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    PNRR, FMI: all’Italia serve una “piena e tempestiva” realizzazione del Piano

    (Teleborsa) – Per il Fondo Monetario Internazionale la politica di bilancio può aiutare l’economia italiana ad affrontare gli shock e proteggere allo stesso tempo la sostenibilità dei conti pubblici. “Dato l’elevato debito pubblico e le più stringenti condizioni finanziarie, risparmiare le entrate inaspettate dall’inflazione e dalle modifiche contabili è consigliabile. Un credibile piano di riduzione del debito di medio termine mitigherebbe ulteriormente i rischi legati al debito”, ha spiegato il FMI nell’Article IV per l’Italia.Inoltre, una completa e tempestiva implementazione del PNRR è necessaria per aumentare la produttività e aumentare il potenziale di crescita. “Riforme strutturali ambiziose, che favoriscano la produttività, sono una priorità per compensare il freno alla produzione derivante dalla contrazione della forza lavoro dovuta al rapido invecchiamento della popolazione italiana. Ciò richiede misure per ridurre le trappole della disoccupazione e dell’inattività, diminuire il ‘nero’ ed evitare di sostenere le imprese in declino”, hanno aggiunto gli economisti di WashingtonLe riforme del PNRR, sottolinea il Fondo, “sono mirate a colmare numerose carenze che frenano la produttività e dovrebbero essere attuate pienamente e tempestivamente. Il rafforzamento della capacità amministrativa ed esecutiva degli enti locali favorirebbe una gestione efficiente del grande volume di progetti e le misure per accelerare le procedure dovrebbero promuovere la concorrenza e l’integrità delle risorse finanziarie”.Il FMI ha poi sottolineato che un’accelerazione nella transizione alle rinnovabili rinforzerebbe la sicurezza energetica e sosterrebbe il raggiungimento degli obiettivi sul clima. L’Istituzione internazionale ha stimato che l’economia italiana crescerà dell’1,1% sia nel 2023 che nel 2024.(Foto: © ruskpp/123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, Università Michigan: fiducia consumatori cala a maggio

    (Teleborsa) – Scivola l’indice che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’Università del Michigan, che ha pubblicato la stima definitiva. Nel mese di maggio, l’indice sul consumer sentiment si è attestato a 59,2 punti dai 57,9 della lettura preliminare e contro i 63,5 di aprile. Rivista al rialzo invece la componente relativa alle aspettative, che si posiziona a 55,4 punti da 60,5 e contro il 53,4 atteso, mentre quella sulla condizione attuale è stata rivista a 64,9 punti dal preliminare di 64,5 punti e rispetto al 68,2 di aprile. LEGGI TUTTO

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    Fiducia, Associazioni consumatori: “Dato riflette incertezze quadro economico”

