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    USA, inflazione misurata da indice PCE sale oltre attese in aprile

    (Teleborsa) – Sopra le attese le spese ed i redditi delle famiglie americane in aprile. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i consumi personali (PCE) sono aumentati dello 0,8% dopo il +0,1% del mese precedente (dato rivisto da +0%) e si confrontano con un +0,4% stimato dagli analisti. L’inflazione misurata dall’indice PCE viene utilizzata dalla Fed come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi e dimostra quanto la banca centrale americana faccia fatica a combattere contro la galoppata dell’inflazione.I redditi personali hanno registrato un incremento dello 0,4%, in linea con il consensus e al di sopra del +0,3% registrato il mese precedente.Il PCE price index core, una misura dell’inflazione, evidenzia una variazione positiva dello 0,4% su mese (+0,3% il mese precedente) e del 4,4% su anno (+4,2% il mese precedente), superiore alle previsioni del mercato (+0,3% su mese e +3,9% su anno).(Foto: PublicDomainPictures / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    USA, ordini beni durevoli salgono oltre attese in aprile

    (Teleborsa) – Sono aumentati a sorpresa gli ordinativi di beni durevoli americani ad aprile.Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (Bureau of the Census), gli ordini hanno evidenziato un incremento mensile dell’1,1% dopo il +3,3% del mese precedente (dato rivisto da un preliminare di +3,2%). Le stime di consensus indicavano un calo dell’1%.Il dato “core”, ossia al netto degli ordinativi del settore trasporti, risulta in calo dello 0,2% e si confronta con il +0,3% del mese precedente e la variazione nulla stimata dagli analisti. Se si esclude il settore della difesa, gli ordinativi sono scesi dello 0,6%, dopo il -3,2% precedente (dato rivisto da +3,4%). LEGGI TUTTO

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    Fipe, Assobio e Ismea: la ristorazione guarda al biologico

    (Teleborsa) – Di pari passo con il crescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale tra i driver di scelta degli italiani, il biologico trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine ISMEA realizzata in collaborazione con FIPE e AssoBio e presentata oggi in occasione dell’evento “Il biologico nella ristorazione commerciale”. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno infatti proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche, nelle diverse occasioni di consumo, dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali, al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.L’indagine è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 presso un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali e ha raccolto oltre 2mila interviste telefoniche. Più nel dettaglio, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita ubicati nelle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6. Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti presso questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino. La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei costi più elevati per l’approvvigionamento.Dal lato ristorazione, i dati sono ancora più confortanti confermando un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego presso ben i due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi sul panorama italiano. Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel nord Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti). All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva. Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. Contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi. In relazione alle prospettive nel prossimo futuro, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio, in termini quantitativi. Tra i primi, tuttavia, il 13,5% potrebbe prendere in considerazione la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce invece al 6%. L’evento, organizzato da FIPE-Confcommercio, ISMEA e AssoBio, ha avuto l’obiettivo di delineare gli scenari nel canale Horeca , per il settore biologico, partendo dai nuovi valori che guidano le scelte di consumo: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equa lungo la filiera. Ma anche rendere riconoscibile il ruolo fondamentale dell’agricoltura biologica in ambiti di grande attualità come la sicurezza alimentare, la sana alimentazione, la sostenibilità ambientale e il contrasto ai cambiamenti climatici. “La nostra attività di analisi è sempre focalizzata a cogliere le principali tendenze nei consumi alimentari e nella ristorazione – ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di FIPE-Confcommercio –. L’attenzione alle produzioni biologiche è la testimonianza di come i consumatori oggi siano sempre più consapevoli della necessità di coniugare il proprio benessere e la propria salute con il benessere e la salute del pianeta rispettando il territorio, la stagionalità, la qualità e la sicurezza. Tutti valori promossi da FIPE con il Manifesto della Ristorazione presentato e sottoscritto lo scorso 28 aprile in occasione della Giornata della Ristorazione”.”Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Ringraziamo ISMEA per aver investito in questo studio e FIPE per la preziosa collaborazione fornita – ha commentato Roberto Zanoni, presidente AssoBio –. Il lavoro che stiamo presentando, analizza in modo approfondito un settore importante, sia da un punto di vista economico, che culturale e dimostra quanto i consumi biologici si stiano affermando in canali come bar, ristoranti, hotel a testimonianza della sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso prodotti che salvaguardano ambiente, salute e benessere. Auspichiamo che questa ricerca possa essere aggiornata nel tempo in maniera costante per monitorare un canale di vendita e un mercato in forte espansione”.”ISMEA rileva e analizza da anni le principali dinamiche degli acquisti alimentari domestici degli italiani, con riferimento sia ai prodotti convenzionali sia al segmento del bio – ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA –. Per la prima volta questa indagine qualitativa, resa possibile grazie alla collaborazione con Fipe-Confcommercio, ci ha dato l’opportunità di allargare il nostro sguardo anche al fuori casa, un filone di indagine estremamente interessante, che speriamo di poter approfondire ulteriormente con analisi periodiche. In un contesto che vede un fisiologico rallentamento della crescita dei consumi di alimenti biologici tra le mura domestiche, dopo i tassi di incremento significativi a cui per anni il bio ci aveva abituato, il monitoraggio dell’Horeca, anche su aspetti di natura prettamente qualitativa può fornire, infatti, preziosi elementi per orientare le scelte della politica e della filiera”. LEGGI TUTTO

