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    Vacanze: quasi 9 milioni di italiani non partiranno perché non possono permetterselo

    (Teleborsa) – Sommando chi ancora è indeciso e chi già è sicuro di non fare le valigie, sono quasi 9 milioni gli italiani che indicano come motivo delle mancate ferie il fatto che, semplicemente, non se lo possono permettere economicamente. Queste alcune delle principali evidenze emerse dall’indagine che Facile.it ha commissionato all’istituto di ricerca EMG Different.Guardando alle motivazioni per cui non ci si concederà un viaggio quasi 9 milioni di italiani hanno ammesso di non poterselo permettere economicamente. Ad averlo dichiarato sono soprattutto gli intervistati appartenenti alla fascia anagrafica 35-44 anni; tra di loro ben il 64,3%, ovvero 1,6 milioni, ha dichiarato che resterà a casa per motivi economici. A livello territoriale, invece, sono gli abitanti del SudItalia (59,1%) e delle Isole (60%) coloro che – in percentuale – rinunceranno in misura maggiore alla partenza a causa di difficoltà economiche.Il 59,5% di chi non partirà per ragioni economiche, ovvero oltre 5 milioni di italiani, ha dichiarato che ad incidere sulla situazione è stato l’aumento generalizzato dei prezzi dei beni vissuto durante l’ultimo anno; il dato sale al 66,7% tra i residenti del Centro Italia e raggiunge addirittura il 69,4% tra i 45-54enni; questo vuol dire che quasi 7 italiani su 10 con un’età compresa tra i 45 e i 54 anni rinunceranno alle vacanze perché gli incrementi eccessivi dei prezzi hanno causato una condizione di difficoltà.Il 35,8% di chi resterà a casa per ragioni economiche, invece, ha detto che rinuncerà a causa degli incrementi dei costi legati al viaggio; ad averlo ammesso sono soprattutto i giovani tanto che più di 1 rispondente su 2 (53,8%) appartenente alla fascia 18-24 anni ha dato questa motivazione. Il 26,4% si trova in una situazione di difficoltà economica a causa di un imprevisto (33,3% tra i 25-34enni e gli abitanti del Nord Est e delle Isole), mentre il 22,3% a seguito della perdita del lavoro proprio o di un membro della famiglia; la percentuale è più alta e pari al 35,3% nel Nord Ovest del Paese e al 36,8% per gli intervistati con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni.Oltre alle motivazioni di tipo economico, però, ci sono altre ragioni per cui tanti italiani non si concederanno una vacanza o ancora non ne sono sicuri; il 17,2%, ovvero 2,9 milioni, ha dichiarato che andrà in vacanza durante un altro periodo dell’anno (probabilmente per evitare i costi dell’alta stagione), percentuale che sale al 19,4% tra i 25-34enni e al 23,3% tra i residenti nel Nord Est, arrivando addirittura al 32,7% per i rispondenti appartenenti alla fascia anagrafica 65-74 anni.Il 12%, invece, ha detto di non avere ferie, dato vero soprattutto tra i più giovani (18,2% dei 18-24enni e 27,8% dei 25-34enni), mentre l’11% non potrà partire perché deve accudire persone anziane; in questo caso ovviamente la tendenza si inverte per questioni anagrafiche: sono principalmente i rispondenti con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni (19,7%) coloro che – sempre percentualmente – rinunceranno ad una vacanza per accudire persone anziane. Il 9,5%, infine, non partirà per curare il proprio animale (13,3% tra i 45-54 anni e 14,3% nelle Isole). Anche se si cerca di classificare la Pandemia come un brutto ricordo del passato, questa sembra ancora influenzare sensibilmente la quotidianità di alcuni rispondenti, tanto è vero che sono più di 400mila coloro che dichiarano che staranno a casa per paura di contrarre il Covid mentre si è via.Se a livello nazionale la percentuale di chi ha dichiarato che quest’anno sicuramente non partirà per le vacanze estive è pari al 16,9%, il dato arriva al 19,1% tra i rispondenti con un’età compresa tra i 45 e i 54 anni, mentre a livello territoriale sono gli abitanti del Centro Italia coloro che, sempre percentualmente, rinunceranno in misura maggiore alle ferie; in questa zona del Bel Paese il 21% ha detto che resterà a casa.Tra coloro che, invece, non sanno ancora se partiranno o meno, vale a dire oltre 9,3 milioni di connazionali (22%), i più indecisi sono risultati essere i 65-74enni (27,2%) e i residenti nelle Isole, dove la percentuale ha raggiunto il 26%. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, Giorgetti: tema importante ma declinarlo “a tutto tondo”

