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    Manovra “di prudenza” per controllare lo spread: il piano del Governo

    (Teleborsa) – Il governo sembra aver deciso di procedere sotto il segno della prudenza: è questa linea dettata dalla stessa Premier Giorgia Meloni in vista della Legge di bilancio, la maggior sfida con la quale dovrà misurarsi l’esecutivo da lei guidato. Dalle persone che le sono più vicine filtra che la Presidente del Consiglio nonostante il periodo di vacanza è già al lavoro visto che lunedì prossimo si riunirà il Consiglio dei Ministri che aprirà ufficialmente le danze del “programma” d’autunno. Il nodo è sempre quello delle risorse che sono poche, difficile dunque pensare ad una manovra espansiva, si ragionerà per priorità. Anche in quest’ottica è stata varata a inizio agosto la misura della tassazione degli extraprofitti delle banche, da cui si stima un’entrata di circa 3 miliardi di euro. Non sono esclusi nei prossimi mesi interventi “fotocopia”, sui settori industriali come quello della farmaceutica.Si farà leva inoltre sulla necessità di continuare a tenere a bada lo spread, finora mantenuto a bassi livelli (60 punti più basso di un anno fa) tra Btp e Bund decennali tedeschi. Un approccio, si ragiona in ambienti dell’esecutivo, consigliato anche dal rallentamento dell’economia della stessa Germania e dai rischi recessivi che riguardano l’intera Unione europea. “Non si potrà fare tutto”, ha già detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Come maggioranza – ha sottolineato Salvini – decideremo in assoluta sintonia quale è il primo obiettivo di questa manovra economica. Penso che l’aumento di stipendi e pensioni con il taglio del cuneo fiscale confermato per tutto il 2024 sia la priorità”. Sul fronte pensioni, dal suo partito non si abbandona l’idea di “quota 41”, con un sistema esclusivamente contributivo, magari per un solo anno LEGGI TUTTO

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    Regno Unito, un Ceo guadagna 118 volte più di un suo dipendente

    (Teleborsa) – Nel Regno Unito aumenta il divario salariale tra i top manager delle maggiori società quotate in borsa, che hanno goduto di aumenti salariali del 16% l’anno scorso, e i dipendenti alle prese con la peggiore crisi del costo della vita in una generazione. Secondo infatti uno studio del think tank indipendente High Pay Centre, un amministratore delegato di una compagnia dell’indice FTSE 100 nel 2022 è stato pagato in media 118 volte più di un lavoratore a tempo pieno, rispetto alle 108 volte del 2021. Lo stipendio più alto è quello di Pascal Soriot, amministratore delegato del colosso farmaceutico AstraZeneca, con 16,85 milioni di sterline, seguito da Charles Woodburn del gigante degli armamenti BAE Systems, che ha guadagnato 10,69 milioni di sterline. Sempre secondo la ricerca, la retribuzione media per un ‘Ceo’ del FTSE 100 è aumentata da 3,38 milioni di sterline nel 2021 a 3,91 milioni nel 2022. Mentre i salari dei lavoratori sono stati fortemente erosi dal caro vita. I sindacati hanno commentato i risultati sottolineando come la Gran Bretagna sia diventata “una terra di estremi grotteschi”. “Mentre milioni di famiglie hanno visto i loro bilanci devastati dalla crisi del costo della vita, i top manager hanno goduto di aumenti salariali eccezionali”, ha dichiarato Paul Nowak, segretario generale di Tuc, massima organizzazione di coordinamento sindacale del Regno Unito.(Foto: Ben Tovee su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Salario minimo, Ocse: “Sostegno contro l’inflazione. Non c’è spirale prezzi-salari”

