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    Fmi, Cina: crescita economica rallenta, verso il 3,5% entro 2028

    (Teleborsa) – E’ probabile che la crescita economica in Cina rallenti nei prossimi anni, indebolita in particolare dalle incertezze legate a una crisi immobiliare senza precedenti e dal contesto internazionale. Lo ha detto oggi il Fondo monetario internazionale. Il Pil del Paese si attesterà quest’anno al 4,6% e scenderà al +3,5% entro il 2028. Nel 2023 il PIL cinese è salito del 5,2% nel 2023, poco sopra il target fissato da Pechino, ma la vera sfida è prevista proprio nel 2024.”Una contrazione più grave del previsto nel settore immobiliare potrebbe pesare ulteriormente sulla domanda e peggiorare la fiducia, amplificando le tensioni delle autorità locali sui conti pubblici e portando a pressioni disinflazionistiche e spirali macro finanziarie avverse”, sostiene lo studio, secondo quanto riporta un comunicato. Parallelamente il Fmi ha pubblicato un rapporto di analisi sul settore immobiliare cinese che per decenni è stato un motore della crescita economica e che pesa per circa il 20% dell’attività nell’economia. Ma dal 2020 il comparto ha iniziato a subire una contrazione e secondo lo studio si tratta di una tendenza di lungo termine, perchè nei prossimi 10 anni gli investimenti sul settore immobiliare dovrebbero calare tra il 30 e il 60%, rispetto ai livelli del 2022. Nelle fasi più recenti la ripresa economica della Cina è stata sostenuta dai consumi interni. Guardando più a medio e lungo termine secondo il Fmi la crescita dovrebbe smorzarsi a riflesso di una moderazione della produttività e dell’invecchiamento della popolazione. Per quest’anno è prevista una crescita del Pil del 4,6%, sul prossimo del 4%, poi nel 2026 del 3,8%, nel 2027 del 3,6% e nel 2028 del 3,4%. (Foto: © Andrej Kaprinay, Ing./123RF) LEGGI TUTTO

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    Ex Ilva, tribunale di Milano rigetta istanza Acciaierie d’Italia

