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    Sanità, CNEL: spesa pubblica ancora tra più basse in Ue

    (Teleborsa) – Sono ancora rilevanti le “lacune” nella Pubblica amministrazione nel settore della sanità. La spesa pubblica, benché in risalita a partire dal 2020, è ancora tra le più basse d’Europa (75,6% del totale), mentre la spesa privata dei cittadini continua a crescere (+5% solo nell’ultimo anno), a fronte di liste di attesa per l’accesso ai servizi spesso insostenibili e contrarie al principio dell’appropriatezza. Lo rileva la Relazione che il Cnel invia annualmente al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni. Di conseguenza – sottolinea la Relazione – si estende il fenomeno della rinuncia alle cure necessarie per problemi economici e organizzativi (che ha raggiunto nel 2023 il valore del 7,6% della popolazione) e cresce la realtà dell’impoverimento determinato da cause legate alla salute (che tocca l’1,6% delle famiglie). La Relazione sottolinea anche come, a livello di risorse, aumenti nel triennio 2021-2023 la spesa per protezione sociale (+6%) e migliori l’accessibilità ai servizi e la capacità di risposta dell’INPS, secondo la rilevazione di Customer Experience del 2022. Aumenta la spesa pubblica per prevenzione sanitaria, aumenta anche la spesa dei Comuni per l’offerta di servizi all’infanzia (+16,9% rispetto al 2020) e aumentano i beneficiari del Bonus asilo nido (+27%)Nello specifico, la spesa privata dei cittadini per la sanità nel 2022 è stata pari a 40,2 miliardi. Lo scorso anno 4,5 milioni di persone, pari al 7,6% della popolazione, hanno rinunciato a visite mediche e accertamenti sanitari (escluse le visite odontoiatriche). Nel 2022 la quota di popolazione che ha rinunciato alle visite specialistiche era al 7% e nel 2019 al 6,3%.La relazione segnala che la povertà assoluta delle famiglie risulta in costante crescita, dal 6,2% nel 2014 all’8,5% del 2023, “il che costituisce il principale indicatore di disuguaglianza sociale”. C’è poi un “Fattore Sud” nella Pubblica amministrazione che porta a spendere di più rispetto ad altre aree del Paese per avere risultati peggiori in alcuni servizi come viabilità, gestione dei rifiuti e servizi di asilo nido. E che porta, allo stesso tempo, a spendere meno con un’offerta peggiore in settori come polizia locale, supporto all’istruzione e servizi sociali “dove la limitata disponibilità di risorse risulta direttamente correlata a una minore quantità e qualità dei servizi erogati”. Ad esempio, rileva lo studio, la copertura della domanda potenziale per la mensa scolastica nei Comuni è al 33,3% in Toscana e solo al 9,6% in Campania. Il Sud spende circa il 37% in più del Nord-Ovest e il 50% in più del Nord-Est ma ha una raccolta differenziata di 11,9 punti in meno rispetto al Nord-Ovest e di 17,4 punti rispetto al Nord-Est. Sul fronte dei servizi sociali, al Sud i livelli di impegno finanziario (95 euro pro capite) sono sempre più bassi di qualsiasi altro territorio (124 euro Nord-Est, 129 euro Centro, 134 euro Nord-Ovest), a fronte di un contesto in cui il tasso di deprivazione socio-economica è molto più elevato. Anche i servizi per il nido sono particolarmente arretrati al Sud, con tassi di copertura ben al disotto della media (pari al 7%, contro l’18,5% del Nord-Ovest, il 21% del Nord-Est e il 22% del Centro).”Una realtà di luci e ombre, questa è la realtà che emerge dalla Relazione sui servizi pubblici che presentiamo oggi. Più luci che ombre, ma dobbiamo saper ascoltare questo mondo complesso, questa foresta multifunzionale, e dire come stanno le cose. Questo è il compito assegnato al Cnel. Serve trasparenza. Come disse Lord Kelvin ‘Ciò che non si misura, non può essere migliorato’. Noi vogliamo far questo, misurare e dar conto di quel che avviene in un settore così incredibilmente speciale come quello dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. Un settore speciale perché ha una funzione universalistica, non è aiutato dal mercato ma dalla customer satisfaction”. Così il presidente del Cnel Renato Brunetta in occasione della presentazione della Relazione Cnel sui servizi pubblici. LEGGI TUTTO