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    Popolare Sant’Angelo, CdA approva nuovo bilancio 2022: perdita di 836 mila euro

    (Teleborsa) – Il CdA della Banca Popolare Sant’Angelo ha approvato nuovo progetto di bilancio al 31 dicembre 2022 e convocato l’assemblea degli azionisti per il 26/28 giugno prossimi, dopo che lo scorso 18 aprile aveva deliberato di procedere alla revoca della delibera del 31 marzo 2023 di approvazione del progetto di bilancio, per consentire gli approfondimenti richiesti dalla società di revisione.Il risultato netto dell’esercizio è stato penalizzato da fattori di natura non ricorrente che hanno determinato una perdita di 836 mila euro. Infatti il risultato netto “ha risentito in particolare della svalutazione per 1,4 milioni di euro delle quote di un OICR (che nel corso del 2022, è stato oggetto di atti dolosi)”, si legge in una nota dell’istituto sicialiano.La raccolta totale dalla clientela ordinaria si attesta a 1.263,2 milioni di euro. La raccolta diretta ammonta fine esercizio a 951,8 milioni di euro, mentre la raccolta indiretta è pari a 311,4 milioni di euro.Il margine di interesse, grazie alla strategia di diversificazione attuata e alla ripresa dei tassi di riferimento e dello spread medio, ha fatto registrare una crescita del 23,8% rispetto al 2021. Il margine di intermediazione è salito del 17,25% a 31,7 milioni di euro.L’NPL Ratio lordo è al 6,84% (8,64% a fine 2021). Il rafforzamento del grado di copertura medio dei crediti deteriorati – passato dal 42,98% di fine 2021al 49,82%, con un livello di copertura delle sofferenze incrementato dal 54,30% al 60,21% – ha consentito di migliorare ulteriormente l’NPL Ratio netto, sceso dal 5,16% al 3,58%. LEGGI TUTTO

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    Delega fiscale, il parere Upb: obiettivi condivisibili ma flat tax penalizza i redditi medi

    (Teleborsa) – “La flat tax determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati, a meno che non si decida di rinunciare a una elevata quota di gettito”. A rilevarlo è l’Ufficio Parlamentare di Bilancio in una memoria sul disegno di legge “Delega al Governo per la riforma fiscale” che la presidente Lilia Cavallari ha trasmesso alla Commissione Finanze della Camera. “La flat tax incrementale e la sua estensione ai lavoratori dipendenti si pone in controtendenza rispetto all’obiettivo di accrescere l’equità orizzontale”, si legge nel documento e “appare poco giustificabile anche sotto l’aspetto dell’efficienza, visto che l’aliquota agevolata non è applicata solo a somme la cui percezione risulti effettivamente legata a incrementi di produttività, qualità e innovazione. Un esempio è rappresentato dagli incrementi di redditi da lavoro dipendente che sono determinati essenzialmente dai rinnovi contrattuali”.Per l’UPB la delega fiscale all’esame del Parlamento “annuncia obiettivi prioritari ampiamente condivisibili”. Tra questi obiettivi “stimolare la crescita attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e una riduzione del carico fiscale; ridurre l’evasione e l’elusione fiscale, soprattutto attraverso l’utilizzo efficace dei dati disponibili e la modifica alle procedure di accertamento e riscossione; razionalizzare e semplificare il sistema tributario, anche eliminando i micro-tributi; rivedere gli adempimenti dichiarativi e di versamento dei contribuenti; riordinare le disposizioni che regolano il sistema tributario, mediante la redazione di testi unici”.Il disegno della riforma fiscale però “dovrà essere compatibile con le risorse che si renderanno disponibili senza mettere a repentaglio la solidità dei conti pubblici”. L’UPB ha rilevato in particolare che “finanziare la delega con il ricorso all’indebitamento netto “avrebbe conseguenze negative sull’equilibrio dei conti pubblici e sulla loro sostenibilità nel medio-lungo termine”. Le risorse, prosegue, “andrebbero reperite nella ricomposizione del carico fiscale fra imposte, nel contrasto all’evasione e nella riduzione della spesa” mentre “la riduzione dell’evasione fiscale potrà essere utilizzata come copertura solo dopo tre anni se risulta permanente”.”Nonostante l’ampiezza degli interventi proposti” la delega fiscale “trascura alcune criticità del nostro sistema tributario” ed “in particolare, non interviene sulla tassazione degli immobili, sia di tipo reddituale che patrimoniale, basata su rendite catastali obsolete e poco aderenti alle caratteristiche effettive degli immobili e al loro valore di mercato”. Secondo l’UPB “ciò comporta forme di erosione delle basi imponibili delle imposte, determina gettiti inferiori a quelli potenzialmente ottenibili – sia a livello centrale sia locale – e iniquità del sistema di tassazione”. LEGGI TUTTO