    (Teleborsa) – L’istanza di Acciaierie d’Italia (Adi) contro l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva – finalizzata ad ottenere una protezione rispetto ai creditori per avviare, in alternativa, la composizione negoziata della crisi – è stata rigettata dal giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli. Il Tribunale ordinario di Milano, presieduto da Fabio Roia, ritiene di “non poter inibire Invitalia, quale socio di minoranza al 30% di Adi, la possibilità di chiedere l’apertura dell’amministrazione straordinaria” dell’ex Ilva. La norma del Dl n. 4 del 2024 – precisa il Tribunale in una nota – è infatti “chiaramente applicabile ai rapporti già in corso al momento della sua entrata in vigore (19 gennaio 2024). In astratto l’evenienza della richiesta di apertura non comporterebbe, ad ogni buon conto, conseguenze di per sé pregiudizievoli, spettando alla pubblica amministrazione la parole fine sui presupposti per l’ammissione dell’ente all’invocata procedura concorsuale”.L’ammissione – spiega il Tribunale di Milano – “non necessariamente porta a precludere il percorso di risanamento avviato mediante composizione negoziata, potendo l’insolvenza rivelarsi infine conclusa”. Secondo i giudici milanesi “non è dato ravvisare un reale contrasto tra la norma attributiva delle legittimazione del socio di minoranza a instare per l’amministrazione straordinaria e normativa euro-unitaria, non solo perché la negoziabilità della crisi opportunamente sancita a livello unionale non nega che il diritto interno possa dotarsi di ordinarie procedure di insolvenza, ma perché nulla esclude che un’attività fattiva di negoziazione possa trovare spazio idoneo proprio nel perimetro di queste”. “Alla luce del rigetto da parte del Tribunale di Milano dell’istanza di Acciaierie d’Italia diventa evidente che l’azionista di maggioranza franco-indiano non è riuscito a ostacolare il lavoro spedito dell’esecutivo – riferisce il segretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio Spera –. A questo punto è fondamentale accelerare il processo di un cambio della governance con l’obiettivo di conferire stabilità e continuità lavorativa e produttiva per i lavoratori di Acciaierie d’Italia, controllate, Ilva in As, l’indotto e i trasporti, nel rispetto della loro sicurezza degli stessi, dell’ambiente e di tutto il territorio”. “La sentenza del Tribunale di Milano nei confronti di Acciaierie d’Italia mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica. È fallito l’ennesimo tentativo di Adi di prendere ulteriore tempo, da questo momento si può finalmente provare a risollevare le sorti dell’ex Ilva senza il socio privato che in questi anni ha portato gli stabilimenti al minimo storico di produzione e che ha accumulato oltre 3 miliardi di debiti – afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella –. Avremmo preferito un’uscita di scena di Mittal consensuale, ma l’unica strada possibile a quanto pare resta quella dell’amministrazione straordinaria. Chiediamo però al Governo di evitare quanto accaduto nel 2015, vanno salvaguardati i lavoratori e le aziende dell’appalto accogliendo le richieste che stanno portando avanti in queste ore. Vanno salvaguardati tutti i posti di lavoro e va subito avviato un piano di risanamento dell’ex Ilva, tutelando l’ambiente e i territori. L’atteggiamento di Adi – conclude Palombella – nei confronti dei commissari che oggi sono andati via senza poter conoscere realmente lo stato degli impianti e la quantità di materie prime disponibili è sconcertante. Si tratta dell’ennesima dimostrazione della gravità della situazione determinata da questa Governance. Mancano evidentemente pochi giorni alla fermata totale, il Governo faccia in fretta se vuole salvare l’ex Ilva”. Sempre oggi si sono verificati momenti di tensione all’uscita dallo stabilimento ex Ilva di Taranto della delegazione della struttura commissariale di Ilva in As che ha avviato l’ispezione in fabbrica dopo le denunce dei sindacati in merito al progressivo spegnimento degli impianti. Ispezione che si è conclusa con un nulla di fatto. “I commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, su mia sollecitazione, sono andati in azienda per farsi dare le informazioni necessarie a tranquillizzare sindacati, operai, imprese dell’indotto sulla continuità produttiva. Gli è stato detto che queste informazioni non possono essere date. Questo conferma ciò che noi pensiamo: il governo deve agire e sta agendo – ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso –. Tra l’altro c’è un clima di pieno consenso sociale e istituzionale, che dimostra quanto forte sia il sistema Italia. Insieme ricostruiremo una siderurgia di prim’ordine in Italia”.”La decisione del Tribunale di Milano con la quale rigetta l’istanza presentata da Acciaierie d’Italia, dimostra ancora una volta che non c’è più tempo. Occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza la più grande acciaieria d’Europa, i lavoratori, diretti, indiretti e degli appalti, e l’ambiente – dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale della Fiom, e Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil –. La Fiom ha trasmesso alla presidente del consiglio, ai ministri competenti, alle commissioni di Camera e Senato e a tutte le forze politiche le proposte di modifica ai decreti legge varati dal Governo sull’ex Ilva, sull’indotto e sugli appalti nel confermare quanto comunicato nell’audizione in commissione Industria-Agricoltura del Senato abbiamo chiesto che i due decreti intervengano immediatamente e non dopo la dichiarazione di amministrazione straordinaria, con l’obiettivo di garantire l’occupazione e la produzione dei siti. Mantenere in funzione gli stabilimenti e l’indotto è condizione essenziale affinché ci siano gli investimenti anche per la decarbonizzazione e la salvaguardia dell’ambiente”. Fermo restando che “la nostra priorità è la salita pubblica del capitale – aggiungono – agli importanti decreti è necessario che siano apportate delle modifiche, in quanto le risorse stanziate non sono sufficienti. Inoltre, occorre prevedere che l’ammortizzatore sociale copra tutti i lavoratori coinvolti, compresi i dipendenti delle aziende, medie e piccole, dell’indotto e degli appalti. Tra le proposte di modifica, chiediamo altresì il blocco dei licenziamenti dei lavoratori delle aziende dell’indotto che si trovino in una condizione di difficoltà. Sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Chiediamo la ripresa del confronto a Palazzo Chigi e alle forze politiche in Parlamento di intervenire per migliorare i due decreti e garantire realmente la continuità produttiva, gli ammortizzatori sociali e la salvaguardia occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori diretti e occupati negli appalti di servizi”.”Quando sta accadendo in queste ore intorno alla vertenza ex Ilva, dal pronunciamento del tribunale di Milano che ha rigettato il ricorso dell’azienda e l’ispezione interrotta e non effettuata dello stabilimento di Taranto, devono impegnare il Governo a mettere subito in sicurezza dell’azienda, garantendo contemporaneamente la continuità aziendale, produttiva e occupazionale – hanno affermano il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, e il segretario nazionale Valerio D’Alò –. L’eventuale avvio dell’amministrazione straordinaria dovrà essere preceduto da un incontro da tenersi urgentemente con il sindacato, per chiarire tutti gli aspetti collegati a questo delicato passaggio. Quello che va assolutamente evitato è lasciare la situazione del sito di Taranto e dell’intero gruppo in uno stato di incertezza gestionale. È necessario intervenire per potenziare le misure aggiunte nell’ultimo decreto a sostegno dei lavoratori sia diretti, che dell’appalto in occasione di uno stato di amministrazione straordinaria. Se quest’ultima sarà la strada da percorrere sarà indispensabile, oltre che il rilancio dell’azienda attraverso nuovi investimenti che rendano ambientalmente sostenibile la produzione, la tutela occupazionale di tutti i lavoratori del gruppo”. LEGGI TUTTO

