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    Assistenza domiciliare, siglato accordo tra Generali Welion e ItaliAssistenza

    (Teleborsa) – Generali Welion, società di welfare integrato del Gruppo Generali e ItaliAssistenza, leader nell’assistenza domiciliare del Gruppo Zambon, hanno sottoscritto un accordo commerciale esclusivo per un programma di assistenza domiciliare dedicato alle persone fragili. Il servizio di assistenza domiciliare è organizzato e messo a disposizione da Generali Welion ed erogato da ItaliAssistenza, società che vanta un network di oltre 180 centri in grado di raggiungere ogni anno oltre 40mila famiglie. Si articola lungo un percorso personalizzato sulla base delle condizioni dell’assistito e della disponibilità del suo caregiver, che sarannosupportarti da un “Case Manager” dedicato alle loro esigenze per tutta la durata del programma, oltre a una rete di professionisti socio-assistenziali e sanitari per l’erogazione di prestazioni domiciliari e da remoto. Grazie a operatori adeguatamente formati, lo sportello di ascolto e orientamento inquadra le necessità del caregiver e del suo famigliare fragile e offre le informazioni sui servizi sanitari e socio-assistenziali disponibili. Successivamente il “Case Manager” analizza lo stato di salute, le abilità funzionali, il contesto familiare e abitativo e l’ambiente psico-sociale dell’assistito per redigere un piano personalizzato che tenga conto dei bisogni assistenziali, degli obiettivi da perseguire e degli interventi necessari, con attenzione sia all’assistito sia al caregiver al fine di migliorare la qualità di vita, loro e dei loro cari.”Come Generali abbiamo l’ambizione di essere Partner di Vita delle persone in ogni momento rilevante: lo facciamo – ha dichiarato Francesco Bardelli, chief health & welfare di Generali Italia e ceo di Generali Welion – analizzando il contesto, progettando soluzioni innovative e stringendo partnership strategiche di valore per creare, come in questo caso, un ecosistema di prevenzione e protezione in ambito salute. Vogliamo dare una risposta concreta a un’esigenza del Paese: oggi in Italia, sono 4 milioni le persone non autosufficienti over 65, un numero destinato a raddoppiare entro il 2050, mentre sono solo 2,8 milioni i caregiver familiari,75% dei quali è donna. Il servizio di assistenza domiciliare, reso possibile grazie a una realtà leader nel settore come ItaliAssistenza, integra la nostra offerta e interviene in tutte le fasi di cura, dalla prevenzione all’accessibilità, fino all’assistenza, grazie un Network Sanitario capillare e a servizi innovativi”.”Questa partnership ripensa all’assistenza domiciliare – ha osservato Andrea Di Lemma, direttore generale di ItaliAssistenza – innovando il modello di presa in carico della fragilità a beneficio dell’intero sistema salute. Un nuovo servizio che integra assistenza domiciliare con evoluti strumenti digitali ponendo al centro la persona e chi se ne prende cura, grazie ad un unico punto di accesso. Così facendo – oltre a rafforzare la professionalità del servizio – offre continuità, integrazione e vicinanza, garantendo quel tocco umano che rappresenta il vero valore aggiunto della prestazione”. LEGGI TUTTO

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    Transizione energetica, gruppo Havas: “Italia pronta, ma serve più consapevolezza”

    (Teleborsa) – Il 95% degli italiani considera fondamentale l’indipendenza energetica, ma oltre la metà dichiara difficoltà a orientarsi sui temi dell’energia. Il consenso sul nucleare cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza dopo una corretta informazione, segno che una comunicazione chiara e accessibile può incidere significativamente sulla percezione pubblica delle nuove tecnologie. Questi alcuni dei principali risultati di una ricerca del gruppo Havas presentata oggi presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, nel corso dell’evento “Transizione energetica: un progetto comune per l’Italia”, su iniziativa dei deputati Annarita Patriarca e Alessandro Cattaneo.”Il disegno energetico dell’Italia, in un contesto di forte tensione internazionale – ha detto, aprendo i lavori, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin – guarda alla sicurezza degli approvvigionamenti e agli obiettivi di