    (Teleborsa) – “Il tema della sostenibilità è un tema molto importante che ormai è patrimonio ampiamente discusso e deliberato nel mondo occidentale. Ma siamo in un mercato globale e quindi anche le regolamentazioni dovrebbero essere simili da tutti le parti, per creare un mercato all’insegna della leale competizione”.Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a Malpensa per un evento di Dhl Express con Sea, ricordando il suo prossimo viaggio in India per il G20. “Ci sono paesi che hanno questa sensibilità molto pronunciata, mentre altri hanno altri tipi di sensibilità e di priorità. C’è chi ha milioni di persone che lottano per la sopravvivenza, che pensano prima a svilupparsi e poi – ha concluso Girogetti – alla sostenibilità ambientale”.”La sostenibilità – prosegue il Ministro – va approcciata nelle sue diverse dimensioni, ambientale, sociale ed economica. La sostenibilità ambientale è diventata un ritornello retorico e ideologico, anche a livello europeo. Aver calcato la mano sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale sta producendo un riflesso e, in qualche modo, un rigetto di tipo politico”. “La sostenibilità ambientale non coniugata a quella economica e quindi sociale provoca nelle democrazie rappresentative una reazione, ed è quello che si è verificato anche recentemente in Olanda”, ha aggiunto. Per Giorgetti, “l’esigenza è di avere il concetto di sostenibilità a tutto tondo nei suoi diversi aspetti, altrimenti il tavolo non sta in piedi politicamente”. LEGGI TUTTO

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    Veicoli industriali, UNRAE: “Mercato si conferma in positivo giugno (+16,5%)”

    (Teleborsa) – Si conferma il trend positivo del mercato dei veicoli industriali anche nel mese di giugno, con 2.790 unità immatricolate contro le 2.394 dello scorso anno (+16,5%). Si consolida l’avanzo di tutti i segmenti del mercato, con la fascia dei veicoli pesanti (massa uguale o superiore a 16 t) a +15,9% e quella dei medio-leggeri (da 6,01 a 15,99 t) a +22,1%. Anche i mezzi leggeri fino a 6 t mantengonola tendenza positiva segnando il +10,2% sul 2022. Nel primo semestre del 2023, avendo registrato 15.092 immatricolazioni, il mercato chiude a metà anno con una crescita complessiva del +13,0%, con il segmento dei veicoli pesanti a +14,4% sui primi sei mesi del 2022. È quanto rileva il Centro Studi e Statistiche UNRAE che – sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ha effettuato una stima del mercato dei veicoli industriali per il mese di giugno 2023 verso lo stesso mese del 2022. “Nel mese di giugno si rinnova la buona performance che consente al mercato di chiudere il primo semestre 2023 con un +13,0% rispetto all’anno precedente. I dati mensili confermano per tutti i segmenti un andamento positivo, sebbene la fascia dei veicoli pesanti, come di consueto, risulti il comparto trainante che determina la crescita sia in termini percentuali che di volumi complessivi – commenta Paolo A. Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali dell’UNRAE –. Tali risultati, seppur apprezzabili, non devono far perdere di vista l’attuale contesto caratterizzato da un calo della domanda determinato dalla contrazione della produzione industriale e dall’alto costo dell’indebitamento per le imprese. A questo si aggiungono le difficoltà legate alle prossime scadenze relative all’introduzione del tachigrafo smart di seconda generazione (dal 21 agosto prossimo) e ai sistemi avanzati di sicurezza ADAS e cybersecurity (dal 2024), chedeterminano un ritardo nelle decisioni di investimento, a detrimento del processo di rinnovo del parco circolante. Alla luce di ciò, scaturisce la necessità e il conseguente appello all’attuale Governo di individuare soluzioni ponte che consentano l’adozione di veicoli di ultima generazione attraverso un piano di sostegni pluriennale che salvaguardi la neutralità tecnologica. Solo attraverso questo approccio potremo garantire la riduzione delle emissioni e un elevato livello di sicurezza stradale a prescindere dalle eventuali revisioni delle normative europee, che al momento appaiono ben lontane dall’essere prese in esame”. LEGGI TUTTO

