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    Federmeccanica, nel primo trimestre produzione stagnante

    (Teleborsa) – La produzione metalmeccanica, nei primi tre mesi dell’anno, registra una crescita del 2,2% su base annua ma rimane stagnante, +0,2%, rispetto allo scorso trimestre del 2022. L’export è aumentato del 7,8% su base annua con un evidente rallentamento rispetto a fine 2022 e gli incrementi dell’interscambio rimangono influenzati dalla crescita dei valori medi unitari. È quanto emerge dall’indagine trimestrale di Federmeccanica.Nel confronto europeo, nel periodo gennaio-marzo 2023, la produzione metalmeccanica nel nostro Paese si colloca su livelli inferiori rispetto ai principali paesi della Ue, in termini sia tendenziali sia congiunturali. Malgrado i buoni risultati registrati soprattutto per i comparti dei Mezzi di trasporto e delle Macchine e apparecchi meccanici, occorre ricordare – rileva Federmeccanica – che il settore metalmeccanico è un settore industriale molto eterogeneo perché comprende al suo interno una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro. Pertanto, nell’ambito dell’aggregato in questi primi tre mesi dell’anno in corso si sono osservati risultati tendenziali contrastanti nei diversi comparti. Agli incrementi di produzione registrati dagli Altri mezzi di trasporto (+13,3% rispetto allo stesso trimestre del 2022), dagli Autoveicoli e rimorchi (+5,1%), dalle Macchine e apparecchi meccanici (+4,9%) e dai Computer, radio Tv, strumenti medicali e di precisione (+4,2%) si sono contrapposte soprattutto le contrazioni nelle attività della Metallurgia (-7,2%), mentre più contenute sono state le perdite di produzione registrate nelle fabbricazioni dei Prodotti in metallo (-1,7%) e delle Macchine e apparecchi elettrici (-1,2%). Diminuisce di tre punti percentuali (dal 70% al 67%) la quota di imprese che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi, rispetto alla rilevazione precedente. Si conferma molto alta (72%) la percentuale di chi dichiara un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione. Inoltre, il 57% delle imprese ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo. “In un quadro ancora molto incerto – commenta il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis – registriamo una riduzione della propensione agli investimenti rispetto alle rilevazioni precedenti. Le nostre aziende hanno fino ad oggi mostrato una grande resilienza, anche inaspettata per certi aspetti, avendo continuato ad investire in maniera significativa nonostante la contrazione dei margini dovuta all’incremento dei costi delle materie prime e dei prodotti energetici. Lo avevamo già previsto e purtroppo oggi troviamo delle conferme nei dati della congiunturale. Le nostre imprese non possono essere lasciate da sole o comunque senza strumenti adeguati in uno scenario profondamente mutato con costi stabilmente più alti. Abbiamo voluto anche analizzare gli impatti degli incentivi esistenti soprattutto con riferimento agli investimenti in ricerca e sviluppo. C’è ancora molto da fare nel momento in cui tante imprese ci riferiscono che non li hanno utilizzati perché non rispondenti alle loro esigenze ed altre a causa delle difficoltà burocratiche. Serve un confronto costante con il mondo delle imprese per comprendere appieno quali sono le misure di supporto più efficaci e per mettere in campo strumenti facili da utilizzare. Noi – conclude – siamo pronti a dare il nostro contributo”. LEGGI TUTTO

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    Telemarketing, Di Raimondo (ASSTEL): codice di condotta opportunità per gli operatori

    (Teleborsa) – Il codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling deve costituire un incentivo a valorizzare i comportamenti e gli operatori virtuosi. È il messaggio lanciato da Laura Di Raimondo, direttore generale di ASSTEL, durante l’evento “La forza del gioco di squadra”, organizzato da Assocontact.”Il codice di condotta è una buona opportunità per valorizzare gli operatori virtuosi – ha detto Di Raimondo – Il codice di condotta intende rispondere all’esigenza degli attori coinvolti nella filiera del telemarketing – committenti, call center, teleseller, list provider e associazioni di consumatori – di disporre regole di comportamento chiare e uniformi, che assicurino il rispetto della disciplina sul trattamento dei dati personali e prevengano ingerenze indesiderate nella sfera privata delle persone”.”Le associazioni promotrici possono informare e sensibilizzare gli operatori e tutti i soggetti interessati sulla sua esistenza e sul suo contenuto – ha aggiunto – Ovviamente però dobbiamo assicurare che tutti gli aspetti del codice siano definiti quanto prima”.”Allo stesso tempo, l’esigenza di regole di condotta uniformi è particolarmente sentita per consentire agli operatori che operino nel rispetto delle regole di recuperare la fiducia degli utenti finali e la relativa disponibilità all’ascolto – ha proseguito – Il Codice di condotta va nella direzione di alimentare un circuito virtuoso di generazione del valore – che ASSTEL da tempo promuove – che si genera dal rispetto delle regole dalla qualità del lavoro e dalla qualità del servizio”. LEGGI TUTTO

