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    Ex Ilva, Governo convoca i sindacati domani

    (Teleborsa) – Il Governo conferma la convocazione dei sindacati sulla vicenda ex Ilva domani alle 15. Lo si legge in una nota della presidenza del consiglio dei ministri inviata alle sigle sindacali in cui si precisa che l’incontro avverrà a Palazzo Chigi. Sull’ex Ilva “l’obiettivo del governo coincide con quello dei lavoratori e guarda all’interesse generale dell’economia, regionale e nazionale. Stiamo affrontando tutti gli aspetti, nessuno escluso. Sulla cassa integrazione siamo già intervenuti per assicurare la prosecuzione degli ammortizzatori sociali”, dice intanto il ministro del Lavoro Marina Calderone, in un’intervista a La Stampa. “Ma lo scenario attuale impone nuove azioni a salvaguardia del bacino occupazionale. Dobbiamo tutelare tutti i lavoratori dell’Ilva insenso ampio, dallo stabilimento di Taranto fino alle altre unità produttive, non disperdendo il loro patrimonio di competenze. Come già annunciato, apriremo un tavolo con le associazioni sindacali e datoriali e presteremo attenzione a chi rappresenta l’indotto. Sono fiduciosa che si possano individuare le migliori soluzioni possibili, in un contesto oggettivamente estremamente delicato”, spiega.Governo pronta ad andare alla prova di forza con Mittal, come testimonia la mossa arrivata nel tardo pomeriggio di ieri dal Consiglio dei Ministri con il decreto legge che rafforza, in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi, tra le quali ex Ilva. Non solo: una norma specifica di fatto congela i fondi accantonati per i giudizi pendenti che dovranno essere messi su un conto vincolato legato all’autorizzazione del tribunale. Tracciata la strada che porta al commissariamento dell’ex Ilva, oramai ad un passo. LEGGI TUTTO

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    USA, balzo delle richieste di mutui con moderazione tassi

    (Teleborsa) – Continuano a rimbalzare le domande di mutuo negli Stati Uniti. Nella settimana al 12 gennnaio 2024, l’indice che misura il volume delle domande di mutuo ipotecario registra una crescita del 10,4% dopo il +9,9% della settimana precedente.L’indice relativo alle richieste di rifinanziamento è salito del 10,8%, mentre quello relativo alle nuove domande registra un incremento del 9,2%.Lo rende noto la Mortgage Bankers Associations (MBA), indicando che i tassi sui mutui trentennali sono scesi al 6,75% dal 6,81% della settimana precedente. LEGGI TUTTO

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    Agricoltura: clima penalizza risultati economici in Italia ed Ue