crescita delle rinnovabili indicati dal PNIEC. Lontani dalle ideologie, guardiamo con fiducia alle nuove opportunità per la decarbonizzazione. Proprio nei giorni scorsi siamo entrati nell’Alleanza Ue per il Nucleare, aggiungendo un nuovo tassello ad un lavoro molto articolato, in ambito nazionale, per aprire la strada a questa fonte pulita, stabile e sostenibile”.”In un momento storico in cui il nostro Paese è chiamato a compiere scelte decisive per il futuro, il tema dell’energia – ha dichiarato Cattaneo – non può essere rimandato. L’Italia ha bisogno di una transizione energetica che sia davvero sostenibile,soprattutto dal punto di vista economico e sociale, di un costo dell’energia più accessibile per i cittadini e per le imprese, oltre che di una maggiore indipendenza energetica. Il nucleare può rispondere a tutte queste esigenze in maniera appropriata, specialmente se inserito in una politica energetica integrata, per coprire sia il medio che il lungo termine”.”La transizione energetica, – ha sottolineato Patriarca – e più in generale quella ecologica, non è in alcun modo messa in discussione. Al contrario, torna ad occupare una posizione centrale all’interno di un percorso strategico e consapevole, volto a coniugare in modo equilibrato la tutela dell’ambiente con le imprescindibili esigenze di approvvigionamento e sicurezza energetica”.Gli italiani si dimostrano pronti ad affrontare la transizione energetica, ma chiedono una maggiore chiarezza e informazione. Il 52% della popolazione dichiara di avere difficoltà a orientarsi nel panorama energetico, mentre il 45% ritiene necessarie campagne di educazione e sensibilizzazione pubblica. Un tema particolarmente rilevante è quello del nucleare di nuova generazione: il 46% degli italiani è favorevole alla costruzione di nuove centrali, ma questa percentuale cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza quando vengono fornite informazioni specifiche su sicurezza, smaltimento delle scorie e tecnologie di IV generazione. Un dato che conferma quanto l’accesso a informazioni tecniche, affidabili e ben comunicate possa incidere sulla formazione dell’opinione pubblica, soprattutto su temi complessi e spesso polarizzanti.”I dati presentati oggi in anteprima con la nostra ricerca – ha commentato Tomassini, vice president di Havas PR – evidenziano chiaramente come gli italiani siano fortemente favorevoli alle tre direttrici principali che ispirano il piano di transizione energetica del nostro Paese: la sostenibilità ambientale, la riduzione dei costi e l’indipendenza energetica. Tuttavia, quando si entra nel merito del piano e delle fonti di approvvigionamento, emerge una minore chiarezza. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, come il nucleare di nuova generazione, la ricerca mostra che una corretta informazione sulle caratteristiche specifiche dell’innovazione può modificare significativamente la percezione degli italiani. Inoltre, emergono differenze rilevanti tra uomini e donne e tra le diverse fasce d’età, che suggeriscono la necessità di strategie comunicative e informative mirate”.”Oggi – ha detto Alasdhair Macgregor Hastie, vp & executive creative director Havas Milan e BETC Paris – non parliamo solo di energia, ma di futuro. E il futuro coinvolge emozioni, percezioni, fiducia. La transizione energetica non si realizza solo con dati e infrastrutture, ma con il modo in cui viene percepita. E il percepito dipende da come questa viene raccontata. In questo, l’alleanza tra le menti dei creativi e quelle dei decisori diventa cruciale per potere attuare questa transizione”.L’indipendenza energetica è una priorità per il 95% degli italiani, ma solo il 37% sarebbe disposto a sostenere costi maggiori per raggiungerla. Questo divario tra consapevolezza e disponibilità all’azione evidenzia la necessità di una narrazione più efficace sui benefici collettivi e di lungo periodo.Per quanto riguarda le previsioni future sui costi dell’energia fra gli italiani prevale un certo pessimismo: il 62% si aspetta aumenti in bolletta (21% “significativi” e il 41% “moderati”), mentre una riduzione è attesa solo dal 14%. Speculazione dei mercati (33%) e logiche geopolitiche e crisi internazionali (24%) sono le principali cause di questo scetticismo.Accanto a questi aspetti, resta forte