    (Teleborsa) – Un dato annunciato, che riflette la realtà dell’attuale quadro economico, sul quale pesa l’erosione potere d’acquisto data dalla mancata discesa dei prezzi. Il segnale che arriva dalle associazioni dei consumatori non è di allarme ma racchiude un monito al governo affinché intervenga con misure atte a calmierare i listini. Questo, in sintesi, il commento delle associazioni dei consumatori alle stime dell’Istat sulla fiducia dei consumatori che, per il mese di maggio 2023, rilevano una riduzione della fiducia dei consumatori da 105,5 a 105,1.”La riduzione della fiducia dei consumatori e degli imprenditori rilevata a maggio non è affatto grave ma – evidenzia l’Ufficio Studi di Confcommercio – riflette direttamente le incertezze che caratterizzano il quadro economico, a cominciare dall’inflazione il cui riassorbimento potrebbe essere più lento del previsto. Lo stesso peggioramento del sentiment presso le imprese del turismo va interpretato come un fisiologico riallineamento su valori comunque elevati, dopo lo strappo di aprile. Nel complesso, allo stato attuale, sarebbe, quindi, prematuro leggere lo stop della fiducia come l’inizio di una fase di ripiegamento dell’attività economica che, in ogni caso, appare in moderato rallentamento come si evince dalle recenti dinamiche della produzione industriale e delle vendite al dettaglio”.”Il mese di maggio segna una battuta d’arresto per la fiducia di famiglie ed imprese: il dato odierno sul clima di fiducia di consumatori ed imprese registrato dall’Istat segnala, infatti, due cali paralleli, ad indicare che sia le aspettative che la situazione reale sono, purtroppo, ancora incerte – afferma l’Ufficio economico di Confesercenti –. Sul versante dei consumi, in particolare, la situazione è ancora critica, con un rientro dell’inflazione più lento del previsto e che per tre anni si manterrà, comunque, abbondantemente al di sopra del 2%: con questi andamenti il potere d’acquisto delle famiglie continuerà ad essere eroso ed il livello di spesa si manterrà ancora al di sotto dei livelli pre-crisi. In questo contesto, perciò, la priorità rimane salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie. In particolare, la riforma fiscale deve puntare a neutralizzare gli effetti del fiscal drag correlato all’accelerazione dell’inflazione, che rischia di annullare gli effetti positivi della riforma stessa sul potere d’acquisto delle famiglie”. “Da tempo invitavamo alla cautela sui dati relativi alla fiducia dei consumatori: dopo l’entusiasmo iniziale dato dai primi cali del costo dell’energia, una volta visto che i costi di beni e servizi non sono affatto diminuiti ma son rimasti invariati, su livelli altissimi, l’ottimismo – sottolinea Federconsumatori – è svanito ed è scattato, purtroppo, un clima di generale sconforto. Un andamento prevedibile, in un certo senso annunciato, a cui solo il Governo e le aziende possono rispondere con operazioni di ribasso dei prezzi e sanzioni a chi non effettua i dovuti adeguamenti. A tal proposito, si è tenuta ieri la commissione di allerta prezzi di cui Federconsumatori fa parte, insieme ad Adoc e Assoutenti in rappresentanza delle Associazioni dei Consumatori riconosciute dal CNCU: in tale occasione ha avuto luogo una discussione, in cui le aziende accampavano le scuse e le motivazioni più svariate per giustificare il susseguirsi di aumenti a nostro avviso inammissibili.Riteniamo sia giunto il momento di porre fine a questa situazione, per questo Federconsumatori ha proposto la realizzazione di Osservatori Territoriali presso le Prefetture, con la partecipazione delle Associazioni dei Consumatori riconosciute. Questi condurranno delle serie e dettagliate azioni di monitoraggio sui prezzi di un paniere di beni, con un apposito applicativo, che dovranno condurre, in presenza di scorrettezze o fenomeni poco chiari, ad un tempestivo intervento sanzionatorio da parte di Mr Prezzi e delle Autorità preposte. I rincari, per le famiglie, continuano infatti ad avere ripercussioni insostenibili: secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, con l’inflazione attuale, ammontano a 2.443,60 euro annui a famiglia. Aumenti che non hanno lo stesso impatto per tutti: pesano molto di più per le famiglie meno abbienti. Queste ultime, ma non solo, sono ancora costrette a mettere in atto rinunce e sacrifici: secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i cittadini continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); a ricercare sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); ad effettuare acquisti presso i discount (+11,9%). Questa dinamica accresce le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese: per questo si rende sempre più urgente che il Governo affronti questa emergenza con misure in grado di aiutare e sostenere in maniera strutturale e duratura le famiglie, specialmente quelle con minore possibilità di spesa. Si possono trovare i fondi per mettere in atto tali interventi attraverso il potenziamento della lotta ai fenomeni speculativi, all’evasione e all’elusione fiscale, nonché disponendo un aumento della tassazione su extraprofitti (non solo in campo energetico) e rendite finanziarie”.”Effetto realtà! Dopo il rialzo illusorio di aprile, dovuto ai ponti e al primo periodo di vacanze primaverili degli italiani, si torna al modo reale e ai problemi irrisolti degli italiani – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Infatti, non solo peggiorano sia i giudizi che le attese sulla situazione economica dell’Italia, ma anche quelli sulla famiglia. In particolare le attese sulla condizione economica della famiglia precipitano fa -11,3 a -14,8, ben 3,5 punti percentuali. Insomma, il Governo continua a navigare a vista, senza alcuna svolta nella sua politica economica, troppo fiacca per incidere sulla condizione di difficoltà delle famiglie”. “Dopo la positiva ripresa dei mesi scorsi, legata soprattutto al calo delle bollette di luce e gas e alle ripercussioni sul tasso d’inflazione, l’indice sulla fiducia torna a diminuire – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. È evidente che la crescita dei prezzi al dettaglio registrata nell’ultimo periodo, e listini in costante aumento per i beni più acquistati dalle famiglie, dagli alimentari al carrello della spesa, abbia influito sul clima di fiducia e sulle aspettative dei consumatori. Il calo della fiducia è un segnale preoccupante perché si riflette sulla propensione alla spesa dei cittadini, e ribadiamo ancora una volta la necessità di un intervento del Governo attraverso misure specifiche tese a calmierare i listini al dettaglio, specie per i beni primari di cui le famiglie non possono fare a meno”. LEGGI TUTTO