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    Incidenti stradali 2023, DEKRA: “Incentivare campagne di prevenzione per una guida sempre più responsabile”

    (Teleborsa) – “Il report realizzato da Aci-Istat scatta una fotografia poco confortante sugli incidenti stradali nel 2023. Sono 485 i pedoni deceduti (stesso numero dell’anno precedente) 212 ciclisti (+3,4%), di cui 12 su bici elettrica (-40%), e 21 conducenti di monopattino (+31,3%). Nella provincia di Roma è stato rilevato il più alto numero di pedoni deceduti (71) mentre nella provincia di Milano quello di ciclisti (11)”.Lo ha dichiarato Toni Purcaro, Executive Vice President DEKRA Group e Presidente DEKRA Italia, in merito ai dati Aci-Istat sugli incidenti stradali avvenuti nel 2023. “Ogni giorno contiamo 456 incidenti e una media di 8,3 morti, a causa di incidenti stradali, nella maggior parte dei casi evitabili. Una guida responsabile è un dovere del singolo ma anche una responsabilità collettiva. Ogni guidatore deve essere consapevole delle proprie azioni e del loro impatto. Riteniamo di fondamentale importanza incentivare al rispetto delle norme del codice della strada, rimanendo concentrati alla guida e adottando comportamenti virtuosi. È necessario che cittadini e Istituzioni collaborino per sviluppare strategie efficaci a partire dalla campagna di sensibilizzazione sui comportamenti di guida responsabili. La riforma del codice della strada rappresenta certamente un perno fondamentale per andare nella giusta direzione. È prioritario al contempo, favorire l’ammodernamento del parco circolante e investire sulla formazione per invertire questo trend drammatico, contribuendo, così, a salvare delle vite umane come previsto dalla ‘Vision Zero’, che punta a ridurre a zero le vittime e gli incidenti stradali entro il 2050”. LEGGI TUTTO

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    Nielsen Ad Intel: mercato pubblicitario in positivo ad agosto, +5,7%

    (Teleborsa) – Gli investimenti pubblicitari in Italia chiudono il mese a +5,7%, portando la raccolta pubblicitaria dei primi otto mesi a +6,2%. Se si esclude dalla raccolta web la stima Nielsen sul search, social, classified (annunci sponsorizzati) e dei cosiddetti “Over The Top” (OTT), l’andamento nei primi otto mesi del 2024 si attesta a +7,6%. È quanto emerge dai risultati Ad Intel relativi al mercato pubblicitario nel mese di agosto 2024 pubblicati da Nielsen. “Dopo mesi in negativo la Stampa frena il calo trainata dall’andamento positivo dei Quotidiani (+2%), mentre si evidenzia la contrazione della Radio (-4%) per la prima volta in calo dall’inizio dell’anno. La televisione conferma l’ottimo stato di forma anche questo mese con una crescita a due cifre (+10,6%) – dichiara Luca Bordin, Country Leader Italia –. L’outlook positivo sul mercato pubblicitario viene supportato anche dal contesto macroeconomico che evidenzia una confortante tendenza deflattiva, al netto dello scenario geopolitico che rimane preoccupante.”Relativamente ai singoli mezzi, la TV è cresciuta a due cifre +10,6% ad agosto e +10,4% nei primi otto mesi dell’anno. I Quotidiani sono cresciuti ad agosto 2024 del +2% e sono calati del -7,1% nei primi otto mesi. In calo del -4% i Periodici ad agosto, mentre del -1,4% nei primi otto mesi. La Radio è in calo del -4,1% ad agosto e +8,9% nei primi otto mesi .Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, la raccolta dell’intero universo del Web advertising nei primi otto mesi 2024 chiude con un +4,1% (+5,5% se si considera il solo perimetro Fcp AssoInternet). Segno positivo nei primi otto mesi per l’Out of Home (Transit e Outdoor) che registra un +11,9%. In crescita la Go TV che segna un +0,2% e il Cinema +43%. In calo il Direct Mail -6,7%.Sono 19 i settori merceologici in crescita nel mese di Agosto e il contributo maggiore è portato da Toiletries (+31%), Bevande/Alcoolici (+14,4%) e Distribuzione (+9,9%). In calo ad agosto gli investimenti di Oggetti personali (-17,3%) Cura persona (-12,5%) ed Alimentari (-4,5%).Relativamente ai comparti con la maggiore quota di mercato, si evidenzia, nei primi otto mesi 2024, l’andamento positivo di Gestione casa (+38,3%), Automobili (+28%) e Distribuzione (+12,9%), in calo invece Media/Editoria (-14,1%), Telecomunicazioni (-10,1%) e Cura persona (-0,4%)”Dopo 3 mesi di crescita, il settore Alimentari registra una flessione segnando un calo del -4,5%. Il risultato negativo è attribuibile alla contrazione registrata da Tv e Radio che rappresentano l’84% del comparto. La flessione – conclude Bordin – è stata, rispettivamente del -8,2% e del -13,8%. A trainare il mercato, l’importante crescita del settore Toiletries (31%)”. LEGGI TUTTO