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    USA, fiducia consumatori Università del Michigan gennaio rivisto a 79 punti

    (Teleborsa) – Rivisto al rialzo l’indice che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Università del Michigan, che ha pubblicato la stima definitiva. Nel mese di gennaio 2024, l’indice sul consumer sentiment si è attestato a 79 punti dai 78,8 della lettura preliminare e contro i 69,7 di dicembre. Rivista al rialzo anche la componente relativa alle aspettative, che si posiziona a 77,1 punti da 67,4 e contro il 75,9 atteso, mentre quella sulla condizione attuale è stata rivista a 81,9 punti dal preliminare di 83,3 punti e rispetto ai 73,3 di dicembre.(Foto: Saulo Mohana su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, ordini industria dicembre +0,2% su mese

    (Teleborsa) – Salgono meno delle attese gli ordinativi all’industria statunitensi. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di dicembre 2023 gli ordini hanno evidenziato una variazione positiva dello 0,2% dopo l’aumento del 2,6% registrato nel mese precedente e meno pronunciata del +0,3% stimato dal consensus.Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono aumentati dello 0,4% dopo il +0,2% del mese precedente, mentre al netto del settore difesa sono saliti dello 0,4%, rispetto al +3,2% del mese di settembre. LEGGI TUTTO

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    Upb peggiora stima PIL: +0,8% nel 2024. Rischi al ribasso

