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    Autostrade per l’Italia celebra 60 anni dal primo Eurobond

    (Teleborsa) – Autostrade per l’Italia celebra 60 anni dall’emissione del primo Eurobond nella storia dei mercati finanziari, con un evento organizzato dalla Borsa di Lussemburgo. La società ha di fatto aperto per prima il mercato a questi innovativi strumenti finanziari e, oggi, è ancora protagonista nel campo della Finanza sostenibile nel quadro di un ingente piano per rigenerare il sistema infrastrutturale in Italia. “Autostrade è stata pioniera nel mondo della Finanza aprendo nel 1963 il mercato degli Eurobond per finanziare, con uno strumento innovativo, la costruzione della rete autostradale del Paese – ha dichiarato il CFO di Autostrade per l’Italia Piergiorgio Peluso – la nostra priorità oggi è coprire tutte le esigenze di rifinanziamento della Società impegnata nell’ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture sviluppate negli anni ’60 e ’70, per rispondere alle esigenze presenti e future della mobilità, sempre più sicura, innovativa e green. Il nostro impegno – prosegue Peluso – è mantenere la credibilità acquisita negli anni da Autostrade sui mercati internazionali del debito, mantenendo una sana ed equilibrata struttura finanziaria, riconosciuta a livello investment grade dalle principali agenzie di rating”.La storia, il Piano di sviluppo del sistema autostradale degli anni ’60 – Negli anni ’60 l’Italia vide un traffico in fase di rapidissima espansione: il “Piano di sviluppo del sistema autostradale” prevedeva ingenti investimenti per completare la ramificazione delle autostrade del Paese, attraverso la realizzazione di una linea tirrenica, una infrastruttura centrale e una direttrice adriatica. La A1 Milano-Napoli, spina dorsale del Paese di quasi 800 chilometri, fu realizzata in tempi da record in soli 8 anni con soluzioni ingegneristiche all’avanguardia. In questo contesto, a luglio 1963, fu proprio Autostrade a emettere il primo “Eurobond” della storia dei mercati finanziari. Si trattava di un prestito obbligazionario quindicennale, con un rendimento a un tasso fisso del 5,5%, di 15 milioni di USD. Il bond era garantito dall’IRI e collocato sul mercato europeo.La sfida oggi – Come negli anni ’60 il mondo della mobilità sta attraversando una fase di nuovi profondi e rapidi cambiamenti: dalla rivoluzione tecnologica trainata dalla transizione energetica, allo sviluppo di tecnologie di supporto al guidatore fino alla guida assistita, autonoma e connessa. Oggi Aspi sta mettendo a terra un ingente piano per continuare ad ammodernare e potenziare la rete con l’obiettivo di allungare la vita utile delle infrastrutture, rafforzandone la resilienza. Per questo Autostrade ha emesso nel corso del 2023 due Sustainability Linked Bond il cui margine è legato al raggiungimento di specifici obiettivi relativi alla riduzione di emissioni di gas serra e all’installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici lungo la rete autostradale. LEGGI TUTTO

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    Condizionatori, calano i costi in bolletta: -43% rispetto allo scorso anno