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    USA, calano le scorte di magazzino in aprile

    (Teleborsa) – Sono calate le scorte di magazzino negli Stati Uniti. Nel mese di aprile, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato una flessione dello 0,2% a 914,9 miliardi di dollari, rispetto alla variazione nulla del mese precedente e stimata dagli analisti. Su base annua si registra una salita del 6,2%. Nello stesso periodo le vendite sono cresciute dell’1,6% su base mensile a 722,3 miliardi di dollari, rispetto al -0,1% precedente. Su anno si è registrato un incremento del 7,7%. LEGGI TUTTO

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    USA, inflazione misurata da indice PCE sale oltre attese in aprile

    (Teleborsa) – Sopra le attese le spese ed i redditi delle famiglie americane in aprile. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i consumi personali (PCE) sono aumentati dello 0,8% dopo il +0,1% del mese precedente (dato rivisto da +0%) e si confrontano con un +0,4% stimato dagli analisti. L’inflazione misurata dall’indice PCE viene utilizzata dalla Fed come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi e dimostra quanto la banca centrale americana faccia fatica a combattere contro la galoppata dell’inflazione.I redditi personali hanno registrato un incremento dello 0,4%, in linea con il consensus e al di sopra del +0,3% registrato il mese precedente.Il PCE price index core, una misura dell’inflazione, evidenzia una variazione positiva dello 0,4% su mese (+0,3% il mese precedente) e del 4,4% su anno (+4,2% il mese precedente), superiore alle previsioni del mercato (+0,3% su mese e +3,9% su anno).(Foto: PublicDomainPictures / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    USA, ordini beni durevoli salgono oltre attese in aprile

    (Teleborsa) – Sono aumentati a sorpresa gli ordinativi di beni durevoli americani ad aprile.Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census), gli ordini hanno evidenziato un incremento mensile dell’1,1% dopo il +3,3% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di +3,2%). Le stime di consensus indicavano un calo dell’1%.Il dato “core”, ossia al netto degli ordinativi del settore trasporti, risulta in calo dello 0,2% e si confronta con il +0,3% del mese precedente e la variazione nulla stimata dagli analisti. Se si esclude il settore della difesa, gli ordinativi sono scesi dello 0,6%, dopo il -3,2% precedente (dato rivisto da +3,4%). LEGGI TUTTO

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    Fipe, Assobio e Ismea: la ristorazione guarda al biologico