    (Teleborsa) – Nel 2023 si riducono in volume la produzione dell’agricoltura (-1,4%) e, ancora di più, il valore aggiunto ai prezzi base (-2%); in calo anche le unità di lavoro (-4,9%).È quanto rileva la stima preliminare dell’andamento economico del settore agricolo per l’anno appena trascorso diffuso dall’Istat dal quale emerge che “riassorbito l’impatto dell’instabilità dei mercati internazionali di materie prime e prodotti energetici, permane quello del fattore climatico: volumi in calo nelle coltivazioni (-2,4%), nelle attività dei servizi agricoli (-2%) e nel comparto zootecnico (-0,8%). In flessione soprattutto i volumi di vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3%) e olio d’oliva (-5%)”. Annata favorevole per coltivazioni industriali (+6,2%), cereali (+3,2%) e ortaggi freschi (+2,8%). Ancora in crescita le attività secondarie (+4,1%). Anche nell’Ue27 in calo produzione (-1% in volume), valore aggiunto (-1,7%) e occupazione (-1,5%). La Francia conferma la leadership europea.Nel dettaglio: nel 2023, le stime evidenziano per il settore agricolo una graduale mitigazione degli effetti derivanti dall’instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, innescata dal conflitto russo-ucraino. Tuttavia, l’andamento è stato fortemente influenzato dai fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno, compromettendo i risultati di molte colture.I prezzi, ancora in crescita, hanno registrato una variazione più moderata rispetto al 2022. L’aumento dei prezzi dei prodotti venduti (+4,2%) nel 2023 è stato più pronunciato rispetto a quello dei beni acquistati (+2,3%), invertendo la tendenza riscontrata nel biennio 2021-2022, quando i rincari delle materie prime agricole e dei prodotti energetici avevano pesantemente influito sui costi di produzione.Anche le coltivazioni penalizzate dal clima – Le stime 2023 hanno delineato un’annata negativa per le coltivazioni (-2,4% in volume). Le condizioni climatiche avverse hanno agito negativamente su diverse produzioni, con temperature primaverili al di sotto della media, prolungate e ripetute ondate di calore eccezionali durante l’estate, accompagnate da carenza di precipitazioni, mentre molte aree del Paese hanno registrato un clima mite e asciutto durante l’autunno e l’inverno. In aggiunta, si sono verificati diversi eventi alluvionali estremi che hanno colpito alcune regioni (Emilia-Romagna, Marche, Toscana), risultando particolarmente dannosi per determinati raccolti e compromettendo gran parte della produzione.Forti riduzioni si sono avute nelle quantità prodotte per vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3% nel complesso e -9,8% per la frutta fresca), olio d’oliva (-5%) e florovivaismo (-4%). In aumento le quantità prodotte per le colture industriali (+6,2%), cereali (+3,2%), ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%).In media, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un leggero incremento (+0,6%), con aumenti consistenti per patate (+37,9%), olio d’oliva (+22,9%), agrumi (+15,2%), frutta (+9,4%) e ortaggi (+8,1%) e diminuzioni per cereali (-20%), colture industriali (-10,5%) e vino (-4,4%).In negativo l’agricoltura Ue, la Francia mantiene la leadership europea – Secondo le stime, nel 2023 il comparto agricolo dell’insieme dei paesi Ue27 ha fatto registrare una riduzione del volume della produzione dell’1%. Limitando l’analisi ai principali Paesi, il calo più vistoso della produzione in volume ha riguardato Grecia, Spagna, Danimarca e Paesi Bassi mentre si è osservata una crescita in Francia, Portogallo e Polonia.La graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti vede la Francia mantenere nel 2023 la prima posizione (96 miliardi di euro, -1,1% rispetto al 2022), seguita da Germania (76,3 miliardi di euro, +0,2%), Italia (73,5 miliardi di euro, +2,7%) e Spagna (65 miliardi di euro, +3,3%). Anche in termini di valore aggiunto la Francia conferma nel 2023 la leadership europea (39,2 miliardi di euro, -5,9% rispetto al 2022) seguita dall’Italia (38,2 miliardi di euro, +3,8%) e, più a distanza, dalla Spagna (32,9 miliardi di euro, +12,5%) che si colloca in terza posizione, sorpassando la Germania (31 miliardi di euro, +3,3%). LEGGI TUTTO

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    Decarbonizzazione, Gruppo Mediobanca: “Neutralizzate emissioni di CO2 relative al 2022-2023”

    (Teleborsa) – Il Gruppo Mediobanca consolida il suo percorso di decarbonizzazione compensando le proprie emissioni di CO2 residue per l’anno fiscale 2022-23, in accordo con i principali standard di rendicontazione della sostenibilità. Un risultato – sottolinea il Gruppo in una nota – coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Piano Strategico 2023-2026 – One Brand One Culture che prevede la compensazione delle emissioni di gas serra prodotte direttamente dai propri asset aziendali (Scopo 1) così come delle emissioni indirette derivanti dall’acquisto di energia elettrica e termica (Scopo 2), per un totale di 2.927,62 tonnellate di CO2eq nell’esercizio 2022-23. Anche quest’anno, il Gruppo Mediobanca ha privilegiato il consumo di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.L’attività di neutralizzazione delle emissioni residue è stata resa possibile acquistando, in collaborazione con l’impresa sociale Rete Clima, crediti di carbonio certificati destinati al finanziamento del progetto ambientale “Ghani Solar Renewable Power Project” certificato secondo lo standard VCS-Verra. Il progetto, sviluppato nello stato indiano dell’Andhra Pradesh, prevede la generazione di energia pulita tramite l’installazione di un impianto di tipo fotovoltaico con una potenza di 500 MW. Si stima che l’impianto produrrà circa 919.800 MWh/anno, contribuendo a decarbonizzare il mix energetico locale dominato principalmente da centrali termiche e combustibili fossili, con un impatto socio-economico di medio e lungo termine grazie alla creazione di posti di lavoro e al trasferimento di know-how tecnologico all’interno della regione.Parallelamente, Mediobanca parteciperà a un progetto nazionale per la riforestazione nel Parco Nazionale del Vesuvio, allo scopo di ripristinare la copertura vegetale nelle aree colpite dagli incendi verificatesi negli anni passati. Queste zone, identificate come le più a rischio di dissesto, richiedono un intervento urgente per ripristinare le condizioni di sicurezza e per supportare la ricostituzione naturale. Tale iniziativa rientra nella Campagna nazionale “Foresta Italia” di Rete Clima, nata con l’obiettivo di incrementare la naturalità dei territori e le connessioni ecologiche locali, ma anche di tutelare la biodiversità, migliorare la qualità dell’aria e contribuire a contrastare il riscaldamento climatico globale.”Rinnoviamo per il quarto anno consecutivo il nostro impegno nel percorso di decarbonizzazione. Stiamo lavorando – commenta Giovanna Giusti del Giardino, Head of Group Sustainability – per con un traguardo intermedio del 18% entro il 2026, in linea con il nostro Piano Strategico 2023-2026 One Brand One Culture”. LEGGI TUTTO