    (Teleborsa) – Quest’anno chi sceglierà di accendere l’aria per combattere il caldo dovrà mettere a budget – considerando le tariffe luce attuali – circa 124 euro, il 43% in meno rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da un’analisi di Facile.it. Un vero sollievo per gli oltre 26 milioni di italiani che, secondo l’indagine commissionata da Facile.it a EMG Different, hanno un condizionatore in casa e, in particolare, per i 2 milioni di proprietari che, scottati dalla bolletta dello scorso anno, hanno dichiarato di non volerlo accendere.Se il prezzo dell’energia quest’anno sarà più clemente di quanto non sia stato lo scorso, è importante fare attenzione a come si usa l’apparecchio perché cattive abitudini potrebbero comunque avere un impatto negativo in bolletta. Per aiutare i consumatori, Facile.it ha realizzato un breve vademecum con alcuni consigli pratici per ridurre le spese, ma soprattutto gli sprechi, e risparmiare sul conto finale.La classe energetica fa la differenza – Il primo elemento da tenere in considerazione se si vuole risparmiare è scegliere con attenzione la classe energetica del condizionatore; migliore è l’efficienza dell’apparecchio, minori saranno i consumi. Chi è alle prese con l’acquisto, quindi, farebbe bene ad optare per un modello di classe A o superiore in modo da ridurre notevolmente il peso in bolletta; numeri alla mano, passare da un condizionatore di classe B ad uno di classe A++ significa ridurre il costo di circa il 40% all’anno (all’incirca 50 euro). Occhio, però, alle etichette energetiche; se è vero che a partire dal 2021 è entrata in vigore la nuova classificazione per molti degli elettrodomestici che utilizziamo all’interno delle mura domestiche, è altrettanto vero che la novità non ha ancora interessato il mondo dei climatizzatori.Chi ha già un condizionatore datato, invece, può sfruttare le detrazioni fiscali: cambiando un vecchio impianto si può godere di bonus fino al 65%.Freddo sì, ma non polare – Scegliere la temperatura corretta può sembrare una banalità ma non lo è: mantenere la temperatura troppo bassa non solo fa male alla salute, ma è anche uno spreco di denaro. Impostare 6-8 gradi in meno rispetto all’esterno è l’ideale e, se l’apparecchio ne è dotato, meglio ancora usare la funzione di deumidificazione; questa scelta permette di alleggerire la bolletta fino al 13%.Condizionatore inverter – Un altro consiglio da tenere a mente è quello di valutare l’istallazione di un condizionatore inverter, apparecchio che – a differenza di quello tradizionale – una volta raggiunta la temperatura ideale, rallenta la velocità del motore e funziona al minimo, evitando il consumo di energia necessario per fermarsi e ripartire. Scegliere questa tipologia di climatizzatore permette un risparmio energetico del 30% rispetto ad uno standard.L’importanza della manutenzione – Sottovalutare la manutenzione dell’impianto e la pulizia dei filtri può costare caro alla salute e al nostro portafogli tanto che, utilizzando un apparecchio mal conservato, possiamo arrivare a spendere fino all’8% in più.Il buon senso non guasta mai – Tenere le finestre aperte quando l’aria condizionatore è in funzione è una noncuranza che può rivelarsi dannosa per il conto finale. Per evitare sprechi di corrente (e di denaro), quindi, quando accendiamo il climatizzatore è bene verificare che il fresco non venga disperso. Oltre a chiudere le finestre, è utile anche abbassare le tapparelle per non far entrare il calore delle ore più calde e fare attenzione alle porte delle altre stanze; lasciarle aperte quando non necessario, disperdendo così il fresco, può incidere sino al 6% sui consumi.Funzione sleep – Durante le ore notturne, in alternativa alla deumidificazione, è bene preferire la funzione apposita per la notte oppure programmare in maniera corretta e sensata la temperatura e l’eventuale spegnimento dell’apparecchio; in questo modo la riduzione degli sprechi arriva al 10%. LEGGI TUTTO

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    INPS, nel 2022 lavoratori domestici in calo

