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    Goldman Sachs vede inflazione USA sotto il 4% a fine anno

    (Teleborsa) – Goldman Sachs prevede un aumento dello 0,37% dell’inflazione core statunitense di marzo (rispetto allo 0,4% del consensus), corrispondente a un tasso anno su anno del 5,6% (uguale al consensus). Inoltre, stima un aumento dello 0,13% dell’inflazione headline di marzo (rispetto allo 0,2% del consensus), che abbasserebbe il tasso anno su anno al 5,12% (rispetto al 5,1% del consensus). Lo si legge in una nota diffusa il giorno prima che il Bureau of Labor Statistics diffonda i dati del mese di marzo.Andando avanti, Goldman Sachs prevede che l’inflazione core mensile rimanga nella fascia dello 0,3-0,4% nei prossimi mesi, riflettendo un percorso più elevato per l’inflazione delle auto usate e la continua inflazione degli alloggi, e prevede che l’inflazione core su base mensile scenda a circa lo +0,2% nella seconda metà del 2023.Inoltre, la banca d’affari prevede un’inflazione core su base annua del 3,7% a dicembre 2023 e del 2,7% a dicembre 2024. L’inflazione headline è vista al 3,9% a dicembre 2023 e al 2,6% a dicembre 2024. LEGGI TUTTO

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    Beni culturali: per atti di vandalismo sulle opere multe fino a 60mila euro

    (Teleborsa) – Misure contro gli atti di vandalismo, ed “eco-vandalismo”, sulle opere d’arte con multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali” ed altre sanzioni amministrative, che vanno da 10 a 40mila euro per chi “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o “incompatibile con il loro carattere storico o artistico”. È quanto prevede la bozza del ddl oggi in cdm. Il provvedimento destina i proventi delle multe al Mic in modo che siano impiegati per il “ripristino dei beni”. Sarà possibile notificare il verbale della multa “entro 120 giorni dal giorno in cui il fatto è commesso” e – precisa il provvedimento – è previsto il pagamento della stessa in misura ridotta se viene pagata entro 30 giorni dalla notifica, ma solo per una volta in 5 anni: insomma lo “sconto” non è ammesso a chi se ne sia già avvalso, nei cinque anni precedenti.”Per tutto quanto non espressamente indicato” – si legge nella bozza – è applicabile la legge di depenalizzazione del 1981 secondo la quale non possono essere applicate multe se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima di aver commesso la violazione. La previsione delle multe si aggiunge quindi alle pene già previste dal codice per i reati di danneggiamento (reclusione da sei mesi a tre anni) e interruzione di pubblico servizio: lo schema del provvedimento precisa tuttavia che “l’autorità giudiziaria e l’autorità amministrativa tengono conto, al momento dell’irrogazione delle sanzioni di propria competenza, delle misure punitive già irrogate” e che “l’esazione della pena pecuniaria ovvero della sanzione pecuniaria amministrativa è limitata alla parte eccedente quella riscossa, rispettivamente, dall’autorità amministrativa ovvero da quella giudiziaria”. LEGGI TUTTO

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    Immobiliare: il rialzo dei tassi non peserà sul mercato residenziale