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    21 Invest acquisisce Omega Pharma ed entra nel settore degli integratori alimentari

    (Teleborsa) – 21 Invest, gruppo di investimento europeo fondato da Alessandro Benetton, ha annunciato l’investimento in Omega Pharma, operatore italiano fra i leader nello sviluppo e commercializzazione di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici.Fondata da Emilio Tomaselli nel 1995 a Cantù in provincia di Como e oggi guidata da Gianantonio Tomaselli, Omega Pharma è specializzata in diverse aree terapeutiche, quali l’angiologia, la gastroenterologia, l’urologia, la ginecologia, l’oftalmologia e la pediatria, caratterizzate da interessanti dinamiche di crescita.Omega Pharma genera un fatturato di oltre 20 milioni di euro, con una media di crescita annua pari al 15% negli ultimi 10 anni. Le vendite di Omega Pharma si sviluppano principalmente presso il canale farmacia, soprattutto in Italia ma con trend crescente a livello internazionale.”Costruire nuovi campioni industriali è la nostra sfida principale – commenta Alessandro Benetton, presidente e fondatore di 21 Invest – in Omega Pharma abbiamo individuato una realtà imprenditoriale di eccellenza, focalizzata su ricerca tecnologica e sviluppo e forte di alti profili professionali. Con loro puntiamo a sviluppare un ambizioso progetto di consolidamento del settore degli integratori alimentari”. LEGGI TUTTO

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    PIL Italia, le stime di Prometeia: +0,7% nel 2023, nel 2024 si rallenta ancora (+0,4%)

    (Teleborsa) – L’istituto di ricerca Prometeia ha stimato che l’economia italiane si sia contratta dello 0,1% nel quarto trimestre e conferma le sue previsioni sul PIL per il 2023 e il 2024 rispettivamente allo 0,7% e allo 0,4%. Il PIL ha registrato una crescita modesta nel terzo trimestre del 2023, con un leggero aumento dello 0,1% su base trimestrale, in miglioramento rispetto al calo dello 0,4% del secondo trimestre. La crescita del terzo trimestre è stata trainata dalla domanda interna ed estera, mitigata da una significativa diminuzione dell’accumulo di scorte. L’inflazione è in forte calo, principalmente a causa delle riduzioni dei prezzi dell’energia che, a causa del picco del 2022, consentono confronti anno su anno favorevoli – ha spiegato Prometeia – secondo cui nel 2024 l’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,1%, con un’inflazione core al 2,5%. Per quanto riguarda la politica di bilancio, l’istituto prevede che, nel 2024, il rapporto debito/PIL salirà al 142,4%, mentre il rapporto deficit/Pil scenderà al 4,7%. LEGGI TUTTO

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    Bollette, Besseghini (Arera): aumento prezzi nel mercato libero molto contenuti

    (Teleborsa) – Il presidente dell’Autorità per l’energia le reti e l’ambiente (Arera), Stefano Besseghini, ha dichiarato che le bollette sono scese rispetto all’anno scorso “perché i prezzi si sono ricollocati molto in basso. Lo abbiamo visto dall’ultima variazione dell’energia elettrica che abbiamo fatto ancora noi alla fine dell’anno. Rispetto allo scorso anno ci stiamo riportando alle spese annue che vedevamo prima della fase di crisi dell’energia. La famiglia italiana tipo spendeva circa 600 euro per l’energia elettrica, adesso sono circa 800 ma eravamo a 1.100. Difficile tornare così in basso ma certamente il trend del mercato si sta riallineando”. Intervenuto alla trasmissione 5 Minuti su Rai 1 in onda questa sera dopo il Tg1, Besseghini ha aggiunto che in merito all’impatto della crisi nel Mar Rosso “in questo momento sembra che la reazione dei mercati sia abbastanza indifferente a questa situazione. Certo se la situazione dovesse proseguire e le forniture dovessero raccogliere prezzo durante il tragitto è possibile vedere qualche variazione ma non diamo scuse ai mercati in questo momento”.”Su quanto abbiamo visto dal monitoraggio del gas, gli aumenti sono molto contenuti. C’è qualche caso di sporadico aumento e per questo si invitano le persone a controllare la propria situazione nel nuovo servizio, a chi passa dal mercato tutelato al libero”, ha poi spiegato il presidente di Arera. In merito al fatto che le offerte con un prezzo più basso del mercato tutelato siano pochissime per Besseghini “è un limite del mercato libero, che non ha ancora espresso le opportunità che dovrebbero venire dalla liberalizzazione”. Per il presidente è difficile parlare al momento di cartello. “Non ancora, direi che è un po’ presto. Guardiamo anche ai prezzi che sono simili alla tutela, che non era un prezzo agevolato ma efficace, con cui trasferire il prezzo del mercato all’ingrosso. Ci sono operatori che fanno le stese condizioni e trasferiscono efficacemente il mercato all’ingrosso”, ha affermato. Per chi non opera alcuna scelta “nel gas gli viene applicata la tariffa Placet, quella che noi abbiamo regolato, le condizioni sono le stesse della tutela, l’operatore è stato libero di applicare una variazione di prezzo. Controllate che questa variazione di prezzo non sia eccessiva e lo si fa guardando sul sito dell’Autorità con l’elenco di tutti i venditori, c’è un codice offerta, basta prenderlo e metterlo nel comparatore e si vede cosa si spenderà nel prossimo anno”. LEGGI TUTTO

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    Allianz Risk Barometer: il cyber è il principale rischio aziendale a livello globale per il 2024

    (Teleborsa) – I rischi informatici, come gli attacchi ransomware, le violazioni dei dati e le interruzioni dei sistemi informatici sono la principale preoccupazione per le aziende a livello globale nel 2024. Al secondo posto si colloca un pericolo strettamente collegato: l’interruzione dell’attività. Le catastrofi naturali (che salgono dal sesto al terzo posto rispetto all’anno precedente), gli incendi, le esplosioni (dal nono al sesto posto) e i rischi politici e violenza (dal decimo all’ottavo posto) registrano i maggiori aumenti nell’ultima classifica dei principali rischi aziendali a livello globale, basata sulle opinioni di oltre 3mila professionisti della gestione del rischio. Questo il quadro tracciato dall’Allianz Risk Barometer.”I rischi più importanti e quelli con la maggiore crescita nell’Allianz Risk Barometer di quest’anno – commenta Petros Papanikolaou, CEO di Allianz Commercial – riflettono le grandi problematiche che le aziende di tutto il mondo devono affrontare in questo momento storico: la digitalizzazione, il cambiamento climatico e l’incertezza dello scenario geopolitico. Molti di questi rischi già producono notevoli conseguenze: nel 2024 le condizioni meteorologiche estreme, gli attacchi ransomware e i conflitti regionali metteranno ulteriormente alla prova la resilienza delle supply chain e dei modelli aziendali. I broker e i clienti delle compagnie assicurative dovrebbero essere consapevoli di ciò e adeguare di conseguenza le loro coperture assicurative”.Le grandi aziende, le medie e le piccole imprese sono accomunate dalle stesse inquietudini in materia di rischi: preoccupazioni per i sistemi informatici, le interruzioni dell’attività e le catastrofi naturali. Tuttavia, si amplia il divario di resilienza tra le grandi e le piccole imprese, in quanto la consapevolezza del rischio tra le organizzazioni più grandi è cresciuta dopo la pandemia, con un notevole impulso a migliorare la resilienza, come attesta il report. Al contrario, le aziende più piccole spesso non hanno il tempo e le risorse per identificare e prepararsi efficacemente a una gamma più ampia di scenari di rischio e, di conseguenza, impiegano più tempo per far ripartire l’attività dopo un incidente imprevisto.La Top 10 dei rischi in Italia – In Italia i tre rischi principali sono: l’interruzione dell’attività (che passa dal secondo al primo posto rispetto all’anno precedente) a pari merito con i rischi informatici (che mantengono il primo posto) e i cambiamenti climatici che balzano dal quinto al terzo posto raccogliendo circa un terzo delle risposte. Al quarto posto troviamo le catastrofi naturali (in aumento dal settimo nel 2023), seguiti dai rischi politici e violenza (dall’ottavo al quinto posto) e dai cambiamenti nello scenario macroeconomico (dal quarto al sesto posto). A seguire nel ranking Top 10 in Italia, troviamo a pari merito al settimo posto tre categorie: la perdita di reputazione o del valore del brand, i cambiamenti nei mercati (dall’ottavo posto) e il rischio richiamo del prodotto dal mercato per problemi di gestione della qualità o difetti di serie. Chiude la graduatoria, al decimo posto, la crisi energetica in calo di 7 posizioni (dal terzo). “Gli eventi naturali che hanno colpito il Paese nel 2023 – spiega Marco Vincenzi, Regional Managing Director Southern Europe di Allianz Commercial – hanno sicuramente trovato riscontro nelle risposte degli intervistati. In continuità con le precedenti edizioni hanno mantenuto le prime due posizioni interruzione dell’attività e rischi informatici, ma scalano la classifica cambiamento climatico e catastrofi naturali. Dobbiamo essere pronti e supportare le preoccupazioni dei nostri clienti ed intermediari in questo ambito”.Tendenze che guidano le attività informatiche nel 2024 – I rischi informatici (36% delle risposte complessive) sono il rischio più importante a livello globale per il terzo anno consecutivo e per la prima volta con un netto margine (5 punti percentuali). Rappresentano il pericolo principale in 17 paesi, tra cui Australia, Francia, Germania, India, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. La violazione dei dati è considerata la minaccia informatica più allarmante per gli intervistati dell’Allianz Risk Barometer (59%), seguita dagli attacchi alle infrastrutture critiche e ai beni fisici (53%). Il recente aumento degli attacchi ransomware (il 2023 ha visto una preoccupante recrudescenza dell’attività, con un aumento delle richieste di risarcimento assicurativo di oltre il 50% rispetto al 2022) li colloca al terzo posto (53%). “I criminali informatici – sottolinea Scott Sayce, Global Head of Cyber di Allianz Commercial – stanno esplorando modi per utilizzare nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa (IA) per automatizzare e accelerare gli attacchi, creando malware e phishing più efficaci. Si prevede anche che il crescente numero di incidenti causati da un inadeguato sistema di sicurezza informatica, in particolare nei dispositivi mobili, la mancanza di milioni di professionisti della sicurezza informatica e la minaccia che incombe sulle aziende più piccole a causa della loro dipendenza dall’esternalizzazione dell’IT saranno i fattori che guideranno le attività informatiche nel 2024”.Interruzione dell’attività e catastrofi naturali – Nonostante il ridimensionamento delle interruzioni alle catene di approvvigionamento post-pandemia nel 2023, nell’Allianz Risk Barometer 2024 l’interruzione dell’attività (31%) mantiene la sua posizione al secondo posto nel ranking globale. Questo risultato riflette il livello di interconnessione in un contesto economico globale sempre più volatile, nonché la forte dipendenza dalle supply chain per prodotti o servizi critici. Il miglioramento della gestione della continuità operativa, l’identificazione dei colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento e la ricerca di fornitori alternativi continuano a essere priorità fondamentali nella gestione dei rischi per le aziende nel 2024. Le catastrofi naturali (26%) registrano uno dei maggiori incrementi, con un aumento di tre posizioni che le colloca al terzo posto. Il 2023 è stato un anno record su diversi fronti. Si è trattato dell’anno più caldo dall’inizio delle rilevazioni, mentre le perdite assicurate hanno superato i 100 miliardi di dollari per il quarto anno consecutivo a causa dei danni più elevati mai registrati, pari a 60 miliardi di dollari, causati da violenti temporali. A livello mondiale, le catastrofi naturali sono il rischio numero uno in Croazia, Grecia, Hong Kong, Ungheria, Malesia, Messico, Marocco, Slovenia e Thailandia, e molti di questi paesi hanno subito alcuni degli eventi più rilevanti del 2023. In Grecia, nel mese di agosto, si è verificato un incendio vicino alla città di Alexandroupolis che è stato il più esteso mai registrato nell’UE. Al contempo, alcune forti inondazioni in Slovenia hanno provocato uno degli eventi più gravi nella supply chain, causando ritardi nella produzione e carenze di componenti per le case automobilistiche europee. Differenze regionali. Rischi in aumento e in diminuzione – A livello globale, il cambiamento climatico (18%) non assume una rilevanza maggiore rispetto all’anno precedente, collocandosi al settimo posto, ma è tra i primi tre rischi aziendali in Italia – colpita dall’alluvione in Emilia-Romagna e dalle grandinate record nelle regioni del Nord – in Grecia, Turchia, Brasile e Messico. I danni fisici ai beni aziendali causati da eventi meteorologici estremi più frequenti e gravi sono una minaccia fondamentale. I settori dei servizi di pubblica utilità, dell’energia e dell’industria sono tra i più esposti. Inoltre, si prevede che i rischi di transizione a un’economia a zero emissioni e i rischi di responsabilità civile aumenteranno in futuro, poiché, per trasformare i loro modelli di business, le aziende investono in nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio, in gran parte non collaudate. Alla luce dei conflitti in corso in Medio Oriente, in Ucraina e delle tensioni tra Cina e Stati Uniti, non sorprende che rischi politici e violenza (14%) siano saliti dalla decima all’ottava posizione. Il 2024 sarà un anno caratterizzato da elezioni molto importanti: ben il 50% della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne in paesi come l’India, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito. L’insoddisfazione per i potenziali risultati, unita all’incertezza economica generale, all’alto costo della vita e alla crescente disinformazione alimentata dai social media, fa sì che la polarizzazione della società sia destinata ad aumentare, scatenando ulteriori conflitti sociali in molti paesi. Tuttavia, tra gli intervistati dell’Allianz Risk Barometer emerge la speranza che nel 2024 si possa assistere a un progressivo assestamento della forte instabilità economica verificatasi dallo shock della pandemia, con il risultato che gli Sviluppi macroeconomici (19%) sono scesi dal terzo al quinto posto. Tuttavia, secondo Allianz Research, le prospettive di crescita economica nel 2024 rimangono deboli: poco più del 2% a livello globale.”Questa crescita poco brillante deve considerarsi un male necessario: gli alti tassi di inflazione – afferma Ludovic Subran, Chief Economist di Allianz – saranno finalmente un ricordo del passato e ciò darà alle banche centrali un certo margine di manovra; è probabile che i tassi di interesse scendano nella seconda metà dell’anno e non più tardi, perché non ci si può aspettare uno stimolo dalle politiche di bilancio. Occorrerà seguire con attenzione il numero considerevole di elezioni nel 2024, i cui risultati potrebbero generare ulteriori sconvolgimenti”.In un contesto globale, la carenza di forza lavoro qualificata (12%) è vista come un rischio minore rispetto al 2023 scendendo dall’ottava alla decima posizione. Tuttavia, le imprese dell’Europa Centrale e Orientale, del Regno Unito e dell’Australia la ritengono uno dei cinque principali rischi aziendali. Dato che in molti Paesi del mondo la disoccupazione è ancora ai minimi storici, le aziende ricercano più posizioni lavorative di quante siano le persone disponibili sul mercato del lavoro. I profili più difficili da trovare sono gli esperti di informatica o di dati, un problema particolarmente rilevante nella lotta contro la criminalità informatica. LEGGI TUTTO