    (Teleborsa) – Nell’anno 2022 i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 894.299, con un decremento rispetto al 2021 pari a -7,9% (-76.548 lavoratori), dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021 dovuti a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore della norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari. Lo stesso fenomeno si è registrato negli successivi al 2009 e al 2012 , anni in cui sono entrate in vigore regolarizzazioni di lavoratori, sia comunitari che extracomunitari. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps.Dalla serie storica degli ultimi sei anni, si nota – si legge – che il trend decrescente fino al 2019 del numero di lavoratori domestici, riscontrato nel complesso, è simile tra maschi e femmine, anche se la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di femmine, il cui peso sul totale è aumentato nel corso del tempo ed ha raggiunto nel 2019 il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’88,6%. Il peso delle lavoratrici, con l’incremento di lavoratori del biennio 2020-2021, è diminuito e nel 2022 si attesta all’86,4%, mentre i maschi, scendendo nel 2022 sotto le 122mila unità, fanno registrare un decremento di oltre il 18% rispetto al 2021. Nel 2022 la distribuzione territoriale dei lavoratori domestici in base al luogo di lavoro evidenzia che il NordOvest è l’area geografica che, con il 30,8%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 27,2%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,4% e dalle Isole con l’9,3%. La regione che presenta il maggior numero di lavoratori domestici, sia per i maschi che per le femmine, è la Lombardia, con 174.613 lavoratori nel 2022, pari al 19,5%, seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). In queste quattro regioni si concentra poco più della metà dei lavoratori domestici in Italia.La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2022 risultano essere il 69,5% del totale, quota che fa riprendere il trend decrescente, sospeso dopo 9 anni nel 2021. Nell’ultimo anno, infatti, il numero dei lavoratori stranieri è diminuito del -8,4% rispetto all’anno precedente, come si registra una diminuzione dei lavoratori italiani pari al -6,6%. Quanto alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia, con 140.656 lavoratori (il 22,6% del totale dei lavoratori domestici stranieri), a seguire il Lazio (15,9%) e l’Emilia-Romagna (10,1%); la maggior parte dei lavoratori domestici italiani, invece, lavora in Sardegna (14,5% del totale dei lavoratori domestici italiani). Rispetto alla zona di provenienza nel 2022 l’Europa dell’Est continua ad essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori pari al 35,4% del totale dei lavoratori domestici, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5%), dai lavoratori del Sud America (7,8%) e dell’Asia Orientale (6,8%). Dieci anni fa la quota di lavoratori dell’Est europeo era pari a 44,5% contro il 21,2% dei lavoratori italiani.Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, si osserva una prevalenza della tipologia di lavoro “Colf”, che nel 2022 interessa il 52% del totale dei lavoratori, contro il 48% della tipologia “Badante”, dieci anni fa la quota delle colf era decisamente maggioritaria, con il 61,4% dei lavoratori. La tipologia “Colf” è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale e dall’America Centrale, in cui prevale la tipologia “Badante”. Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6%, che interessa tutte le zone di provenienza, la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8%). Risulta essere maggiore la diminuzione del numero di colf con -9,9%, in particolare dei lavoratori provenienti dall’Africa del Nord (-25,0%) e dall’Asia Orientale (+17,9%), mentre il minor decremento viene fatto registrare da quelli provenienti dalle Filippine (-3,2%). Sempre nel 2022, la classe d’età “50-54 anni” è quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, con un peso pari al 17,2% del totale, mentre il 21,4% ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 1,9% ha un’età inferiore ai 25 anni.Complessivamente nel 2022 i lavoratori domestici sotto i 45 anni rappresentano il 30,2% del totale, dieci anni fa i domestici sotto i 45 anni erano quasi la metà (49,7%). L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2022 evidenzia che il gruppo più numeroso dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua dai 13.000 euro in poi (130.478 lavoratori pari al 14,6% del totale). La stessa situazione si verifica sia per le femmine (14,9%), che per i maschi (12,3%). Le femmine in media hanno una retribuzione più alta rispetto ai maschi, infatti sotto i 5.000 euro l’anno si colloca il 46,5% dei domestici maschi, contro il 39,7% delle femmine. LEGGI TUTTO

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    UK, prezzi produzione maggio -0,5% mese +2,9% anno

    (Teleborsa) – Giungono dati positivi dai prezzi alla produzione del Regno Unito nel mese di maggio 2023. Secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS), l’indice dei prezzi alla produzione (output) è sceso dello 0,5% su base mensile, contro aspettative di mercato per un calo dello 0,1% e rispetto al -0,2% del mese precedente (rivisto da un preliminare di +0%). A livello annuale, si è registrata una variazione positiva del 2,9%, contro il +5,2% del mese precedente (rivisto da un preliminare di +5,4%) e il +3,6% atteso dal mercato. L’indice core, al netto di cibo, bevande, tabacchi e petrolio, è sceso su mese dello 0,3% (+0% ad aprile) e salito su base annuale del 4,1% dal +6% precedente. LEGGI TUTTO

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    UK, inflazione core maggio sale al 7,1%: record dal 1992 e attese deluse