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    IRR Solar Alba, finanziamento di 17,5 milioni da Intesa per sviluppo fotovoltaico

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha sottoscritto un finanziamento a favore di IRR Solar Alba, società controllata da Italian Renewable Resources, veicolo di investimento specializzato nelle energie rinnovabili, per un importo complessivo pari a 17,5 milioni di euro. Il finanziamento prevede l’erogazione di risorse finalizzate a ottimizzare un portafoglio di cinque impianti fotovoltaici operativi dal 2011 e localizzati in Puglia, con una capacità installata totale pari a 5 MW.”Con questo finanziamento intendiamo sostenere e potenziare la nostra attività nell’ambito delle energie rinnovabili e nello specifico del fotovoltaico – ha commentato Riccardo Ciurlanti, presidente di IRR Solar Alba – al fine di promuovere la transizione energetica e i valori della sostenibilità, in conformità degli obiettivi comuni sanciti a livello europeo, anche attraverso interventi di efficientamento del nostro portafoglio di impianti. Sicuramente investimenti e condizioni di finanziamento attraenti possono sostenere lo sviluppo di capacità di produzione di energia solare fotovoltaica nell’UE”.L’operazione è stata originata dalla Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, guidata da Stefano Barrese, e strutturata dalla Divisione IMI Corporate & Investment Banking guidata da Mauro Micillo, che ha agito in qualità di arranger e banca agente fornendo anche il servizio di copertura del rischio tasso di interesse del finanziamento.”Il settore fotovoltaico in questi ultimi anni ha fatto notevoli passi avanti in Italia e costituisce ad oggi un’opportunità concreta e di valore per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica, un tema a cui il nostro gruppo è particolarmente attento e sensibile – ha dichiarato Andrea Ballestri, Responsabile Corporate Finance BdT della Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo – Come Intesa Sanpaolo ci impegniamo a ricoprire un ruolo di rilievo per guidare il Paese verso gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea entro il 2050, offrendo servizi e supporto finanziario alle imprese che operano in questa direzione”.(Foto: Zbynek Burival on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    SevenData, Intesa Sanpaolo entra nel capitale con il 4,84%

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo è entrata nel capitale di SevenData, martech company milanese attiva nell’intelligenza artificiale, con una quota del 4,84%. SevenData ha chiuso il 2022 con ricavi per 6,7 milioni (+10%), con circa 1,5 milioni di EBITDA (+49%) e con una base clienti che ormai sfiora le 1.000 unità.L’ingresso della banca segue gli aumenti di capitale da 2,7 milioni che hanno portato a un allargamento della compagine azionaria di SevenData (tra gli altri Enrico Giacomelli-Namirial, Attilio Mazzilli-Tech Group, Gianluca Longo-Safety21, Fabio Risetti-Datlas, Patrick Coupier-Kompass International, Alberto Berti-Faber System, Federico Mussetto). Per effetto dell’ingresso dei nuovi investitori, è scattato il diritto per Intesa Sanpaolo di convertire il finanziamento e la banca ha deciso di esercitare il proprio diritto entrando nel capitale con una quota di poco inferiore al 5%”L’entrata di Intesa Sanpaolo nella compagine societaria di SevenData potrà rappresentare un canale di consolidamento dei rapporti di natura industriale, anche attraverso le collaborazioni di Intesa Sanpaolo Innovation Center, la società del gruppo dedicata all’innovazione di frontiera”, si legge in una nota. LEGGI TUTTO

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    Farmagorà, aumento di capitale da 20 milioni per piano di acquisizioni