l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, considerata prioritaria dall’84% degli intervistati, con una sensibilità particolarmente marcata tra le donne. Tuttavia, la disponibilità a sostenere costi aggiuntivi per utilizzare energia più pulita rimane limitata, segno che anche su questo fronte serve un maggiore coinvolgimento e una comunicazione più incisiva.Infine, il tema del costo dell’energia si conferma centrale: il 93% degli italiani lo considera prioritario, e il 62% prevede aumenti in bolletta, attribuendoli a speculazioni di mercato e instabilità geopolitica. Le fonti di informazione più utilizzate restano Internet, media tradizionali, blog e forum, ma la frammentarietà dell’ecosistema informativo contribuisce alla confusione e alla sfiducia. L’87% degli italiani infatti, legge la bolletta, anche se al 41% della popolazione non è chiara la composizione delle voci e i relativi importi e il 19% guarda solo il costo finale e la scadenza. Che il costo dell’energia sia un tema sempre sentito lo conferma il 78% di chi si “informa” in materia, scegliendo per lo più internet come fonte per ottenere informazioni (69%), seguito dai media (24%), da blog e forum dedicati (24%) e da familiari e amici (23%).Dall’evento promosso da Havas PR emerge un quadro di un Paese consapevole e pronto ad affrontare le grandi sfide della transizione energetica, ma che necessita di un maggiore coinvolgimento e di un’informazione più capillare sulle tecnologie emergenti, sulle strategie e sul ruolo attivo che ogni cittadino è chiamato a svolgere in questa trasformazione epocale LEGGI TUTTO

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    Energia: 465 miliardi di investimenti in elettronica di potenza in UE nel 2030

    (Teleborsa) – La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è destinata ad aumentare del 79% entro il 2030, segnando una svolta verso la decarbonizzazione. Tuttavia, questa transizione energetica, per essere competitiva e sicura, richiede un adeguato sviluppo dell’elettronica di potenza, che rappresenta l’intelligenza del sistema energetico del futuro. Fondamentale per la gestione dei flussi energetici, per l’efficienza operativa delle infrastrutture e per un uso ottimale delle risorse rinnovabili, l’elettronica di potenza è anche un asset strategico per evitare che una dipendenza energetica e tecnologica si trasformi in una dipendenza anche sulla sicurezza. A fare il punto è l’analisi “Le tecnologie net-zero per la competitività e la sicurezza dell’Europa”, realizzata da TEHA Group (The European House – Ambrosetti), presentata al Technology Forum 2025, il principale appuntamento sui temi della ricerca, dell’innovazione e dell’impresa, organizzato a Stresa da TEHA Group. Nei prossimi 5 anni l’Europa investirà 1.550 miliardi di dollari per sostenere le energie rinnovabili, lo stoccaggio e le reti, con una quota significativa, stimata tra i 310 e i 465 miliardi di dollari, che sarà destinata proprio all’elettronica di potenza. L’Europa si conferma inoltre leader globale nel settore, seconda al mondo (preceduta dalla Cina con 58,3 miliardi di dollari) per export con un valore di 19,6 miliardi di dollari, ma emergono segnali preoccupanti: l’import di tecnologie cresce più rapidamente dell’export (+162% rispetto a +103%), accentuando squilibri competitivi di natura geopolitica, come aiuti di stato e dumping. “A fronte di un mercato interno in forte crescita e di una concorrenza “geostrategica”, diventa urgente – sottolinea il rapporto – aggiornare la Politica Energetica Europea, introducendo una revisione normativa incisiva che valorizzi il mercato interno e sostenga le imprese europee. Una strategia di questo tipo, oltre a garantire la sicurezza energetica e tecnologica, potrebbe invertire il trend commerciale, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto tra il 2026 e il 2030, e rendendo l’elettronica di potenza il pilastro fondamentale per una transizione energetica sostenibile e competitiva”.Vi è inoltre un importante aspetto di sicurezza da considerare. “L’elettronica di potenza – rileva TEHA Group – rappresenta l’intelligenza del sistema elettrico e il suo sistema di difesa rispetto ad attacchi cibernetici sempre più frequenti in un contesto di guerre ibride. Non controllare queste tecnologie significa esporsi