    (Teleborsa) – Giungono dati deludenti dall’inflazione nel Regno Unito a maggio 2023. Secondo il report mensile dell’Office for National Statistics (ONS), i prezzi al consumo segnano una crescita dell’8,7% su base annua, uguale al +8,7% del mese precedente ma superiori rispetto al +8,4% atteso dagli analisti.L’aumento dei prezzi dei viaggi aerei, dei beni e servizi ricreativi e culturali e delle auto di seconda mano ha comportato i maggiori contributi al rialzo dei tassi annuali dell’inflazione, spiega l’ONS. Il calo dei prezzi dei carburanti ha portato il maggior contributo al ribasso, mentre i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche sono aumentati a maggio 2023, ma in misura inferiore rispetto a maggio 2022, determinando un allentamento delle tariffe annuali.Su base mensile l’inflazione ha registrato un incremento dello 0,7%, dopo il +1,2% del mese precedente (+0,5% atteso).Il dato core dell’inflazione, che esclude le componenti più volatili quali cibo e carburanti, sale al +7,1% contro il +6,8% del mese precedente (+6,8% le attese). Si tratta del tasso più alto dal marzo 1992. Su base mensile si registra un +0,8% (+0,6% le attese del mercato) e rispetto al +1,3% precedente. LEGGI TUTTO

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    Maturità 2023, si parte domani con la prima prova: 536mila i maturandi

    (Teleborsa) – Ultimo giorno di attesa per gli oltre 500 mila studenti che si preparano all’esame di maturità. Domani, mercoledì 21 giugno, alle 8.30 si parte con il primo scritto di italiano, comune a tutti gli indirizzi mentre per giovedì 22 giugno è fissata la seconda prova, che riguarda le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio. Poi, tornando la formula tradizionale pre-Covid, sarà il momento del colloquio – le date verranno fissate dai singoli istituti – che ha l’obiettivo di accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale di ciascun candidato. Il voto finale dell’esame di maturità è espresso in centesimi: massimo 40 punti per il credito scolastico; massimo 20 punti per il primo scritto; massimo 20 punti per il secondo scritto; massimo 20 punti per il colloquio. La commissione può inoltre assegnare fino a 5 punti di “bonus” per chi ne ha diritto. Dalla somma di tutti questi punti risulta il voto finale dell’esame. Il punteggio massimo è 100 (con la possibilità della lode). Il punteggio minimo per superare l’esame è 60/100.Tra interni e privatisti saranno infatti 536.008 i candidati. Per la precisione sono 3.670 candidati in meno di quelli della maturità 2022, quando si erano presentati all’esame in 539.678. Saranno complessivamente 521.015 i candidati interni (1.758 in meno di quelli del 2022) e 14.993 candidati privatisti esterni (1.812 in meno dell’anno scorso). In significativo aumento il numero di candidati interni degli istituti paritari: l’anno scorso i candidati interni erano stati 49.049, quest’anno sono 51.734, cioè 1.685 in più. Nel 2021 erano stati 3.365 in più dell’anno precedente e nel 2020 ancora 4.784 in più. Le commissioni sono 14mila, per un totale 27.895 classi.È la Campania con 82.742 candidati complessivi ad avere, ancora una volta, il più elevato numero di giovani che affronteranno tra poco la maturità 2023: quasi un candidato su sette dei 536mila registrati dal Ministero. Seguono la Lombardia, con quasi 75.988 candidati, e il Lazio, 52.391.La provincia di Napoli con 44.008 candidati è quella con il più elevato numero di maturandi (30.314 nelle statali e 13.694 nelle paritarie). Napoli da sola ha più candidati del Veneto (39.356), della Puglia (37.863), dell’Emilia-Romagna (35.405), del Piemonte (32.857), della Toscana (29.822) o dell’Abruzzo, Basilicata e Calabria messe insieme (10.622, 5.353 e 18.797). A Napoli saranno impegnate per gli esami 1.020 commissioni, cinque in più di tutte le commissioni che opereranno in Puglia per Bari, Brindisi, Foggia, Lecce e Taranto. Per numero di candidati, dopo Napoli, c’è Roma con 38.559 (32.678 nelle statali e 5.881 nelle paritarie), seguita da Milano con 24.555 e da Torino con 17.670. Subito dopo il capoluogo piemontese viene Salerno con 17.326 candidati che precede Bari con 15.276, Caserta con 13.049, Palermo con 11.838 e Catania con 10.940. LEGGI TUTTO

