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    Giappone, inflazione ottobre +3,3% su anno

    (Teleborsa) – Riaccelera l’inflazione in Giappone a ottobre 2023. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato un aumento del 3,3% su anno, dopo il +3% di settembre e rispetto al +3,4% atteso dal mercato. Il dato su base mensile (non destagionalizzato) evidenzia un aumento dello 0,9% rispetto al mese precedente dopo il +0,3% registrato a settembre. Il dato core, che esclude la componente alimentare e l’energia, si attesta invece al 2,9% a livello tendenziale, sopra il mese precedente (+2,8%), ma al di sotto del cconsensus (3%).(Foto: Photo by Alexander Smagin on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    UNC, sconti “farlocchi” finiscono all’Antitrust

    (Teleborsa) – Finiscono all’Antitrust gli sconti “farlocchi”. L’Unione Nazionale Consumatori – spiega una nota – ha segnalato all’Antitrust e al ministero delle Imprese e del Made in Italy alcune grandi catene, soprattutto di prodotti di elettronica, per la non corretta applicazione della recente direttiva Omnibus, ossia del decreto legislativo 7 marzo 2023, n. 26, che ha previsto che ad ogni annuncio di riduzione di prezzo vada indicato anche il prezzo precedente, ossia il prezzo più basso applicato dal professionista negli ultimi trenta giorni.”Molti consumatori ci hanno segnalato che alcune grandi catene indicano come in offerta prodotti che hanno un prezzo identico a quello “precedente”, con sconto quindi pari allo zero per cento. In un caso il prezzo scontato era addirittura superiore a quello vecchio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”In altri casi, invece di indicare il prezzo precedente espongono un fantomatico prezzo consigliato o dal produttore o non si sa da chi. Infine c’è chi abbonda, esponendo addirittura 3 prezzi, di vendita, precedente e consigliato, con le relative percentuali di sconto, generando così solo confusione, dato che il consumatore deve confrontare ben 5 indicazioni invece di 3. L’opposto, insomma, di quello che prevede il Codice del Consumo, secondo il quale si deve agevolare il raffronto dei prezzi” conclude Dona.L’associazione di consumatori ha chiesto all’Antitrust di accertare la correttezza di queste pratiche commerciali, mentre al Mimit di emanare apposita circolare sulla direttiva Omnibus per evidenziare l’interpretazione erronea, contra legem, dell’art. 17 bis del Codice del Consumo, evidenziando che, valendo per gli “annunci di riduzioni di prezzo”, non può ovviamente applicarsi laddove la riduzione non c’è nemmeno, essendo pari a zero. Inoltre il secondo prezzo va sempre accompagnato dalla parola “Precedente” o “Prezzo più basso degli ultimi 30 gg”, mentre il “Prezzo consigliato” non è conforme alla normativa. LEGGI TUTTO

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    Francia, stabile la fiducia delle imprese manifatturiere

    (Teleborsa) – E’ stabile la fiducia delle imprese manifatturiere francesi nel mese di novembre. Il relativo indice, calcolato dall’Ufficio Statistico Nazionale francese (INSEE), si attesta a 99 punti come nel mese precedente e contro gli 88 punti stimati dagli analisti. Fra gli altri settori, il sentiment nei servizi è invariato a 100 punti, mentre il clima nel commercio al dettaglio si porta a 96 punti da 98.Il sentiment complessivo delle imprese è stabile a 99 punti, mentre i giudizi sulla situazione occupazionale lima a 97 da 98 punti. LEGGI TUTTO

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    Euro Zona, migliora la fiducia dei consumatori a ottobre

    (Teleborsa) – Segnali di lieve miglioramento per la fiducia dei consumatori europei a novembre. La stima flash dell’ultimo sondaggio mensile, condotto dalla Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari della Comunità europea (DG ECFIN), evidenzia che il sentiment dei consumatori ancora negativo, si porta a -16,9 punti rispetto ai -17,8 di ottobre. Il dato è anche migliore delle attese del mercato che erano per un livello a -17,6 punti.(Foto: © iloveotto/123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, Università Michigan: fiducia consumatori scende a novembre

    (Teleborsa) – Rivisto al rialzo l’indice che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Università del Michigan, che ha pubblicato la stima definitiva. Nel mese di novembre, l’indice sul consumer sentiment si è attestato a 61,3 punti dai 60,4 della lettura preliminare e contro i 63,8 di ottobre. Rivista al ribasso, invece, la componente relativa alle aspettative, che si posiziona a 56,8 punti da 59,3 e contro il 56,9 atteso, mentre quella sulla condizione attuale è stata rivista a 68,3 punti dal preliminare di 65,7 punti e rispetto al 70,6 di ottobre. LEGGI TUTTO