    (Teleborsa) – Nonostante lo scenario avverso che ha pervaso tutto il 2022, l’andamento del mercato della casa ha superato le migliori aspettative con un numero di compravendite record degli ultimi dieci anni. Il rialzo dei tassi non comprometterà il mercato della casa nel prossimo futuro, il mercato sta, piuttosto, imboccando la via di nuovo ciclo immobiliare. È quanto emerge dal report “Casa vs Tasso. L’inizio e la fine di un nuovo ciclo immobiliare?” redatto dall’ufficio Studi Gabetti. Osservando l’intero anno 2022, si è assistito a una crescita delle compravendite del +5% rispetto al 2021 (anno in cui si era registrata una crescita del +34% rispetto al 2020, anno della pandemia), per un totale di 784.486 transazioni (Dati Agenzia delle Entrate). Numeri che mostrano – rileva lo studio – come uno scenario macroeconomico dominato dalla crescita dell’inflazione, e dei tassi d’interesse, non abbia inciso sulle intenzioni di chi vuole comprare o vendere casa. In particolare, si sono registrate 181.766 transazioni nel primo trimestre (+12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), 219.082 nel secondo trimestre (+9%), 175.267 nel terzo trimestre (+1,6%) e 208.371 nel quarto trimestre (-2,1%), mostrando una variazione sempre minore, fino a diventare negativa nell’ultimo trimestre dell’anno.Si tratta – evidenzia l’ufficio Studi Gabetti – di un calo momentaneo: misure precauzionali messe in atto da chi non rinuncerà comunque all’acquisto di una casa nel medio periodo. Sebbene infatti la ricerca della casa rimanga ancora tra le prerogative degli italiani, l’aumento generalizzato dei prezzi al consumo e dei tassi dei mutui ha spinto i potenziali acquirenti ad assumere nell’ultimo trimestre dell’anno un atteggiamento di “wait and see”.”Il 2022 si è chiuso nel migliore delle aspettative, anche alla luce dello scenario macroeconomico venutosi a delineare. Tuttavia, nella prima parte del 2023, il mercato residenziale vedrà un periodo di stabilità che darà il via a un nuovo ciclo immobiliare che, nel secondo semestre dell’anno, sarà favorito dalla diminuzione dei tassi” ha commentato Marco Speretta, direttore generale Gruppo Gabetti.Nel primo semestre 2022 tutte le macroaree hanno riscontrato una variazione positiva delle compravendite: +3,1% al Nord, +5,0% al Centro e +8,0% al Sud. Nel complesso i capoluoghi presentano una variazione del +5,5%, mentre i non capoluoghi del +4,3%. Guardando alle maggiori città italiane per popolazione, complessivamente nel 2022 si sono registrate 130.440 transazioni, +5,1% rispetto al 2021. Contestualmente le medesime province hanno registrato una variazione del +2,9% rispetto al 2021. Tutte le città hanno segnato un trend positivo: in particolare Bari ha segnato una crescita del +25,3% rispetto al 2021, seguita da Palermo (+11,3), Milano (+6,1%), Torino (+5,9%), Bologna (+3,4%), Genova (+3,0%), Roma (+3,0%), Napoli (+2,6%), Padova (+2,2%) e Firenze (+2,1%).Secondo le rilevazioni delle quotazioni immobiliari operate presso la rete franchising del Gruppo Gabetti, nel 2022, nelle grandi città, si è registrata una variazione dei prezzi intorno al +2,7%, rispetto 2021. Considerando la variazione semestrale, nel secondo semestre 2022 tutte le grandi città hanno registrato valori in aumento. Le città che hanno registrato il miglior incremento sono state Milano (che è passata dal +2,2% del primo semestre al +6,9% nel secondo) seguita da Firenze (che passa da un +1,7% a un +3,2%) e Palermo (che è passata da un +0,5% a un +1,0%). A livello annuale, i prezzi sono cresciuti maggiormente a Milano (+9,1%), seguita da Firenze (+4,9%), Bari (+3,2%) e Bologna (+2,3%). I tempi di vendita e gli sconti in sede di chiusura delle trattative sono tendenzialmente stabili, attestandosi su una media di 4,2 mesi, e del 10,5% di sconto.Per quanto riguarda i mutui per acquisto abitazione, l’aumento dei tassi d’interesse ha inciso sull’andamento della domanda, portando, nei primi tre mesi del 2022, a un erogato complessivo alle famiglie pari a 42,4 miliardi di euro, -7% rispetto al Q1-Q3 2021 (Dati banca D’Italia). Dal sondaggio agli affiliati del Gruppo Gabetti, emerge ancora più marcatamente, passando dal 45% al 77% degli intervistati, come l’aumento dei tassi sui mutui rimane il motivo che contribuirà maggiormente all’eventuale diminuzione delle compravendite nei prossimi mesi. “Le richieste di mutuo per acquisto abitazione hanno registrato un andamento positivo nel primo semestre dell’anno mentre nel secondo semestre, alla luce dell’innalzamento dell’Euribor, abbiamo rilevato una contrazione contenuta. Nel corso del 2023, per effetto della politica monetaria della BCE, ci aspettiamo la stabilizzazione dell’Euribor a 3 mesi intorno al 3,5%, se si dovesse poi raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% nel 2024 si dovrebbe registrare una discesa dei tassi sotto la soglia del 3%” afferma Antonio Ferrara, Aamministratore delegato di Monety.La domanda di abitazione, rispetto al primo semestre del 2022, è risultata in aumento per il 38% e stabile per il 37% delle agenzie. La percentuale di affiliati che invece ha assistito a una diminuzione della domanda è passata dal 42% del primo semestre al 52% nella seconda parte dell’anno. Questo lo scenario tracciato dalla Survey agli affiliati del Gruppo Gabetti, un questionario di 20 domande somministrato alla rete delle agenzie affiliate del Gruppo Gabetti, prendendo in considerazione il secondo semestre (luglio/dicembre) del 2022. Gli acquisti si sono maggiormente concentrati ancora sulla prima casa (74%), scendono invece quelli per sostituzione prima casa (dal 28% del primo al 22% del secondo semestre) che viene affrontata soprattutto per ampliare gli spazi, con un vano in più (77%) o con dello spazio esterno (62%). Il taglio dimensionale più compravenduto è sempre il trilocale (58%) seguito dai quadrilocali (33%).La necessità di avere un vano in più, ad esempio, che per il 77% del campione rappresenta la ragione principale per la sostituzione dell’abitazione, può essere dovuta sia a un ampliamento della famiglia (un nuovo componente), sia alla necessità di uno spazio per lo smart working. Segue, con il 62%, la necessità di avere uno spazio esterno, giardino/terrazzo che, dopo le restrizioni della pandemia, rimane tra le caratteristiche abitative più richieste. Terza, per ordine di priorità, la vicinanza ai servizi principali (25%). Al 17% e al 15% vi sono rispettivamente la necessità di disporre di un posto auto / box e di un immobile più performate, appartenente a una classe energetica più elevata. Più della metà degli acquirenti è stata orientata verso la tipologia di immobile “appartamenti in contesti condominiali” (79%). Il 15% ha preferito una casa unifamiliare indipendente, il 4% una villa indipendente e il 2% una soluzione bifamiliare. A livello di tagli dimensionali, gli immobili più ricercati sono stati i trilocali (58%), seguiti dai quadrilocali (33%), a conferma di quanto i tagli con un vano in più siano sempre più richiesti. Come stato manutentivo, si preferiscono di poco gli immobili da riqualificare (47%) rispetto a quelli già riqualificati (41%), un rapporto percentuale che potrebbe però modificarsi se il caro materiali e dei beni energetici dovesse protarsi per il 2023. Solo il 12% ha invece optato per un immobile di nuova costruzione, tipologia che sconta più di altre l’aumento del costo medio di costruzione dei cantieri determinato dalla congiuntura economica internazionale.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Settimana breve, 7 lavoratori su 10 interessati ma solo a parità di stipendio