    (Teleborsa) – L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) aggiorna le previsioni macroeconomiche nel periodo 2023-25. La stima dell’UPB sulla variazione annuale del PIL si attesta allo 0,8 per cento per il 2024 e all’1,1 per cento per il 2025. Continua il trend di riassorbimento dell’inflazione e di tenuta del mercato del lavoro. Con la Nota sulla congiuntura di febbraio. Le previsioni dell’UPB sono lievemente peggiorate rispetto a quelle formulate in ottobre per la validazione del quadro macroeconomico della NADEF. Le revisioni sono prevalentemente ascrivibili al deterioramento del contesto internazionale (conflitti in Medio Oriente e andamenti sfavorevoli di rilevanti partner commerciali, come la Germania). Il quadro macroeconomico è dunque soggetto a diversi rischi, complessivamente orientati al ribasso. È quanto rileva l’UPB nella Nota sulla congiuntura di febbraio. Scenario Italia nel 2023: crescita moderata, lievemente superiore a quella dell’area dell’euro – Dal terzo trimestre del 2022 l’economia italiana è risultata complessivamente debole, registrando una variazione congiunturale del PIL di appena un decimo di punto nella media dei sei trimestri. L’incremento rispetto ai livelli di attività precedenti allo scoppio della pandemia è comunque maggiore in Italia, nel confronto con la Germania e la Francia. Nell’insieme del 2023, sulla base dei conti trimestrali, il PIL è aumentato dello 0,7 per cento; la crescita calcolata sui dati annuali (che verrà diffusa dall’Istat il primo marzo) potrebbe essere appena inferiore. Le spese delle famiglie e delle imprese sono caute – La spesa delle famiglie è tornata a crescere nel terzo trimestre, grazie all’aumento dell’occupazione e quindi del potere di acquisto. L’incremento dei redditi nominali è stato però eroso dal rialzo dei prezzi e gli orientamenti delle famiglie italiane restano improntati alla cautela. La spesa per investimenti è risultata incostante e poco dinamica lo scorso anno. Le imprese manifatturiere segnalano condizioni di credito e di liquidità ancora tese nel quarto trimestre, ma in miglioramento. Secondo le inchieste congiunturali le imprese prefigurano una moderata espansione degli investimenti nell’anno in corso.L’export risente dell’indebolimento degli scambi globali – Dopo la marcata contrazione nel primo semestre del 2022, ascrivibile alla decelerazione del commercio mondiale, le esportazioni hanno recuperato nel trimestre estivo. Secondo i dati al momento disponibili, la variazione delle esportazioni acquisita per il 2023 è stata comunque meno negativa rispetto a quella della Germania e dell’area dell’euro.Gli andamenti settoriali sono eterogenei, aumenta l’incertezza di famiglie e imprese – Gli indicatori settoriali recenti delineano una dinamica congiunturale complessivamente debole, a fronte di marcate differenze settoriali: l’industria si contrae, il terziario tiene e l’edilizia recupera velocemente negli ultimi mesi del 2023. L’incertezza di famiglie e imprese, rilevata dall’indicatore dell’UPB, ha segnato un incremento marcato nella parte finale dello scorso anno, trainato da entrambe le componenti.Flette il tasso di disoccupazione e la crescita salariale si intensifica moderatamente – L’occupazione è aumentata dell’1,9 per cento nel 2023, trainata dalla componente a tempo indeterminato, contro il ridimensionamento di quella a termine. Il tasso di occupazione (15-64 anni) ha raggiunto in dicembre quasi il 62 per cento, il valore più elevato dall’inizio della rilevazione. Nell’ultimo trimestre dell’anno il tasso di disoccupazione si è ridotto lievemente, al 7,4 per cento; nello stesso periodo lo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro è rimasto elevato. L’aumento delle retribuzioni contrattuali orarie si è intensificato nel trimestre estivo (3,0 per cento su base tendenziale). Secondo le proiezioni effettuate dall’Istat, tenendo conto delle disposizioni contenute nei contratti in vigore fino allo scorso dicembre, le retribuzioni contrattuali aumenterebbero comunque in misura contenuta quest’anno (al 2,3 per cento in media nel primo semestre). L’inflazione rientra ma resta l’incognita dell’energia – Anche in Italia le spinte inflazionistiche si vanno attenuando e le dinamiche salariali non delineano una rincorsa salari-prezzi, in quanto le aspettative si normalizzano. Il 2023 è stato un anno di rientro dell’inflazione (5,7 per cento indice NIC), sulla scia della componente energetica, diventata deflattiva in autunno. Tuttavia, i prezzi dei beni alimentari e dei servizi hanno accelerato, inducendo un trascinamento sul 2024 non trascurabile. L’inflazione di fondo è invece aumentata nel 2023 (5,1 per cento), così come quella riferita al carrello della spesa, che ha raggiunto un valore molto elevato nel confronto storico (9,5 per cento), con un impatto assai rilevante sui bilanci delle famiglie con minori redditi. L’anno corrente si confronta con un 2023 nel quale i rincari erano stati rapidi, per cui nel periodo invernale c’è un effetto base sfavorevole, che dovrebbe portare a un temporaneo rialzo dell’inflazione nel primo trimestre rispetto ai valori dello scorso autunno.Le previsioni macroeconomiche per l’economia italiana per il 2023-2025 – Per il 2023 si stima una crescita dell’attività economica italiana dello 0,6 per cento, rispetto allo 0,7 per cento desumibile dalle serie trimestrali. Per l’anno corrente si prevede una lieve accelerazione del PIL, allo 0,8 per cento; dopo un primo trimestre ancora debole, a causa delle persistenti tensioni globali, la crescita dovrebbe rafforzarsi gradualmente, beneficiando della minore inflazione e dell’accelerazione della domanda estera. Nel 2025 la dinamica del PIL dovrebbe consolidarsi all’1,1 per cento, ipotizzando un miglioramento graduale del contesto geopolitico ed economico internazionale e l’avvio della normalizzazione della politica monetaria dalla metà di quest’anno. Le previsioni si basano sull’ipotesi della completa attuazione dei programmi di investimento del PNRR e sull’attesa che le tensioni geopolitiche nell’area mediorientale si diradino nel breve termine.Modeste revisioni rispetto alle previsioni di ottobre. I rischi sono orientati al ribasso – Nel confronto con il quadro macroeconomico formulato dall’UPB in ottobre, in occasione dell’esercizio di validazione delle previsioni della NADEF 2023, la minore crescita del PIL (due decimi di punto nella media del 2024-25) ha riflesso il deterioramento delle ipotesi sul commercio internazionale e il lieve apprezzamento del tasso di cambio. Le prospettive dell’economia italiana sono esposte a molteplici rischi, complessivamente sfavorevoli. Le fonti di incertezza sono prevalentemente di natura esogena in quanto provengono da fattori internazionali, in particolare geo-politici (guerra in Ucraina e Medio Oriente), che potrebbero frenare il commercio globale. Il robusto recupero degli scambi internazionali per il 2024 è però essenziale per concretizzare l’accelerazione del PIL italiano nel biennio di previsione. Riguardo agli effetti delle tensioni sui prezzi, secondo uno scenario costruito con il modello econometrico MeMo-It, gli aumenti dei costi di trasporto causati dagli attacchi nel Mar Rosso potrebbero incidere sui prezzi al consumo in Italia, per un paio di decimi di punto percentuale in un orizzonte biennale. Nel complesso, la flessione dell’inflazione rappresenta un pilastro chiave del quadro macroeconomico e l’evoluzione dei prezzi quest’anno dipenderà molto da variabili esterne, quali i costi delle materie prime. Inoltre, come già segnalato dall’UPB, sussistono criticità legate all’utilizzo efficiente dei fondi europei del programma Next Generation EU (NGEU) da parte dell’Italia.Vi sono, infine, fattori d’incertezza sulle politiche monetarie e la riforma della governance dei conti pubblici nella UE, in particolare per le tempistiche dei prossimi sviluppi. LEGGI TUTTO