    (Teleborsa) – Mentre in Italia il dibattito sul salario minimo è acceso – con aperture al confronto espresse anche ieri dalla ministra del Lavoro Marina Calderone –, in attesa che il tema torni al centro del confronto già a settembre, un assist alle opposizioni arriva dall’Ocse e dal Financial Times. “I salari minimi si sono rivelati in media nei paesi Ocse uno strumento politico utile per proteggere i lavoratori più vulnerabili dall’aumento dei prezzi. Gli aggiustamenti dei salari minimi nominali hanno contribuito a contenere l’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei lavoratori a bassa retribuzione” affermano gli economisti Ocse Sandrine Cazes e Andrea Garnero, in uno studio pubblicato dal Centro per la ricerca sulla politica economica (Cepr). “La nostra analisi – proseguono – mostra che il rischio di alimentare ulteriormente l’inflazione aumentando i salari minimi è limitato”.Per gli economisti dell’Ocse “i salari minimi legali dovrebbero – dunque – continuare ad adeguarsi regolarmente”. L’analisi di Cazes e Garnero ricorda come negli ultimi due anni a fronte di un’inflazione che non si vedeva da decenni, i salari reali sono scesi per diversi trimestri per arrivare a fine 2022 sotto del 2,2% rispetto all’ultimo trimestre del 2019 (in 24 su 34 Paesi di cui ci sono i dati). Tra dicembre 2020 e maggio 2023, quasi tutti i paesi Ocse hanno adottato misure per aumentare i propri salari minimi per tenere il passo con l’inflazione: in media i salari minimi legali nominali sono aumentati del 29% tra dicembre 2020 e maggio 2023, mentre i prezzi sono aumentati del 24,6% nello stesso periodo. Lo studio ricorda le differenze tra i diversi Paesi, con adeguamenti semestrali o annuali, discrezionali o automatici in caso di indicizzazione e appunto il timore di una spirale prezzi-salari. “La maggior parte degli studi empirici concorda sul fatto che parte degli aumenti del salario minimo viene trasferita ai consumatori” si legge nel report citando uno studio secondo il quale nel Regno Unito un aumento del salario minimo del 20% porterebbe solo ad un aumento dell’inflazione dello 0,2%, cioè “minimo”. Lo studio evidenzia come “aumenti salariali minimi regolari e sostenuti in periodi di alta inflazione” contribuiscano a “salvaguardare il potere d’acquisto dei salariati minimi e possono contribuire a ridurre la disuguaglianza nel lavoro”. L’indicizzazione automatica “può anche aumentare la visibilità e la trasparenza per le imprese”, o può “ridurre i margini di giudizio” per governi o parti sociali. Pur con le “potenziali insidie – si legge nello studio –, nel contesto di un’inflazione elevata, riteniamo che sia importante garantire aggiustamenti regolari dei salari minimi legali poiché i guadagni reali tendono ad essere erosi mentre l’inflazione rimane elevata”. Un giudizio positivo sul salario minimo arriva anche dal Financial Times. “Il salario minimo funziona perché riduce la disuguaglianza salariale senza penalizzare l’occupazione, anche se la produttività non viene incrementata” si legge in un’analisi pubblicata dal Ft. Quando la Germania ha introdotto il salario minimo nel 2015 – ricorda il quotidiano britannico – ha ridotto la disuguaglianza salariale senza danneggiare le prospettive occupazionali delle persone. Lo stesso è accaduto nel Regno Unito: quando nel 2016 il governo conservatore ha aumentato il salario minimo per gli over 25, questo non ha incrementato granché la produttività, ma ha ridotto le retribuzioni basse e allo stesso tempo sono cresciuti i livelli di occupazione. Altri paesi e regioni hanno adottato lo stesso approccio, dalla Corea del Sud a diversi Stati degli Usa. E, anche di fronte alle spinte inflazionistiche – sottolinea il Ft – la misura sembra aver tenuto. Giudizi subito cavalcati dalle opposizioni che puntano a scalfire il muro alzato dal governo Meloni sulla misura. “Dal Financial Times all’Ocse oggi arriva una promozione netta e inequivocabile del salario minimo. Non perché hanno aderito alla petizione popolare lanciata dalle opposizioni, ma perché – afferma Arturo Scotto, capogruppo del Partito democratico in commissione Lavoro – sono abituati a dare giudizi oggettivi. Che spiegano che il salario minimo rafforza la contrattazione e non innesca alcuna spirale inflazionistica. La nostra destra invece costruisce fantasmi immaginari senza alcun fondamento scientifico né riferimenti internazionali. Il loro sovranismo spinge l’Italia a diventare sempre di più la provincia dei diritti negati e dei salari bassi”. “Anche il Financial Times – gli fa eco la capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti – promuove senza se e senza ma il salario minimo legale, definendolo come uno strumento utile per ridurre la disuguaglianza salariale senza penalizzare l’occupazione né innescare la spirale inflazione-salari evocata dal Governo nel Def per assecondare la logica della moderazione salariale. Mentre è già realtà in 22 Paesi UE su 27, in Italia abbiamo una maggioranza e un Governo che, in modo assurdo, si ostinano a dire no ad una misura che porterebbe benefici a quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori. La raccolta firme a sostegno della nostra proposta viaggia a vele spiegate e ha già raggiunto 300mila sottoscrizioni: FdI, Lega e Forza Italia saranno pure maggioranza in Parlamento, ma su questo tema sicuramente non lo sono nel Paese”. LEGGI TUTTO