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    Cybersecurity, TIM accelera e premia l’innovazione a supporto delle tecnologie Made in Italy

    (Teleborsa) – Un mercato nazionale della cybersecurity in forte sviluppo – con un tasso di crescita media annua dell’11-12% per un valore stimato in circa 2,5 miliardi di euro nel 2025 – e caratterizzato da un’elevata frammentazione, con oltre 3mila aziende, metà delle quali concentrate in tre regioni: Lazio, Campania e Lombardia. Partendo da queste evidenze il Centro Studi TIM ha elaborato il white paper ‘Cybersecurity Made in Italy’ presentato oggi a Roma durante l’evento che ha premiato le migliori soluzioni innovative in ambito cyber.Ad aprire i lavori Elio Schiavo, chief Enterprise and Innovative Solutions Officer TIM, ha illustrato il ruolo delle tecnologie cyber e le prospettive di crescita nell’ambito dell’offerta di servizi digitali a 360 gradi che TIM Enterprise rende disponibili alle aziende e alla Pubblica Amministrazione. Dopo un’analisi del mercato della cybersecurity in Italia a cura di Giorgia Dragoni, ricercatrice dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, hanno fatto seguito gli interventi di Eugenio Santagata, chief Public Affairs and Security officer di TIM e amministratore delegato di Telsy, e di Bruno Frattasi, direttore generale Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che hanno evidenziato l’importanza di fare rete per sviluppare un ecosistema nazionale della cybersecurity, in linea con le iniziative di Paesi come Francia e Germania, per consolidare al proprio interno la crescita del settore.”Oggi serve dotarsi di tecnologie proprietarie certificate e gestite internamente al perimetro nazionale e occorrono quindi esperti e competenze specifiche ma anche una cultura nuova. Le aziende premiate oggi testimoniano il potenziale delle imprese italiane nel campo della cybersecurity e sottolineano l’importanza di creare un ecosistema collaborativo per garantire la sicurezza digitale – ha dichiarato Santagata –. L’obiettivo è quello di costruire una solida base di cybersecurity italiana che possa competere a livello internazionale. Vogliamo attrarre investimenti e talenti nel nostro paese, promuovere lo sviluppo di tecnologie innovative e creare un ambiente favorevole all’innovazione. In questo modo, potremo affrontare le sfide della cybersecurity in modo efficace e fornire soluzioni affidabili e all’avanguardia per proteggere le nostre infrastrutture digitali”.Nel 2022, gli attacchi cyber hanno registrato il valore più elevato di sempre e la maggior percentuale di crescita annua: rispetto al 2021 + 169 % in Italia, mentre a livello mondiale +21%. Gli attacchi nel Paese hanno rappresentato il 7,6 per cento del totale globale (Fonte: CLUSIT, Rapporto 2023 sulla Sicurezza ICT in Italia). A fronte di questo scenario, come rilevato dall’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, il valore del mercato italiano della cybersecurity ha registrato elevati tassi di crescita: 15% e 18 % rispettivamente nel 2021 e 2022. Secondo quanto emerso dal rapporto del Centro Studi TIM, le realtà dedicate ai servizi cyber che sono riuscite ad affermarsi seguendo un chiaro percorso di crescita rappresentano appena il 10 – 15% del mercato. Tra queste prevalgono due modelli alternativi: società che si focalizzano su un unico segmento di clientela – ad esempio con servizi dedicati al sistema bancario – e società con un’offerta più ampia “one stop shop” (più della metà delle imprese esaminate) al cui interno è presente almeno una tecnologia proprietaria (3/4 delle imprese del campione). Tuttavia, la gran parte del mercato rimane oggi polarizzata tra i grandi gruppi ICT il cui portafoglio di offerta include anche i servizi cyber e piccole realtà molto specializzate che faticano a crescere, e presenta un livello di “polverizzazione” molto maggiore rispetto a quello degli altri grandi Paesi europei. In particolare, secondo le stime del Centro Studi TIM, l’Italia ha 1,6 imprese di cybersecurity per miliardo di PIL, un numero doppio rispetto al Regno Unito (0,8 imprese per miliardo di PIL) e superiore anche a quello della Spagna (1,2 imprese per miliardo di PIL).Proprio con l’obiettivo di sviluppare nuove soluzioni volte a contrastare il crescente fenomeno legato ai rischi informatici e di arricchire il portafoglio dei servizi TIM Enterprise e Telsy che fanno uso di tecnologie innovative e proprietarie nazionali è stata realizzata la “Cybersecurity Made in Italy Challenge”. L’iniziativa rientra tra le attività previste nell’ambito del programma di Open Innovation TIM GrowthPlatform, il nuovo modello di innovazione basato sulla collaborazione industriale con società ad alto potenziale con l’obiettivo di accelerarne la crescita. La Challenge punta a facilitare l’incontro tra le imprese, soprattutto italiane, che dispongono di soluzioni e competenze ultra-specialistiche, e le esigenze ed i bisogni espressi dalle PMI, con l’obiettivo di far crescere tutta la filiera e accelerare la digitalizzazione e l’innovazione del Paese. La sfida ha coinvolto, nel giro di pochi giorni, oltre 50 aziende, PMI, startup e scaleup italiane e internazionali per individuare soluzioni innovative. Ai vincitori verrà offerta una partnership tecnologica e commerciale con TIM Enterprise e Telsy. Le società selezionate avranno infatti un accesso privilegiato al mercato della cybersecurity e la possibilità di crescere ulteriormente. In particolare, nel corso dell’evento sono state premiate: Ermes, Pikered, e Sensoworks. Ermes è stata premiata per la soluzione che, grazie ad avanzati algoritmi di machine learning, garantisce sicurezza del browser consentendo una navigazione online sicura e protetta, difendendo gli utenti dalle minacce web, preservando la loro privacy e proteggendo i loro dati. Pikered ha ideato ZAIUX Evo, un “hacker virtuale” che, grazie all’Intelligenza Artificiale, effettua “attacchi etici”, con l’obiettivo di individuare le falle di una rete informatica e fornire le indicazioni per la mitigazione delle vulnerabilità. Sensoworks ha proposto una soluzione per il monitoraggio intelligente di intrastrutture strategiche (viadotti, tunnel, reti idriche), che acquisisce e analizza in real-time i dati provenienti dai sensori connessi e consente di intervenire tempestivamente, migliorando efficienza e sicurezza. LEGGI TUTTO