a dei rischi di sabotaggio (cosiddetti Deny of Service) che, nel caso dei sistemi energetici, corrisponde alla possibilità di innescare blackout duraturi in grado di mettere in crisi i nostri sistemi economici, sociali e democratici”. “Per garantire la competitività, la sostenibilità e la sicurezza dell’Unione Europea, è fondamentale riconoscere l’elettronica di potenza come una tecnologia chiave per affrontare le sfide della transizione verde e della decarbonizzazione – sottolinea Alessandro Viviani, associate partner e head of GreenTech Hub di TEHA Group –. Il processo di elettrificazione, guidato dalla crescita del 45% delle rinnovabili in Europa tra il 2010 e il 2022, richiede un profondo cambiamento del sistema elettrico. Inoltre, in un contesto internazionale sempre più instabile, è necessario declinare gli obiettivi UE di decarbonizzazione in strategie che rafforzino la competitività delle filiere tecnologiche e riducano le dipendenze strategiche. Prioritizzare le proprie filiere tecnologiche significa costruire ecosistemi forti e inclusivi, garantendo crescita sostenibile, stabilità sociale e soprattutto indipendenza strategica. Solo con una governance unitaria e visione condivisa l’Europa potrà riaffermare la propria leadership globale, mettendo la tecnologia al servizio del progresso, della sostenibilità e della sicurezza dei cittadini”. Dall’elettronica di potenza fino a 705 miliardi di valore aggiunto – L’elettronica di potenza è il cuore tecnologico della transizione energetica e la tecnologia abilitante fondamentale per il funzionamento dei futuri sistemi energetici. Sebbene spesso invisibile agli utenti finali, svolge un ruolo determinante lungo tutta la catena del valore dell’energia, agendo come l’infrastruttura intelligente che gestisce ogni fase del flusso elettrico: dalla generazione allo stoccaggio, dalla trasmissione all’uso finale. In un contesto in cui l’elettrificazione rappresenta il pilastro dell’evoluzione industriale dell’UE, il ruolo strategico dell’elettronica di potenza diventa ancora più evidente: senza di essa, un sistema energetico sostenibile e innovativo non sarebbe possibile. Proprio per questo, – si legge nel rapporto – l’Unione Europea sta investendo significativamente in questo settore e, tra il 2026 e il 2030, si stima che in media saranno destinati tra i 62 e i 93 miliardi di dollari all’anno alle tecnologie di elettronica di potenza nel settore energetico. Inoltre, negli ultimi dieci anni (2013-2023), le importazioni europee di tecnologie legate all’elettronica di potenza sono aumentate molto più delle esportazioni, con un disavanzo di 28,8 miliardi di dollari. Uno squilibrio che mette in evidenza una debolezza strutturale: pur essendo la seconda economia mondiale per export, l’Europa non coglie pienamente le opportunità sul mercato interno, favorendo una crescente dipendenza da fornitori esterni, in particolare dalla Cina, il cui export verso l’UE è cresciuto del 83% negli ultimi dieci anni.Secondo un’analisi di TEHA Group, un cambio di paradigma nelle catene di fornitura dell’elettronica di potenza potrebbe invertire questa tendenza, con una riduzione del 70% delle importazioni e un aumento del 50% delle esportazioni, generando fino a 705 miliardi di dollari di valore aggiunto cumulato nei Paesi dell’UE27 tra il 2026 e il 2030. Si tratta di un valore tre volte superiore alla crescita prevista del PIL europeo tra il 2024 e il 2025 (243 miliardi di dollari) e potrebbe essere raggiunto senza ulteriori spese pubbliche, ma che richiede un intervento strategico che rafforzi la leadership tecnologica europea, per ridurre la dipendenza da Paesi terzi. Una “Total Security” per difendersi dalla concorrenza e dipendenza cinese – La Cina rappresenta il principale concorrente globale nel settore delle tecnologie per la transizione energetica. Tra il 2015 e il 2022, il Paese ha sostenuto direttamente il comparto elettrico con sussidi pari a 1,2 miliardi di dollari, accompagnati da politiche di supporto mirate a tutte le filiere tecnologiche correlate. Inoltre, gli investimenti cinesi in ricerca e sviluppo sono stati 3,2 volte superiori rispetto a quelli dell’Unione Europea. Questo approccio non solo ha contribuito a ridurre significativamente i costi delle tecnologie, ma ha anche rafforzato la capacità