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    Bonus psicologo, online le graduatorie 2024: accolte 3.325 domande

    (Teleborsa) – “Sulla base dei fondi al momento stanziati per l’anno 2023, le domande per l’anno 2024 attualmente accolte sono pari a 3.325”. È quanto fa sapere l’Inps annunciando la pubblicazione online delle graduatorie 2024 del Bonus psicologo, il contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia. Le graduatorie, distinte per regione e provincia autonoma di residenza dei richiedenti, sono state elaborate tenendo conto del valore ISEE più basso e, a parità di valore dell’ISEE, dell’ordine cronologico di presentazione delle domande nei limiti dell’ammontare delle risorse indicate all’articolo 1 del decreto interministeriale 24 novembre 2023, come ripartite nella Tabella 1 allegata al medesimo D.I. Tali risorse ammontano a dieci milioni di euro per il 2023 e altrettanti per il 2024. Al 31 maggio 2024, termine ultimo per richiedere il bonus psicologo, erano giunte – fa sapere l’Inps – 400.505 domande dunque non tutti coloro che hanno fatto richiesta sono rientrati. In caso di domanda “accolta” al beneficiario, in possesso dei requisiti di accesso alla misura, è riconosciuto l’intero importo spettante da utilizzare entro 270 giorni dalla data di pubblicazione del messaggio n. 2584 dell’11 luglio 2024. Se la domanda è “parzialmente accolta” al beneficiario, in possesso dei requisiti di accesso alla misura, ultimo di ogni graduatoria regionale o delle Province autonome, è riconosciuto in misura parziale l’importo spettante fino a concorrenza delle risorse economiche assegnate alla Regione/Provincia autonoma. Nel caso siano stanziate o si rendessero disponibili ulteriori risorse (ad esempio, nel caso in cui non venisse interamente utilizzato da parte di altri beneficiari, nel termine previsto di 270 giorni, l’intero importo del voucher), potrà essere erogata la somma residua fino a concorrenza dell’intero importo spettante. La domanda può essere, infine, “non accolta provvisoria”. In tal caso ai richiedenti, in possesso dei requisiti di accesso alla misura, non può essere assegnato l’importo spettante per incapienza delle risorse economichemesse a disposizione delle Regioni/Province autonome. Nel caso si rendessero disponibili ulteriori risorse o nel caso in cui non venissero utilizzate le risorse assegnate nel termine previsto di 270 giorni, potranno essere individuati, nel rispetto dell’ordine dellagraduatoria regionale o provinciale, nuovi beneficiari con i medesimi criteri previsti per la prima assegnazione.”Dieci milioni di euro per il bonus psicologo – commenta David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) ai microfoni dell’Adnkronos Salute – è la stessa cifra finanziata nella passata legge di bilancio, noi chiaramente crediamo, vista l’importanza che ha avuto, che si dovrebbe andare oltre e aumentare i fondi previsti nella prossima manovra. Voglio ricordare che le richieste arrivate sono state 400mila quest’anno e purtroppo non tutti coloro che ne avevano necessità sono rientrati. È un misura che va incontro ai bisogni degli italiani, e abbiamo visto come siano cresciuti i disturbi psicologici, che non possono permettersi le terapie psicologiche”. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte ingrosso luglio +0,2% m/m, vendite +1,1% m/m

    (Teleborsa) – Sono aumentate le scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di luglio 2024, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato un aumento dello 0,2% a 903,5 miliardi di dollari, appena sotto il +0,3% delle attese, rispetto al +0,2% del mese precedente. Su base annua si registra una crescita dello 0,4%.Nello stesso periodo le vendite sono salite dell’1,1% su base mensile a 671 miliardi di dollari dopo il -0,3% registrato a giugno. Su anno si è registrato un aumento del 2,9%.La ratio scorte/vendite è pari all’1,35 contro l’1,38 di un anno prima.(Foto: Photo by Hannes Egler on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    AAST Terni ferma uno dei due forni elettrici: “Costi dell’energia insostenibili”