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    Batterie, dalla produzione al riciclo: il Consiglio UE adotta il nuovo regolamento

    (Teleborsa) – Il Consiglio UE ha adottato oggi un nuovo regolamento che rafforza le norme di sostenibilità per le batterie e i rifiuti di batterie. Il regolamento disciplinerà l’intero ciclo di vita delle batterie, dalla produzione al riutilizzo e al riciclaggio, e garantirà che siano sicure, sostenibili e competitive. Il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio si applicherà a tutte le batterie, compresi tutti i rifiuti di batterie portatili, di batterie per veicoli elettrici, di batterie industriali, di batterie per l’avviamento, l’illuminazione e l’accensione (SLI) — utilizzate principalmente per veicoli e macchinari — e le batterie per mezzi di trasporto leggeri (ad esempio biciclette elettriche, ciclomotori elettrici, monopattini elettrici).”Le batterie sono fondamentali per il processo di decarbonizzazione e la transizione dell’UE verso modi di trasporto a zero emissioni – ha dichiarato Teresa Ribera, ministra spagnola della Transizione ecologica –. Al tempo stesso le batterie giunte al termine del ciclo di vita contengono molte risorse preziose e dobbiamo essere in grado di riutilizzare tali materie prime critiche invece di dipendere da paesi terzi per l’approvvigionamento. Le nuove norme promuoveranno la competitività dell’industria europea e garantiranno che le nuove batterie siano sostenibili e contribuiscano alla transizione verde”.Il regolamento fissa obiettivi di raccolta dei rifiuti di batterie portatili per i produttori (63% entro la fine del 2027 e 73% entro la fine del 2030) e introduce un obiettivo specifico per la raccolta dei rifiuti di batterie per mezzi di trasporto leggeri (51% entro la fine del 2028 e 61% entro la fine del 2031), oltre ad un obiettivo per il recupero del litio dai rifiuti di batterie del 50% entro la fine del 2027 e dell’80% entro la fine del 2031, con la possibilità di modifiche mediante atti delegati in funzione degli sviluppi tecnologici e del mercato e della disponibilità di litio.Inoltre prevede livelli minimi obbligatori di contenuto riciclato per le batterie industriali, le batterie per autoveicoli e le batterie per veicoli elettrici, inizialmente fissati al 16% per il cobalto, all’85% per il piombo, al 6% per il litio e al 6% per il nichel. Le batterie dovranno essere accompagnate da una documentazione relativa al contenuto riciclato. L’obiettivo di efficienza del riciclaggio per le batterie al nichel-cadmio è fissato all’80% entro la fine del 2025 e per gli altri rifiuti di batterie al 50% entro la fine del 2025.Secondo il regolamento entro il 2027 le batterie portatili incorporate negli apparecchi dovranno essere rimovibili e sostituibili dall’utilizzatore finale, lasciando agli operatori tempo sufficiente per adattare la progettazione dei loro prodotti a tale requisito. Si tratta di una disposizione importante per i consumatori. Le batterie per mezzi di trasporto leggeri dovranno essere sostituibili da un operatore professionale indipendente.Le nuove norme secondo le intenzioni dei legislatori europei mirano a migliorare il funzionamento del mercato interno delle batterie e a garantire una concorrenza più equa grazie ai requisiti di sicurezza, sostenibilità ed etichettatura. “Ciò sarà raggiunto attraverso criteri di prestazione, durabilità e sicurezza, restrizioni rigorose per le sostanze pericolose come mercurio, cadmio e piombo e informazioni obbligatorie sull’impronta di carbonio delle batterie”, precisano in una nota. Il regolamento introduce infatti prescrizioni in materia di etichettatura e informazione, tra l’altro sui componenti della batteria e sul contenuto riciclato, nonché un “passaporto della batteria” elettronico e un codice QR. Al fine di fornire agli Stati membri e agli operatori economici sul mercato il tempo sufficiente per prepararsi, i requisiti in materia di etichettatura si applicheranno entro il 2026 e il codice QR entro il 2027.Con il voto di oggi il Consiglio ha concluso la procedura di adozione. Il regolamento sarà ora firmato dal Consiglio e dal Parlamento europeo e sarà poi pubblicato nella Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. LEGGI TUTTO