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    INPS, cassa integrazione n aumento a maggio

    (Teleborsa) – Cresce il ricorso alla cassa integrazione ed alle altre misure contro la disoccupazione nel mese di maggio. Secondo l’INPS, le ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate a maggio 2023 sono state 34,5 milioni, il 40,8% in più rispetto al precedente mese di aprile (24,5 milioni di ore) e il 36,9% in meno rispetto a maggio 2022 (54,7 milioni di ore).Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate sono state 18,3 milioni, in crescita del 26,9% rispetto ai 14,4 milioni del mese di aprile, ma in calo del 17,1% rispetto ai 22,1 milioni di ore di maggio 2022. Per la cassa integrazione straordinaria, sono state autorizzate 14 milioni di ore, di cui 5,9 per solidarietà, con un decremento del 60% rispetto al mese precedente (8,8 milioni di ore) e dell’1,4% rispetto a quanto autorizzato nello stesso mese dell’anno precedente (14,3 milioni di ore). La CIG in deroga conta 434mila ore autorizzate a maggio 2023, in calo del 48,1% rispetto ad aprile (123mila ore) ed in aumento del 251,2% rispetto a maggio 2022 (837mila ore). Quanto ai Fondi di solidarietà, il numero di ore autorizzate a maggio 2023 è pari a 1,7 milioni e registra un incremento rispetto al mese precedente del 45,6% (1,2 milioni di ore) ed una variazione tendenziale del -90,3% rispetto al mese di maggio 2022 (17,5 milioni di ore).Per quanto concerne gli strumenti di sostegno al reddito, la NASpI ha contabilizzato ad aprile oltre 111mila domande, contor le 112mila di marzo e le 117mila di aprile 2022. La DisColl conta 1.375 domande in dimnuzione rispetto alle 2.564 del mese precedente ed alle 1.844 di aprile 2022 LEGGI TUTTO