    (Teleborsa) – Nel corso di un incontro con le rappresentanze sindacali tenutosi oggi la Direzione Aziendale di AAST, Arvedi Acciai Speciali Terni, ha comunicato il fermo di uno dei due forni elettrici dell’acciaieria. “La decisione – fa sapere la società in una nota – è stata presa a causa del perdurare degli alti costi energetici che non consentono all’azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall’Asia a prezzi stracciati”. L’Azienda prevede, al momento, di fermare un forno elettrico per una settimana a fine Settembre. “Il livello del costo dell’energia elettrica in Italia, tre volte superiore a quello di altri paesi europei dove sono basati i concorrenti di AAST, – prosegue la nota – sta condizionando il piano di rilancio dello stabilimento umbro, vanificando gli sforzi di efficientamento fin qui compiuti ed i benefici degli ingenti investimenti già realizzati dalla gestione Arvedi”.”Nonostante l’adozione di misure drastiche, come l’acquisto di bramme asiatiche per compensare l’incremento dei costi, il divario di competitività – spiega la nota – permane non solo nei confronti dei produttori asiatici ma anche verso gli altri produttori siderurgici europei che beneficiano di costi energetici sensibilmente più bassi. Lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali. Ciò comporta una forte distorsione della concorrenza con conseguenze pesanti per il più importante produttore italiano di acciaio inossidabile. La fermata del forno elettrico ne è la riprova. L’Azienda si sta battendo sui tavoli nazionali ed europei, con il supporto della Regione Umbria, per ottenere un costo equo dell’energia. Le preoccupazioni vengono costantemente condivise con i rappresentanti dei lavoratori e con tutti i dipendenti. Venerdì scorso è stato collocato sul principale piazzale interno allo stabilimento di Terni un maxicartellone che mette in evidenza i ‘numeri’ della sperequazione in termini di costi che AAST deve subire rispetto agli altri concorrenti europei. Come si spiega nell’affissione, una soluzione è a portata di mano: consentire ad Acciai Speciali Terni di ripristinare le condizioni originali di autoproduzione grazie al collegamento diretto, giá esistente, con la centrale ENEL di Galleto. AAST vedrebbe in questo modo ristabilite le condizioni che hanno permesso la nascita di un sito produttivo capace di grandi successi industriali, in grado di superare i più gravi periodi di crisi. Eloquente il titolo che accompagna l’affissione: ‘Abbiamo il diritto morale di avere le nostre centrali o di essere pagati da chi le ha espropriate’. Un tema – conclude la nota – verrà condiviso a breve anche con il territorio: c’è infatti la data per la mostra ‘La Grande Opera’ che accenderà i riflettori su una delle più importanti realizzazioni idrauliche della storia, testimonianza del grande contributo dato dalle acciaierie ternane allo sviluppo energetico del Paese”.”Si è tenuta questa mattina una riunione all’Ast di Terni tra la proprietà Arvedi e le organizzazioni sindacali territoriali in cui ci è stata comunicata la necessità di una settimana di cassa integrazione in area fusione. La cassa, a detta dell’azienda, si rende necessaria per per abbassare i costi di produzione troppo alti a causa del costo dell’energia che rispetto ad altri paesi europei in Italia resta molto alto – commenta il segretario nazionale della Fim-Cisl, Valerio D’Alò –. Proprio l’energia rappresenta il nodo per la firma dell’accordo di programma, accordo che è propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro d’investimento previsti per realizzare il piano industriale di Ast di questi, 200 milioni di investimento sono stati già realizzati, ora serve la programmazione per realizzare gli interventi previsti per altri 600 milioni che hanno come obiettivo l’aumento dell’attuale produzione e inteverventi di carattere ambientale. Tutte cose – sottolinea D’Aò – determinanti per proiettare Ast in maniera più forte nel panorama degli acciai speciali l’Ast in una condizione di competizione europea e internazionale”. Per farlo, però, “serve un giusto