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    NATO, Biden frena su ingresso Kiev: ecco perchè

    (Teleborsa) – Il Presidente Biden fa tappa in Europa per il summit Nato di Vilnius, nuovo test sulla sua leadership e sull’unità degli alleati, che rischia di essere minata dalle divisioni sul percorso d’ingresso di Kiev nell’Alleanza e dal veto di Turchia e Ungheria all’ entrata della Svezia.Ma anche dalle critiche alla decisione del commander in chief di inviare le controverse munizioni a grappolo all’Ucraina, bandite da due terzi dei Paesi Nato perché pericolose per la popolazione civile.Alla vigilia della sua partenza, Biden ha infatti tirato una linea netta sull’Ucraina, frenando le spinte dei Paesi del fianco nordorientale per un suo rapido ingresso nell’Alleanza. Tre i motivi, spiegati in una intervista alla Cnn: “Kiev non è pronta a far parte della Nato… deve soddisfare altri requisiti”, “non c’è unanimità tra i Paesi membri” e farlo ora “nel mezzo di un conflitto significherebbe entrare in guerra con la Russia”, dato l’impegno alla mutua difesa “di ogni centimetro del territorio Nato”.Il presidente americano suggerisce invece di “tracciare un percorso razionale affinché l’Ucraina possa qualificarsi per poter entrare nella Nato” e promette che nel frattempo gli Stati Uniti, insieme agli alleati, continueranno a fornire sicurezza e armi all’Ucraina, “come fanno per Israele”. Biden si è invece detto ottimista sull’ingresso a breve della Svezia nell’Alleanza, bloccato in particolare da Ankara, che rimprovera a Stoccolma l’ospitalità di militanti curdi e recentemente anche il corano bruciato impunemente in piazzaTornando al summit, Biden sarà impegnato in un tour di quattro giorni che comincerà oggi a Londra, dove incontrerà il premier britannico Rishi Sunak a Downing Street e poi Carlo III a Windsor – per la prima volta dopo la sua incoronazione – partecipando ad un evento sul clima con filantropi ed investitori.Prima di tornare, il presidente americano farà tappa giovedì ad Helsinki, che in aprile è diventato il 31/mo membro della Nato, mettendo fine al suo storico non allineamento, a causa dell’invasione russa in Ucraina.Ma l’appuntamento clou è il vertice martedì e mercoledì con i leader della Nato, presente anche la premier Giorgia Meloni con Biden che dovrà fare esercizi di acrobazia per evitare crepe. LEGGI TUTTO

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    Cina, prezzi produzione in forte calo su anno. Inflazione allo 0%

