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    Cherry Bank diventa primo socio di Banca Macerata, cerca sinergie con Valconca

    (Teleborsa) – Cherry Bank, banca specializzata nei servizi di supporto alle imprese, nella creazione di valore dalla trasformazione di portafogli NPL e nell’acquisto dei crediti fiscali, ha finalizzato l’acquisizione da un unico socio del 9,6% di Banca Macerata. L’acquisizione si inserisce nel programma di ampliamento dell’operatività di Cherry Bank per il tramite di accordi commerciali con istituti bancari a forte radicamento territoriale, si legge in una nota.Secondo quanto già reso noto da Banca Macerata, l’acquisto ha interessato 174.349 azioni ordinarie del valore nominale di 25 euro (per un controvalore totale di oltre 4,35 milioni di euro), pari al 9,68% del capitale sociale.L’intervento nel capitale – che mette Cherry Bank nella posizione di essere il primo socio della banca marchigiana – è volto alla realizzazione di sinergie sull’offerta, in linea con la gamma di soluzioni per famiglie e imprese già presente da parte di Banca Macerata e avviata anche da Cherry Bank nella contigua regione romagnola e nell’area di Pesaro, dove l’ampliamento di Cherry Bank è avvenuto recentemente grazie alla fusione di Banca Popolare Valconca perfezionata solo 4 mesi fa.”Banca Macerata è una realtà solida sul territorio e stabilmente profittevole – ha commentato l’AD Giovanni Bossi – Vogliamo collaborare quali soci, nel pieno rispetto delle rispettive autonomie e in coerenza con le linee guida tracciate a sostegno della nostra desiderata espansione. Collaboreremo con Banca Macerata per far sentire al meglio la nostra vicinanza, certi che la collaborazione potrà fare bene ad entrambi e, soprattutto, consentire di servire al meglio le esigenze di una comunità che ha avuto mille occasioni di dimostrarsi capace e intraprendente”. LEGGI TUTTO

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    Direttiva UE Case Green: 270 miliardi di euro per la riqualificazione immobiliare

    (Teleborsa) – E’ in arrivo un conto da 270 miliardi di euro per gli immobili italiani come conseguenza del via libera finale dell’Unione europea alla direttiva sulle case green. E’ la stima del Centro studi di Unimpresa, alla luce delle nuove regole contenute nella direttiva Case green secondo le quali entro il 2050 tutte le case in Europa dovranno essere a impatto ambientale zero. Su quasi 12,5 milioni di unità totali, sono oltre 7,6 milioni (61%) gli immobili italiani classificati nelle peggiori classi energetiche, ovvero F e G, quindi rientranti fra quelli che, sulla base delle nuove regole europee, dovranno essere riqualificati, con importanti investimenti a carico di famiglie e imprese. La spesa per ristrutturare tre abitazioni su cinque – si legge nel comunicato di Unimpresa – quelle che non rispettano i parametri della direttiva Ue, si attesta a circa 270 miliardi, calcolata considerando un investimento che oscilla, per ciascun immobile dai 20mila euro ai 55mila euro. “Questo provvedimento dimostra come l’Unione europea non guardi agli interessi complessivi, ma operi molto frequentemente sulla base di ideologie. Con il risultato che alcuni paesi risultano avvantaggiati e altri, come l’Italia, ma anche la Spagna, la Grecia e il Portogallo, arrancano e pagano un conto molto salato – commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara -. Serve un ripensamento, soprattutto determinazione da parte dei partiti italiani e di quelli che rappresentano i paesi europei piu’ danneggiati dalle nuove norme. I governi hanno due anni di tempo per attuare nei rispettivi ordinamenti questa follia normativa dell’Ue e a giugno si insediera’, dopo le elezioni, il nuovo Parlamento europeo. Esiste lo spazio teorico, dunque, ma va riempito con la volonta’ politica, di cambiare le regole perche’ stavolta si corre il rischio di danneggiare seriamente l’economia italiana”.(Foto: Tumisu / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Direttiva Ue case green, via libera Ecofin: Italia vota contro

    (Teleborsa) – Via libera del Consiglio Ecofin, a Lussemburgo, alla nuova direttiva Ue sulle performance energetiche degli edifici, più nota in Italia come direttive “Case green”, che impone agli Stati membri di garantire il passaggio, a termine, alla classe superiore di efficienza energetica per tutti gli edifici oggi nella classe più bassa del patrimonio immobiliare nazionale. La direttiva, già oggetto di accordo tra Consiglio Ue e Parlamento europeo e già approvata recentemente dallo stesso Parlamento europeo, ha ricevuto l’approvazione a maggioranza qualificata degli Stati membri con solo due voti contrari, Italia e Ungheria, mentre cinque altri paesi si sono astenuti, Polonia, Svezia, Croazia, Slovacchia e Repubblica ceca.L’Italia ha votato contro la direttiva Ue sulle “Case green”, ma con il voto in Consiglio Ecofin oggi “si è purtroppo concluso l’iter”, e la direttiva ora dovrà essere recepita dagli Stati membri.”La posizione dell’Italia è nota. Bellissima direttiva, bellissima, ambiziosa ma alla fine chi paga?, ha detto il ministro italiano dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, parlando con i giornalisti a Lussemburgo al termine dell’Ecofin dopo l’approvazione della direttiva che sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. I 27 Paesi Ue avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare all’Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. LEGGI TUTTO