delle imprese cinesi di innovare e anticipare i trend di mercato, consolidando un vantaggio competitivo che rischia di rendere obsolete molte soluzioni europee. Basti pensare che nel mercato degli inverter fotovoltaici la Cina domina con 9 aziende tra le prime 10 al mondo, rappresentando il 76% del commercio globale. Il rischio, però, è quello di generare una sovrapproduzione in alcune tecnologie: si stima infatti che la domanda interna cinese prevista per il 2030 risulterà inferiore rispetto alla capacità produttiva pianificata, suggerendo che una parte consistente della produzione sarà destinata all’export, aumentando ulteriormente la pressione competitiva sulle industrie europee. Si rende quindi necessario per l’UE – evidenzia il rapporto – il rafforzamento delle capacità produttive e delle catene di approvvigionamento: non è solo una questione economica, ma una priorità strategica per la sicurezza, la competitività e l’autonomia tecnologica dell’Europa. Per questo, sottolinea la ricerca firmata TEHA Group, per assicurare il futuro dell’UE è indispensabile investire in un approccio di Total Security, che integri le dimensioni militari, economiche, tecnologiche ed energetiche e garantisca la protezione delle infrastrutture critiche europee. Tutelare e rafforzare la filiera europea dell’elettronica di potenza deve essere una priorità strategica per l’Unione Europea, per favorire la transizione energetica e per mettere in sicurezza le infrastrutture energetiche su cui si fonderà l’Europa di domani.Le proposte TEHA per dare centralità alla filiera europea dell’elettronica di potenza – Per garantire un futuro competitivo e sicuro all’Europa, è fondamentale risolvere le incongruenze tra la normativa vigente, come il Net Zero Industry Act (NZIA), e la rinnovata agenda politica europea, che punta a coniugare sostenibilità, competitività e sicurezza strategica. In questo contesto, TEHA propone un insieme di azioni atte a valorizzare la filiera dell’elettronica di potenza, così da renderla un pilastro della transizione energetica e della sicurezza dell’Unione Europea.Posizionare l’elettronica di potenza al centro del dibattito europeo sulla green transition: La proposta mira a rafforzare la competitività del mercato europeo, promuovendo il riconoscimento dell’elettronica di potenza come leva strategica per la transizione verde. Sebbene queste tecnologie svolgano un ruolo cruciale nelle infrastrutture energetiche, garantendone intelligenza, operatività ed efficienza, il quadro normativo attuale (incluso il Net-Zero Industry Act) non ne valorizza pienamente il potenziale. Si propone pertanto di aggiornare la normativa europea per includere esplicitamente l’elettronica di potenza tra le tecnologie strategiche, al fine di sostenere lo sviluppo industriale interno e ridurre gli squilibri competitivi rispetto ad altri attori globali. In parallelo, l’introduzione di criteri ESG obbligatori per l’accesso al mercato europeo rappresenterebbe uno strumento utile per rafforzare la sostenibilità e la sicurezza delle filiere, premiando gli operatori più responsabili.Riconoscere il ruolo strategico dell’elettronica di potenza per la sicurezza europea: La seconda proposta sottolinea la necessità di integrare il contributo delle infrastrutture energetiche e delle tecnologie associate all’interno degli obiettivi del «White Paper for European Defence – Readiness 2030». Questo approccio di Total Security è essenziale per ridurre la dipendenza strategica dell’UE da tecnologie chiave estere, abbassando la soglia del 50% prevista dal NZIA per garantire una maggiore resilienza nelle aste. Inoltre, TEHA propone di avviare un dibattito a livello europeo sull’inclusione di criteri no-price, come resilienza, sostenibilità e cybersecurity, nei meccanismi di supporto, con particolare attenzione ai sistemi di accumulo.Infine, TEHA invita le imprese europee del settore a unirsi in una call to action condivisa per valorizzare il know-how tecnologico del continente, rafforzare la competitività industriale e difendere la sicurezza delle infrastrutture critiche, sempre più centrali per il futuro dell’Europa. LEGGI TUTTO

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    Open Innovation, TIM: al via una challenge per digitalizzare le infrastrutture del Paese