    (Teleborsa) – Secondo un sondaggio condotto da Adecco Group su un campione di 2mila lavoratori, 7 italiani su 10 sono interessati alla settimana lavorativa breve di 4 giorni e il 66% dei lavoratori italiani è favorevole ma solo a parità di stipendio. Solo il 10% sarebbe disponibile a lavorare 4 giorni anche a fronte di una riduzione del proprio salario. Favorevole invece a lavorare un’ora in più al giorno per soli 4 giorni alla settimana il 18% del campione intervistato, mentre il 61% ritiene che il proprio salario oggi non sia sufficiente per affrontare l’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione. Oltre 70% dei lavoratori ha dichiarato di essere interessato alla settimana lavorativa di 4 giorni perché “migliorerebbe il benessere mentale senza avere ripercussioni negative sulla produttività”. Tra i dubbioso sulla settimana lavorativa di 4 giorni il 33% sospetta che comporterebbe una diminuzione dello stipendio, il 27% teme che causerebbe un “serio aumento del carico di lavoro, arrivando comunque a dover lavorare fino a tarda sera o nel giorno libero”, il 23% pensa che porterebbe ad un maggior carico di stress negli altri giorni lavorativi e il 17% crede che potrebbe essere “lesiva per l’avanzamento di carriera, rendendo più lento l’ascensore sociale”. “Il mondo del lavoro – ha spiegato il responsabile di Adecco Italia, Andrea Malacrida – è in rapida evoluzione e stiamo vivendo oggi un vero e proprio cambiamento del paradigma culturale”. “Se l’idea della settimana lavorativa di 4 giorni, per quanto affascinante, può dimostrarsi un progetto di difficile applicazione – ha aggiunto – risulta comunque evidente la sua assoluta rilevanza nel dibattito contemporaneo”. “Questo – ha concluso Malacrida – perché sta evolvendo il modo in cui si percepisce il lavoro e, sempre di più, i dipendenti sono attenti al bilanciamento con la vita privata. In un mercato del lavoro molto dinamico come quello che vediamo oggi, diventa perciò centrale per le aziende sviluppare politiche che mettano al centro la flessibilità, anche con lo scopo di attrarre e trattenere i talenti”. LEGGI TUTTO

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    Superbonus 110%, ENEA: 403.809 asseverazioni per 80 miliardi detrazioni

    (Teleborsa) – Il numero delle asseverazioni relative al Superbonus 110%, per interventi di efficientamento energetico, presentate attraverso l’invio della domanda all’Enea al 28 febbraio 2023 erano complessivamente 403.809, 18.851 in più rispetto alle 384.958 registrate complessivamente al 31 dicembre 2022. È quanto emerge dall’ultimo bollettino diffuso dall’Enea sulle asseverazioni in Italia e per singole regioni.Gli investimenti ammessi a detrazione a livello nazionale erano pari a circa 72,7 miliardi, con un incremento di circa 4,2 miliardi rispetto all’analogo dato registrato al 31 dicembre.Rispetto al totale di 80 miliardi di detrazioni richieste, circa 63,8 miliardi riguardano lavori già conclusi. Complessivamente, al 31 gennaio, si sono registrate 59.223 asseverazioni relative a condomini, per un investimento di 35,7 miliardi, pari al 48,7% del valore complessivo, 231.440 asseverazioni relative a edifici unifamiliari per un totale di 27,1 miliardi di investimento, pari al 36,3% dell’investimento complessivo, e 113.140 asseverazioni per lavori in unità immobiliari indipendenti (investimento pari a 11,1 miliardi pari al 15% del totale). LEGGI TUTTO