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    NEWTWEN, round da 7 milioni di euro per startup che abilita i Gemelli Digitali

    (Teleborsa) – NEWTWEN, startup padovata deep tech, ha chiuso un round di finanziamento di Serie A da 7 milioni di euro. Il round è guidato dalla società europea di venture capital 360 Capital, con la partecipazione di tutti gli attuali investitori e con l’ingresso di Join Capital, fondo internazionale di software industriale basato a Berlino. La società ha ricevuto i primi investimenti da Vertis SGR nel 2020 e da CDP Venture Capital SGR (attraverso il fondo Acceleratori) insieme a Plug and Play Tech Center che hanno co-investito nel 2021 tramite il Motor Valley Accelerator.La società ha sviluppato una tecnologia per migliorare l’efficienza di motori elettrici, inverter e batterie al litio. In particolare, ha sviluppato una piattaforma software che genera repliche virtuali estremamente accurate di sistemi fisici, e che è in grado di integrare direttamente questi Gemelli Digitali all’interno dei sistemi stessi per migliorare le prestazioni, la longevità e l’affidabilità, senza alcuna necessità di aggiungere nuove componenti hardware elettroniche.NEWTWEN, fondata nel 2020 come spin-off dell’Università di Padova, ha spiegato che il nuovo finanziamento è finalizzato all’espansione della rete vendita sul mercato europeo e al continuo sviluppo della tecnologia e dei prodotti, specialmente la piattaforma software industriale per la generazione automatica di Digital Twin.”I Gemelli Digitali di NEWTWEN sono basati sulla fisica e sono integrabili direttamente sui microcontrollori dei dispositivi e rappresentano perciò una svolta nel controllo basato su modelli, soprattutto per applicazioni ad alta densità di potenza, come nel caso dei sistemi di trazione elettrica – ha commentato Francesco Toso, CEO e cofondatore – NEWTWEN sta lavorando duramente per dare a tutti la possibilità di sfruttare i vantaggi della nostra tecnologia Digital Twin on Chip, specialmente a progettisti e produttori ma anche agli utenti finali, non solo nel settore automobilistico ma anche in tutti gli altri settori e campi di applicazione fondamentali per la transizione elettrica”. LEGGI TUTTO

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    Von der Leyen: “Da Pnrr 6 miliardi all’Italia per prevenire dissesto”

    (Teleborsa) – “Tin bota. L’Europa è con voi. Anche per ripristinare l’equilibrio stravolto tra la natura e l’ambiente edificato. Il Next Generation Eu prevede 6 miliardi di euro per l’Italia, destinati a ridurre i rischi di inondazioni e frane. Per esempio, sarà ripristinato il letto del fiume Po, con interventi di rimozione del cemento e riattivazione del verde lungo le rive, per lasciare spazio alla natura. Dobbiamo fare della natura il nostro partner nella lotta contro i cambiamenti climatici”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, intervenendo alla Biennale, e soffermandosi sull’alluvione nell’Emilia-Romagna.”Questo mese – ha proseguito von der Leyen – l’Italia è stata nuovamente vittima degli effetti dei cambiamenti climatici.Ieri sono stata in Emilia-Romagna. Ho visto le inondazioni, le frane. Percorrendo le strade ricoperte dal fango sono rimasta colpita non solo dall’impressionante entità dei danni, ma anche dalla meravigliosa reazione della gente del posto. Stanno lavorando instancabilmente per ripulire tutto e per aiutare i vicini che ne hanno bisogno. Abbiamo visto gli Angeli nel fango. Volontari da tutta Italia. Angeli nel fango. Soccorritori da Francia, Belgio, Slovacchia, Slovenia. E al loro fianco: l’Unione europea”, ha spiegato. LEGGI TUTTO