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    USA, gli ordini beni durevoli calano più delle attese in ottobre

    (Teleborsa) – Calano più delle attese gli ordinativi di beni durevoli americani nel mese di ottobre. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census), gli ordini hanno evidenziato un decremento mensile del 5,4% dopo il +4% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di +4,7%). Le stime di consensus indicavano un calo del 3,1%.Il dato “core”, ossia al netto degli ordinativi del settore trasporti, risulta invariato rispetto al +0,2% del mese precedente e si confronta con il +0,1% stimato dagli analisti. Se si esclude il settore della difesa, gli ordinativi sono calati del 6,7%, dopo il -5% precedente. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste mutuo in crescita del 3%

    (Teleborsa) – Continuano a crescere le domande di mutuo negli Stati Uniti. Nell’ultima settimana, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una crescita del 3%, dopo il +2,8% della settimana precedente.L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è salito dell’1,6%, mentre quello relativo alle nuove domande registra un incremento del 3,9%.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono scesi al 7,41% dal 7,61% della settimana precedente.(Foto: Gerd Altmann / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    AdE: Fisco, al via scambio dati in Ue per piattaforme online

    (Teleborsa) – Al via lo scambio di informazioni tra amministrazioni fiscali nei settori e-commerce, locazioni, servizi e noleggio di mezzi di trasporto. Entro il 31 gennaio 2024 i gestori di piattaforme digitali residenti in Italia e ad alcune condizioni i gestori stranieri “non-Ue” (Fpo), dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati sulle vendite di beni e prestazioni di servizi realizzate dagli utenti attraverso i loro siti e app. E, entro il successivo 29 febbraio, il Fisco italiano condividerà queste informazioni con le autorità degli altri paesi Ue, in base allo Stato di residenza del venditore, ricevendo a sua volta quelle relative ai venditori (persone fisiche o giuridiche) residenti in Italia. Lo annuncia l’Agenzia delle Entrate con il provvedimento firmato dal direttore, Ernesto Maria Ruffini, che rende, così, operativa la direttiva europea sullo scambio automatico delle informazioni sul reddito degli utenti che vendono prodotti o forniscono servizi attraverso le piattaforme digitali, come recepita nell’ordinamento italiano. Il provvedimento definisce i contenuti, i termini della comunicazione e le regole per i gestori tenuti all’invio. A dover comunicare i dati all’Agenzia delle Entrate sono, nello specifico, i gestori di piattaforme residenti ai fini fiscali o costituiti o gestiti in Italia o dotati di una stabile organizzazione nel nostro Paese.In particolare, la direttiva stabilisce che rientrano nell’obbligo di comunicazione: l’e-commerce, l’affitto di beni immobili, l’offerta di servizi personali e le attività di noleggio di qualsiasi mezzo di trasporto. Restano tuttavia fuori dall’obbligo di comunicazione sia i dati relativi ai grandi fornitori di alloggi nel settore alberghiero (quelli con oltre 2mila attività “pertinenti”), per i quali l’Amministrazione finanziaria dispone di altri flussi di dati, sia quelli relativi ai “piccoli inserzionisti” (venditori per i quali il gestore di piattaforma ha facilitato meno di 30 attività “pertinenti” e l’importo totale del relativo corrispettivo versato o accreditato non è superiore a 2mila euro nell’anno). I gestori esonerati sono comunque chiamati a inviare una “Comunicazione di assenza di dati da comunicare”. Il provvedimento detta le regole anche per i Foreign Platform Operator (Fpo), ovvero i gestori stranieri non qualificati non-Ue, tenuti a comunicare i dati all’Agenzia delle Entrate: è il caso, solo a titolo di esempio, degli operatori che facilitano la locazione di immobili situati in Italia. I gestori di piattaforma comunicano le informazioni entro il 31 gennaio dell’anno successivo a quello cui si riferisce la comunicazione. Le prime informazioni, con riguardo al 2023, dovranno quindi essere comunicate entro il 31 gennaio 2024. L’Agenzia delle Entrate e le altre Autorità degli Stati membri condivideranno i dati relativi ai venditori entro due mesi dalla fine del periodo di comunicazione. Il primo scambio quindi, sarà effettuato entro il 29 febbraio 2024. LEGGI TUTTO