    (Teleborsa) – Intelligenza Artificiale, Internet of Things e sensoristica intelligente per rivoluzionare il futuro delle reti energetiche, idriche e stradali pubbliche e private. TIM punta sull’Open Innovation e lancia oggi la “TIM Smart Infrastructure Challenge”, l’iniziativa rivolta a startup, scaleup e aziende nazionali e internazionali per individuare soluzioni innovative a supporto della trasformazione digitale delle infrastrutture critiche del Paese.”L’adozione di soluzioni basate sull’AI e l’IoT in questo ambito, rappresenta un importante motore di sviluppo dell’innovazione digitale che fa evolvere i modelli di business e risponde alle nuove sfide del mercato e del sistema infrastrutturale nazionale”. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano il mercato italiano dell’IoT nel 2024 raggiunge un valore di 9,7 miliardi di euro, aumentando del 9% rispetto al 2023. In questo contesto, il settore dell’IoT applicato al monitoraggio infrastrutturale in Italia – energetico, idrico e smart roads – rappresenta un comparto strategico che, con l’utilizzo mirato delle nuove tecnologie, può contribuire a rinnovare le infrastrutture nazionali, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030: sostenibilità, resilienza e lotta al cambiamento climatico.La Challenge, che rientra nel programma di Open Innovation di TIM, – spiega la nota – favorisce l’attivazione di collaborazioni industriali con società innovative ad alto potenziale strategico ed è realizzata in collaborazione con Arduino, Cyber 4.0, eFM, EIT Digital, Intesa Sanpaolo Innovation Center, gli Osservatori 5G & Connected Digital Industry e Internet of Things del Politecnico di Milano e SOCOTEC Italia. L’iniziativa si avvale anche del supporto di Alaian – un’alleanza internazionale di operatori di telecomunicazioni dedicata all’Open Innovation a cui ha aderito anche TIM – per ampliare il coinvolgimento delle startup e realtà più promettenti e innovative a livello internazionale.L’obiettivo è quello di selezionare applicazioni in grado di accrescere ulteriormente l’efficienza, il monitoraggio anche predittivo e la sostenibilità dei sistemi di rete elettrica, idrica e di viabilità al fine di ottimizzare le prestazioni degli enti che operano in questi settori e migliorare la qualità del servizio a favore della collettività.Due gli ambiti chiave della sfida: Monitoraggio Infrastrutturale e Building & Energy Management System. Il primo riguarda le tecnologie avanzate per la diagnosi e controllo dello stato di salute di infrastrutture critiche e complesse, comprese elaborazioni di scenari simulati e previsionali per garantirne il funzionamento continuo, la pianificazione delle attività manutentive e di survey.Il secondo, che oltre agli edifici si rivolge a qualsiasi tipo di struttura che consumi energia per il proprio funzionamento, è rivolto alle applicazioni verticali per la rilevazione e analisi dei consumi energetici in scenari ad alta complessità, con l’obiettivo di ridurre sprechi, ottimizzare le risorse e migliorare l’efficienza operativa.Una giuria tecnica valuterà le proposte e premierà le soluzioni più innovative che potranno essere integrate nel portafoglio dei servizi di TIM Enterprise, la business unit del Gruppo dedicata alle aziende e alla Pubblica Amministrazione, oppure adottate dai Partner che parteciperanno all’iniziativa. Le candidature potranno essere inviate da oggi fino al 12 settembre 2025 attraverso la piattaforma di Open Innovation di TIM. LEGGI TUTTO

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    Sport, al via Indice di trasparenza

    (Teleborsa) – Durante un evento a Bruxelles la Sport Integrity Global Alliance (SIGA) – coalizione indipendente e neutrale composta da oltre 70 membri internazionali appartenenti a diversi settori – attraverso SIGA EUROPE e un consorzio di partner istituzionali, ha lanciato ufficialmente lo Sport Transparency Index (Sport T Index) Cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Erasmus+, lo Sport T Index è il primo strumento di benchmarking indipendente e basato su prove concrete per valutare la trasparenza e la buona governance nell’ecosistema sportivo europeo.Sviluppato da SIGA Europe, in collaborazione con EPSI , Institute for Sport Governance , Universidad de Castilla-La Mancha , ICSS Europe , Brussels School