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    Banca di Asti, Fondazione CRT acquista il 6% per 37 milioni di euro

    (Teleborsa) – È stato siglato un accordo tra Banca di Asti e Fondazione CRT finalizzato all’ingresso di Fondazione CRT nel capitale di Banca di Asti con una partecipazione pari al 6%, nonché un patto parasociale di durata quinquennale tra la medesima Fondazione CRT e la Fondazione CR Asti. L’operazione è finalizzata a sostenere lo sviluppo strategico/industriale e di lungo termine della banca quale una delle principali banche di prossimità per il Piemonte e il Nord del paese, si legge in una nota.I patti parasociali in essere tra Fondazione CR Asti e rispettivamente Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, sottoscritti nel dicembre 2019 e con scadenza nel dicembre 2024, non sono oggetto di modifiche ed è previsto che si rinnoveranno automaticamente per un ulteriore quinquennio sino al 2029.”L’impegno di Fondazione CRT in Banca di Asti conferma l’attenzione di CRT allo sviluppo dell’economia dei territori piemontesi – ha commentato il Presidente di Fondazione CRT, Fabrizio Palenzona – Grazie al sostegno di tutti i suoi azionisti, l’istituto astigiano potrà diventare un esempio concreto di banca capillarmente diffusa sui territori, ma anche polo per l’attrazione di investimenti di caratura europea al servizio delle famiglie e delle troppo spesso dimenticate piccole e piccolissime aziende, che costituiscono la ricchezza e il futuro del nostro territorio”.A nome della Banca di Asti, il Presidente, Giorgio Galvagno, e l’Amministratore Delegato, Carlo Mario Demartini, hanno commentato: “Siamo lieti per la conferma del sostegno delle Fondazioni socie, a cui si è aggiunta la Fondazione CRT. Ciò rafforza la stabilità e la visione di lungo termine della governance della Banca, su cui potremo ancor più saldamente fondare lo sviluppo strategico/industriale della stessa, quale una delle principali banche di prossimità per il Piemonte e il Nord del paese”.Fondazione CR Asti e Fondazione CRT hanno sottoscritto un patto parasociale quinquennale volto a consentire a Fondazione CRT la nomina di un amministratore di minoranza. A tal fine, l’Assemblea degli azionisti della banca del 29 aprile 2024 (30 aprile 2024, in seconda convocazione) sarà chiamata a deliberare in merito.È stato spiegato che Banca di Asti ha venduto a Fondazione CRT azioni proprie rappresentative dell’1,77% circa del capitale sociale a un prezzo per azione di 8,75 euro, per complessivi 10,9 milioni di euro, e si è impegnata a vendere, in più tranche, ulteriori azioni proprie rappresentative del 4,23% circa del capitale sociale (per complessivi 26 milioni di euro) che si prevede siano acquistate dalla banca sul mercato nel contesto di un intervento di supporto in via straordinaria della liquidità del titolo. LEGGI TUTTO

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    Tajani, ‘Stellantis mi ha assicurato che rimarrà in Italia’

    (Teleborsa) – Stellantis ha assicurato che “intende assolutamente rimanere in Italia”. L’ha segnalato oggi il vicepremier Antonio Tajani, rispondendo ad alcune domande a margine del Forum di dialogo imprenditoriale Italia-Cina in corso a Verona. “Posso dirvi che io ho ricevuto assicurazioni da Stellantis che intende continuare assolutamente a rimanere in Italia e che non c’e’ alcuna intenzione di abbandonare il nostro paese”, ha detto Tajani.Queste rassicurazioni sono state pronunciate anche “con una forma di rammarico per quello che era stato detto, quindi io ne prendo volentieri atto, vedremo come sarà la produzione”. Per quanto riguarda l’ipotesi di un secondo produttore, anche cinese, in Italia, “vedremo se ci saranno altre opportunità nel settore automobilistico: noi siamo per la crescita, vedremo quello che accadrà, c’è tempo per decidere”. Tajani ha segnalato che “sono settimane importanti, per noi”, perchè “ci sono tanti dialoghi in corso, quindi mi auguro che poi i dialoghi, quando ci sono, portino risultati concreti”. LEGGI TUTTO

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    Cherry Bank, nuovo M&A: acquista il 9,68% di Banca Macerata