prezzo dell’energia – spiega – oggi le aziende pagano 4 volte di più al MWH rispetto alla Francia e 3 volte di più rispetto alla Germania e Finlandia. Un costo che determina uno squilibrio competitivo per le aziende del nostro Paese e ancora di più, per aziende energivore come quelle siderurgiche. Serve anche lavorare a livello Europeo per garantire una produzione dei rottami di ferro e acciaio. A due anni e mezzo di distanza dall’acquisizione di Ast da parte del gruppo Arvedi serve mettersi in condizione di ottenere fino l’ultimo centesimo dell’investimento previsto per il sito ternano e poter così garantire un futuro industriale sostenibile in una delle produzioni strategiche come quella degli Acciai Speciali. Restiamo in attesa che il piano per la siderurgia annunciato dal ministro Urso, di cui si è tenuto un primo incontro il 5 agosto scorso, possa fornire risposte a tutti i problemi e le difficoltà che il settore siderurgico italiano sta affrontando rispetto agli altri competitor intenazionali”. LEGGI TUTTO

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    Cina, inflazione agosto più debole delle attese

    (Teleborsa) – In Cina, i prezzi al consumo sono saliti ad agosto dello 0,6% a fronte dello 0,5% di luglio e dello 0,7% delle previsioni degli analisti. Il dato, comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica, è il più alto da febbraio. L’inflazione, misurata dai prezzi alla produzione, invece, è crollata dell’1,8% dallo 0,8% di luglio, facendo anche peggio delle stime degli analisti (-1,4%) e riflette la debolezza della domanda interna. LEGGI TUTTO

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    Auto elettrica, la proposta di Urso per cancellare lo stop al motore endotermico dal 2035

    (Teleborsa) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, AdolfoUrso, durante il Workshop Teha di Cernobbio ha annunciato che il 25 settembre, in occasione di un vertice sul settore automobilistico promosso dall’Ungheria, chiederà ai Paesi Ue di anticipare alla prima parte del 2025 la revisione sullo stop alla produzione di veicoli endotermini entro il 2035, prevista inizialmente per il 2026 nell’ambito del Green Deal dell’Ue. Urso ha fatto sapere che porterà la proposta il giorno successivo anche al consiglio dell’Ue sulla competitività.Il problema, ha sottolineato il ministro, “non è solo italiano, è europeo”. Urso ha citato il caso della Germania e di Volkswagen, il secondo produttore mondiale di auto, che ha ipotizzato – per la prima volta dopo 87 anni di storia – la chiusura di impianti di produzione di veicoli e di componenti “se non si interviene rapidamente”. Secondo Urso l’Europa “rischia il collasso” a causa della concorrenza dei costruttori cinesi, favoriti dalla maggior disponibilità di materie prime per le batterie e dai costi di produzione più bassi. Tutto questo mentre i gruppi europei si devono attrezzare per convertire all’elettrico le loro linee di montaggio entro il 2035.”Il processo del green deal prevede una clausola di revisione entro la fine del 2026, ma chiunque conosca il sistema produttivo sa che gli investimenti si fanno se c’è certezza”, ha dichiarato Urso. “Chiedo di anticipare questa decisione perché se lasciamo l’incertezza fino al 2026, si rischia un’ondata di scioperi e proteste europee come hanno fatto gli agricoltori e rischiamo il collasso dell’industria”, ha aggiunto il ministro delle Imprese, precisando che “chiederò l’anticipo per la prima parte del prossimo anno, per rivedere il processo, la tempistica e la modalità per giungere alla sostenibilità ambientale nel nostro continente”. “Se si vogliono mantenere tempi stringenti occorre sostenere l’industria con imponenti risorse pubbliche europee, con un piano tipo Pnrr per l’automotive e comunque la tempistica deve essere adeguata alla sostenibilità economica produttiva e sociale del nostro Paese”, ha concluso.Anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha approfittato del Forum di Cerbobbio per sostenere la necessità di una revisione allo stop all’endotermico al 2035. “Non siamo solo noi a esplicitare qualche dubbio sul tutto elettrico dal 2035. Adesso si è accorta anche la Germania e quindi immagino che saremo più fortunati”, ha dichiarato, “il green deal lo fai con il cambio di modalità operativa e lavorativa”. LEGGI TUTTO

