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    Officine Meccaniche Barni acquisisce il Gruppo Guida Impianti

    (Teleborsa) – Officine Meccaniche Barni, azienda operante nel settore della meccanica industriale di precisione, ha scelto Unicredit come partner per l’acquisizione del Gruppo Guida Impianti grazie all’emissione di un Minibond da tre milioni di euro. Il prestito obbligazionario ha una durata di sei anni e ha lo scopo di sostenere l’acquisizione da parte di Officine meccaniche Barni del Gruppo Guida Impianti, storica azienda di Lainate (MI) che dal 1962 è specialista nella realizzazione di impianti tecnologici complessi dedicati ai processi di finitura delle bobine in acciaio e leghe leggere (coil processing). Guida Impianti ha a disposizione oltre 800 impianti di taglio installati in tutto il mondo in oltre 60 anni di storia.”Grazie al minibond da noi emesso e sottoscritto da UniCredit, – afferma Maurizio Barni, presidente del CDA di Officine Meccaniche Barni – proseguiamo nel nostro progetto di crescita sostenibile e puntiamo a consolidare la quota di mercato acquisita grazie a investimenti commerciali e ricerca e sviluppo che hanno portato alla nascita delle nuove linee di Coil coating e Digital printing, quest’ultima con tecnologia UV a ridotto impatto ambientale”.”Con questo finanziamento portiamo avanti con determinazione il nostro impegno nel supportare finanziariamente le aziende nel proprio percorso verso un’economia green e sostenibile, sempre più fattore competitivo e di longevità, agevolando al contempo la diversificazione delle fonti di finanziamento che offriamo alle nostre imprese clienti – dichiara Marco Bortoletti, regional manager Lombardia di UniCredit –. Siamo da anni leader nel mercato dei minibond e abbiamo recentemente raggiunto il traguardo di un miliardo di euro di sottoscrizioni in Italia, di cui un quinto in Lombardia. Nel solo 2023 è l’ottavo minibond sottoscritto da UniCredit in Lombardia”.Officine Meccaniche Barni, nasce nel 1969 in Valtellina, a Morbegno (SO), nei pressi del lago di Como, da una grande passione per la meccanica industriale di precisione. Negli anni, l’azienda si è affermata come partner dei più quotati produttori italiani di linee, nella realizzazione di impianti Taylor made, completando l’offerta del gruppo con la produzione di linee di Coil coatings, sgrassaggio, anodizzazione alluminio ed impianti di finitura del tubo con e senza saldatura. Oggi Barni si spinge oltre la semplice produzione di impianti ed apparecchiature speciali per la lavorazione dei metalli, presentandosi come una società di ingegneria ad alto valore aggiunto, in grado di proporre ed implementare soluzioni tecnicamente evolute, flessibili e versatili. LEGGI TUTTO

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    M&A globale, BCG: “Valore scende del 39% a livello globale, dell’83% in Italia”

    (Teleborsa) – Dopo anni di liquidità a costo zero, nel 2023 il rialzo dei tassi d’interesse, le tensioni geopolitiche e i timori di recessione hanno reso più impervio per fondi e imprese l’accesso al mercato dei capitali. Acquisizioni e fusioni ne hanno inevitabilmente risentito. Secondo l’edizione 2023 del Global M&A di Boston Consulting Group, fra gennaio e settembre il numero di operazioni è sceso del 15%, il loro valore del 39%, attestandosi a 1.324 miliardi di dollari. Il peggio, però, potrebbe essere alle spalle: nelle ultime settimane si sono moltiplicati i segnali di ripresa e i negoziatori sono tornati al tavolo delle trattative. Trovare un accordo nel mutato contesto macroeconomico non sarà semplice, ma le ricerche di Bcg dimostrano che è nei periodi di crisi che si concludono i migliori affari.Le acquisizioni e fusioni in Italia: -83% a 19 miliardi – Benché generalizzato, il calo del M&A non è stato geograficamente omogeneo nell’intensità. In Europa, per esempio, il valore di acquisizioni e fusioni si è più che dimezzato (-55%) e in Italia è crollato dell’83%, fermandosi a 16 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 2023. Il dato ha certo risentito della carenza di mega-deal, quelli superiori ai 10 miliardi, che avevano spinto i volumi su livelli record nel 2022 e ancor più nel 2021. Ma l’incertezza geopolitica e macroeconomica hanno condizionato le operazioni di qualsiasi dimensione, scavando un divario fra le attese di prezzo dei venditori e le disponibilità dei compratori. Ora che i tassi d’interesse sembrano vicini al picco, però, questa distanza va colmandosi, rinfocolando l’interesse di private equity e grandi aziende che, nell’insieme, hanno accumulato in cassa oltre 12 mila miliardi di liquidità. “Digitalizzazione e sostenibilità sono impulsi forti per l’M&A, ma negli ultimi tempi ne sono emersi di nuovi – afferma Matteo Coppola, Managing Director and Senior Partner di BCG –. Uno è la necessità di costruire filiere a prova di tensioni geopolitiche, insieme alla crescente pressione delle autorità Antitrust che sempre più spesso esigono disinvestimenti come requisito per il via libera alle aggregazioni. La stessa scarsità di capitali poi, diventa un formidabile movente per esplorare operazioni trasformative, con strutture creative e alternative a quelle tradizionali.”Le vie alternative al M&A: i disinvestimenti – La maggior ritrosia delle banche nel prestare denaro sta portando aziende e fondi di private equity a considerare approcci alternativi alle operazioni straordinarie. Si stanno così facendo largo le partecipazioni di minoranza, gli acquisti esclusivamente per cassa, i consorzi e le collaborazioni fra investitori industriali e finanziari. Soprattutto, i manager dei grandi gruppi hanno preso a parlare con frequenza di “revisione del portafoglio” e “allocazione del capitale”: stanno, cioè, considerando disinvestimenti volti a trasferire risorse alle attività più redditizie. Simili operazioni sono perlopiù gradite al mercato, ma non semplici da eseguire. Possono assumere molteplici forme: spinoff con quotazione in Borsa, joint-venture fra più aziende per fondere business complementari, cessioni di quote di minoranza o, più spesso, di maggioranza di divisioni industriali ai fondi di investimento. Quest’ultimo è il modello che, nella maggior parte dei casi, garantisce i migliori ritorni perché segnala agli investitori la fiducia dei private equity nel futuro dell’attività ceduta. C’è insomma un tempo per comprare e uno per vendere: in entrambe le circostanze, tuttavia, è sempre la combinazione fra esperienza e creatività a marcare la differenza fra successo e fallimento.Dieci lezioni per un’operazione di successo – Dall’esame di oltre 900 mila operazioni concluse in 30 anni, Bcg ha tratto dieci lezioni per un’operazione straordinaria di successo. La prima può apparire scontata, ma è decisiva: l’M&A non si improvvisa. “Le occasioni di acquisto – spiega Coppola – possono presentarsi in qualsiasi momento, ma la strategia per coglierle deve già essere pronta, poiché il tempismo è essenziale per la buona riuscita. Come dimostrano i dati, infatti, di norma i migliori affari si concludono entro i primi due anni di un ciclo macroeconomico”. È poi importante essere creativi nella costruzione dell’affare e uscire dalla “comfort zone”, ma non allontanarsene troppo: fuor di metafora, le acquisizioni più redditizie riguardano attività che non sono né sovrapponibili né estranee a quelle tipiche dell’azienda, ma complementari. Ciò consente fra l’altro di generare maggiori sinergie, uno dei principali fattori di successo delle operazioni M&A insieme all’esperienza accumulata nel realizzarne e alla trasparenza nell’aggiornare il mercato sull’andamento dell’affare, prima e dopo la sua conclusione. Per quanto attraenti, poi, i mega-deal sono un rischio: distolgono l’attenzione del management dall’attività ordinaria e comportano grandi difficoltà di esecuzione e integrazione, cause determinanti del fallimento del 30/40% delle operazioni. In modo controintuitivo, poi, le acquisizioni a premio elevato sono statisticamente quelle di maggior successo perché implicano spesso una sottovalutazione dell’attività comprata rispetto ai suoi fondamentali economici. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, Calì (commercialisti): “Roma alle prese con grave emergenza abitativa”

    (Teleborsa) – “La città di Roma è alle prese, da anni, con una grave emergenza abitativa. L’analisi dei numeri è implacabile mettendo a confronto l’effetto combinato di diversi fenomeni come il numero delle case sfitte censite, quello degli sfratti giornalieri, il tempo medio necessario per ottenere un permesso di costruire, la disponibilità per avere un finanziamento, l’imponente numero di famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, il fenomeno criminoso delle occupazioni abusive. Eppure, si tratta di un settore storicamente importante per la città, che tra l’altro ha raggiunto un peso di più del 20 per cento sul prodotto interno lordo”. Lo afferma Giovanni Battista Calì, presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, presentando il convegno “Roma Quale Futuro. Acquisto o locazione, opportunità e rischi del mercato immobiliare”, organizzato con Fondazione Telos e in programma venerdì 10 novembre alle ore 10:00 presso la sede di Tecnoborsa (viale delle Terme di Caracalla 69).”I dottori commercialisti vogliono fornire risposte adeguate nelle diverse soluzioni dell’abitare sia in acquisto che in locazione, fungendo quale supporto per lo sviluppo di tutte le società operanti – evidenzia Andrea Borghini, presidente Fondazione Telos –. D’altra parte parliamo di un settore determinante per il Paese, e non solo dal punto di vista economico. Per gli italiani l’abitazione è una sorta di protezione rispetto ai propri risparmi e infatti, secondo il Censis, il 70,8% delle famiglie italiane è proprietario della casa in cui vive; mentre il 20,5% vive in affitto”.”La nostra commissione – afferma Gottardo Casadei, presidente Osservatorio Immobiliare ODCEC Roma – vuole con questa iniziativa catalizzare l’attenzione sulla centralità di questo argomento, in cui è fondamentale che tutte le parti coinvolte conoscano le rispettive esigenze. In questa occasione, l’Osservatorio ha lo scopo di illustrare le principali variabili che intervengono nel momento di fare la scelta: la disponibilità di risparmi da investire alternativamente all’investimento finanziario, quella del sistema bancario ad erogare un mutuo, il costo della rata del mutuo, i prezzi dei canoni di locazione e la prospettiva di trasferirsi per lavoro (casa taxi)”.”L’accordo tra Tecnoborsa e Fondazione Telos – sottolinea Valter Giammaria, presidente Tecnoborsa – si inserisce nel quadro delle nostre attività istituzionali finalizzate all’analisi e messa a punto di strumenti per la sistematizzazione della conoscenza di un settore, quello immobiliare, dalle dinamiche molto complesse e articolate. La collaborazione -che prevede tra l’altro la divulgazione della versione digitale del Listino Ufficiale della Borsa Immobiliare di Roma con i valori correnti di mercato dell’area di riferimento ai professionisti iscritti all’Ordine di Roma- favorisce la comune attività di ricerca e approfondimento su tematiche di estrema attualità come quella affrontata nell’incontro odierno e la corretta divulgazione di informazioni qualificate e dati utili, a garanzia della trasparenza del mercato”.Al convegno interverranno anche Valentina Canali (direttore Tecnoborsa), con i relatori Serena Razzi (Ufficio Credito e Sviluppo – ABI), Marcello Piacentini (CdA Tecnoborsa), Maurizio Carvelli (amministratore delegato Camplus), Paolo Boleso (Head of Residential & Social Infrastructure – Investire SGR), Mario Breglia (Presidente di Scenari Immobiliari) e Christian Bianchi (vicepresidente dell’Osservatorio Immobiliare ODCEC di Roma). LEGGI TUTTO

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    Consulenza, BIP acquisisce l’inglese Verco per crescere nella sostenibilità

    (Teleborsa) – BIP, multinazionale italiana di consulenza, ha annunciato l’acquisizione di Verco, società inglese attiva nel settore dell’energia e della sostenibilità che fornisce soluzioni a zero emissioni di CO2 alle organizzazioni in molteplici settori: industriale, pubblico, retail e immobiliare. Non sono stati resi noti i dettagli finanziari dell’accordo.In particolare, Verco è una azienda B Corp. che supporta le imprese per ridurre il loro impatto ambientale attraverso strategie net zero e piani di transizione “data-driven”. Gli oltre 80 professionisti di Verco si uniranno agli esperti del Centro di Eccellenza Sustainability di BIP.”Siamo orgogliosi di dare il benvenuto a Verco, un’organizzazione che riflette il nostro impegno nel fornire soluzioni per un futuro a zero emissioni di CO2 – dichiara Danilo Perrucci, Partner e Head of Sustainability & Energy Management Global Department di BIP – In questo periodo storico in cui gli effetti dannosi del cambiamento climatico si manifestano in modo costante, intendiamo valorizzare le nostre competenze per soddisfare la crescente domanda di supporto per il net zero e la sostenibilità in una vasta gamma di settori aziendali”.(Foto: © Veerasak Piyawatanakul) LEGGI TUTTO

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    Giappone, leading indicator settembre scende a 108,7 punti

    (Teleborsa) – In peggioramento le condizioni economiche del Giappone a settembre 2023. Secondo la stima preliminare del Cabinet Office, il leading indicator (superindice) si sarebbe portato a 108,7 punti, in diminuzione dello 0,5% rispetto ai 109,2 punti di agosto. Il dato è peggiore anche delle stime degli analisti che indicavano un 108,8.Nello stesso periodo, l’indice coincidente che sintetizza la situazione attuale dell’economia, è indicato in lieve aumento a 114,7 punti da 114,6. L’indice differito, che invece cattura le prospettive per i prossimi 12 mesi (lagging index), è visto in discesa a 105,7 punti da 105,9.(Foto: Photo by Alexander Smagin on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Fisco, il 62,5% delle entrate Irpef garantite da chi dichiara più di 35mila euro

    (Teleborsa) – Una ricerca di Itinerari Previdenziali ha rilevato che i contribuenti con redditi superiori a 35mila euro sono il 13,94% del totale e versano il 62,52% delle imposte dei redditi sulle persone fisiche mentre quelli che dichiarano meno di 15mila euro sono il 42,59% del totale, compresi i negativi, e pagano solo l’1,73% dell’Irpef complessiva. La ricerca ha quindi sottolineato come gran parte delle imposte sul reddito pesino sul ceto medio e come l’andamento dei consumi non coincida con quanto dichiarato al fisco.Il totale dei redditi prodotti nel 2021 e dichiarati nel 2022 ai fini Irpef è ammontato a 894,162 miliardi, per un gettito generato di oltre 175 miliardi (157 per l’Irpef ordinaria; 12,83 per l’addizionale regionale e 5,35 per l’addizionale comunale), in crescita rispetto ai 164,36 miliardi dell’anno precedente.Cresce il numero dei dichiaranti (41.497.318) e i contribuenti/versanti, vale a dire coloro che versano almeno 1 euro di Irpef, che salgono a quota 31.365.535, valore più alto registrato dal 2008. Ci sono oltre 8,8 milioni di persone (il 21,29% dei dichiaranti) che denunciano tra 0 e 7.500 euro pagando in media 26 euro di Irpef l’anno mentre sono 7,8 milioni i soggetti che dichiarano tra 7.500 e 15.000 euro (il 18,84% del totale).”Non è accettabile – ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente Cida, confederazione dei dirigenti di azienda – che poco più del 13% della popolazione sfaccia carico della quasi metà degli italiani che non dichiara redditi e trova benefici in un groviglio di agevolazioni e sostegni, spesso concessi senza verificarne l’effettivo bisogno. Un 13% che guadagna da 35mila euro lordi in su, e che per questo non può beneficiare del taglio al cuneo fiscale perché è considerato troppo ricco e non può difendersi dall’inflazione nemmeno quando arriva alla pensione, sempre perché è considerato troppo ricco”.Nell’analisi del centro studi guidato Itinerari Previdenziali si segnala il gap tra entrate contributive e uscite per prestazioni pensionistiche che è molto più ampio al Sud rispetto al Nord. Nel 2021, a livello nazionale, il tasso di copertura dei contributi rispetto alle prestazioni risulta pari all’80,45%, in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente (76,43%). La Lombardia ha un rapporto tra contributi e prestazioni del 99,66% e il Trentino del 103,01% mentre la copertura in Calabria è del 49,98% e in Sicilia del 61,27%. Su oltre 48 miliardi di squilibrio complessivo quasi 10,8 sono dovuti a Campania e Sicilia. In forte squilibrio al Nord sono il Piemonte con una copertura del 72,92% e la Liguria con il 64,83%. LEGGI TUTTO

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    Manovra, il 5 dicembre sciopero nazionale di medici e dirigenti SSN

    (Teleborsa) – “Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti”. È quanto hanno dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed annunciando la proclamazione di una prima giornata di sciopero nazionale martedì 5 dicembre 2023 per protestare contro la manovra economica per il 2024. “Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti. Dopo tante parole e belle intenzioni – proseguono Anaao Assomed e Cimo-Fesmed – ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50mila dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione. Infine, come se non bastasse, non abbiamo più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico. Per noi questo è un aspetto fondamentale che rivendichiamo con forza perché abbiamo bisogno di restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva. Al Governo chiediamo un segnale di coraggio – concludono i leader sindacali – per dare il giusto riconoscimento ai medici e dirigenti del Ssn. E per evitare il collasso della sanità che deve rimanere pubblica per garantire a tutti il diritto alla tutela della salute. Misureremo nei prossimi giorni la reale disponibilità del Governo, non solo a parole, pronti a mitigare o inasprire la protesta anche con altre eventuali giornate di sciopero da proclamare nel rispetto della normativa vigente”.Ad annunciare “forme di mobilitazione finalizzate a modificare la legge di bilancio” è anche l”Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del SSN. La categoria protesterà in forme alternative allo sciopero indetto per il 5 dicembre da Anaao e Cimo. Per il gruppo di sindacati (che comprende i dirigenti medici, veterinari e sanitari del ssn, Aaroi-emac, Fassid, Fp Cgil medici e dirigenti ssn, Fvm federazione veterinari e medici, Uil Fpl medici e veterinari e Cisl medici) si tratta di “una legge in cui manca qualsiasi idea di riforma e di finanziamento strutturale del Servizio Sanitario Nazionale”. In rappresentanza dei 135mila Dirigenti medici, veterinari e sanitari che lavorano nei servizi pubblici l’Intersindacale chiede un incontro al Ministro della Salute per rivedere i provvedimenti di questa legge di bilancio e per riavviare il percorso di confronto, iniziato mesi fa, “sulle riforme necessarie a ripensare la formazione dei professionisti, i fabbisogni di personale, l’organizzazione di servizi e del lavoro”.I medici in una nota congiunta spiegano che questa legge di bilancio “riduce il valore del Fondo sanitario nazionale rispetto alle previsioni di andamento del PIL”. Infatti, i 3 miliardi di finanziamento aggiuntivo sono completamente assorbiti sia dalle risorse necessarie per il rinnovo dei contratti per il triennio 2022/2024, che pure sono sottofinanziati rispetto all’inflazione registrata nel triennio. Un provvedimento definito dai sindacati “incostituzionale con il quale il governo intende fare cassa con una patrimoniale che colpisce solo i dipendenti pubblici che da eroi sono oggi trasformati in bancomat”. “Con questa linea – concludono – il Governo favorisce la fuga dal lavoro del pubblico impiego, favorisce il lucro delle cooperative e dei medici gettonisti”. LEGGI TUTTO

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    LIFTT e Wavemaker Partners guidano un round da 4,7 milioni in Entropica Labs

    (Teleborsa) – LIFTT, società italiana di venture capital focalizzata negli investimenti deep-tech, e Wavemaker Partners, società internazionale di venture capital basata a Singapore, hanno perfezionato un round d’investimento di 4,7 milioni di dollari in Entropica Labs, startup specializzata nello sviluppo di software per la correzione di errori di calcolo su computer quantistici.Al finanziamento hanno contribuito altri quattro operatori di venture capital. Tre al primo investimento in Entropica Labs: SEEDS Capital (divisione di Enterprise Singapore), CerraCap Ventures (Stati Uniti, California) e SUTD Ventures (veicolo d’investimento della Singapore University of Technology and Design). La quarta Elev8 VC (Singapore), aveva già investito nella società.Fondata nel 2018 a Singapore da due ricercatori nella teoria dell’informazione quantistica, Tommaso Demarie (di nazionalità italiana) ed Ewan Munro (Regno Unito), Entropica ha la missione di rendere l’informatica quantistica non solo teoricamente potente ma anche praticamente utile.Il nuovo apporto di capitale – si legge in una nota – sarà destinato al rafforzamento dell’organico con professionisti specializzati nella correzione degli errori quantistici, nello sviluppo dei software e nelle architetture di calcolo.(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash) LEGGI TUTTO