    (Teleborsa) – L’andamento di inflazione e prezzi alla produzione cinesi a giugno 2023 alimentano le preoccupazioni sui rischi di deflazione e aggiungono pressioni per un ulteriore stimolo economico da parte del governo.Secondo il National Bureau of Statistics, l’inflazione ha registrato un incremento tendenziale dello 0%, dopo il +0,2% del mese precedente e rispetto al +0,2% atteso dagli analisti. Questo è stato il tasso più debole dal febbraio 2021. L’inflazione core, che esclude i costi volatili di cibo ed energia, è scesa allo 0,4% dallo 0,6%.Un freno importante ai prezzi al consumo il mese scorso sono stati i prezzi della carne di maiale, un alimento base nella dieta cinese, che è diminuito del 7,2% rispetto all’anno precedente.Rispetto al mese precedente, invece, i prezzi al consumo mostrano una decrescita dello 0,2%, a fronte del +0% del consensus, dopo il -0,2% precedente.Frenano ancora i prezzi alla produzione, che a giugno hanno mostrato un decremento tendenziale del 5,4%, più grande delle attese (-5%), a fronte del -4,6% del mese precedente. LEGGI TUTTO

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    Giappone, bilancia partite correnti maggio in surplus per 1.862 miliardi

    (Teleborsa) – La bilancia dei pagamenti del Giappone chiude in surplus nel mese di maggio 2023. Secondo il Ministero delle Finanze giapponese (MOF), si è generato un avanzo delle partite correnti di 1.862,4 miliardi di yen, rispetto all’attivo di 1.895,1 miliardi del mese precedente e ai 773,4 miliardi dello stesso mese del 2022. Le stime degli analisti erano per un surplus di 1.885 miliardi di yen.La bilancia commerciale di beni e servizi chiude con un deficit di 1.427,6 miliardi di yen, contro il passivo di 759,6 miliardi di aprile e di 2.120 miliardi dell’anno prima, a fronte di una diminuzione delle esportazioni a 7.241,2 miliardi di yen (-2,8% su base annua) e di un calo delle importazioni a 8.427,9 miliardi (-10,2% a/a).(Foto: Photo by Andre Benz on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio, Associazioni Consumatori: “Consumi in calo. Pesa l’inflazione”