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    Commissione UE accoglie con favore l’accordo sul Listing Act

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo politico raggiunto ieri dal Parlamento europeo e dal Consiglio sulle proposte della Commissione per il Listing Act. Il pacchetto comprende nuove norme sui prospetti, sugli abusi di mercato, sulla ricerca finanziaria e sulle strutture azionarie a voto multiplo.Il Listing Act contribuirà ad alleviare i requisiti che le società devono affrontare sia al momento della quotazione che dopo essere state quotate, e contribuirà a preservare la trasparenza, la tutela degli investitori e l’integrità del mercato, sostiene la Commissione UE. Inoltre, contribuirà inoltre all’obiettivo della Commissione di semplificare gli obblighi di rendicontazione e ridurre gli oneri amministrativi del 25%. Affronterà anche la questione della frammentazione delle leggi nazionali che limita la flessibilità delle società nell’emettere azioni a voto multiplo dopo la quotazione in Borsa.”L’accordo sul Listing Act è un passo importante per rendere la quotazione nell’UE più attraente per le imprese, consentendo loro di attingere a finanziamenti più diversificati – ha commentato Mairead McGuinness, Commissaria per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali – Introduce misure mirate e flessibilità durante l’intero ciclo di quotazione, operando a livello di incentivi e rendendo più proporzionato l’onere della conformità normativa, in particolare per gli emittenti più piccoli. È un passo importante per aumentare il livello delle quotazioni nell’UE, per rendere i mercati dei capitali dell’UE più attraenti e l’economia dell’UE più competitiva”.”Con l’accordo diamo agli imprenditori di tutta l’UE la possibilità di utilizzare strutture azionarie a voto multiplo quando quotano le loro aziende sui mercati di crescita delle PMI e su altri sistemi di negoziazione multilaterali – ha aggiunto Didier Reynders, Commissario per la Giustizia – Ciò consentirà loro di raccogliere fondi attraverso le azioni senza perdere il controllo della propria azienda. Questa nuova legislazione dell’UE offre agli imprenditori l’opportunità di espandere la propria attività con una visione a lungo termine in mente, salvaguardando al tempo stesso i diritti degli altri azionisti”. LEGGI TUTTO