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    Attivo il nuovo contratto Consip per la fornitura di gas naturale: 1,57 miliardi di smc destinati alla PA

    (Teleborsa) – È attivo il nuovo contratto Consip per la fornitura di gas naturale destinato alla Pubblica Amministrazione. L’accordo, comprensivo di eventuali incrementi contrattuali, prevede la disponibilità di circa 1,57 miliardi di standard metri cubi (smc) di gas naturale.La convenzione, denominata “Gas naturale ed. 16”, è suddivisa in 12 lotti (11 regionali più il lotto “Italia”) e ha un valore complessivo aggiudicato di quasi 1 miliardo di euro. Con una durata di 12 mesi, il contratto permette alle pubbliche amministrazioni di acquistare forniture a prezzo variabile, aggiornato mensilmente in base alle quotazioni del mercato PSV DA.Un elemento distintivo di questa edizione è il lotto “Italia”, pensato per le amministrazioni che gestiscono numerosi punti di prelievo distribuiti su tutto il territorio nazionale e che necessitano di ottimizzare i propri consumi attraverso un unico contratto e un unico interlocutore dedicato.Grazie a questo contratto, le amministrazioni pubbliche potranno beneficiare della più grande negoziazione di gas naturale in Italia, riservata esclusivamente alle PA, con procedure di acquisto interamente digitalizzate. Inoltre, sarà garantita la trasparenza dei prezzi e delle condizioni, verificate attraverso ispezioni mirate a rilevare la conformità delle prestazioni contrattuali. LEGGI TUTTO

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    Imprese familiari italiane, Cerved Rating Agency: “Più solide e meno rischiose soprattutto se sostenibili e dedite all’export”

