity dell’ aeroporto di Cagliari.Proteste nazionali nello stesso giorno per quattro ore a livello aeroportuale indette da sindacati confederali e di base. Fra i più colpiti gli scali milanesi di Linate e Malpensa.Ottobre si apre con il fermo il giorno 3 per 24 ore (a partire dalle 21 del 2 ottobre) dei Cobas del settore ferroviario pubblico e privato. Sciopero di 24 ore anche il 21 per un’assemblea nazionale dei lavoratori della manutenzione della infrastruttura Rfi e per uno stop indetto da Cobas lavoro privato/coordinamento ferrovieri.Calendario alla mano, dal 22 settembre al 10 ottobre sono già in calendario alcuni scioperi del trasporto pubblico locale in varie regioni.Per novembre già previsto nella giornata dell’11 lo stop nazionale degli uomini radar dell’Enav proclamato dall’Astra per quattro ore a partire dalle 13. LEGGI TUTTO