    (Teleborsa) – Farmagorà Holding ha annunciato l’ingresso della famiglia Giubergia (Narval Investimenti) e della famiglia Gattiglia (Holding Sogegross) nella compagine azionaria. L’operazione ha visto i nuovi soci entrare con un aumento di capitale per complessivi 20 milioni di euro. Queste risorse, si legge in una nota, andranno a finanziare il piano di acquisizione di nuove farmacie ed integrazione di quelle già acquisite, supportando così una nuova fase di sviluppo di Farmagorà.Fondata nel 2021, Farmagorà – catena farmaceutica che conta 32 farmacie distribuite in 6 regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta, Veneto e Sardegna) – ha raggiunto un fatturato annuo di circa 45 milioni di euro.In particolare, le competenze industriali del gruppo Sogegross e quelle finanziarie di Narval Investimenti contribuiranno a sviluppare nuove opportunità in due regioni strategiche dove operano da molti anni: la Liguria ed il Piemonte.Equita ha agito in qualità di advisor finanziario di Farmagorà, consolidando il proprio posizionamento di M&A advisor al fianco di famiglie imprenditoriali e realtà aziendali dal forte potenziale di crescita sul mercato.Nel novembre 2022 Farmagorà Holding aveva ottenuto da UniCredit un finanziamento di 15 milioni di euro della durata di 8 anni finalizzato a supportare l’acquisizione di società titolari di licenza farmaceutica. LEGGI TUTTO

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    Asili nido e PNRR: “Non è tema per mamme, serve per PIL e natalità”

    (Teleborsa) – Sono 4,6 i miliardi messi a disposizione dal PNRR per i servizi per l’infanzia, per la costruzione o il rimodernamento di oltre 2mila asili nido e scuole materne dalla cui messa a terra dipende anche la crescita del nostro Paese. Lo ha spiegato l’economista Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics all’Università di Roma Unitelma Sapienza.Ogni euro investito in servizi per l’infanzia torna indietro allo Stato 13 volte, ecco perché “costruire asili nido non è un tema per mamme e papà ma è fondamentale per il Prodotto interno lordo, oltre che per far ripartire la natalità”, ha detto. Il rischio, avvertono da tempo associazioni come Save the Children e società civile, è di perdere i fondi anche perché i Comuni, soprattutto quelli delle aree interne, hanno difficoltà con i bandi.”Uno degli equivoci in cui siamo impantanati – spiega ancora l’economista – è che si vedono gli asili nido come servizi a favore delle mamme. Questo è miope. Il 75% delle attività di cura è sulle spalle delle donne; ma è un problema di sistema che riguarda anche chi i figli non li ha. Il nostro paese – sottolinea l’economista – è affaticato perché la forza lavoro femminile non riesce a stare sul mercato del lavoro e 1 donna su 3 si licenzia dopo i figli. Invece, quando ci sono gli asili nido, le donne possono produrre reddito che si trasforma in Pil e poi in servizi per tutti”.Quanto agli obiettivi Ue di Barcellona, sui servizi per l’infanzia, prevedevano già almeno 1 posto garantito ogni 3 bambini in un nido. Tra l’altro nidi e materne sono già inquadrati come “diritto della persona”: nello spirito della Costituzione, contribuiscono a livellare le disparità sociali. In Italia ci sono differenze territoriali: al Nord ci sono più di due posti su tre nei nidi ma al Sud mancano.”È mancata una visione – secondo l’economista -. Parliamo del Next Generation UE, la prossima generazione. Potevamo arrivare almeno a due posti su 3 invece nel Pnrr abbiamo mantenuto l’obiettivo minimo di Barcellona. I Paesi in cui il tasso di occupazione è più alto – fa notare Rinaldi – sono anche quelli in cui si fanno più figli e cresce il PIL”. LEGGI TUTTO

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    Stati Uniti, Biden trova l’accordo con i Repubblicani sul tetto del debito