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    Cernobbio, TEHA-Enel: presentato studio “Il ruolo della distribuzione elettrica per transizione energetica sicura”

    (Teleborsa) – La rete di distribuzione ha un ruolo chiave per abilitare la transizione energetica. Si rendono quindi necessari investimenti, per permettere alla rete di gestire il cambiamento di assetto del sistema elettrico e far fronte ai cambiamenti climatici. È quanto emerge dallo Studio “Il ruolo della distribuzione elettrica per una transizione energetica sicura” realizzato da TEHA in collaborazione con Enel anticipato oggi, nell’ambito della 50° edizione del Forum “Lo Scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, Gianni Vittorio Armani, Direttore Enel Grids and Innovability di Enel e Guido Bortoni, Presidente di CESI, già Capo Dipartimento Energia del Governo Italiano e già Presidente di ARERA.”Alla luce dei cambiamenti in atto nel sistema elettrico e di quelli richiesti per raggiungere la decarbonizzazione, il consolidamento e sviluppo della rete di distribuzione come mezzo essenziale per abilitare questa evoluzione è di fatto al centro del dibattito energetico attuale. Per sostenere questa nuova importante fase di sviluppo della rete di distribuzione attraverso capitale investito e innovazione, è necessario garantire un assetto in continuità che permetta una stabilità finanziaria e una gestione sostenibile per gli operatori della rete di distribuzione”, ha commentato Gianni VittorioArmani, Direttore Enel Grids and Innovability di Enel.”Il progressivo aumento della generazione distribuita da fonti rinnovabili e la maggiore elettrificazione dei consumi finali richiedono che la rete di distribuzione elettrica sia adeguata e abiliti una transizione “senza strappi”, ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di The European House – Ambrosetti e TEHA Group. “L’evoluzione del sistema elettrico e il ruolo della distribuzione richiedono nuovi importanti investimenti nella rete per garantire la continuità delle performance: in Italia nei prossimi 10 anni saranno previsti circa 6 miliardi di Euro di investimenti all’anno, che potranno attivare rilevanti impatti diretti, indiretti e indotti nell’economia del Paese”.Secondo la Commissione Europea, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, l’Unione Europea dovrà raddoppiare il tasso annuo di installazione delle fonti energetiche rinnovabili (FER), rispetto alla media degli ultimi 5 anni, in gran parte nel vettore elettrico che dovrà coprire il 60% dei consumi finali europei. La crescita imponente delle FER distribuite sul territorio e la maggiore elettrificazione dei consumi finali in termini di volumi impongono un nuovo sviluppo della rete di distribuzione come mezzo essenziale per abilitare questa evoluzione. Non è un caso, quindi, che il Net Zero Industry Act (NZIA) della Commissione Europea abbia identificato la rete elettrica come una tecnologia strategica per il raggiungimento delle emissioni nette zero al 2050. La stessa Commissione Europea, inoltre, ha recentemente evidenziato anche la rilevanza e la strategicità della rete di distribuzione elettrica (direttiva UE 2022/2557), identificando questo settore come essenziale per il mantenimento di funzioni vitali della società e critico per il corretto funzionamento di attività economiche produttive.In Italia, la strategicità della rete elettrica è confermata dalla sua presenza nel novero delle infrastrutture strategiche definite dal Golden Power, in un contesto in cui più dell’80% dell’elettricità consumata in Italia viene fornita dalla rete di distribuzione. La rete di distribuzione elettrica è, inoltre, un servizio essenziale non solo per il mantenimento di funzioni vitali per la società (servendo più di 30 milioni di utenti domestici), ma anche e soprattutto delle attività economiche, con 7 