    (Teleborsa) – Le imprese familiari italiane mostrano una solidità patrimoniale e una sostenibilità finanziaria migliore rispetto alle non familiari, a fronte di una marginalità e di una propensione a investire molto simili, sono meno rischiose (la probabilità di default media è del 5,78% contro il 6,3%, con una differenza dell’8%), soprattutto quelle che esportano di più. In compenso, dovrebbero lavorare sugli aspetti legati alla sostenibilità, in particolare nella governance, anche perché a una più alta classe di sostenibilità corrisponde un minor rischio di credito. È quanto emerge da uno studio condotto su dati di giugno 2024 da Cerved Rating Agency, l’agenzia di rating italiana specializzata nel merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance ESG, presentato durante il webinar “ESG Connect Insight Series – Merito creditizio e profilo di sostenibilità delle imprese familiari”.”Oltre 4 imprese su 5 in Italia sono espressione del capitalismo familiare e quando la dimensione di impresa aumenta il fenomeno rimane significativo, con oltre il 40% delle imprese grandi che risultano di proprietà di famiglie – afferma Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency –. Per questo motivo abbiamo avviato uno specifico ambito di ricerca sul tema, dal quale emergono alcune evidenze interessanti. Le imprese familiari tendono ad essere meno rischiose di quasi il 10% e mostrano inoltre come la predisposizione verso i mercati internazionali possa essere un elemento di resilienza. Tuttavia, emerge un gap di sostenibilità nella componente che riguarda la governance”.Secondo i dati Istat, il sistema produttivo italiano è costituito per circa l’81% da imprese a controllo familiare (dall’83,3% delle microimprese al 41,6% delle grandi, soprattutto nei servizi turistici, nelle costruzioni, nel commercio, nel tessile e abbigliamento) che dunque rappresentano una fetta cospicua del nostro tessuto economico. Da qui l’interesse ad analizzarle sotto una duplice lente, quella creditizia e quella legata alla sostenibilità. Per farlo sono state individuate, nell’ambito delle oltre 14mila imprese che a giugno detenevano un rating valido emesso da CRA, le oltre 7mila a carattere familiare, che occupano più di 940mila addetti e generano un fatturato complessivo di 400 miliardi di euro.Comparando le performance di bilancio delle imprese familiari con quelle non familiari, entrambe fornite di rating creditizio, emerge come le prime abbiano una solidità patrimoniale maggiore (patrimonio netto/attivo 32,8% contro 29,6%), una migliore capacità di sostenere gli oneri finanziari tramite il proprio risultato operativo (ebit interest coverage 6.9x contro 5.3x), una marginalità simile (ebitda margin 8,2% contro 8,0%) e una propensione agli investimenti equivalente (capex su ricavi 2.1% contro 2.2%). Unico neo la minor crescita dei ricavi, come mostra l’analisi dei bilanci degli ultimi 3 anni disponibili.Ampliando l’analisi al merito creditizio, emerge come le imprese familiari risultino meno rischiose, in tutte le dimensioni aziendali tranne le microimprese e in tutti i settori tranne l’energy: a giugno 2024, la probabilità di default media era infatti di 5,78% contro 6,3%, con una maggior quota di aziende investment-grade, cioè con rating minimo pari a B1.2. Questo è tanto più vero quanto più le imprese familiari mostrano una propensione ai mercati esteri, come si evince combinando i rating creditizi con uno specifico export score elaborato da Cerved. Il fenomeno è evidente soprattutto per le grandi imprese (le esportatrici hanno una probabilità di default di 2,9% contro il 4% delle altre) e le medie imprese (5,1% contro 5,9%). Il fenomeno trova conferma anche considerando i due gruppi negli ultimi 4 anni: il differenziale di probabilità di default va da 1,75 punti percentuali del 2021 a 1,96 di giugno 2024.Le imprese familiari e la sostenibilitàLa seconda area che lo studio ha indagato riguarda il profilo di sostenibilità: sfruttando un campione di oltre 2mila imprese con valutazione ESG effettuata da Cerved Rating Agency e analizzando le tre componenti E, S e G, emerge che riguardo al fattore “environment” le imprese familiari italiane presentano una valutazione media leggermente superiore a quella delle non familiari (46 contro 45,3), mentre è di poco inferiore nel “social” (61,2 contro 62,2). Dove le imprese familiari potrebbero migliorare, avviando percorsi virtuosi di crescita in chiave sostenibile, invece, è sotto l’aspetto della “governance”, che mostra il gap più significativo (51,6 contro 55,7). Infine, è stata prodotta un’analisi di correlazione fra rischio di credito e classe di sostenibilità da cui si evince che la probabilità di default è più bassa per le imprese familiari con sostenibilità alta, maggiormente presenti al Nord: 49% del totale delle aziende esaminate, contro il 34% del Centro e il 29% del Sud, dove si riscontra il gap maggiore (dal 5,48% di rischio delle imprese virtuose all’8,35% di quelle meno sostenibili). LEGGI TUTTO

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    SVIMEZ, per politica coesione applicare metodo PNRR