    (Teleborsa) – Il Presidente americano Joe Biden ha finalmente trovato l’accordo con i Repubblicani sul “congelamento” del tetto del debito, a patto di qualche rinuncia da entrambe le parti, da parte dei Repubblicani che contavano in tagli più risoluti alla spesa sociale e da parte dei democratici che si vedono legare le mani per i prossimi due anni. Un accordo che arriva quasi in extremis per essere approvato dal Congresso nell’ultimo giorno utile prima del possibile default, che sarebbe scattato il 5 giugno, secondo quanto confermato dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen.L’accordo raggiunto con l’opposizione, siglato nella notte fra sabato e domenica, dopo un lunghissimo periodo di negoziati, che ha fatto anche interrompere il G7 in anticipo al Presidente USA, consente di sospendere il tetto del debito per un paio di anni ed evitare un costosissimo default proprio nell’imminenza delle Presidenziali.L’accordo sospende per due anni il limite posto al debito, pari a 31.400 miliardi, e nello stesso tempo congela la spesa federale, limitandone l’aumento e legando le mani alla Casa Bianca, fin quando non si terranno le presidenziali USA nel 2024. Secondo i calcoli dle New York Time l’impatto sulla spesa nell’arco di un decennio sarebbe modesto per una cifra di 650 miliardi di dollari.Non è la prima volta che gli USA avvicinano il default. Nel 2011 questa possibilità, fugata all’ultimo minuto, era costata agli USA un taglio del rating da parte di S&P. Biden ha commentato l’intesa raggiunta con il leader repubblicano Kevin MCarthy come un “importante passo avanti” nella direzione della crescita economica e dell’interesse dei lavoratori.Ora l’intesa sarà sottoposta al voto di Camera e Senato USA, anche se la maggioranza appare più fragile alla Camera, dove viene osteggiata da entrambe le parti. LEGGI TUTTO

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    Italia ultima in UE per ragazzi che non studiano e non lavorano

    (Teleborsa) – L’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi UE per i giovani uomini tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione. In base ai dati pubblicati da Eurostat riferiti al 2022. I ragazzi Neet in Italia sono il 17,7%, davanti a Romania (14,5%) e Grecia (14,1%). Per quel che riguarda le ragazze invece si registra il secondo peggior risultato con il 20,5%, dietro alla Romania (25,4%) e davanti alla Bulgaria (17,4%). Nel complesso, i giovani italiani che non studiano e non lavorano sono il 19% dietro solo alla Romania.Nel 2022, più di un giovane su dieci (11,7%) nell’UE di età compresa tra i 15 e i 29 anni non era né occupato né istruito o formato (NEET) , indicando una diminuzione di 1,4 punti percentuali (pp) rispetto al 2021. Durante l’ultimo decennio, c’è stata una significativa diminuzione della quota di giovani adulti NEET. Nel 2012 l’UE ha registrato un tasso del 16,0%, che ha raggiunto il picco nel 2013 (16,1%) per poi iniziare una costante diminuzione. Un’eccezione si è verificata nel 2020, quando l’indicatore ha raggiunto il 13,8% durante la pandemia (dal 12,6% del 2019), ma da allora ha continuato il suo trend decrescente, raggiungendo l’11,7% nel 2022.La riduzione di questo tasso è uno degli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali. L’obiettivo è abbassare il tasso di giovani NEET di età compresa tra 15 e 29 anni al 9% nel 2030. Tra i paesi dell’UE, nel 2022 si sono registrate ampie variazioni quando si osservano i tassi di NEET per la fascia di età 15-29. La percentuale di NEET nell’UE variava dal 4,2% nei Paesi Bassi a una quota quasi 5 volte superiore in Romania (19,8%).I dati mostrano che, nel 2022, un terzo dei membri dell’UE era già al di sotto dell’obiettivo del 9 per il 2030, vale a dire Paesi Bassi (4,2%), Svezia (5,7%), Malta (7,2%), Lussemburgo (7,4%), Danimarca (7,9%), Portogallo (8,4%), Slovenia (8,5%), Germania (8,6%) e Irlanda (8,7%).Nella maggior parte dei membri dell’UE, vi erano differenze tra le quote di giovani donne e uomini NEET. Nel 2022, il 13,1% delle giovani donne di età compresa tra 15 e 29 anni nell’UE erano NEET, mentre la quota corrispondente tra i giovani uomini era del 10,5%. I tassi di NEET più bassi per le giovani donne e i giovani uomini si registrano entrambi nei Paesi Bassi: 3,8% per i giovani uomini e 4,6% per le giovani donne. Solo in quattro paesi dell’UE, le quote di giovani donne NEET erano inferiori alla quota associata di uomini: Lussemburgo (6,9% donne vs 7,9% uomini), Finlandia (8,8% vs 10,3%), Belgio (9,1% vs 9,3%) ed Estonia (9,2% contro 11,9%). LEGGI TUTTO