milioni di utenze commerciali e industriali connesse.Più nel dettaglio, in Italia la rete di distribuzione elettrica ha un ruolo chiave per abilitare la transizione energetica sia per la crescente connessione di impianti distribuiti (oltre il 70% della capacità rinnovabile addizionale da installare entro il 2030 in Italia verrà infatti connessa alla rete di distribuzione) che per il ruolo sempre più attivo dei consumatori finali nel sistema elettrico, che diventano prosumer e promotori di “attività” innovative. Queste due dinamiche – generazione distribuita e ruolo sempre più attivo dei consumatori finali – evidenziano la strategicità dell’infrastruttura: nel 2023 in Italia sono state effettuate oltre 370 mila connessioni, 7 volte il numero registrato 10 anni fa, a riprova dell’importanza che sta assumendo la generazione elettrica decentralizzata, con impianti di produzione di energia relativamente più piccoli e più vicini ai consumatori finali.La distribuzione va quindi adeguata a queste nuove esigenze dettate dal cambiamento di assetto del sistema elettrico. Se infatti nell’assetto tradizionale del settore, l’elettricità seguiva un flusso monodirezionale con i consumatori finali che ricoprivano un ruolo passivo, la rete elettrica moderna, al contrario, deve riuscire a far fronte – oltre che ha un crescente numero di fonti di produzione elettrica distribuite, a flussi elettrici bi-direzionali e a consumatori finali sempre più attivi.Il tema, quindi, è al centro del dibattito non solo per questo cambiamento di assetto del sistema elettrico, ma anche per i cambiamenti climatici in atto. Infatti, i fenomeni metereologici estremi possono creare danni rilevanti alle infrastrutture elettriche, con ripercussioni sul sistema produttivo e sulla collettività. Al fine di garantire una costante affidabilità del servizio elettrico sono quindi necessari investimenti per incrementare la resilienza della rete di distribuzione nei prossimi anni.Una valutazione sul futuro della distribuzione elettrica in Italia e in Europa non può però prescindere dalla relativa analisi della performance attuale. Muovendo da queste considerazioni, TEHA si è posta l’obiettivo di identificare le caratteristiche salienti della performance della rete di distribuzione in Italia, confrontandola con altri Paesi benchmark in Europa. Dal modello di valutazione analitico sviluppato emerge che la rete di distribuzione italiana (intesa nell’assetto attuale) è tra le più virtuose d’Europa, grazie a un efficace sviluppo del capitale investito che ha abilitato alti tassi di innovazione, efficienza e sviluppo infrastrutturale. In particolare, la rete italiana è 1º per economicità degli oneri di rete e per tasso di penetrazione e funzionalità degli smart meter.L’efficienza, l’efficacia, l’economicità e l’innovazione del settore della distribuzione sono state supportate da un sistema normativo-regolatorio sviluppato su più livelli, evoluto e particolarmente adeguato alle reti. L’evoluzione del sistema elettrico e il ruolo della distribuzione richiedono però nuovi importanti investimenti nella rete per garantire la continuità delle performance. In Italia, nei prossimi 10 anni, saranno richiesti circa 6 miliardi di euro all’anno di investimenti, con conseguenti importanti benefici per il sistema-Paese. Infatti, gli investimenti medi annui attesi nella rete di distribuzione elettrica in Italia potranno generare oltre 13 miliardi di euro di valore aggiunto nel sistema ogni anno, circa lo 0,7% del PIL italiano, abilitando oltre 170mila posti di lavoro e garantendo oltre 12 miliardi di Euro di redditi per le famiglie italiane.Alla luce dell’attuale performance del settore della distribuzione in Italia, che si sostanzia in capacità ed efficacia di investimento, qualità del servizio, innovazione ed economicità per gli utenti finali, è auspicabile che, a partire dall’assetto attuale, l’evoluzione futura preservi e valorizzi, in una prospettiva di lungo termine, gli importanti benefici garantiti finora da un sistema normativo-regolatorio.Occorre quindi che l’evoluzione prospettica del sistema normativo-regolatorio non costituisca, nella seconda metà del decennio in corso, un freno agli investimenti di cui l’evoluzione della rete necessita. LEGGI TUTTO