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    Da fisco a pensioni: le sfide per rispondere al crollo delle nascite (che minaccia l’economia)

    (Teleborsa) – Si fanno sentire sempre di più gli effetti della denatalità sull’ economia. Il tema è tornato di strettissima attualità nelle scorse ore in scia alle dichiarazioni del Ministro dell’economia Giorgetti. “Il tema della natalità è un tema fondamentale: non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi in questo Paese”, ha sottolineato il titolare del MEF durante il Meeting di Rimini.Sull’argomento oggi è tornato anche il il viceministro dell’Economia Maurizio Leo “il tema della natalità è per noi assolutamente fondamentale, e per questo dovremo cercare di individuare delle risorse per sostenere le famiglie, soprattutto quelle che mettono la mondo figli e quelle che hanno più figli. Dovremo fare in modo di aiutare le famiglie che hanno 3 figli, che non sono numerosissime. Quindi da questo punto di vista si può ritenere che l’impegno non sia eccessivamente oneroso”, ha detto intervenendo al Meeting di Rimini. “Il discorso della natalità, soprattutto per le famiglie che hanno più di tre figli può essere sicuramente affrontato”, ha aggiunto.Numeri messi nero su bianco dall’ex presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo che intervenendo al Meeting di Rimini ha illustrato alcune statistiche sull’andamento delle nascite in Italia dall’unità nazionale ad oggi, evidenziando come si assista ad un “crollo drastico dal 2008 fino a 393mila nati nel 2022: sono 9 anni che ogni anno facciamo il record della più bassa natalità di sempre nella storia del nostro paese. I primi 5 mesi del 2023 sono ancora più bassi, la variazione è circa 1,5%, rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente: quindi il record del 2022, 393mila nuovi nati, siamo destinati a migliorarlo al ribasso. Nel 1943, primo trimestre, 243mila nati, in guerra. Nel 2023, primo trimestre, 91mila nati, in pace. Certo le difficoltà ci sono, ma immaginate le difficoltà che c’erano nel 1943″”Dal 1 gennaio 2014 al 31 maggio 2023 la popolazione italiana ha perso 1 milione e 561 mila residenti, cioè la somma della popolazione di Milano più Brescia. La differenza nati-morti è sempre stata decisamente negativa, anche prima del Covid, e il saldo migratorio non è più riuscito a compensare questa differenza. Il vero colpevole di queste dinamiche è proprio la caduta della natalità”, ha aggiunto.(Foto: © Giuseppe Porzani / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Trasporti, Air Moldova prolunga sospensione voli fino al 14 settembre