    (Teleborsa) – “L’attuale programmazione dei fondi europei per la coesione ha portato a risultati insoddisfacenti. È necessario subordinare l’erogazione delle risorse al raggiungimento di obiettivi precisi, seguendo il metodo PNRR”. Lo afferma in una nota l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno nell’ultima pubblicazione de I Quaderni SVIMEZ, curata da Luca Bianchi e Ferdinando Ferrara. “La programmazione attuale, basata su obiettivi tematici generali, non risponde adeguatamente alle specifiche necessità dei territori”, si legge nel testo. “Questo approccio di semplice rendicontazione della spesa e non legato al raggiungimento di obiettivi di crescita o di riduzione dei divari, ha portato a risultati limitati. Ne è prova il fatto che l’Italia pur collocandosi al secondo posto in termini di risorse ricevute, non abbia riportato risultati eclatanti in termini di coesione. L’analisi della Programmazione 2014-2020, fatta nello studio SVIMEZ, evidenzia un’allocazione distorsiva delle risorse, con una sproporzionata concentrazione su agevolazioni per le imprese a scapito di infrastrutture essenziali. Le conseguenze sono chiare: una riduzione di investimenti fondamentali in settori strategici come ambiente, ICT, mobilità e servizi sociali”. Svimez sostiene quindi che per affrontare le criticità del ciclo di Programmazione 2021-2027, è fondamentale un potenziamento della capacità amministrativa e un coordinamento più incisivo. Tuttavia, è necessario andare oltre le misure attuali, abbracciando un nuovo paradigma basato sull’approccio performance-based del metodo PNRR subordinando l’erogazione delle rate al raggiungimento di obiettivi mirati.L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno è convinta che questa sia “una proposta di riforma concretamente percorribile nell’attuale quadro dell’Unione Europea, in grado di condurre a un sostanziale miglioramento dell’efficacia di queste politiche. Implementando il metodo PNRR, non sarà più possibile spostare risorse dei programmi europei sui cosiddetti “programmi complementari” o su progetti funzionali al solo raggiungimento dei target di spesa, garantendo così che i fondi siano destinati a progetti realmente in grado di ridurre i divari territoriali”. “Affinché questa proposta possa essere efficacemente integrata nel dibattito europeo, è essenziale che rispetti i principi delineati dalle Istituzioni UE”. La Svimez propone, infatti, un “Accordo di partenariato che stabilisca obiettivi quantitativi chiari e milestone territoriali, assicurando che i finanziamenti siano legati a risultati concreti. “Ma la governance macroeconomica europea non può essere esclusa da questo progetto di riforma: solo un approccio integrato e coerente – conclude – può garantire che la politica di coesione non rimanga isolata, ma contribuisca attivamente alla riduzione dei divari e al progresso dell’Unione” LEGGI TUTTO

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    Consiglio UE esorta Commissione ad agire per combattere desertificazione

    (Teleborsa) – Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato conclusioni che affrontano le urgenti sfide poste dalla desertificazione, dal degrado del suolo e dalla siccità (desertification, land degradation, and drought, DLDD), sottolineando la necessità critica di un approccio coeso e integrato alla gestione ambientale in tutta l’UE. Evidenziando la crescente frequenza e gravità delle siccità, insieme all’esacerbazione della desertificazione e del degrado del suolo sia a livello globale che in Europa, il Consiglio esorta la Commissione europea a proporre un piano d’azione completo a livello di UE volto a combattere la DLDD, con l’obiettivo di rafforzare la resilienza alla siccità e raggiungere la neutralità del degrado del suolo (Land Degradation Neutrality, LDN) entro il 2030.FinanziamentiLe conclusioni riconoscono la necessità di strategie di finanziamento coerenti per supportare la gestione e il ripristino sostenibili del territorio. Il Consiglio chiede una revisione degli strumenti di finanziamento esistenti e l’esplorazione di fonti di finanziamento alternative private e miste, in particolare per rendere operative le azioni DLDD e implementare azioni di ripristino degli ecosistemi attraverso soluzioni basate sulla natura.Trasformazione dei sistemi agricoli e alimentariPer raggiungere LDN entro il 2030, il Consiglio sottolinea la necessità di trasformare i sistemi agricoli e alimentari verso la sostenibilità, la resilienza alla siccità e le pratiche intelligenti dal punto di vista climatico. Questa trasformazione dovrebbe essere guidata dai 13 principi dell’agroecologia come definiti dal Gruppo di esperti di alto livello della FAO sulla sicurezza alimentare e la nutrizione. LEGGI TUTTO

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    Forum dei Territori UniCredit: “Il turismo motore di sviluppo del Sud”