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    UniCredit e Mastercard ampliano la partnership nei pagamenti

    (Teleborsa) – UniCredit e Mastercard annunciano oggi un’espansione globale della loro partnership nei pagamenti. L’accordo – si legge in una nota congiunta – pone le basi per l’avvio di una solida partnership, coerente con la strategia UniCredit Unlocked. È la prima volta che una grande banca commerciale mette in atto una strategia multimercato con un solo circuito di pagamento di questa portata in Europa. Questo accordo unisce la capacità di UniCredit di fare leva sulla forza delle 13 banche del Gruppo che agiscono come un unico istituto e l’esperienza di Mastercard nello spazio dei pagamenti con carta. Il significativo ampliamento del rapporto tra le parti – evidenzia la nota – porterà innovazione nei pagamenti e migliorerà l’esperienza digitale per i clienti.Questa partnership pluriennale rafforzata fornisce le risorse necessarie per raggiungere l’ambizione condivisa di aumentare la velocità dell’innovazione nello spazio dei pagamenti e di mettere i clienti al centro. Consente a UniCredit di fornire a tutti i titolari di carte un’offerta di prim’ordine, con una proposta di prodotti semplificata, un’esperienza digitale ottimizzata con una suite completa di soluzioni in-app e lo sviluppo di un approccio dedicato all’innovazione, aumentando la scelta di pagamento per i clienti attraverso molteplici soluzioni di pagamento.La partnership rafforzerà inoltre l’impegno di entrambe le parti a incrementare le proprie azioni tangibili in materia di sostenibilità ambientale e sociale. Verranno combinate intuizioni e risorse, con un’attenzione particolare all’implementazione di nuovi progetti su obiettivi ESG comuni, sviluppando soluzioni per sostenere il progresso delle comunità, combattendo il cambiamento climatico con scelte di spesa consapevoli con la possibilità di contribuire in modo tangibile agli obiettivi ambientali integrando le donazioni nella spesa quotidiana.L’accordo è un esempio tangibile dell’esecuzione del piano UniCredit Unlocked, che unisce le 13 banche per creare valore per gli stakeholder con approccio capital-light, sfruttando le opportunità del suo DNA europeo ma lavorando come un gruppo unificato. È la dimostrazione più immediata del potenziale nell’ambito dei pagamenti su cui UniCredit sta lavorando per estrarre ulteriore valore in termini di semplificazione dei prodotti, sinergie di costo e trasformazione digitale. La partnership si concentrerà sul supporto alla realizzazione delle priorità strategiche di UniCredit, come la digitalizzazione delle soluzioni di pagamento, l’offerta di soluzioni multi-funzionali con una carta di pagamento completamente equipaggiata in linea con gli aspetti distintivi del marchio UniCredit per costruire una maggiore preferenza e fedeltà attraverso il ciclo di vita del consumatore, l’arricchimento delle opportunità a livello di banca grazie alla solida e pluripremiata piattaforma di marchio Priceless di Mastercard e alle attività di marketing di sponsorizzazione.”Questa partnership incarna l’essenza di UniCredit Unlocked e l’impegno a sfruttare la forza della nostra impronta multimercato come un’offerta completa a beneficio dei clienti – ha dichiarato Andrea Orcel, ceo di UniCredit –. La nostra presenza geografica e l’esperienza di Mastercard in questo settore ci permettono non solo di semplificare le nostre partnership e i nostri contratti, ma anche di migliorare la nostra offerta digitale, di sicurezza e di prodotti per tutti i nostri titolari di carta attuali e futuri. Questo è un perfetto esempio del nuovo modo di gestire i progetti in UniCredit, portando benefici a tutte le società in modo disciplinato e agendo come un’unica azienda”.”UniCredit è un nostro partner importante da molti anni. Insieme – ha detto Michael Miebach, ceo di Mastercard – abbiamo creato soluzioni concrete che aiutano le persone e le imprese in tutta Europa. Questa relazione ampliata si baserà su questa esperienza per portare nuove innovazioni ai titolari di carte UniCredit”. LEGGI TUTTO