    (Teleborsa) – La compagnia di bandiera moldava Air Moldova ha annunciato di avere ulteriormente esteso, fino al 14 settembre, la sospensione di tutti i suoi voli nell’ambito di un processo di ristrutturazione per problemi finanziari. Lo riferisce l’agenzia Moldpres citando un comunicato della compagnia. I passeggeri che hanno comprato biglietti per viaggiare in questo periodo saranno rimborsati, si sottolinea nella nota.Air Moldova ha sospeso tutti i suoi voli dall’inizio di maggio per quello che ha definito un processo di riorganizzazione, ma ha smentito voci su una possibile bancarotta. Il direttore dell’Autorità dell’aviazione civile, Vasile Saramet, ha tuttavia affermato che la compagnia potrebbe non riprendere più ad operare sull’aeroporto internazionale di Chisinau. LEGGI TUTTO

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    Commissione Ue: altri 1,5 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina

    (Teleborsa) – Nell’ambito del pacchetto di Assistenza Macrofinanziaria + per l’Ucraina, la Commissione europea ha erogato oggi altri 1,5 miliardi di euro. Con questo strumento, l’Ue – fa sapere la Commissione in una nota – cerca di aiutare l’Ucraina a coprire le sue esigenze di finanziamento immediate, con un sostegno finanziario stabile, prevedibile e consistente nel 2023. Con il pagamento di oggi l’ammontare degli aiuti versati quest’anno all’Ucraina nel quadro dell’Assistenza Macrofinanziaria + arriva a 12 miliardi di euro. Nel dettaglio questo sostegno aiuterà l’Ucraina a continuare a pagare salari e pensioni e a mantenere in funzione i servizi pubblici essenziali, come ospedali, scuole e alloggi per le persone trasferite. Permetterà inoltre all’Ucraina di garantire la stabilità macroeconomica e ripristinare le infrastrutture critiche distrutte dalla Russia nella sua guerra di aggressione, come infrastrutture energetiche, sistemi idrici, reti di trasporto, strade e ponti.”Stiamo mobilitando ogni sforzo per aiutare l’Ucraina. Oggi abbiamo versato altri 1,5 miliardi di euro in assistenza al Paese, mentre affronta la brutale guerra di aggressione della Russia e lavora al ripristino delle sue infrastrutture. E il nostro sostegno andrà ben oltre il 2023. Continueremo a stare al fianco dell’Ucraina, proponendo un sostegno fino a 50 miliardi di euro per il periodo 2024-2027″ ha commentato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Complessivamente, dall’inizio della guerra, il sostegno all’Ucraina e agli ucraini ammonta a 76 miliardi di euro. Ciò include il sostegno finanziario, umanitario, di emergenza e militare all’Ucraina da parte dell’Ue, degli Stati membri e delle istituzioni finanziarie europee, nonché le risorse messe a disposizione per aiutare gli Stati membri a soddisfare le esigenze degli ucraini in fuga dalla guerra. Il 20 giugno la Commissione ha proposto di istituire uno strumento dedicato che fornisca sostegno coerente, prevedibile e flessibile all’Ucraina per il periodo 2024-2027, per un importo complessivo fino a 50 miliardi di euro. LEGGI TUTTO

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    USA, in calo la vendita di case esistenti a luglio

    (Teleborsa) – Segnali di debolezza giungono dal mercato immobiliare statunitense. Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti hanno registrato a luglio 2023 un calo del 2,2%. È quanto comunicato dall’Associazione Nazionale degli Agenti Immobiliari (NAR), dopo il -3,3% riportato a giugno. Sono state vendute 4,07 milioni di abitazioni rispetto ai 4,16 milioni di giugno ed ai 4,15 milioni di unità previsti dagli analisti. Su base annua, le vendite sono scese del 18,9%. LEGGI TUTTO