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    Cina, frena l'inflazione a marzo. Prezzi di fabbrica in calo e domanda debole

    (Teleborsa) – L’inflazione in Cina ha toccato il minimo di 18 mesi, così come sono scesi i prezzi di fabbrica, a marzo, poiché la domanda è rimasta debole, rafforzando la tesi affinché i responsabili politici intraprendano ulteriori misure per sostenere la ripresa economica irregolare.Contrariamente all’impennata dei prezzi a livello globale, l’inflazione al dettaglio e alla produzione in Cina è rimasta “anemica” mentre i settori industriale e di consumo faticano a riprendersi dal colpo della pandemia. Gli analisti stimano ora che quest’anno l’inflazione potrebbe essere inferiore agli obiettivi ufficiali di Pechino.L’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,7% su base annua, registrando il ritmo più lento da settembre 2021 e più debole dell’aumento dell’1% riportato a febbraio. Il dato, rilevato dal National Bureau of Statistics (NBS), risulta inferiore all’aumento dell’1% indicato dal consensus. “Il rapporto cinese sull’inflazione di marzo suggerisce che l’economia cinese sta conducendo un processo di disinflazione, il che indica uno spazio maggiore per l’allentamento della politica monetaria per stimolare la domanda”, ha affermato Zhou Hao, economista di Guotai Junan International.L’indice dei prezzi alla produzione (PPI) è sceso del 2,5% su base annua, il ritmo più veloce da giugno 2020 e rispetto a un calo dell’1,4% a febbraio. Il PPI è sceso per sei mesi consecutivi. I prezzi alla produzione sono rimasti invariati rispetto al mese precedente.L’inflazione dei prezzi alimentari, un fattore chiave dell’IPC, è rallentata al 2,4% su base annua dal 2,6% del mese precedente. Su base mensile, i prezzi dei prodotti alimentari sono diminuiti dell’1,4%.Il governo ha fissato un obiettivo per i prezzi medi al consumo nel 2023 di circa il 3%. I prezzi sono aumentati del 2% rispetto all’anno nel 2022.I recenti dati hanno mostrato che la ripresa economica della Cina è rimasta disomogenea, a marzo, con il settore dei servizi che ha registrato una forte ripresa, mentre il settore manifatturiero in espansione ha perso slancio a causa degli ordini di esportazione ancora deboli. LEGGI TUTTO

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    Covid, Biden firma la legge che mette fine all'emergenza

    (Teleborsa) – La Casa Bianca con un comunicato ha fatto sapere che il presidente Joe Biden ha firmato la legge che mette fine all’emergenza Covid negli Stati Uniti. Tutte le normative entrate in vigore durante la pandemia cesseranno così a partire dall’11 maggio.(Foto: Matt H. Wade) LEGGI TUTTO

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    Istat, spesa per famiglie e disabili sotto la media Ue

    (Teleborsa) – Rispetto alla media europea, l’Italia destina una quota importante del Pil alla protezione sociale (34,3% contro il 31,7% della media Ue), anche se la spesa in termini pro-capite (9.316 euro nel 2020) è leggermente inferiore al dato europeo (9.536 euro). Lo rileva l’Istat nel report ‘La spesa dei comuni per i servizi sociali. Anno 2020’.In particolare le risorse per i disabili sono inferiori alla media Ue (476 euro annui, contro 669), così come quelle per le famiglie e i minori (339 euro annui, contro 753),” evidenziando una carenza di servizi, ad esempio di natura socio-assistenziale e socio-educativa”, si legge nel testo. In generale, in Italia, le prestazioni in denaro assorbono una quota più ampia della spesa per protezione sociale rispetto alla media europea, a scapito delle spese per servizi di cura (77,3% prestazioni in denaro, contro il 66% in media a livello europeo, il 65% della Francia, il 61,7% della Germania).”Per la funzione ‘vecchiaia’ – continua il testo – dove è preponderante la spesa previdenziale, l’Italia destina una spesa pubblica superiore alla media europea e in linea con altri paesi, come la Francia e l’Olanda (4.200 euro pro-capite l’anno)”. Al Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (66 euro) è la metà della media nazionale (132 euro) e poco più di un terzo di quella del Nord-est (184 euro). LEGGI TUTTO