    (Teleborsa) – Di pari passo con il crescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale tra i driver di scelta degli italiani, il biologico trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine ISMEA realizzata in collaborazione con FIPE e AssoBio e presentata oggi in occasione dell’evento “Il biologico nella ristorazione commerciale”. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno infatti proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche, nelle diverse occasioni di consumo, dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali, al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.L’indagine è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 presso un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali e ha raccolto oltre 2mila interviste telefoniche. Più nel dettaglio, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita ubicati nelle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6. Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti presso questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino. La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei costi più elevati per l’approvvigionamento.Dal lato ristorazione, i dati sono ancora più confortanti confermando un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego presso ben i due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi sul panorama italiano. Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel nord Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti). All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva. Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. Contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi. In relazione alle prospettive nel prossimo futuro, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio, in termini quantitativi. Tra i primi, tuttavia, il 13,5% potrebbe prendere in considerazione la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce invece al 6%. L’evento, organizzato da FIPE-Confcommercio, ISMEA e AssoBio, ha avuto l’obiettivo di delineare gli scenari nel canale Horeca , per il settore biologico, partendo dai nuovi valori che guidano le scelte di consumo: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equa lungo la filiera. Ma anche rendere riconoscibile il ruolo fondamentale dell’agricoltura biologica in ambiti di grande attualità come la sicurezza alimentare, la sana alimentazione, la sostenibilità ambientale e il contrasto ai cambiamenti climatici. “La nostra attività di analisi è sempre focalizzata a cogliere le principali tendenze nei consumi alimentari e nella ristorazione – ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di FIPE-Confcommercio –. L’attenzione alle produzioni biologiche è la testimonianza di come i consumatori oggi siano sempre più consapevoli della necessità di coniugare il proprio benessere e la propria salute con il benessere e la salute del pianeta rispettando il territorio, la stagionalità, la qualità e la sicurezza. Tutti valori promossi da FIPE con il Manifesto della Ristorazione presentato e sottoscritto lo scorso 28 aprile in occasione della Giornata della Ristorazione”.”Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Ringraziamo ISMEA per aver investito in questo studio e FIPE per la preziosa collaborazione fornita – ha commentato Roberto Zanoni, presidente AssoBio –. Il lavoro che stiamo presentando, analizza in modo approfondito un settore importante, sia da un punto di vista economico, che culturale e dimostra quanto i consumi biologici si stiano affermando in canali come bar, ristoranti, hotel a testimonianza della sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso prodotti che salvaguardano ambiente, salute e benessere. Auspichiamo che questa ricerca possa essere aggiornata nel tempo in maniera costante per monitorare un canale di vendita e un mercato in forte espansione”.”ISMEA rileva e analizza da anni le principali dinamiche degli acquisti alimentari domestici degli italiani, con riferimento sia ai prodotti convenzionali sia al segmento del bio – ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA –. Per la prima volta questa indagine qualitativa, resa possibile grazie alla collaborazione con Fipe-Confcommercio, ci ha dato l’opportunità di allargare il nostro sguardo anche al fuori casa, un filone di indagine estremamente interessante, che speriamo di poter approfondire ulteriormente con analisi periodiche. In un contesto che vede un fisiologico rallentamento della crescita dei consumi di alimenti biologici tra le mura domestiche, dopo i tassi di incremento significativi a cui per anni il bio ci aveva abituato, il monitoraggio dell’Horeca, anche su aspetti di natura prettamente qualitativa può fornire, infatti, preziosi elementi per orientare le scelte della politica e della filiera”. LEGGI TUTTO

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    Popolare Sant’Angelo, CdA approva nuovo bilancio 2022: perdita di 836 mila euro

    (Teleborsa) – Il CdA della Banca Popolare Sant’Angelo ha approvato nuovo progetto di bilancio al 31 dicembre 2022 e convocato l’assemblea degli azionisti per il 26/28 giugno prossimi, dopo che lo scorso 18 aprile aveva deliberato di procedere alla revoca della delibera del 31 marzo 2023 di approvazione del progetto di bilancio, per consentire gli approfondimenti richiesti dalla società di revisione.Il risultato netto dell’esercizio è stato penalizzato da fattori di natura non ricorrente che hanno determinato una perdita di 836 mila euro. Infatti il risultato netto “ha risentito in particolare della svalutazione per 1,4 milioni di euro delle quote di un OICR (che nel corso del 2022, è stato oggetto di atti dolosi)”, si legge in una nota dell’istituto sicialiano.La raccolta totale dalla clientela ordinaria si attesta a 1.263,2 milioni di euro. La raccolta diretta ammonta fine esercizio a 951,8 milioni di euro, mentre la raccolta indiretta è pari a 311,4 milioni di euro.Il margine di interesse, grazie alla strategia di diversificazione attuata e alla ripresa dei tassi di riferimento e dello spread medio, ha fatto registrare una crescita del 23,8% rispetto al 2021. Il margine di intermediazione è salito del 17,25% a 31,7 milioni di euro.L’NPL Ratio lordo è al 6,84% (8,64% a fine 2021). Il rafforzamento del grado di copertura medio dei crediti deteriorati – passato dal 42,98% di fine 2021al 49,82%, con un livello di copertura delle sofferenze incrementato dal 54,30% al 60,21% – ha consentito di migliorare ulteriormente l’NPL Ratio netto, sceso dal 5,16% al 3,58%. LEGGI TUTTO