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    Forum di Cernobbio, SACE e TEHA aprono le porte alle PMI italiane

    (Teleborsa) – Le PMI rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e giocano un ruolo importantissimo sia in chiave economica sia in chiave sociale: le oltre 200mila PMI italiane producono un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (circa 7 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono a quasi la metà dell’export nazionale (45%, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 32% delle spagnole). È quanto emerge dalla ricerca “Obiettivo SPARKLING. PMI e filiere italiane a prova di futuro” realizzata dall’Ufficio Studi di SACE in collaborazione con TEHA, che analizza le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export. La ricerca è stata presentata al Forum di Cernobbio da Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE, insieme ad Alessandro Terzulli, chief economist di SACE, e Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile dell’Area Scenari e Intelligence e dello Sviluppo Internazionale di TEHA Group. Grazie alla partnership con TEHA, in occasione della 50esima edizione del Forum di Cernobbio, SACE porta le PMI a Villa d’Este con un hub interamente dedicato alle PMI e al loro ruolo strategico per il tessuto economico italiano. “SACE partecipa al Forum di Cernobbio insieme alle PMI italiane, offrendo loro la possibilità di seguire virtualmente la tre giorni di lavori, incontri e dibattiti, e soprattutto portando all’attenzione di questo autorevole contesto l’importanza e le prospettive per le piccole e medie imprese italiane, alle prese con le sfide e le opportunità della transizione sostenibile e digitale – ha dichiarato Ricci –. Noi di SACE, in linea con la missione e gli obiettivi del nostro Piano Industriale INSIEME 2025, siamo già al fianco di 51 mila PMI italiane nei loro progetti di investimento e crescita sostenibile in Italia e nel mondo e contiamo di raggiungerne 65 mila nell’arco di Piano. Abbiamo superato gli 80 miliardi di euro di progetti sostenuti al fianco di PMI e filiere italiane, generando un impatto di 220 miliardi di euro sul sistema produttivo e supportando 1 milione e 300 mila posti di lavoro. Lo Studio che portiamo oggi al Forum di Cernobbio parte da questa esperienza per aumentare le opportunità di crescita per il tessuto economico nazionale”.Digitalizzazione, transizione energetica, trasformazione culturale – Circa 1 PMI italiana su 3 (37%) – rileva la ricerca – investe in innovazione e formazione e questo accresce del 15% l’export capability di un’impresa. Secondo le stime di SACE, le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese, vero e proprio motore delle filiere. A guidare la crescita delle vendite estere delle PMI quest’anno sarà l’Oriente: Medio Oriente e Asia Orientale sono le aree per cui sono infatti previsti significativi incrementi, rispettivamente +6,1% e +2,3%. Non sarà da meno l’America settentrionale (+3,8%), mentre la crescita sarà piatta verso l’Unione Europea, che rimane comunque la principale area di destinazione. Nel 2025 un maggior dinamismo verrà mostrato dall’Africa subsahariana (+10,1%).Anche per le grandi imprese italiane si prevede una dinamica positiva, fino al +3,8% quest’annoe al +5,8% nel 2025 – “Le oltre 200 mila piccole e medie imprese giocano un ruolo fondamentale nell’economia italiana, producendo un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, che genera quasi il 40% del valore aggiunto nazionale” – ha dichiarato Terzulli –. Secondo le nostre stime le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese. Una export capability che può crescere, puntando su due leve strategiche: la trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile, e l’integrazione in più filiere produttive.”Il ruolo delle filiere per la crescita e i settori del futuro – L’integrazione nelle filiere rappresenta un elemento