    (Teleborsa) – Attivare il network di riferimento e discutere in modo strutturato e programmatico del turismo nel Sud. Con questo obiettivo il prossimo 18 ottobre a Ischia presso l’Auditorium Carriero di Lacco Ameno, si svolgerà il Forum dei Territori UniCredit della Region Sud: “Il turismo motore di sviluppo del Sud”. Saranno presenti stakeholders ed esponenti imprenditoriali e del mondo associativo del turismo e dei settori ad esso collegati (agrifood, cultura, trasporti), supportati dal mondo della ricerca con Svimez e Nomisma. Il forum è stato preceduto da tre tavoli di lavoro preparatori riguardanti il turismo congressuale al Sud, il turismo tematico ed esperienziale e il potenziamento dell’offerta turistica attraverso lo sviluppo di nuove strutture e la riqualificazione di quelle esistenti. I risultati dei tre tavoli di lavoro verranno presentati nel corso del Forum.Il Tavolo di lavoro sul turismo congressuale sarà presentato da Giovanna Lucherini (Convention Bureau Napoli) e Carlotta Ferrari (Convention Bureau Italia): l’Italia è la prima nazione in Europa e la seconda al mondo dopo gli USA, per numero di congressi organizzati, con il maggiore numero di città nelle top 100 del turismo congressuale globale; Roma è al settimo posto, segue al 29esimo postoMilano. Napoli al 66esimo posto è l’unica città del Sud, fra le 7 Italiane, presente nella Top 100. Fra Sud e Isole si svolgono poco più del 15% dei congressi, contro il 60% del Nord e quasi il 25% del Centro. C’è anche un gap rispetto alle strutture a disposizione che nel Mezzogiorno che sarebbero in numero superiore, pari al 22% del totale nazionale. Inoltre, gli eventi ospitati al Sud sono prevalentemente i congressi con un numero più limitato di partecipanti, a causa di evidenti limiti infrastrutturali. Verranno presentate idee e progetti per sviluppare e qualificare le candidature dei poli congressuali del Mezzogiorno.Il tavolo di lavoro sul turismo tematico ed esperienziale sarà presentato da Sara Prontera (Gruppo Nicolaus-Valtur). La crescente ricerca di una dimensione esperienziale comporta la necessità per l’imprenditore turistico ed i territori che ospitano i viaggiatori, di creare e strutturare un corollario di servizi a supporto per la cui produzione ci si avvale di altre aziende. Più ricche saranno le esperienze, maggiore la soddisfazione del turista e più ne parlerà ai suoi contatti. Il dato più significativo che emerge è il valore complessivo, in termini di spesa dei turisti, che le esperienze immettono nel sistema, pari a 170 miliardi di euro.Il tavolo di lavoro sul potenziamento dell’offerta turistica attraverso lo sviluppo di nuove strutture e la riqualificazione di quelle esistenti sarà presentato da Marina Lalli, Presidente Federturismo Italia: l’offerta alberghiera al Sud è sostanzialmente flat negli ultimi 10 anni, mentre è cresciuta notevolmente quella degli esercizi extra-alberghieri. Inoltre, quasi il 50% delle strutture ha più di 30 anni e necessita di interventi di riqualificazione. Le catene alberghiere sono meno presenti e a fronte di una domanda crescente si manifesta una carenza di offerta soprattutto sugli alberghi 4 e 5 stelle, nonché sull’offerta dei villaggi turistici di alta qualità.”UniCredit è fortemente impegnata a sostenere il settore turistico – sottolinea Ferdinando Natali, Regional Manager Sud di UniCredit –. L’ultima edizione di UniCredit per l’Italia promuove nuove soluzioni di finanziamento e Minibond con un plafond di 1 miliardo per il settore turistico per investimenti, quali transizione green, innovazione tecnologica e riqualificazione alberghiera, anche tramite forme di ammortamento flessibili, che tengono conto della stagionalità degli incassi. Stiamo anche lanciando l’estensione della durata a 15 anni sui finanziamenti chirografari con garanzia del Fondo Centrale di Garanzia che si aggiunge alle soluzioni ipotecarie sino a 20 anni,incentivando anche il microcredito turistico. Accanto alla finanza offriamo il supporto strategico tramite i nostri esperti di Industry, la piattaforma Bandi e Incentivi sviluppata in partnership con PwC per valorizzare le opportunità offerte dal PNRR, la finanza agevolata e sulla consulenza in ambito ESG con la piattaforma Open-Es per l’autodiagnosi, lo scoring e i piani di azione. La ZES unica del Mezzogiorno ha poi incorporato il turismo fra i settori incentivabili rendendo più snelli e convenienti gli investimenti nel settore e come UniCredit siamo stati promotori di tale inclusione che rappresenta un assoluto unicum. Inoltre, stiamo pensando anche di costituire con ConventionBureau, Federturismo e Svimez un tavolo di lavoro permanente aperto anche ad altri stakeholder che darà un seguito al lavoro svolto e proseguirà a sviluppare proposte strategiche di settore, facendo tesoro e dando continuità alle proposte dei tavoli di lavoro del Forum”. LEGGI TUTTO