of Governance , FEDAS , European Multisport Club Association , International Olympic Truce Centre e la FederazionePortoghese di Nuoto , lo Sport Transparency Index mira a promuovere una cultura di responsabilità e integrità. Valuta le informazioni rese disponibili da club, leghe, federazioni nazionali e organi di governo internazionali sulla base di 15 indicatori di trasparenza universali cheabbracciano tre ambiti principali: organizzativo, operativo e finanziario. Tutte le valutazioni si basano esclusivamente su informazioni disponibili al pubblico sui siti web ufficiali degli stakeholder.L’evento di lancio ha riunito leader istituzionali, politici, accademici e dirigenti sportivi provenienti da tutta Europa. I discorsi di apertura sono stati tenuti da Emanuel Macedo de Medeiros, CEO globale di SIGA; Sven Van Kerckhoven, Vice Preside della Brussels School of Governance; Yves Le Lostecque, ex Capo dell'Unità Sport della Commissione Europea; e Mohammed Hanzab, Presidente dell’ICSS e Vice Presidente del Consiglio di SIGA. Insieme, hanno sottolineato l’urgente necessità di trasparenza, controllo e riforma nello sport. LEGGI TUTTO

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    GDF, crediti fiscali fittizi per Bonus facciate e autoriciclaggio: sequestro da 9 milioni di euro

    (Teleborsa) – Al termine di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pistoia, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste stanno dando esecuzione a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, nei confronti di due responsabili, residenti nelle province di Pistoia e Massa Carrara, per un importo complessivo di circa 9 milioni di euro, relativi a fittizi crediti di imposta per “bonus facciate”, e al loro, successivo, auto-riciclaggio.I provvedimenti costituiscono l’epilogo di complesse investigazioni, avviate a partire dal 2022, che hanno riguardato inizialmente una società avente sede nel territorio triestino, partendo dalla quale e risalendo la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi, si è pervenuti a una persona giuridica, con sede nel pistoiese, implicata nell’odierna vicenda. Quest’ultima, nella veste di “general contractor”, ovvero di un soggetto giuridico a cui il committente appalta la realizzazione di un’opera, ha indebitamente ottenuto il riconoscimento di ingenti crediti di imposta da “bonus facciate”, mediante fittizie comunicazioni all’Agenzia delle Entrate.Le indagini hanno consentito di disvelare la simulazione del possesso dei requisiti per accedere all’agevolazione fiscale (ovvero l’esecuzione fittizia del pagamento del 10% dell’opera) nonché una sovrafatturazione abnorme degli interventi edìli concretamente eseguiti, in molti casi, addirittura totalmente inesistenti. In alcune circostanze, infatti, i proprietari degli immobili, le cui facciate sarebbero state, asseritamente, oggetto di ristrutturazione, hanno dichiarato di non aver mai sostenuto alcun lavoro edilizio sulle proprie abitazioni. I crediti di imposta sono stati poi “monetizzati”, mediante la cessione a diversi istituti di credito e ad aziende private. A conclusione degli approfondimenti svolti, è emerso che i responsabili hanno reinvestito le provviste illecite, dissimulandone la provenienza delittuosa, in beni o attività lucrative, quali lingotti d’oro, polizze vita, orologi di pregio, nonché in uno stabilimento balneare, con annesso ristorante, ubicato nella località della Versilia. LEGGI TUTTO

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    Svizzera, nascite in calo per il terzo anno consecutivo nel 2024

    (Teleborsa) – In Svizzera il 2024 è stato caratterizzato da un calo dei nati vivi per il terzo anno consecutivo. Anche il numero di matrimoni è diminuito, ma in questo caso per il secondo anno consecutivo. Il numero di decessi è rimasto complessivamente stabile, sebbene le tendenze varino a seconda del sesso e della fascia di età. Dal canto suo, invece, il numero di divorzi è aumentato. Sono alcuni dei risultati annuali definitivi relativi al 2024 della statistica del movimento naturale della popolazione realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST).I risultati definitivi confermano le tendenze osservate al momento della pubblicazione dei dati provvisori nell’aprile 2025. In termini di nascite, i