centrale per la competitività delle PMI, grazie all’interconnessione dei processi produttivi. Un potenziale ad oggi largamente inespresso, considerando che la maggior parte delle imprese italiane (in media 4 su 5) dichiara di partecipare a una sola filiera. Lo Studio ha identificato le 8 principali filiere a rilevanza sistemica – macchine industriali, edilizia, agro-alimentare, abbigliamento, mezzi di trasporto su gomma, energia, sanità, farmaceutica e cure – che da sole rappresentano il 56,4% del Valore Aggiunto, il 52,3% dell’occupazione e il 67,3% dell’export delle unità con almeno 3 addetti. Ed evidenzia, tra le altre, le “filiere del futuro” relative a edilizia intelligente (smart building), agro-alimentare (agritech) ed energie rinnovabili e alternative (come l’eolico offshore e l’idrogeno).”Il modello distrettuale si conferma un pilastro fondamentale per il sistema produttivo nazionale. È in corso un’evoluzione verso una crescente integrazione lungo le catene del valore che – ha spiegato Tavazzi – consentirà alle imprese italiane di affrontare le sfide di un mercato sempre più globale e competitivo e di superare alcuni limiti dei distretti tradizionali. Nello specifico, abbiamo identificato alcune filiere informali, ovvero non censite a livello statistico, e cross-settoriali, che tagliano trasversalmente più settori – su cui l’Italia potrà rafforzare e consolidare il proprio posizionamento in termini di attivazione occupazionale, produzione industriale e proiezione sui mercati esteri. Ad esempio, stimiamo che nei prossimi anni la trasformazione del patrimonio edilizio in Italia nella direzione dello smart building possa generare oltre 200mila posti di lavoro qualificati e specializzati, così come importanti prospettive possono provenire dalla filieraagritech e delle tecnologie rinnovabili e alternative su cui l’Italia è già oggi ai primi posti in Europa (2° Paese europeo per Valore Aggiunto nei settori attivati dall’eolico offshore galleggiante e secondo produttore europeo di tecnologie meccaniche potenzialmente utilizzabili nella filiera dell’idrogeno)”. LEGGI TUTTO

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    Cernobbio, SACE e TEHA aprono le porte alle PMI italiane

    (Teleborsa) – Le PMI rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e giocano un ruolo importantissimo sia in chiave economica sia in chiave sociale: le oltre 200mila PMI italiane producono un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (circa 7 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono a quasi la metà dell’export nazionale (45%, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 32% delle spagnole). È quanto emerge dalla ricerca “Obiettivo SPARKLING. PMI e filiere italiane a prova di futuro” realizzata dall’Ufficio Studi di SACE in collaborazione con TEHA, che analizza le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export. La ricerca è stata presentata al Forum di Cernobbio da Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE, insieme ad Alessandro Terzulli, chief economist di SACE, e Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile dell’Area Scenari e Intelligence e dello Sviluppo Internazionale di TEHA Group. Grazie alla partnership con TEHA, in occasione della 50esima edizione del Forum di Cernobbio, SACE porta le PMI a Villa d’Este con un hub interamente dedicato alle PMI e al loro ruolo strategico per il tessuto economico italiano. “SACE partecipa al Forum di Cernobbio insieme alle PMI italiane, offrendo loro la possibilità di seguire virtualmente la tre giorni di lavori, incontri e dibattiti, e soprattutto portando all’attenzione di questo autorevole contesto l’importanza e le prospettive per le piccole e medie imprese italiane, alle prese con le sfide e le opportunità della transizione sostenibile e digitale – ha dichiarato Ricci –. Noi di SACE, in linea con la missione e gli obiettivi del nostro Piano Industriale INSIEME 2025, siamo già al fianco di 51 mila PMI italiane nei loro progetti di investimento e crescita sostenibile in Italia e nel mondo e contiamo di raggiungerne 65 mila nell’arco di Piano. Abbiamo superato gli 80 miliardi di euro di progetti sostenuti al fianco di PMI e filiere italiane, generando un impatto di 220 miliardi di euro sul sistema produttivo e supportando 1 milione e 300 mila posti di lavoro. Lo Studio che portiamo oggi al Forum di Cernobbio parte da questa esperienza per aumentare le opportunità di crescita per il tessuto economico nazionale”.Digitalizzazione, transizione energetica, trasformazione culturale – Circa 1 PMI italiana su 3 (37%) – rileva la ricerca – investe in innovazione e formazione e questo accresce del 15% l’export capability di un’impresa. Secondo le stime di SACE, le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese, vero e proprio motore delle filiere. A guidare la crescita delle vendite estere delle PMI quest’anno sarà l’Oriente: Medio Oriente e Asia Orientale sono le aree per cui sono infatti previsti significativi incrementi, rispettivamente +6,1% e +2,3%. Non sarà da meno l’America settentrionale (+3,8%), mentre la crescita sarà piatta verso l’Unione Europea, che rimane comunque la principale area di destinazione. Nel 2025 un maggior dinamismo verrà mostrato dall’Africa subsahariana (+10,1%).Anche per le grandi imprese italiane si prevede una dinamica positiva, fino al +3,8% quest’annoe al +5,8% nel 2025 – “Le oltre 200 mila piccole e medie imprese giocano un ruolo fondamentale nell’economia italiana, producendo un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, che genera quasi il 40% del valore aggiunto nazionale” – ha dichiarato Terzulli –. Secondo le nostre stime le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5% circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese. Una export capability che può crescere, puntando su due leve strategiche: la trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile, e l’integrazione in più filiere produttive.”Il ruolo delle filiere per la crescita e i settori del futuro – L’integrazione nelle filiere rappresenta un elemento centrale per la competitività delle PMI, grazie all’interconnessione dei processi produttivi. Un potenziale ad oggi largamente inespresso, considerando che la maggior parte delle imprese italiane (in media 4 su 5) dichiara di partecipare a una sola filiera. Lo Studio ha identificato le 8 principali filiere a rilevanza sistemica – macchine industriali, edilizia, agro-alimentare, abbigliamento, mezzi di trasporto su gomma, energia, sanità, farmaceutica e cure – che da sole rappresentano il 56,4% del Valore Aggiunto, il 52,3% dell’occupazione e il 67,3% dell’export delle unità con almeno 3 addetti. Ed evidenzia, tra le altre, le “filiere del futuro” relative a edilizia intelligente (smart building), agro-alimentare (agritech) ed energie rinnovabili e alternative (come l’eolico offshore e l’idrogeno).”Il modello distrettuale si conferma un pilastro fondamentale per il sistema produttivo nazionale. È in corso un’evoluzione verso una crescente integrazione lungo le catene del valore che – ha spiegato Tavazzi – consentirà alle imprese italiane di affrontare le sfide di un mercato sempre più globale e competitivo e di superare alcuni limiti dei distretti tradizionali. Nello specifico, abbiamo identificato alcune filiere informali, ovvero non censite a livello statistico, e cross-settoriali, che tagliano trasversalmente più settori – su cui l’Italia potrà rafforzare e consolidare il proprio posizionamento in termini di attivazione occupazionale, produzione industriale e proiezione sui mercati esteri. Ad esempio, stimiamo che nei prossimi anni la trasformazione del patrimonio edilizio in Italia nella direzione dello smart building possa generare oltre 200mila posti di lavoro qualificati e specializzati, così come importanti prospettive possono provenire dalla filieraagritech e delle tecnologie rinnovabili e alternative su cui l’Italia è già oggi ai primi posti in Europa (2° Paese europeo per Valore Aggiunto nei settori attivati dall’eolico offshore galleggiante e secondo produttore europeo di tecnologie meccaniche potenzialmente utilizzabili nella filiera dell’idrogeno)”. LEGGI TUTTO