    (Teleborsa) – A maggio, secondo l’Istat, le vendite in valore al dettaglio salgono dello 0,7% rispetto al mese precedente e del 3% su base annua. E le associazioni dei consumatori insorgono. “I dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat dimostrano ancora una volta l’impatto devastante di caro-prezzi e inflazione sulla spesa degli italiani, con le famiglie che cambiano fortemente le proprie abitudini, acquistando sempre meno ma spendendo sempre di più. Anche a maggio le vendite registrano l’ennesimo crollo verticale in volume, con una contrazione su base annua del -4,7% a fronte di un aumento in valore del 3%. Questo significa che, al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano in volume per complessivi 35,5 miliardi di euro annui, pari in media a -1.375 euro su base annua a famiglia”. È il quadro tracciato dal Codacons alla luce ai dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat.”I prezzi ancora a livelli elevatissimi per beni primari come alimentari e carrello della spesa incidono sulle vendite al dettaglio e sulle abitudini degli italiani, che si riversano in massa presso i discount alimentari, esercizi che segnano un incremento record delle vendite del +11% a maggio – commenta il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. Il Governo deve intervenire con urgenza adottando misure volte a calmierare i listini, tutelare il potere d’acquisto degli italiani e salvare i bilanci delle famiglie”.Uno scenario che anche per Confcommercio è caratterizzato da un quadro incerto e da consumi che restano deboli. Dati, quelli diffusi dall’ Istat – rileva Confcommercio – non positivi “se si guarda al confronto annuo in termini di volumi, che va letto però anche alla luce del deterioramento che si osservava da alcuni mesi su questo versante: infatti, dopo quattro mesi le vendite in quantità sono tornate a mostrare una variazione congiunturale debolmente positiva, elemento che potrebbe preludere all’inizio di un periodo meno negativo, favorito anche dal rientro delle dinamiche inflazionistiche”. Per gli alimentari – prosegue Confcommercio – soprattutto quelli venduti presso le aziende di minori dimensioni, “la domanda evidenzia però ancora importanti cadute in termini di volumi. Analogamente per l’abbigliamento e le calzature, su cui ha inciso anche una stagione meteorologicamente non favorevole, i consumi si confermano in netto ridimensionamento. Il quadro complessivo – conclude Confcommercio – rimane, dunque, di difficile interpretazione e, per adesso, privo di una direzione chiara. L’idea prevalente è che il 2023, dopo un primo quarto favorevole, procederà a ritmi molto lenti, sempre sul crinale di un moderato, ma doloroso, rischio di recessione. Qualora, in assenza di impulsi positivi sul versante della produzione industriale, si dovesse indebolire la spinta propulsiva derivante dal turismo e dai servizi, nelle more di una piena attuazione del PNRR, ne potrebbe risentire gravemente anche il mercato del lavoro”.Per il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, il calo dei consumi è “un effetto ottico dovuto all’inflazione”. “Se, infatti, – prosegue Dona – si scorpora il rialzo dovuto all’inflazione, gli italiani sono sempre costretti a tirare la cinghia e a fare una dieta forzata. Le vendite alimentari in volume, infatti, calano sia su aprile 2023, -0,5%, sia su maggio 2022, -3,8%, una riduzione, quella tendenziale, che dura orami ininterrottamente da gennaio 2022, una cura dimagrante cronica, nefasta per il Paese. Le famiglie sono costrette, per poter mangiare, ad andare nei discount, abbandonando le marche a cui erano abituati”. Secondo lo studio dell’associazione, le vendite alimentari in volume scendono del 6,3% su maggio 2021 e del 6,5% persino su maggio 2020, mese di pandemia e lockdown. “Traducendo in euro il calo dei volumi consumati su maggio 2022, le spese alimentari per una famiglia media – conclude Dona – scendono su base annua di 214 euro a prezzi del 2021, quelle non alimentari di 837 euro, per un totale di 1051 euro. Una coppia con 2 figli acquista 292 euro in meno di cibo e 1154 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 1446 euro”.A rilevare un drastico calo per il settore alimentare è anche Assoutenti che rinnova la richiesta al Governo un paniere di beni a prezzi calmierati per tutelare i redditi delle fasce meno abbienti e sostenere la spesa. “Al netto inflazione spesa per cibo e bevande scende di 292 euro annui a famiglia. Subito paniere a prezzi calmierati per sostenere consumi I dati sulle vendite al dettaglio di maggio dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi stia modificando profondamente le abitudini delle famiglie italiane – afferma Assoutenti –. Il segnale più allarmante che arriva dal commercio è quello relativo agli alimentari, settore che in volume registra un drastico calo delle vendite del -3,8% su base annua, a fronte di una spesa per cibi e bevande che sale di oltre il doppio (+7,7%). Questo significa che, al netto degli effetti dell’inflazione, una famiglia con due figli taglia la spesa alimentare in media per 292 euro annui. Su commercio e consumi pesa il caro-prezzi e l’inflazione altissima sui beni primar. Per questo chiediamo al Governo di studiare assieme alle associazioni dei consumatori, i produttori, la Gdo e gli enti locali, un paniere di prodotti da vendere sul territorio a prezzi calmierati, in modo da aiutare non solo le famiglie alle prese con la spesa quotidiana, ma anche il comparto del commercio”. Contro i consumi in calo per la CNA sono necessario misure per contenere l’inflazione. “Invece di ripartire i consumi indietreggiano anche a maggio, registrano le stime Istat sulle vendite al dettaglio. Mentre l’inflazione svuota i portafogli degli italiani” afferma la CNA. “In soldoni, – prosegue la CNA – significa che le famiglie italiane, alle prese con l’inflazione, sono costrette a spendere di più per riempire di meno il classico carrello.Non va meglio la situazione in Europa dove Eurostat (l’equivalente europeo dell’Istat) ha rilevato un calo nei consumi su base annua pari al 2,9%. È sempre più evidente pertanto – sottolinea la CNA – la necessità di intervenire rapidamente sull’inflazione sia in Italia sia in Europa cercando misure per contenere i prezzi, che diminuiscono troppo lentamente, anche per evitare l’innescarsi della spirale perversa prezzi alti e costo del denaro più caro, letale per le famiglie alle prese con i mutui e per le imprese costrette a finanziarsi”. LEGGI TUTTO