Paesi vicini (Francia, Italia, Austria e Germania) mostrano andamenti simili.Nel 2024 la Svizzera ha registrato 78.300 nati vivi, ovvero 1800 (2,2%) in meno rispetto al 2023. Tale calo è inferiore a quelli osservati nel 2022 (-8,1%) e nel 2023 (-2,8%). Sempre nel 2024 il numero medio di figli per donna si attestava provvisoriamente a 1,29, un dato in costante diminuzione dal 2021.Nel 2024 in Svizzera sono decedute 71.900 persone, ovvero circa cento persone (0,2%) in più rispetto al 2023. Tra il 2023 e il 2024 il numero di decessi di uomini è leggermente aumentato (+0,3%), mentre quello di donne è rimasto stabile (0,0%).Nel 2024 in Svizzera sono state celebrate 36.800 unioni, ovvero 1000 (2,6%) in meno rispetto al 2023, segnando il secondo anno consecutivo di calo. Ad eccezione degli anni 2020 e 2021, caratterizzati da restrizioni dovute alla pandemia, il numero di matrimoni non era così basso dal 1981 (35.800). Nel 2024 i matrimoni tra persone di sesso diverso sono stati 35.600 (-1,1%). Questi rappresentavano il 97% del numero totale di matrimoni.(Foto: Marco Pregnolato su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    GDF, scoperto giro di fatture false da oltre 26 milioni a Treviso. Irregolarità in appalti pubblici

    (Teleborsa) – La Guardia di Finanza di Treviso ha scoperto la presenza – nel territorio della Castellana – di 4 società “cartiere”, prive di sedi operative, beni strumentali e dipendenti, totalmente inadempienti rispetto agli obblighi tributari ed attive solamente per “vendere” fatture relative a lavorazioni mai realmente svolte.Questi elementi, unitamente all’analisi dei dati rilevati dalle movimentazioni bancarie, hanno permesso di fare piena luce su un più ampio meccanismo che vedeva il coinvolgimento di altre imprese “cartiere” operanti, oltre che nella Marca trevigiana, nelle province di Verona, Vicenza, Ferrara, Padova, Rovigo e Roma. Tale meccanismo, ideato per realizzare frodi fiscali e indebite percezioni di erogazioni pubbliche, consentiva ad altri imprenditori di ottenere illeciti risparmi d’imposta, quantificati in oltre 26 milioni di euro.Le fatture false avevano ad oggetto la fittizia effettuazione di prestazioni edili e la vendita di materiale di vario genere a beneficio di 24 società operanti in primo luogo nel Nord Est (e, nello specifico, oltre che nel trevigiano, nelle province di Vicenza, Verona, Padova, Mantova, Reggio Emilia, Rovigo, Parma e Modena), ma anche nel resto della penisola (nelle province di Teramo, Macerata, Napoli e Barletta-Andria-Trani). La “compravendita” delle fatture serviva anche a drenare liquidità dai conti bancari delle aziende che acquistavano i documenti fiscali mediante il trasferimento di denaro all’estero o agli altri attori della frode.Quantificati in oltre 1 milione di euro i proventi illeciti relativi all’emissione delle predette fatture, è stata richiesta e ottenuta dall’Agenzia delle Entrate la chiusura delle partite IVA coinvolte nel disegno criminoso, al fine di impedire l’emissione di ulteriori fatture false, mentre è stata sospesa, nei confronti di una delle ditte coinvolte, la garanzia pubblica per il rilascio di un finanziamento bancario per un importo di circa 70.000 euro, concessa in ragione del volume d’affari fittizio connesso alle fatture false.Nel prosieguo delle attività di indagine, l’attenzione dei finanzieri della Compagnia di Castelfranco Veneto si è poi spostata sugli utilizzatori delle fatture false, individuando, nella Marca trevigiana due società operanti nel settore dell’edilizia, destinatarie di fatture a fronte di operazioni inesistenti per circa 1 milione di euro, una delle quali vincitrice di gare di appalto con Pubbliche Amministrazioni del Veneto e della Lombardia del valore di oltre 2.600.000 euro. Questa società è stata segnalata all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) che ora potrà escluderla dalla partecipazione a gare pubbliche per un periodo, massimo, di due anni.All’esito delle attività, sono stati complessivamente denunciati 6 soggetti per reati tributari legati all’utilizzo e all’emissione di fatture false, mentre uno degli stessi è stato anche deferito all’Autorità Giudiziaria in ragione dell’indebito accesso a erogazioni pubbliche rappresentate dalla garanzia pubblica di finanziamenti bancari. LEGGI TUTTO