    (Teleborsa) – Cherry Bank, banca specializzata nei servizi di supporto alle imprese, nella creazione di valore dalla trasformazione di portafogli NPL e nell’acquisto dei crediti fiscali, ha acquistato 174.349 azioni ordinarie di Banca Macerata del valore nominale di 25 euro (per un totale di oltre 4,35 milioni di euro), pari al 9,68% del capitale sociale dell’istituto marchigiano.A vendere è stato il pattista Moschini Spa e i sub-pattisti del patto Tartuferi, Domina spa e Viavai spa, che hanno venduto la loro partecipazione detenuta in Banca Macerata, si legge in un comunicato dell’istituto.Cherry Bank, guidata da Giovanni Bossi, ha da poco integrato Banca Valconca e ha comunicato di aver chiuso il 2023 con un utile netto pari a 79,5 milioni di euro e impieghi netti verso imprese a 1.024,3 milioni di euro (+113,9%) di cui 527,4 milioni apportati da Banca Valconca che per circa un terzo è riferito a rapporti retail.Banca Macerata ha chiuso il 2023 con impieghi economici verso la clientela di 26,5 milioni di euro (+8,9%) e un utile netto pari a 2,1 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Fintech, Banca d’Italia: spesa in progetti arriverà a 900 milioni nel biennio 2023-2024

    (Teleborsa) – Uno studio della Banca d’Italia sul settore fintech ha rilevato che tra il 2021 e il 2021 la spesa per investimenti in tecnologieinnovative è stata pari a 600 milioni di euro e ha stimato che arriverà a 901 milioni durante il biennio 2023-2024. Sono previste inoltre ulteriori spese per 380 milioni a partire dal 2025, fino al completamento dei progetti. In totale ammonterà a 1,88 miliardi di euro il flusso di investimenti associato ai progetti censiti.L”Indagine fintech nel sistema finanziario italiano” ha poi sottolineato come la spesa in progetti fintech sia in crescita e nel biennio 2023-2024 risulta essere pari a 3,8 volte quella osservata nel biennio 2017-2018. “La spesa è riferibile a 430 progetti di investimento, il 63 per cento dei quali totalmente nuovo e rappresentativo del 56 per cento della spesa – si legge nel rapporto della Banca d’Italia – e nella precedente rilevazione il peso dei nuovi progetti in termini numerici e di spesa era stato pari rispettivamente al 75 e al 47 per cento”.L’indagine ha però fatto notare che “il processo di trasformazione digitale del sistema finanziario, per quanto in espansione, risulta quantitativamente limitato e polarizzato”. Le aree di business cha hanno attratto le maggiori risorse economiche sono state quelle dell’intermediazione (43,7% degli investimenti totali) e dei pagamenti (39,4%). In particolare, si rafforza il contrasto al riciclaggio: “la quota di intermediari che impiega o sviluppa tecnologie per adempiere agli obblighi di antiriciclaggio è elevata e in aumento rispetto alla precedente indagine (dal 62 all’80 per cento)”. LEGGI TUTTO

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    La BEI allenterà le regole per finanziare più progetti legati alla difesa

    (Teleborsa) – La Banca europea per gli investimenti (BEI) aggiornerà le proprie politiche per i prestiti al settore della sicurezza e della difesa. Ciò include un aggiornamento della definizione di beni e infrastrutture “dual-use” (che possono essere utilizzati per scopi differenti, civili e militari), nonché il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) e alle startup, e l’impegno ad accelerare l’impiego di fondi per rafforzare le capacità di sicurezza e difesa dell’Europa.Rafforzare il sostegno della BEI per salvaguardare la pace e la sicurezza dell’Europa è una delle massime priorità strategiche delineate dalla presidente Nadia Calvino e approvata dai ministri delle Finanze dell’UE nella riunione di febbraio e dal Parlamento europeo, si legge in una nota. Si è quindi convenuto che le proposte concrete saranno discusse in aprile.”Incrementeremo e accelereremo il nostro sostegno all’industria europea della sicurezza e della difesa, salvaguardando al contempo la nostra capacità di finanziamento e i più elevati standard ambientali, sociali e di governance – ha affermato Calvino – In quanto braccio finanziario dell’UE, dobbiamo contribuire a garantire la pace e la sicurezza dell’Europa. Il piano d’azione varato oggi migliorerà le condizioni di finanziamento dei progetti europei. Lavoreremo insieme agli Stati membri e alle istituzioni dell’UE per accelerare i progetti che garantiscono il benessere dei nostri cittadini”.In futuro, la BEI rinuncerà all’obbligo per i progetti “dual-use” di ricavare più del 50% delle entrate previste da usi civili. Ciò allineerà la BEI alle istituzioni finanziarie pubbliche che limitano equamente i loro finanziamenti a attrezzature e infrastrutture destinate a soddisfare esigenze difensive militari o di polizia e anche civili, come ricognizione, sorveglianza, protezione e controllo dello spettro, decontaminazione, ricerca e sviluppo, attrezzature, servizi militari mobilità, controllo delle frontiere e protezione di altre infrastrutture critiche e droni. LEGGI TUTTO