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    Scalapay, Andrea Fumagalli nominato Country Manager Italia

    (Teleborsa) – Scalapay, piattaforma italiana attiva nel settore del Buy Now Pay later (BNPL), ha nominato Andrea Fumagalli come Country Manager Italia. Fumagalli arriva con una vasta esperienza internazionale e conoscenze derivanti da una ventennale carriera nel campo dell’Information Technology. Tra le sue ultime esperienze professionali ci sono quella di Vice President of Global Sales in Akamas, Senior Enterprise Account Executive in MongoDB e Director of Sales in ContentWise.L’attività di Fumagalli – si legge in una nota – sarà mirata ad accrescere il business in Italia. Le sue priorità immediate si concentreranno sulla formazione di una solida infrastruttura operativa che generi una pipeline di vendita distribuita in modo uniforme, insieme allo sviluppo delle opportunità con i clienti. Fumagalli si impegnerà a strutturare il team di vendita e di account management verso una strategia orientata alla vendita a valore, garantendo un’esperienza cliente ottimale e una crescita sostenibile nel mercato italiano. “Sono entusiasta di assumere il ruolo di Country Manager Italia di Scalapay e di guidare la nostra crescita nel mercato italiano – ha commentato Fumagalli – L’innovazione costituisce il fulcro del mio approccio lavorativo, un valore che rispecchia pienamente l’ambiente dinamico e stimolante di Scalapay. Collaborando con il team e i nostri brand partner, lavoreremo per garantire un’esperienza cliente straordinaria e per realizzare i nostri obiettivi di crescita. Sono convinto che insieme possiamo affrontare sfide ambiziose e consolidare la posizione dell’azienda come leader nel Buy Now Pay Later in Sud Europa”. LEGGI TUTTO

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    USA, +353 mila occupati a gennaio. Tasso disoccupazione al 3,7%

    (Teleborsa) – Salgono più delle attese i non-farm payrolls a gennaio 2024, un indicatore molto osservato per comprendere lo stato di salute del mercato del lavoro statunitense. Secondo i dati forniti dal Bureau of Labour Statistics, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 3,7%, rispetto al 3,8% del consensus.Sono stati aggiunti 353 mila posti di lavoro nei settori non agricoli (non-farm payrolls), dopo che a dicembre erano state create 333 mila buste paga (dato rivisto da 216 mila). Il dato sugli occupati, più osservato del tasso di disoccupazione, è superiore alle attese del mercato che indicavano un aumento di 187 mila di posti di lavoro.Il dato è superiore alle aspettative anche nel settore privato: sono stati creati 317 mila posti di lavoro, contro i 278 mila rivisti di dicembre e i 155 attesi dal mercato.Gli occupati del settore manifatturiero sono saliti di 23 mila unità, al di sopra del consensus di +5 mila, e si confrontano con i +8 mila rivisti del mese precedente.Le retribuzioni medie orarie si sono attestate a 34,55 dollari, registrando un aumento dello 0,6% su mese e del 4,5% su anno (contro attese per un +0,3 m/m e +4,1% a/a) dopo il +0,4% mensile e +4,3% tendenziale registrato a dicembre. Le retribuzioni medie orarie sono monitorate con attenzione dalla Federal Reserve in quanto buon indicatore sia dello stato di salute del mercato del lavoro che delle pressioni inflazionistiche.(Foto: Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO