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    Giorgetti: “differenze con FMI si ricomporranno”

    (Teleborsa) – Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mostra tranquillo dopo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, che accreditano l’Italia di una crescita pari allo 0,7% nel 2023 e nel prossimo anno, inferiore alle previsioni del Governo.”In questo momento – ha risposto il ministro, a margine degli incontri del Fmi e Banca Mondiale in corso a Marrakech ai giornalisti che lo incalzavano su possibili ischi di aggiustamenti – ovviamente noi stiamo valutando. Come è sempre avvenuto e come sempre avviene le differenze di stima da fuori sono più prudenti e conservative rispetto a noi poi tendenzialmente e storicamente le nostre previsioni si rivelano più azzeccate”.”Il problema per tutti – ha sottolineato – è capire cosa succede nelle prossime settimane. Io non è che aggiorno le stime ogni giorno e ogni ora in base alle notizie che arrivano dal Medio Oriente. Il problema vero che tutti quanti ci siamo posti oggi, naturalmente con diversi punti di vista, perché alcuni Paesi hanno un punto di vista diverso rispetto ai Paesi occidentali, è di riuscire a contenere la crisi per non creare un altro elemento di infezione oltre a quello già assai rilevante della crisi per l’aggressione russa in Ucraina”.In particolare, secondo Giorgetti “la differenza di vedute si ricomporrà quando leggeranno i documenti che ufficializzeranno il bilancio dello Stato italiano. L’ho spiegato a tutti i miei interlocutori e ho spiegato perché è assolutamente giusto e opportuno soprattutto quando scompaiono i sussidi che sono stati creati per l’energia, con l’inflazione che picchia ancora forte, sui più vulnerabili e sui percettori di basso reddito è giusto che lo Stato faccia qualcosa”. LEGGI TUTTO

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    USA, frenano i prezzi import/export a settembre

    (Teleborsa) – Rallenta la crescita dei prezzi import-export a settembre. Secondo quanto rilevato dal Bureau of Labour Statistics americano, i prezzi import hanno segnato una variazione positiva su mese dello 0,1%, inferiore al consensus (+0,6%), dopo il +0,5% di agosto (rivisto da un +0,5%). Su base annua, i prezzi import registrano una variazione negativa pari a 1,7%. I prezzi export hanno riportato un incremento dello 0,7% dopo il +0,5% del mese precedente e contro il +1,1% del consensus.Su anno il dato evidenzia un decremento del 4,1%. (Foto: PublicDomainPictures / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Bce, Kammer (Fmi): “Non celebrare vittoria su inflazione troppo presto”

    (Teleborsa) – Non celebrare prematuramente la vittoria sull’inflazione in Europa. Ci sono molti precedenti storici nel mondo che indicano come la troppa fretta abbia poi costretto le banche centrali a fare marcia indietro. Il segnale alla Bce e ma anche ai governi del Vecchio Continente giunge dal Fondo Monetario Internazionale con un argomentato contributo di Alfred Kammer, responsabile del dipartimento Europa dell’istituzione di Washington. “Come mostriamo in un recente articolo che esamina 100 episodi di inflazione in tutto il mondo – spiega Kammer in un articolo pubblicato sul blog del Fmi – la storia è disseminata di esempi di celebrazioni premature della vittoria in lotte disinflazionistiche con l’inflazione che ritorna ogni volta. Questo è un errore costoso che l’Europa può e deve evitare. La stabilità dei prezzi deve essere ripristinata stabilito al primo tentativo. E mentre cominciano a farsi sentire gli effetti delle politiche monetarie più restrittive farsi sentire in tutta Europa, e mentre le critiche inevitabilmente aumentano, le banche centrali non devono battere ciglio”. “Secondo Kammer anche i politici possono e dovrebbero aiutare riducendo i deficit ancora elevati per ricostruire o preservare le riserve fiscali, il che contribuirà a ridurre più rapidamente l’inflazione”.Secondo l’analisi del Fondo, infatti esistono ancora delle incognite legate soprattutto al comportamento delle parti sociali in Europa.”Nelle nostre proiezioni – spiega Kammer – prevediamo che l’inflazione ritorni al livello target nel 2025. Prima di allora, la crescita dei salari nominali aumenterà, recuperando parte del reddito reale perduto dal lavoro. Con strette politiche di indebolimento della domanda interna, i margini di profitto delle imprese dovrebbero comprimersi e aiutare a mitigare l’impatto di una crescita salariale più rapida sull’inflazione, come spieghiamo in una recente ricerca. Ci sono, ovviamente, dei rischi legati al nostro scenario centrale. La crescita dei salari potrebbe superare la nostra ipotesi, facendo lievitare il costo del lavoro. I margini di profitto potrebbero rimanere elevati. E, come il recente Il picco dei prezzi del petrolio è evidente, gli shock sui prezzi delle materie prime continuano a destare preoccupazione. Dall’altro lato, se gli aumenti dei tassi di interesse si trasmettono più velocemente di quanto prevediamo, o più fortemente, alla domanda e alle aspettative di inflazione, l’inflazione potrebbe diminuire più rapidamente. La politica monetaria dovrebbe rimanere dipendente dai dati. Sotto la linea di base, questo significa che dovrebbe mantenere la rotta e rimanere restrittiva nella maggior parte dei paesi. Se l’inflazione arriva molto più bassa o superiore, i tassi dovrebbero adeguarsi. Ma, in generale, durante uno sforzo di disinflazione – sottolinea Kammer – è meglio sbagliare nel fare un po’ di più che nel fare di meno in risposta a un sorpresa al rialzo. Prima o poi arriverà il momento dei tagli dei tassi d’interesse. Quando lo si fa, è meglio che tali tagli non comportino inversioni di rotta. Quel momento non è adesso. L’urgenza richiede anche pazienza. La buona notizia, nel frattempo, è che i mercati del lavoro europei sono forti. Hanno attraversato i travagli della pandemia, lo shock energetico e la politica monetaria più severa nella memoria recente. I mercati del lavoro europei si sono dimostrati straordinariamente resilienti. Con la politica monetaria più restrittiva che ora alimenta intenzionalmente una forte stretta creditizia, e con l’industria ancora in fase di adeguamento all’aumento dei costi energetici relativi ai livelli di qualche anno fa, un certo indebolimento dell’attività è inevitabile, anche se – conclude Kammer – il rallentamento sarà parzialmente attenuato dalla stabilità dei consumi privati con il recupero dei salari reali”. LEGGI TUTTO

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    Veicoli commerciali, accelerano le immatricolazioni: a settembre +43,1%

    (Teleborsa) – Veicoli commerciali in forte accelerazione anche a settembre: con 17.670 immatricolazioni contro le 12.345 di settembre 2022, il settore registra una crescita record del 43,1%. Nei nove mesi l’aumento è del 16,5%, con 140.222 veicoli immatricolati contro i 120.372 del gennaio-settembre 2022. Non fanno un passo avanti invece le richieste di incentivo, previsto per l’acquisto di un nuovo veicolo ad alimentazione elettrica a fronte di rottamazione. Il fondo a disposizione fino al 31 dicembre prossimo presenta ancora un avanzo del 93%. Secondo i dati di Invitalia nei primi nove mesi dell’anno sono state presentate solo 146 richieste di incentivo. La quota deiveicoli commerciali elettrici puri, finora immatricolati, non supera il 3,6% del totale mercato. È quanto rileva l’UNRAE – Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri relativo al Mercato dei Veicoli Commerciali in un report relativo al Mercato dei Veicoli Commerciali nel mese di settembre 2023. “Con questi dati, non certo esaltanti, per riuscire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del trasporto merci, è necessario un piano puntuale del Governo che indichi una chiara strategia in ottica di transizione green, anche in vista delle decisioni sul Regolamento Euro 7 – afferma il presidente dell’UNRAE Michele Crisci –. La misura più urgente, da tempo invocata dall’UNRAE riguarda la revisione dello schema degli incentivi, primariamente eliminando l’obbligo di rottamazione per l’acquisto di veicoli elettrici e includendo fra i beneficiari anche le società di noleggio, che non possono che contribuire ad accelerare la transizione energetica. In parallelo, è necessario garantire la massima diffusione delle infrastrutture di ricarica, incentivandola con un credito d’imposta al 50% per gli investimenti privati in ricariche fast (oltre 70 kW) dal 2023 al 2025. Infine – conclude Crisci – ci auguriamo che siano presto create dal MASE le condizioni per formulare proposte per le infrastrutture di ricarica pubbliche su superstrade e strade extra urbane e, allo stesso tempo, prendiamo atto che finalmente, dopo oltre tre anni, sono state emanate le misure operative che consentono l’utilizzo dei fondi stanziati per le infrastrutturedi ricarica per professionisti e imprese”.La struttura del mercato dei primi 9 mesi, con dati leggermente provvisori, confrontata con lo stesso periodo 2022, conferma tra i canali di vendita il calo dei privati, al 15,2% di quota (- 3,6 p.p.). Le autoimmatricolazioni salgono all’8,0% di share, il noleggio a lungo termine recupera 1,2 punti, al 31,6% del totale. Il noleggio a breve termine sale al 6,3% (+1,7 punti), le società scendono al 39,0% di share (-2,1 p.p.). Sul fronte delle motorizzazioni, nei primi 9 mesi il diesel guadagna 3,7 punti e arriva al 79,8% di quota, abbastanza stabile il Gpl al 3,1% del totale, i veicoli BEV salgono al 3,6% delle preferenze (+1,2 p.p.), i plug-in allo 0,7% del totale. In calo il benzina, che si ferma al 4,2% di share (-1,7 p.p.) e i veicoli ibridi all’8,4% di quota (-2,4 p.p.). Il metano rappresenta appena lo 0,2% del totale mercato.La CO2 media ponderata dei veicoli con ptt fino a 3,5 t nei 9 mesi 2023 cresce del 3,1% a 187,1 g/Km (rispetto ai 181,5 g/Km dello stesso periodo 2022). LEGGI TUTTO

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    UE autorizza cessione di parte della controllata greca di Enel

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione del controllo congiunto della società greca Enel Green Power Hellas (EGPH) da parte di Macquarie GIG Renewable Energy Fund 2 ed Enel Green Power (EGP).L’operazione prevede principalmente lo sviluppo degli asset, la produzione e la successiva vendita di energia rinnovabile. L’operazione era stata annunciata da Enel a luglio.La Commissione ha concluso che la concentrazione proposta non solleverebbe problemi sotto il profilo della concorrenza, data la limitata posizione di mercato combinata delle società risultanti dall’operazione proposta. L’operazione è stata esaminata secondo la procedura semplificata di controllo delle concentrazioni.(Foto: © andreykuzmin / 123RF) LEGGI TUTTO

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    UE autorizza acquisizione di Weltec da parte di DWS e MunichRe

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione del controllo congiunto della tedesca Weltec da parte delle tedesche DWS e MunichRe.La transazione riguarda principalmente la gestione di impianti di biogas e biometano e il commercio dei relativi prodotti, tra cui elettricità, calore e fertilizzanti in Germania.La Commissione ha concluso che l’operazione notificata non solleverebbe problemi sotto il profilo della concorrenza, dato l’impatto limitato nello Spazio economico europeo e la limitata posizione di mercato combinata delle società derivante dall’operazione proposta. L’operazione notificata è stata esaminata secondo la procedura semplificata. LEGGI TUTTO

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    Cnel boccia il salario minimo. Meloni: “Serve piano pluriennale”

    (Teleborsa) – Il Cnel boccia a maggioranza la proposta di salario minimo orario. Ieri l’assemblea ha votato il testo finale che il presidente del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Renato Brunetta, ha consegnato in serata alla premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Il documento è passato con 39 voti a favore e 15 contrari, mentre 8 consiglieri non hanno partecipato alla votazione. Tra i contrari i consiglieri di Cgil, Uil e Usb. Quelli della Cisl hanno invece detto no a fissare una soglia minima oraria.”Un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni – ha commentato Meloni –. Ringrazio il presidente Brunetta e tutti i consiglieri del Cnel per il puntuale e celere lavoro svolto. Dall’analisi tecnica ricevuta emerge che il mercato del lavoro italiano rispetta pienamente i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato. La contrattazione collettiva, al netto dei comparti del lavoro agricolo e domestico, copre infatti oltre il 95% dei lavoratori del settore privato. Da ciò si evince che un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni. Come sottolineato dal Cnel, occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici. Questa è la strada che il Governo intende intraprendere nel minor tempo possibile, tenendo in massimo conto le indicazioni e i suggerimenti formulati nel documento dalle rappresentanze delle forze sociali presenti nel Cnel e di quelli che arriveranno dall’opposizione. È intenzione del Governo – ha concluso – proseguire nel contrasto al lavoro povero e ai salari bassi che affliggono l’Italia ormai da diversi decenni, contrariamente a quanto avviene nel resto d’Europa, dove si è assistito a una crescita sostenuta e costante dei livelli salariali”.”In 60 giorni abbiamo risposto al presidente del Consiglio Meloni, abbiamo portato la posizione dei corpi intermedi, del sindacato, dei datori di lavoro, degli esperti. In 60 giorni – ha detto Brunetta – abbiamo dato un menù, una cassetta degli attrezzi al governo, poi al Parlamento, per cercare di risolvere i problemi del mercato del lavoro italiano per quanto riguarda il salario minimo, i lavori poveri, i settori deboli, per quanto riguarda quello che non funziona nel mercato del lavoro, attraverso più contrattazione, più legislazione di sostegno. Questo è il Cnel, la casa dei corpi intermedi”. Brunetta non ha rinunciato a evidenziare la divisione all’interno del sindacato, sottolineando che il testo “è stato approvato a larghissima maggioranza” ed esprimendo “grande soddisfazione”. “Si era detto o all’unanimità o nulla, ma questo valeva solo in passato quando il sindacato era unitario. Oggi non lo è. La Cisl – ha sottolineato il presidente del Cnel – crede ancora nella non necessità di una legge, Cgil e Uil non più. Se dunque il sindacato è diviso anche il Cnel ha dovuto tenere conto di questo. È legittimo che Cgil e Uil abbiano cambiato idea. La Cgil fino a 2-3 anni fa diceva cose diverse. Avere una contrattazione forte è l’unica garanzia per un mercato del lavoro efficiente ed equo. La buona contrattazione produce buone regole”.Va all’attacco l’opposizione, che rilancia la necessità di introdurre un salario minimo per legge con la paga oraria non inferiore ai 9 euro l’ora, che aiuterebbe 3,5 milioni di lavoratori poveri. Mentre si va verso un rinvio in commissione alla Camera: la maggioranza sarebbe orientata ad avanzare la richiesta la prossima settimana, quando è prevista la discussione in Aula del ddl sul salario minimo mercoledì 18. LEGGI TUTTO

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    Manovra verso il CdM, Meloni serra le fila: “serietà e prudenza”

    (Teleborsa) – La crisi improvvisa in Israele – e le sue possibili conseguenze – complicano i piani del Governo alle prese con una Legge di Bilancio già al ribasso. Parole d’ordine serietà e responsabilità: con questo obiettivo la Premier Meloni ha chiamato a raccolta i leader della maggioranza in una riunione poi allargata ai capigruppo di Camera e Senato per fissare il perimetro della manovra che arriverà in Cdm lunedì. Già ridotti, i margini di “manovra” si sono ulteriormente ristretti per questo la Presidente del Consiglio vorrebbe procedere in modo ordinato e collaborativo, riducendo al minimo gli emendamenti. Ma – questo è il ragionamento – il conflitto in Medio Oriente e le sue ripercussioni non possono essere ignorate. Spazio dunque a pochi, mirati interventi. Proroga al 2024 del taglio del cuneo fiscale, riduzione a tre delle aliquote Irpef con l’accorpamento delle prime due, misure di sostegno per le famiglie con figli, risorse per il rinnovo dei contratti pubblici , a partire da quelli del settore della sanità. Le principali linee d’azione per la prossima legge di bilancio, sono state illustrate nelle scorse ore dal Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti , nell’audizione sulla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza nelle Commissioni bilancio di Senato e Camera. Le misure saranno realizzate in parte a deficit, con lo scostamento annunciato di 15,7 miliardi, in parte con riduzione della spesa. Il taglio del cuneo fiscale che, ha detto il Ministro “assorbirà le risorse rese disponibili dallo scostamento di bilancio, è doveroso, alla luce dei recenti dati Istat che mostrano un peggioramento delle condizioni economiche di alcune fasce di popolazione, è la principale misura del governo . Sono fiero di aver messo una ipoteca a beneficio dei lavoratori”.Con la manovra sarà avviata la riforma fiscale delineata dalla delega, a partire dalla riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef. Una misura che “determinerà un alleggerimento della pressione fiscale a favore delle famiglie, che potranno beneficiare di un maggior reddito disponibile”. Nell’ambito della riforma “saranno inoltre previste misure che, al fine di affrontare il problema della denatalità, forniscano un sostegno a favore delle famiglie, con redditi medi e bassi, che abbiano più di due figli”.”La legge di bilancio – ha proseguito Giorgetti – avvierà il percorso di rinnovo dei contratti del pubblico impiego relativo al triennio 2022-2024, che contribuirà a dare fiducia a molte famiglie consentendo loro di recuperare parte del potere di acquisto perso nel corso degli ultimi dovuti anni. Particolare attenzione sarà posta al personale medico-sanitario, nell’ambito delle ulteriori risorse che saranno destinate dalla legge di bilancio al finanziamento della spesa sanitaria”. A quanto ammonterà in totale la manovra? Il Ministro non ha dato indicazioni ma su un fatto è stato chiaro: “dallo sconto di bilancio deriveranno 15,7 miliardi”, nulla di più. Il resto delle coperture dovrà essere reperito soprattutto da tagli alla spesa. “Questa è una manovra responsabile e seria che implica anche un grande taglio della spesa, che ci sarà. Questo significa – ha precisato Giorgetti – che qualcuno non sarà contento”. LEGGI TUTTO